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Autore: Ode To Joy    16/02/2019    2 recensioni
[Adam x Shiro]
[Galtean!AU + Omegaverse]
La prima volta che Adam vide il ragazzo che sarebbe divenuto suo marito, Shiro era uno splendido fanciullo dai brillanti occhi grigi e il sorriso più luminoso del sole.
“Ehi!” Esordì amichevole, come se si conoscessero da sempre. “Sei stato eccezionale lì fuori! Piacere di conoscerti, Adam. Io sono Shiro… Di Daibazaal.”
Non c’erano altri Shiro nella Coalizione che valesse la pena conoscere. Tuttavia, pur sapendo della storia del giovanissimo Campione dei Galra, Adam non aveva mai visto il suo viso prima di allora.
Non gli strinse la mano, non fece nulla d’intelligente. “Non sembri un Galra.”
Non fu il massimo come prima impressione.

Non c'è nulla nella vita di Adam, governatore Altean della Terra, che non sia assolutamente perfetto: è sposato con l'amore con della sua vita, padre di due splendidi gemelli e prossimo a ricevere le lodi di tutta la Coalizione per il progetto Atlas di cui è a capo.
Fino a che Shiro non viene scelto per esserne il primo Capitano.
[CowT#9 + VoltronSecretLover]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Adam, Takashi Shirogane
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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The Boy Next Planet



I
 


  [Oggi]

- Plutone -

 

 

 

Quello sulla luna di Kerberos era il quartier generale delle Lame di Marmora più vicino alla Terra e vantava un totale di cinque insediamenti militari, uno per ogni satellite di Plutone, compreso un cannone ad ampio raggio posto su Caronte.

La piccola nave dell'ambasciata gli passò accanto. Dal ponte di comando, Adam non poté fare a meno di lanciargli un'occhiata.

“La massima espressione della tecnologia bellica posta a difesa di un sistema che vanta un solo pianeta abitato,” commento Matt, seduto di fronte alla sua console. “Eh… È proprio vero che fa comodo avere degli amici potenti.”

C'erano solo loro sulla nave: altri non servivano per pilotare un mezzo tanto piccolo e nemmeno per completare la missione che li attendeva.

“Non si tratta di avere amici potenti,” replicò Adam. “Siamo la sola roccaforte dei confini inferiori della Coalizione e saremmo i primi a essere spazzati via in caso di attacco esterno.”

Matt alzò gli occhi al cielo. “E la Terra è uno dei migliori centri di addestramento per giovani soldati di tutti i sistemi, e è una risorsa preziosa per la ricerca sulla quintessenza… Oh, avanti, Adam! Se non avessi sposato il Campione dei Galra, gli ingegneri spaziali non sarebbero corsi da Daibazaal e Altea per montare quello!” Lanciò un'ultima occhiata al cannone. “Fa paura… L’hai mai visto in funzione?”

“Solo una volta,” rispose Adam. “Per distruggere un pianeta instabile e non per ragioni belliche. Non voglio ripetere l'esperienza.”

Matt rabbrividì. “Cambiando discorso… Ripetimi perché siamo qui.”

Fu il turno di Adam di alzare gli occhi al cielo. “Krolia e Ryou hanno chiesto un incontro con l'ambasciata.”

Matt inarcò le sopracciglia. “Non ne sono sicuro, ma credo che abbiano chiesto di vedere Shiro e i gemelli.”

Adam non replicò e il suo compagno di viaggio sbuffò. “Ci risiamo!” Esclamò. “Scavalchi Shiro, prendi informazioni preventivamente in modo d'affrontare preparato qualsiasi proposta tua suocera e tuo cognato potrebbero fargli.”

Adam lo guardò. “Krolia non è mia suocera.”

“Ha solo cresciuto l'Ibrido Galra che ha dato alla luce i tuoi figli.”

“Come Kolivan, Thace, Ulaz-”

“Antok, Regris… Vogliamo fare l'appello di tutti i Galra dell'ordine? Come minimo adesso negherai anche di avere un cognato.”

Magari Adam avesse potuto, ma c'era poco da mettere in discussione sul legame di parentela tra Shiro e Ryou: erano gemelli.

“Ho difficoltà a definire quello un cognato,” ammise Adam a mezza bocca. Era l'unico legame di sangue di Shiro – all'infuori dei loro bambini –, era stato la sua ombra per tutta la vita e, volendo, anche la sua guardia del corpo. Cosa ancor più importante: Ryou non lo aveva mai ritenuto degno di Shiro, nemmeno dopo che erano arrivati i gemelli. Al contrario, la nascita dei piccoli era stata talmente lunga e complicata che per sei anni Ryou non aveva perso occasione di colpevolizzarlo per quanto Shiro aveva sofferto in quell'occasione.

”Quello!” Esclamò Matt. “Che mi prendesse un colpo! È infantile antipatia quella che scorgo?”

“È antipatia e basta.”

“Infantile!”

“Prepara i motori all'atterraggio,” ordinò Adam. “E chiedi alla base Kerberos il permesso di entrare nell'hangar.”

 

 

 


  [Ieri]

- Terra -

 

 

 

Adam era un nome Terrestre, i suoi genitori avevano pensato che fosse buona cosa chiamarlo in un modo che lo aiutasse a integrarsi con i bambini del pianeta. Adam era Altean, i suoi genitori lo erano, ma lo avevano dato alla luce sulla Terra, nella colonia fondata pacificamente da Re Alfor in seguito all’ammissione dei Terrestri all’interno della Coalizione.

