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Autore: Spoocky    13/02/2019    3 recensioni
Non tutti sanno che gli psicofarmaci possono avere effetti collaterali, tra cui le allucinazioni da astinenza.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Warning: Nonostante la prima persona, il racconto che segue è un' opera di fantasia. Non intendo esaltare la malattia mentale in alcun modo nè fare propaganda contro l'uso di psicofarmaci.
I medici ne sanno più di voi, se ve li prescrivono, prendeteli.
Nonostante il tono ironico sono ben consapevole della serietà del contenuto e non lo affronto a cuor leggero.

Buona Lettura ^^

Non uscivo di casa da giorni.
Riuscivo ad andare a malapena dal letto alla sedia e lasciavo la stanza praticamente solo per mangiare.
Ogni tre passi dovevo appoggiarmi al muro, sopraffatto dai capogiri.
Avevo la nausea e poco appetito, la testa mi girava tanto che mi sembrava di essere su una nave in tempesta. Anche la vista era sfocata, come fossi sott’acqua.
Avevo il sistema nervoso in tilt ma non avrei potuto prevedere quello che accadde quella notte.

La notte in cui vidi Cliff.

Cliff è il parto malato della Scimmia e del Fantasma, che si sono fusi a creare quell’abominio.

Un essere altissimo e magrissimo, senza volto, completamente nero e con delle dita lunghissime.
Non è mai completamente a fuoco, però ha un nocciolo solido dal quale si propagano le sue appendici.
L’ho creato per dare una forma a tutto quanto c’è di sbagliato nella mia testa.
Pensieri di morte, di dolore, di sangue.
Non ha bocca e non ha labbra, si esprime a sibili e fruscii. A volte hanno senso compiuto, a volte no.
In generale trasmette un senso di inquietudine.

Non può fare diversamente, poveretto, è la sua natura.
 

La prima notte fui io ad evocarlo: avevo bisogno di dare un nome ed un’immagine al mio disagio per affrontarlo.
Prese forma lentamente, espandendosi dal suo nucleo, fino a materializzarsi accanto al mio letto.
Sibilo. Sibilo.
Fruscio.
“Che cavolo vuoi, Cliff?”
Te.
“Non credo proprio.”
Brutti pensieri.
“Non hai proprio niente di meglio da fare?”
 
No.
Pensieri neri.
“Almeno sii un po’ originale, dai.”
Fruscio. Fruscio. Sibilo, sibilo, sibilo.
Si stava irritando, peggio per lui.
Ringhio.
“E insomma! Vuoi darti una calmata? Sto cercando di dormire.”
Sibilo, sibilo, sibilo.
Fruscio.
Cominciai ad averne abbastanza: “Sta zitto, Cliff!”
NO!
“Piantala, Cliff!”
Pensieri nerissimi.
“Vaffanculo, Cliff.”

 Mi girai dall’altra parte e chiusi gli occhi.
Non ebbi paura a dargli le spalle, sapevo che non avrebbe potuto farmi del male.
Sentivo la sua presenza e la sua frustrazione e capii che sarebbe rimasto piantato lì per un po’.
Affari suoi.

Cliff tornò la notte successiva, e quella dopo ancora, per tre giorni.

Io però cominciavo a stare meglio e non gli diedi quartiere: ogni volta lo coprii allegramente d’insulti.
Ad una certa dovette essersi stufato, perché non lo vidi più.
So che un giorno potrebbe ritornare a menare il can per l’aia ma non ho paura: sono in grado di gestirlo.

Ho vinto io.
-  The End -
 
Eccoci qui, spero che questo racconto vi sia piaciuto.
Prima di sparare a zero, qualora non vi fosse piaciuto, ripeto che parlo con cognizione di causa sul contenuto del racconto. 

Vi invito, come sempre, a farmi sapere la vostra opinione, cari.
Alla prossima ^.^

 
 
 
  
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