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Autore: DezoPenguin    15/02/2019    1 recensioni
Realtà e fantasia, amore e solitudine, vita e illusione. Dove una comincia, l'altra finisce. Shizuru scopre che i suoi racconti sulla sua vita con Natsuki vengono messi in dubbio.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shizuru Fujino
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa è una traduzione. Potete leggere l'originale qui.

 

 

Illusione

By Dezopenguin

 

 "E poi, proprio mentre Natsuki mi stava baciando per ringraziarmi di aver messo tutto a posto, si è accorta dei buchi che i proiettili avevano lasciato nel muro. Vede, non avevo mai stuccato un muro prima, e non ero riuscita a rendere la parete perfettamente liscia, così anche se la vernice era asciutta il danno si vedeva lo stesso se si guardava bene." 

Shizuru Fujino ridacchiò, ricordando la reazione esasperata della sua fidanzata. Però Natsuki era così carina quando era frustrata! Ed era stata anche colpa di Duran, quindi non si era presa tutta la responsabilità del danno.

Il suo ascoltatore, comunque, non accolse l'aneddoto con divertimento, ma con un sospiro.

"Shizuru, ne abbiamo già parlato."

La ragazza era distesa sul divano di cuoio marrone, e girò la testa alla sua destra per guardare l’uomo seduto su una poltrona di pelle dall’alto schienale. Aveva capelli che andavano diradando, occhiali dalla montatura d’oro ed una barba color sabbia tenuta con cura. La sua voce aveva un tono di disapprovazione.

Accanto a lui, sul ripiano della massiccia scrivania di mogano, la prima e la seconda testa di Kiyohime presero in bocca con cautela l’angolo di una pagina e la voltarono con gentilezza. Il libro aperto sulla scrivania veniva da uno degli alti scaffali che stavano dietro di essa; le librerie coprivano un muro intero della stanza

"Sì, sensei?" chiese Shizuru.

"Ti ho chiesto di raccontarmi quello che ti è successo nell’ultimo mese. Le cose sono cominciate abbastanza bene, con dettagli delle tue lezioni universitarie e così via. Poi però sei caduta di nuovo in questa tua elaborata fantasia," rispose lui, deluso. Si rigirò tra le dita una penna d’oro e il metallo lucido catturò la luce che veniva dalla lampada, riflettendola in scintille di fuoco.  

"...Fantasia?" chiese Shizuru.

Lui annuì solennemente.

"Questa storia del dividere la casa con questa Natsuki Kuga, il fatto che siate amanti. Ogni essere umano vuole essere felice e realizzato, Shizuru; tutti noi abbiamo bisogno d’amore. È naturale che tu desideri la stessa cosa. Capisco perché tu voglia perderti nell’immaginare una vita felice e soddisfatta. Ma questo è tutto. Una fantasia, Shizuru."

"Natsuki non è una fantasia," disse lei, dimenticando la sua compostezza tanto da lasciar scivolare una nota di dispiacere nella sua voce.

"Non lo è? Una bellissima giovane donna, di un anno più giovane di te, molto intelligente, ma anche indipendente e ribelle, con un passato tormentato che l’ha fatta diventare una persona solitaria, costringendola a separarsi dal mondo dietro un muro che solo tu puoi abbattere? Sembra un personaggio di una serie televisiva piuttosto che una persona vera. Non vedi cos’hai fatto? In questa Natsuki hai creato uno specchio dei tuoi stessi sentimenti. Emotivamente isolata, sola, tanto che solo tu puoi riuscire a salvare il suo cuore, mentre nella realtà sei tu ad aver bisogno di essere salvata, da qualcuno che ti porti via dalla tuo prigione emotiva."

"Questo non è affatto vero," insistette Shizuru.

"Non lo è? La tua mente conosce la verità, Shizuru, e credo che nel tuo subconscio tu lo sappia, e stia cercando un sollievo dalle tue illusioni. Qusto è provato dal numero crescente di elementi fantastici che stai includendo in questo mondo immaginario. All'inizio, la tua Natsuki era solo una studentessa della tua scuola, una figura oridnaria. Ma poi è diventata un'eroina da film d'azione con pistole e motocicletta che combatte una cospirazione malvagia responsabile della morte di sua madre. Hai creato un personaggio da romanzo di spionaggio o da film d'avventura come tentativo di infrangere la tua illusione, di forzarne i limiti fino a distruggerla."

Tacque, accarezzandosi pensosamente la barba. Shizuru non osava dire altro, così rimase in silenzio.

"Sfortunatamente," continuò lui, "le tue necessità emotive erano così forti che il tuo mondo immaginario è diventato adattabile, espandendosi per assorbire questa nuova informazione. La risposta del tuo subconscio è stata portare tutto ad un altro livello, aggiungendo elementi così assurdi che chiaramente non sono reali."