Adam non ricordava molto di loro, sapeva che erano stati due piloti e che erano venuti a mancare durante una missione. Non era in loro onore che aveva deciso d’intraprendere la stessa strada, era solo bravo volare e aveva fatto di quel talento la chiave per trovarsi un posto all’interno della Coalizione, magari come membro della flotta reale di Altea.

In quanto bambino cresciuto con il naso all’insù, verso il cielo, ad Adam la Terra non bastava e le mura di un laboratorio di alchimisti gli stavano strette. Nei suoi sogni c’era lo spazio, ma non la gloria nè la fama.

Adam divenne il miglior pilota Altean della sua generazione senza far rumore e fu proprio per tutta quella discrezione che attirò lo sguardo di qualcuno.

Quando lui e Shiro si conobbero, quest’ultimo era l’ibrido Galra che appena adolescente aveva sconfitto il pupillo di Zarkon in un’arena piena delle personalità più di spicco della Coalizione, Adam non era nessuno.

L’incontro avvenne nell’hangar principale della Galaxy Garrison, alla fine di una sessione di volo da cui Adam rientrò come il migliore della sua squadra, come sempre.

Iverson non gli permise di cambiarsi e di rendersi presentabile. Con i capelli spettinati, umidi di sudore a causa del casco, il Comandante lo portò nella sala di controllo dicendogli che una persona importante voleva conoscerlo a tutti i costi.

La prima volta che Adam vide il ragazzo che sarebbe divenuto suo marito, Shiro era uno splendido fanciullo dai brillanti occhi grigi e il sorriso più luminoso del sole. “Ehi!” Esordì amichevole, come se si conoscessero da sempre. “Sei stato eccezionale lì fuori!”

Adam non era il tipo da farsi influenzare dai complimenti ma in quell’occasione arrossì come l’adolescente che era. “Grazie…?”

“Shiro, prima la cortesia e poi l’entusiasmo,” lo riprese bonariamente un Altean con gli occhiali di cui solo successivamente Adam avrebbe scoperto il nome: Samuel Holt.

“Oh!” Shiro annuì e gli porse la mano, “Piacere di conoscerti, Adam. Io sono Shiro… Di Daibazaal.”

Non c’erano altri Shiro nella Coalizione che valesse la pena conoscere. Tuttavia, pur sapendo della storia del giovanissimo Campione dei Galra, Adam non aveva mai visto il suo viso prima di allora.

Non gli strinse la mano, non fece nulla d’intelligente. “Non sembri un Galra.”

Iverson lo fulminò con lo sguardo.

Shiro, però, rise. “Lo so.” Riadagiò il braccio lungo il fianco. “Uno dei miei genitori era Terrestre e ho ereditato il mio aspetto da lui. Mio fratello, invece, sembra un Galra in tutto e per tutto.”

Adam annuì come un ebete. Il modo in cui quell’Ibrido Galra sorrideva lo distraeva. “Che cosa ti porta qui?”

“Sono qui per te,” rispose Shiro.

“Per me?”

“Shiro ha saputo che entrerai nella flotta reale di Altea non appena il tuo addestramento sarà finito,” spiegò Iverson, tagliente.

“Sei il più giovane pilota reale da generazioni,” intervenne Samuel Holt. Si fece avanti e posò entrambe le mani sulle spalle di Shiro con fare paterno. “Shiro è il miglior pilota di Daibazaal, forse dell’intera Coalizione e ha la tua stessa età.”

Fu il turno di Shiro di arrossire. “Si tratta solo di un’esagerazione.”

“Non essere troppo modesto,” disse Sam, e riportò gli occhi su Adam. “Shiro era curioso di conoscere un altro giovane pilota con una storia simile alla sua e ha chiesto esplicitamente d’incontrarti.”

Shiro tentò di nuovo di porgergli la mano. “Vorrei volare con te… Se lo desideri anche tu.”

Adam si riscosse abbastanza da ricordarsi le basi della buona educazione e strinse la mano dell’Ibrido – se avesse fallito una seconda volta, Iverson avrebbe avuto la sua testa. “Sarebbe un onore volare con te.”

 

 

 

 

 


  [Oggi]

- Plutone -

 

 

 

“Ryou non è qui.”

Fu Krolia a riceverli. Non fu sorpresa di vederli, nè dell’assenza di Shiro.

In realtà, dopo aver salutato affettuosamente Matt, continuò a controllare i rapporti di sorveglianza del Sistema come se il messaggio di convocazione inviato all’ambasciata non fosse opera sua.

Adam intuì il raggiro piuttosto velocemente ma decise di concedere all’unica figura materna della vita di suo marito il privilegio del dubbio. “Perdonami, Krolia, credevo che tu e Ryou voleste vederci qui, su Kerberos.”

La Galra lo guardò senza una reale espressione. “Volevo incontrare Shiro e i bambini ma non vedo nessuno dei tre.”

Per Matt fu tanto difficile non scoppiare a ridere che dovette mordersi l’interno della guancia fino a farsi male.

Adam fu bravo a mantenere un contegno. “Ho pensato di rispondere alla tua convocazione per conto mio per non stancare Shiro e i gemelli,” si giustificò. “Sono ancora piccoli e risentono dei lunghi viaggi.”

Matt lo guardò con pietà e si trattenne dal chiedergli se si ascoltava quando parlava.

“Certo, un viaggio di meno di un’ora deve essere devastante per due bambini appartenenti ai popoli leader della Coalizione,” rispose Krolia, riportando la sua attenzione sugli schermi del database.

Adam decise di mettere da parte la maschera di cortesia. “Krolia, dov’è Ryou?”

La risposta di lei fu diretta come la sua domanda. “Penso che ormai sia arrivato sulla Terra,” disse. “Sapeva che avresti agito alle spalle di Shiro e ha preso l’iniziativa. Ho cercato di dissuaderlo perchè mi sembrava un atteggiamento paranoico,” lanciò un’occhiata storta al giovane Altean, “evidentemente ero in torto.”

Matt abbassò il viso per non dare a vedere che stava cortoncendo la bocca in cento smorfie al secondo.

Adam era divenuto un blocco di ghiaccio. “Allora… Immagino non abbiamo niente da dirci.”

Krolia annuì. “No, immagino di no,” disse. “Non appena avrò finito con tutti i controlli e avrò fatto rapporto a Kolivan sullo stato di sicurezza dei confini, verrò a disturbarti per vedere Shiro e i piccoli.”

“Nessuno disturbo,” replicò Adam, falso.

 

 

 

Risaliti sulla navicella dell’ambasciata, Matt scoppiò a ridere come se non ci fosse un domani. Frustrato per essere caduto nella trappola di Ryou, l’unico Galra della vita di Shiro che aveva mai avuto ragione di temere, Adam gli diede un colpo tanto forte sulla nuca che la testa del giovane Holt rimbalzò contro il pannello di controllo. “Sei impazzito?” Tuonò, massaggiandosi la fronte.

Adam non aveva tempo per le sue lamentele. “Accendi i motori a tutta potenza,” ordinò, gelido. “Voglio essere all’ambasciata per il tramonto.”

 

 

 


  [Ieri]

- Terra -

 

 

 

Per Adam fu facile legare con Shiro.

Il giovane mezzo Galra era amichevole, alla mano e aveva tante storie interessanti da raccontare sulle stelle, i pianeti che aveva avuto occasione di esplorare e i popoli della Coalizione che aveva avuto l’onore di conoscere e apprezzare.

“Se dipendesse da me, volerei per tutta la vita,” gli confessò una volta, mentre entrambi si godevano il tramonto dal tetto della Garrison alla fine di un pomeriggio passato a volare sopra il deserto.

“Ti descrivono come un grande guerriero,” disse Adam con un po’ di perplessità.

Il sorriso di Shiro si fece più malinconico. “So combattere, sia in aria che a terra. Mi hanno cresciuto all’interno della Lama di Marmora e divenire un guerriero è stato inevitabile.”

Adam non era certo di capire. “Non ti piace combattere?”

Shiro scrollò le spalle, gli occhi d’acciaio fissi sul sole che scompariva dietro la linea dell’orizzonte. “Mi piace sapere di potermi difendere,” rispose. “Mi piace poter dire di avere la forza di proteggere ciò che amo… O, almeno, di poterci provare. Combattere non è divertente per me, è solo una necessità.”

Adam inarcò le sopracciglia. “Non siamo in guerra.”

“Non esiste la pace per i Galra,” replicò Shiro, voltandosi a guardarlo. “Non per quelli come me.”

“Che cosa vuol dire?”

L’Ibrido arrossì, abbassò lo sguardo e si rabbuiò. “Non è importante,” concluse.

 

 

 


  - Altea -

 

 

 

Quando Zarkon, Re dei Galra devoto alla disciplina e alla tradizioni del suo popolo, sposò una donna straniera – Altean per la precisione – priva di alcun titolo di rilevanza politica – escluso quello di più grande alchimista della sua generazione – molte bocche maldicenti non si fecero scrupoli a vedere in quell’unione un disastro annunciato.

Per anni la coppia reale fu molto brava a dar loro torto e l’appoggio – oltre che l’amicizia – indiscusso del Re di Altea convinse anche i  più scettici che, bene o male, Zarkon e Honerva poteva funzionare… Finchè non funzionarono più.

Chi seguì fin dall'inizio la vicenda raccontò che le ragioni dietro l'astio tra i due consorti erano un poco singolari – solo perché nessuno aveva il coraggio di definire ridicolo qualsiasi cosa riguardasse Zarkon e Honerva, neppure Alfor.

Di tutto quello che si disse tra Altea e Daibazaal, tra i sistemi alleati e quelli colonizzati, era chiaro che il fulcro del problema era uno e uno soltanto: i sovrani dei Galra non avevano ancora dato alla luce un erede ed era saggio prendere in mano la questione della successione prima che si arrivasse a una guerra civile.

Risultato: il conflitto intestino era scoppiato proprio tra loro, i due occupanti del trono, incapaci di trovare un candidato che li mettesse entrambi d'accordo.

Il favorito di Honerva era un Ibrido nato a Daibazaal, figlio di ignoti, addestrato all'interno dell'ordine della Lama di Marmora e con un'educazione Altean. Aveva lo spirito di un guerriero indomito e l'intelligenza di uno stratega. Chiunque avesse la fortuna di combattere al suo fianco ne rimaneva abbagliato. Politicamente parlando aveva dalla sua l'Ordine dei guerrieri più forti dell'Impero, un longevo rapporto di amicizia con la Principessa Allura e una buona fama all'interno della Coalizione. Aveva un difetto impossibile da ignorare: non c'era nulla del suo aspetto che rendesse onore al sangue Galra nelle sue vene, né la pelle pallida, né gli occhi grigi o i capelli corvi. Shiro – tale era il nome del favorito dell'Imperatrice – era perfetto in tutto tranne che nell'aspetto.

Il secondo candidato era Sendak, pupillo di Zarkon, forte, carismatico e molto Galra. Sì, era un guerriero come pochi ed era solo questione di tempo prima che divenisse uno dei Generali più vicini all'Imperatore. La nuova generazione di nobili Galra si sarebbe inginocchiata facilmente di fronte a lui – se per timore o per rispetto non era dato saperlo – e la cieca lealtà che dimostrava nei confronti di Zarkon dissuadeva i più anziani a vedere in lui un senso di continuità rassicurante.