"Mi scusi, ma non credo che questo sia vero."

"Oh? Ti sei mai soffermata a pensare agli animali domestici presenti nella tua storia? Quei buchi di proiettili che in teoria dovresti aver stuccato-sarebbero stati causati da un grosso cane di metallo con dei fucili innestati nel corpo, come se fosse un cyborg o un robot in una storia di fantascienza? Per non parlare di questa 'Kiyohime' di cui mi hai detto prima—un’idra a sei teste? È una creatura presa di peso dalla mitologia, nome compreso. Nemmeno un bambino crederebbe che una cosa del genere possa essere reale."

Svariate teste di Kiyohime si alzarono di scatto a quella frase, le loro fattezze da rettile in qualche modo riuscirono ad assumere un’espressione profondamente offesa.  

"Kiyohime non è un'illusione, esattamente come non lo è Natsuki," disse Shizuru, con fermezza ma senza alzare la voce.

L'uomo barbuto si chinò in avanti.

"Shizuru, devi riconoscere queste fantasie per quello che sono. Se non lo fai, sono certo che peggioreranno. Forse comincerai a immaginare di avere un ruolo più attivo nelle difficoltà di questa Natsuki, o che queste creature fantastiche diventino vere e proprie espressioni dei loro mostruosi attributi. Se continua, rischi di rendere sempre più indefinita la linea che separa la realtà dall’illusione, al punto che non sarai più in grado di vivere nella società. Non vorrei essere costretto a—"

Venne interrotto da due discreti colpi alla porta.

Entrò una donna sulla quarantina, che indossava un’uniforme da infermiera perfettamente stirata, portando un vassoio con un bicchiere d’acqua ed una selezione di pillole.

"Mi scusi, ma è ora delle sue medicine, Fujino-san."

Shizuru si alzò a sedere mentre l’infermiera la raggiungeva, la oltrepassava e si fermava davanti all’uomo barbuto. Lui prese le medicine, mandando giù ogni pillola con un sorso d’acqua.

"Chiedo scusa," disse a Shizuru, "ma questo è tutto il tempo che posso dedicarti oggi."

"Capisco," disse lei, alzandosi. "Alla prossima volta allora."

"Certo. E rifletti su quello di cui abbiamo parlato. Fantasia ed immaginazione sono delle belle cose, ma non devono renderci ciechi di fronte alla realtà."

Shizuru si avvicinò alla scrivania e prese in mano il libro. I margini erano riempiti di appunti, scarabocchiati ed incoerenti, che le ricordarono i primi esercizi di scrittura di un bambino molto piccolo o, forse, una sorta di diario scritto con la tecnica del flusso di coscienza. Comunque lo scritto era accuratamente concentrato sui margini, e non rovinava le bellissime riproduzioni di stampe ukiyo-e che erano il soggetto del volume. Lo chiuse e lo ripose al suo posto sullo scaffale, poi prese in braccio Kiyohime.

Una donna alta con un kimono riccamente ricamato, i capelli dello stesso colore di quelli di Shizuru e dell'uomo barbuto, stava attendendo in corridoio.

"Apprezzo davvero il tempo che passi assieme a Kentaro-niisan quando vieni a farci visita. So che non è facile."

Shizuru scosse la testa.

"No, okaasan, è una cosa molto semplice. Non è affatto paragonabile a quello che fai tu, che lo vedi ogni giorno, o a quello che fa otousan, che ospita suo cognato qui in modo che non sia confinato in una clinica, lontano dalla sua famiglia e dalle persone che lo amano."

L'altra donna sospirò profondamente.

"Vorrei solo che avesse dato qualche segno di riconoscerci per chi siamo."

Kiyohime tese la sua sesta testa e si strofinò con affetto contro la guancia della signora Fujino, mentre Shizuru rifletteva su quello che le aveva detto suo zio.

"Sono sicura che lo sa, okaasan. Anche nelle profondità della pazzia, c’è sempre una parte di noi che può essere toccata da coloro che amiamo."

Dopotutto, lei stessa ne era la prova.

 

                                                                                                    XXX

 

Note dell'autore: come probabilmente avete capito, ho usato le forme giapponesi di conversazione (cosa che di solito non faccio) in modo che l'infermiera dicesse "Fujino-san"…visto che era applicabile a entrambi e per confondere per un attimo le acque riguardo chi dovesse prendere le medicine. "Sensei" in questo caso è usato come forma di rispetto per un medico, mentre "okaasan" è 'madre', "otousan" è 'padre' e "niisan" è 'fratello maggiore'.

Chi ha letto "Il teatrino di Duran e Kiyohime" ricorderà l'incidente che ha causato quei buchi nel muro!

  
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