Shiro era la prosecuzione di un cambiamento rivoluzionario che era cominciato attraverso Honerva e che non a tutti andava a genio.

La soluzione arrivò direttamente da Sendak. “Lasciate che lo sfidi,” propose al suo signore. “Dimostrerò all'Imperatrice il mio valore!”

L'ingenuo Sendak non comprese che così facendo spinse Honerva a considerarlo meno adatto di prima come erede al trono. Zarkon, tuttavia, convinto di avere di fronte una vittoria facile, fece chiamare Shiro e preparare l'arena per il duello prima di subito.

Tutta la Coalizione accorse per l'evento. Nemmeno il matrimonio tra Zarkon e Honerva aveva vantato tante presenze. Tutti volevano poter dire di aver visto l'ascesa del futuro Imperatore. Tutti.

Quel giorno si fece la storia e accadde in un modo tanto sorprendente che se ne sarebbe parlato fino alla fine dei tempi.

Non solo Shiro batté Sendak in uno scontro che tenne tutta l'arena col fiato sospeso, ma lo sconfitto, invece di pretendere la rivincita per riscattare il suo onore, rimase tanto incantato dalle abilità dell'Ibrido che dichiarò pubblicamente di volerlo corteggiare.

Fu così che la vittoria di Honerva ebbe vita breve e sotto il suo sguardo orripilato, Zarkon scelse proprio quel momento per giungere alla prima conclusione democratica della sua vita: “vorrà dire che quando arriverà il momento si sposeranno, mia cara.”

Un compromesso accettabile, una soluzione che avrebbe messo d’accordo tutti.

Ma non Honerva.

Mentre Zarkon credeva di aver finalmente trovato il piano di successione che avrebbe garantito equilibrio al suo popolo, perse di vista un paio di dettagli fondamentali: sua moglie non era una donna incline a scendere a compromessi e in nessun caso avrebbe accettato una sconfitta.

 

 

 

 

Il futuro matrimonio tra Sendak e Shiro era già un affare di stato ancor prima che quest’ultimo avesse detto pubblicamente la sua o avesse raggiunto l’età giusta per convolare a giuste nozze con il pupillo dell’Imperatore. Honerva ne fece una questione galattica.

“Per quanto mi faccia piacere ricevere dei vecchi amici,” Alfor guardò Honerva, “e il giovane figlio di Samuel,” passò gli occhi su Allura e il giovane Altean che le era seduto accanto, “ho una leggera difficoltà a capire perchè siamo tutti riuniti qui, nella sala del concilio.” Cercò lo sguardo di Coran ma il buon vecchio amico si limitò a scrollare le spalle.

Sua figlia, una fanciulla appena adolescente, drizzò le spalle con aria fiera. “Padre, dobbiamo trovare una soluzione.”

Alfor annuì, sebbene confuso. “Soluzione…” Guardò Honerva. L’Imperatrice dei Galra sembrava sul punto di dichiarare guerra contro il marito e tutta la Coalizione. “L’idea è tua o sua?” Domandò, indicando la Principessa con un cenno del capo.

“Ci siamo trovate d’accordo sulla questione,” concluse Honerva, secca.

Alfor le rivolse un sorriso tirato. “Mia figlia è una ragazzina, non discute di questioni politiche con altri reali.”

“Non si tratta di questioni politiche,” intervenne Allura. “Si tratta del bene di Shiro.”

“E della salvezza del trono di mio marito,” aggiunse Honerva che, a differenza della Principessa, era mossa da motivi più pratici che emotivi. “Sendak è un guerriero, forse un leader ma non un Re.”

“Oh!” Coran si lisciò i baffi rossi. “Ora comincio a capire…”

Suo malgrado, anche Alfor lo stava facendo. “Va bene,” annuì. “E cosa volete che faccia?”

“Dimostrati pubblicamente contrario alle nozze,” disse Honerva come se fosse una cosa ovvia. “Zarkon non potrà ignorare il tuo disappunto, ne andrebbe dell’integrità della Coalizione.”

Alfor assottigliò gli occhi. “Diciamo che lei,” indicò Allura, “è qui spinta dalla sincera amicizia nei confronti del giovane Shiro che, mi è parso di capire, non è particolarmente incline a ricambiare i sentimenti di amore di Sendak, ma siamo certi che tu sia qui per ragioni strettamente politiche e non perchè non vuoi darla vinta a Zar-”

Lo sguardo di Honerva si fece tanto gelido che il Re di Altea ebbe l’impressione di essere trafitto da decine di lame di ghiaccio tutte insieme. “Assolutamente no!” Ritrattò di sua spontanea volontà. “Sei una donna intelligente e hai a cuore la questione della successione a un trono che è anche tuo, nulla di strano!”

Honerva annuì, soddisfatta. “Quindi parlerai?”

Alfor lasciò andare una risatina nervosa. “Tanto vale che Coran metta la mia testa su di una picca e la consegni a tuo marito.”

Coran sgranò gli occhi. “Non oserei mai!”

Allura alzò gli occhi al cielo. “Padre, Shiro è giovane e ha già servito con onore e lealtà sia Altea che Daibazaal. Non possiamo ripagarlo costringendolo a un matrimonio che non vuole!”

Alfor sbatté le palpebre un paio di volte. “Siamo assolutamente sicuri che non lo vuole?”

Honerva gli lanciò un’occhiata esauriente.

“Cosa c’è?” Si difese il Re di Altea. “Nessuno avrebbe scommesso su te e Zarkon quando è iniziata, eppure vi siete sposati!”

“Io ero d’accordo,” gli ricordò l’Imperatrice.

Alfor annuì. “Col tempo… Ma io c’ero quando Zarkon è rimasto abbagliato da te e tu hai impiegato un’eternità a capire perchè.”

Honerva sospirò. “La nostra è una storia diversa…”

“Non possiamo dare al povero Sendak una possibilità?” Propose Alfor, ottimista.

“No!” Risposero in coro Allura e il giovane Holt. Se il Re di Altea non ricordava male, il nome del ragazzo era Matt.

Fu su di lui che Alfor decise di puntare. “Ehi, giovane Holt,” lo richiamò gentilmente. “Sei cresciuto con Shiro come mia figlia, dico bene? I tuoi genitori sono stati alchimisti della colonia sulla Terra tempo fa.”

Matt arrossì un poco e annuì. “Sì, Maestà.”

“E qual è il tuo punto di vista sulla questione?” Domandò Alfor. Honerva e Allura fecero per parlare di nuovo, ma il sovrano le interruppe. “Le signore hanno espresso la loro, voglio sentire il giovane.”

Matt si alzò in piedi timidamente. “L’Imperatrice e la Principessa hanno detto bene parlando dei sentimenti di Shiro: non ricambia le attenzioni di Sendak e trovo improbabile che lo farà in futuro.”

Alfor annuì. “E Shiro comprende che c’è in gioco un trono?”

“Shiro non è interessato al trono Galra, mio signore,” rispose Matt. “Ha altri sogni per sè ed essere legato a doppio filo a un consorte non è tra questi.”

Alfor inarcò le sopracciglia. “Doppio filo?”

Allura prese un respiro profondo. “Shiro è un Omega, padre,” disse con tono grave.

Alfor sgranò gli occhi. “Oh…” Scosse la testa. “Voglio dire… Immaginavo che Zarkon avesse pensato anche alle successioni al trono future ma non avevo pensato che-”

“Già, non ci hai pensato,” sottolineò Honerva, gelida.

“Fa parte delle Lame di Marmora!” Si giustificò Alfor. “Sono i guerrieri più forti della Coalizione, non credevo che-”

“Shiro è speciale,” intervenne Allura, alzandosi in piedi a sua volta e Matt si mise prontamente a sedere. “Ha fatto tanto per non lasciarsi definire dal suo secondo genere, se lo rinchiudiamo in un matrimonio così…” Lasciò la frase sospesa.

Alfor si abbandonò contro lo schienale della poltrona con fare rassegnato. Coran si sporse in avanti. “Il giovane Shiro ha la stessa età nella nostra Principessa, mio Re,” gli disse. “Ora che tutti i dettagli della questione sono venuti a galla, non possiamo costringere un ragazzino a un futuro tanto triste.”

Honerva sollevò l’angolo destro della bocca e Alfor se ne accorse. “Uscite tutti, tranne l’Imperatrice,” ordinò, sebbene con gentilezza.

Allura sgranò gli occhi. “Ma padre-”

“Allura, devo parlare con Honerva. Tu e i tuoi amici aspetterete con Coran di fuori.”

Mentre Honerva inarcava le sopracciglia con perplessità, la Principessa non mosse altre obiezioni. Coran guidò lei e Matt fuori dalla sala del concilio.

“Dunque?” Domandò Honerva, una volta che furono rimasti da soli.

Alfor sorrise paziente. “Quanti anni ha Shiro? Quanto tempo deve ancora passare prima che Sendak possa reclamarlo?”

Honerva distolse lo sguardo dal viso del Re. “Non dire quello che stai per dire.”

“C’è ancora tempo,” andò avanti Alfor. “Tu e Zarkon avete ancora tempo.”

“Alfor…”

“Tempo che Shiro divenga un uomo e voi avrete il vostro Principe o la vostra Principessa!”

“Alfor!” Gli occhi di Honerva si accesero di rabbia ma fu solo un istante, recuperò tutta la sua compostezza velocemente. “Non posso pensare al futuro di un intero popolo prendendo come punto di partenza una speranza che sto perdendo.”

Alfor decise di non insistere oltre, sebbene lui quella stessa speranza la nutrisse ancora e con sicurezza. “Costringere Shiro su di un trono che non vuole da solo non farà il bene suo nè dei Galra, Honerva.”

L’Imperatrice si passò l’indice sotto le labbra con fare pensieroso. “Shiro mette anima e corpo nei suoi doveri. Non accetterà mai il matrimonio ma è nato per essere una guida, Alfor.”

Il Re di Altea storse la bocca. “Zarkon non ha ascoltato te,” le disse. “Non ascolterà mai me. Un non sono d’accordo non è un’obiezione sufficiente. Dov’è il ragazzo?”

“Sulla Terra. È nato lì, nella colonia,” rispose Honerva. “Cerca di stare lontano da casa il più a lungo possibile e l’idiota si chiede anche perchè.”

“Povero Sendak,” disse Alfor. “Il fatto che sia più grande di Shiro non significa che non sia giovane ed emotivo! Forse lo è troppo ma chiamarlo idiot-”

“Stavo parlando di Zarkon.”

“Ah…”

 

 

 


  [Oggi]

- Terra -

 

 

 

Quando Veronica vide la richiesta di atterraggio sul display del pannello di controllo e vi lesse accanto il codice identificativo di Matt, alzò gli occhi al cielo e fece aderire le spalle alla poltrona.

“Brutte notizie?” Domandò Acxa, facendo scivolare una tazza di caffè accanto al braccio della sua compagna.

La giovane Altean le sorrise. “Grazie,” le disse, passando la punta delle dita sul dorso della mano dell’altra. “Ne ho bisogno.” Buttò giù un sorso della bevanda ancora fumante. “Sarà una lunga serata.”

Acxa diede un’occhiata al display. “Ah… Stanno già tornando.”

“Prepariamoci a qualche esagerato dramma familiare.”

Acxa appoggiò la schiena al pannello di controllo. “Una volta ti piaceva questo genere di caos,” disse. “Ti divertiva.”

Prima di risponderle, Veronica attivò l'altoparlante e diede ordine di aprire il portellone dell’hangar per permettere al governatore di atterrare. “Ha smesso di essere divertente da un po’,” ammise. “Da quando Adam ha cominciato a rabbuiarsi invece di arrabbiarsi alle battute mie e di Matt e da quando rivolge sorrisi forzati anche ai bambini.”

Acxa aggrottò la fronte. “Shiro mi pare tranquillo.”

“Oh, sì!” Esclamò Veronica, mentre la navicella atterrava e Adam usciva dal portellone principale a passo di marcia prima che i motori fossero spenti. “Shiro è tranquillissimo!”

Tempo di un sospiro e il giovane governatore Altean della Terra irruppe nella sala di controllo come se fosse stato appena informato che il pianeta era sotto assedio. “Veronica, dov-?”

“La pista di decollo esterna,” rispose Veronica, senza voltarsi a guardarlo. “Quella più piccola, dove provate le hooverbike.”

Adam rimase con la bocca spalancata per un lungo istante, poi strinse le labbra e annuì. “Buonasera, Acxa,” aggiunse, prima di fare marcia indietro.

La Galra sollevò la mano in segno di saluto che il governatore si era già voltato. Veronica le afferrò il polso e le sorrise. “E ora siamo finalmente sol-”

“Che giornata, ragazze!” Esclamò Matt, entrando senza preoccuparsi di star interrompendo qualcosa. “Mi sono anche guadagnato un bernoccolo per essere finito in mezzo alle sfide di virilità tra il gemello di Shiro e suo marito!” Si appoggiò stancamente al pannello di controllo, proprio in mezzo alla collega Altean e alla sua compagna Galra. Impiegò un minuto terribilmente lungo per rendersi conto che entrambe lo stavano fulminando con lo sguardo.

“Che c’è?”

 

 

 

 

A giudizio di Adam, Ryou era una creatura inquietante. Accanto a lui, Shiro sembrava un nanerottolo – e non lo era nè per gli standard Altean nè per quelli Terrestri – e, a differenza del fratello, si poteva dire che era un Galra anche a un miglio di distanza. La sua pelle era di un pallido viola, le orecchie a punta e quando sorrideva s’impegnava a mostrare i due canini appuntiti da animale feroce. Ecco, sì, Ryou era un animale: rude, sgraziato, gentile solo con tre persone nell’intero universo – Shiro e i due bambini che aveva dato alla luce – e rispettoso con al massimo cinque – tra cui Kolivan e Krolia, non certo suo cognato.

E Shiro lo adorava. Adam non era mai arrivato al punto di o lui o me – già c’era lo spazio con cui reggere il confronto e c’erano voluti due gemelli per metterlo in secondo piano – ma in tal caso, Shiro non ci avrebbe pensato due volte a piantarlo in asso.

Quando arrivò sulla pista esterna, Adam aveva il fiato corto e il cuore a mille. Sotto il cielo del deserto incendiato dalle luci del tramonto, le risate dei suoi bambini sembravano gli unici suoni del mondo. Adam non li vide immediatamente, il suo sguardo cercò Shiro e lo trovò chino sul motore di una delle hooverbike poste in fila a bordo della pista. Accanto a lui: un’enorme macchia di colore viola.

Adam strinse i pugni, prese un respiro profondo e si avvicinò a testa alta. Ryou fu il primo a vederlo e a richiamare l’attenzione del fratello.

Shiro riemerse dal vano del motore col viso sporco di grasso e umido di sudore ma quando si voltò e gli sorrise, la voglia di baciarlo fu incontenibile. Lo fece, spezzando la voce di Shiro che gli dava il bentornato, fregandosene dello sguardo disgustato del cognato.

Suo marito si tirò indietro timidamente. “Sono tutto sporco, Adam.”

Il governatore scrollò le spalle. “Cosa vuoi che m’importi?” Si voltò verso il Galra che li fissava. “Ryou…”

“Adam…”

Un saluto freddo, formale.

“Sei tornato presto,” disse Shiro, ne era felice.

“Ho fatto in fretta per essere a casa per cena,” replicò Adam.

“Deve essere stata una riunione veloce,” intervenne Ryou con un ghignetto.

Adam lo ignorò. “Dove sono i bambini?”

Shiro recupero uno straccio appoggiato alla ventola della hooverbike e si pulì le mani alla male e peggio. “Stanno facendo finta di pilotare… Non guardarmi così, il generatore di energia è scollegato.”

Adam superò il marito sfiorandogli la mano, promessa di attenzioni future ed evitò completamente gli occhi fulminanti di Ryou.

I suoi splendidi gemelli si erano accomodati in sella alla hooverbike: Keith era seduto davanti, chino sul volante e Lance era dietro di lui, le braccia strette intorno alla sua vita per impedirgli di cadere in avanti.

Vederli ebbe il potere, sebbene solo per un istante, di liberare Adam da tutti i suoi pensieri. “Ehi…”

Si voltarono insieme. Lance fu il primo a sorridere: “papà! Papà!”

Keith fu il più veloce a saltargli in braccio.

Adam poteva ancora a sorreggerli insieme, ma cominciava a temere il giorno in cui non ci sarebbe più riuscito. “Siete tutti sporchi!” Commentò con una smorfia divertita. Non emettevano nemmeno un buon odore ma questo non gli impedì di posare un bacio tra i capelli di entrambi.

“Abbiamo aiutato mamma!” Esclamò Keith, mostrando con orgoglio le mani sporche di grasso. Lance fece lo stesso ma con meno entusiasmo: non gli era mai piaciuto sentirsi sporco, come lui; mentre Keith era più spartano, come Shiro.

Come era accaduto per suo marito e suo cognato, i loro gemelli si erano spartiti equamente la loro eredità genetica. Lance era un Altea in tutto e per tutto, dai marchi a forma di petalo sulle gote alle orecchie a punta. Keith era un Terrestre fuori e un Galra dentro.

“Che ne dite di andare a fare un bagno, piccoli ingegneri?” Propose Adam.

“Io non sono un ingegnere!” Obiettò Keith. “Sono un pilota!”

“Anche io!” Gli andò dietro Lance.

“Ripetetelo quando resterete bloccati su di un satellite in mezzo al nulla,” replicò Adam, rivolgendo un tenero sorriso a suo marito mentre lo superava.

Shiro ricambiò l'espressione e li seguì con lo sguardo fino a che raggiunsero il garage delle hooverbike.

“Sul serio, fratello?” Ryou richiamò la sua attenzione.

Shiro sospirò. “Non ne parliamo più,” disse, secco, cominciando a mettere a posto gli attrezzi.

Il Galra incrociò le braccia contro il petto. “Pensi davvero che questo ti basterà per tutta la vita?”

Shiro lo guardò dritto negli occhi. “È ciò che mi rende felice ora.”

“Restare in panchina mentre quello diviene una personalità di spicco all'interno della Coalizione?”

“Io non me ne sto in panchina,” ribatté Shiro duramente. “Cresco i miei figli, insegno loro quello che so e presto potrò mostrargli l'universo come le Lame hanno fatto con noi. Si può essere appagati dalla propria vita anche senza dover dimostrare costantemente di essere i più forti, lo sai?”

Ryou scrollò le spalle. “Non conosco nulla di più appagante dell'essere un guerriero. Una volta la pensavi allo stesso modo.”

“Non ho mai voluto essere un guerriero, ti sbagli,” gli ricordò Shiro. “Dovevo essere il Campione per impedire agli altri di giudicarmi per il mio secondo genere.”

Zarkon poteva dare il buon esempio e lasciare alla sua consorte tutta la libertà che voleva ma ciò non poteva cancellare concetti radicalizzati nelle mente di un intero popolo. Nessuno impediva agli Omega di essere guerrieri, al contrario, Sendak aveva scelto di corteggiarlo proprio per le sue abilità nell'arena. Il problema si poneva quando un Omega versava nel suo stato più indifeso.

“Resti a cena?” Domandò per cambiare argomento.

Ryou scosse la testa. “Resto in compagnia di Acxa e della altre Lame. Domani tornerò insieme a Krolia per vedere i bambini.”

Shiro annuì con lo sguardo basso.

Ryou studiò il profilo del fratello per un istante. “Hai intenzione di parlare con quello del messaggio che ti ho recapitato o tacerai per quieto vivere?”

Quando lo guardò, gli occhi di Shiro erano gelidi. “Quello di cui parlo con mio marito sono affari miei.”

 

 

 


  [Ieri]

- Terra -

 

 

 

La prima volta che Ryou s’intromise, non lo fece imponendo la sua inquietante presenza tra Adam e Shiro. Il primo sapeva che l’altro aveva un fratello ma il suo nome non era mai stato pronunciato durante le loro conversazioni alla luce del tramonto e così non gli aveva mai dato importanza.

“Ryou, smettila di parlarne!”

Fu per caso che Adam udì quelle parole. Era sceso prima nell’hangar con l’intenzione di fare manutenzione al suo fighter e Shiro aveva avuto la stessa idea.

“Non m’interessa se nemmeno Zarkon può far cambiare idea a Sendak!” Tuonò Shiro rabbioso, chino sul motore del suo mezzo. “Perchè non può farla cambiare nemmeno a me!” Non c’era nessuno accanto a lui, parlava nel ricevitore di un auricolare agganciato al suo orecchio.

Adam rimase sull’ingresso nell’hangar, indeciso se tornare indietro e far finta di niente oppure restare e… Non c’era un’e.

“Ryou, piantala!” Shiro drizzò la schiena e Adam si fece indietro, nascondendosi dietro uno dei grandi portelloni. “Non m’interessa se Sendak è il guerriero più forte della sua generazione, non ho bisogno di essere protetto!”

Adam lo vide premere l’indice contro il pulsante dell’auricolare e interrompere la comunicazione. Rimase immobile, ancora in dubbio su come fosse meglio agire. Nel silenzio totale dell’hangar, Shiro lasciò cadere a terra la chiave inglese che stringeva nel pugno e si aggrappò ai bordi del vano del motore, la testa china.

Quando Adam notò che le sue spalle tremavano, maledì se stesso per aver scelto proprio quel giorno per darsi alla manutenzione. Restò a duellare con se stesso per un lungo minuto e ci mancò poco che si strappasse i capelli dalla testa per la frustrazione.

Poi Shiro tirò su col naso e si lasciò sfuggire un singhiozzo e Adam decise che avrebbe avuto il resto della sua vita per sentirsi ridicolo.

“Shiro?” Chiamò, per non spaventarlo.

Il mezzo Galra sobbalzò comunque. Non appena lo riconobbe, si affrettò a nascondere il viso e a cercare qualcosa per asciugarlo. “Oh, Adam…” Mormorò con voce tremante, afferrando lo straccio sporco di grasso che stava usando per pulire i componenti del motore.

“Per l’amor cielo, no!” Esclamò Adam, esaurendo velocemente la distanza tra loro. Estrasse uno straccio identico a quello dell’altro dalla tasca della tuta da pilota. “Almeno questo è pulito…”

Shiro accettò l’offerta con un debole sorrise. “Grazie…” Si asciugò le guance e tirò su col naso una seconda volta. “Hai sentito tutto, vero?”

Adam avvampò e non rispose.

“Mi dispiace,” disse Shiro, come se fosse lui quello in torto. “Dovrei avere queste conversazioni nella mia stanza.”

“Non è successo niente,” lo rassicurò Adam. “Qualcosa non va?” Si pentì di averlo chiesto nel momento in cui gli occhi grigi di Shiro si sollevarono sui suoi. “Scusami, non sono affari miei-”

“Loro mi hanno promesso al guerriero che ho sconfitto nell’arena,” confessò Shiro con un sorriso triste. “Quello che mi ha reso il Campione dei Galra.

Dietro le lenti degli occhiali, gli occhi di Adam divennero grandi. “Oh…” Mormorò. “Chi sarebbero loro?”

“Sendak, il Galra che ho sconfitto… He dichiarato pubblicamente di volermi corteggiare e Zarkon approva.”

C’era qualcosa che ad Adam sfuggiva. “Questa cosa ha valenza politica?” Domandò, perplesso. “Se Zarkon ci ha messo bocca, deve esserci sotto qualcosa.”

La tristezza negli occhi di Shiro sparì per lasciare il posto alla sorpresa. “Non… Non conosci i problemi riguardanti la successione al trono di Daibazaal?”

Adam scrollò le spalle. “La Terra è piccola, è zona di confine e non ci sono molti Galra che risiedono stabilmente nella colonia, a parte quelli coniugati con degli Altean.”

Shiro si umettò le labbra e gli raccontò tutto, da come aveva dovuto dimostrare di essere forte per impedire alla sua condizione di Omega di condizionare tutta la sua vita a Honerva che aveva visto in lui il futuro del popolo Galra.

“Il mio secondo genere ha offerto a Zarkon la soluzione perfetta,” concluse. “Sendak può reclamarmi e io posso dare alla luce degli eredi. Lui ha l’approvazione di gran parte dei Galra. Io ho il sostegno indiscusso della Lama di Marmora e di Altea. Politicamente parlando io sono una grande assicurazione per la successione.”

Adam dovette ingoiare un paio di volte per recuperare il dono della parola. “Sei destinato a divenire Imperatore?” Non poteva crederci.

Per la prima volta da quanto si erano conosciuti, Shiro gli mostrò quanto poteva essere brillante la rabbia quando si rifletteva nei suoi occhi. “A me non interessa!” Esclamò. “Non lo voglio quel potere e non voglio Sendak!”

Adam annuì velocemente. “Capisco…”

“No, non puoi capire,” ribatté Shiro, versando ancora qualche lacrima. “Viaggiare, esplorare l’universo… Non ho mai chiesto altro, non importava se il prezzo da pagare era servire la mia gente come guerriero. Mi stava bene, potevo accettarlo.” Tirò su col naso. “Ma venir legato a qualcuno che non voglio e non possedere alcuna scelta…”

Adam strinse i pugni: poteva sentire la rabbia di Shiro sulla pelle. Non era giusto, nulla di quello che il mezzo Galra gli stava confidando lo era. “Con chi stavi parlando prima?”

“Ryou…” Rispose Shiro. “Mio fratello.”

Adam non poteva credere alla sue orecchie. “Tuo fratello approva?”

Shiro sbuffò. “Mio fratello è un Galra.”

“E questo lo giustifica?”

“Sono un Omega e per Ryou la soluzione migliore per me è essere corteggiato e reclamato da un guerriero che nessuno oserebbe sfidare.”

Adam sapeva che cos’era un Omega solo per sentito dire. Conosceva le basi ma non aveva mai approfondito la questione. “È così terribile esserlo?”

Shiro prese a torcere lo straccio tra le sue mani con tanta forza che Adam pensò si sarebbe stracciato. “Immagina di perdere completamente il controllo del tuo corpo e immagina che quella perdita di controllo scateni i più bassi istinti di chi ti sta intorno.”

Adam dischiuse le labbra, attonito.

“Chi non lo ha mai vissuto può pensare sia piacevole ma non ho mai provato altro che dolore in quei momenti,” continuò Shiro. “Con Zarkon molte cose sono cambiate. Non ammette che qualcuno venga preso contro la sua volontà, nemmeno un Omega in calore. Questo, però, non è sufficiente. Quelli come me vengono visti ancora come materiale d’accoppiamento. Possiamo essere guerrieri ma è impensabile non trovare un compagno e dargli dei figli.” Scosse la testa. “E io non ci sto.”

Adam gli afferrò il polso in una stretta rassicurante. “Per quel che vale, hai ragione: non hai bisogno che qualcuno ti protegga.”

Un timido sorriso apparve sulle labbra di Shiro. “Sei una brava persona, Adam.”

L’Altean scrollò le spalle. “Sono solo il ragazzo del pianeta accanto.”

   
 
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