1. Life on standby
Harry
Potter appoggiò la tazza di caffè vuota sulla propria scrivania e, sebbene
fosse notte inoltrata, rifletté sul fatto che ci sarebbero volute ancora due
ore per terminare il proprio turno al Ministero della Magia.
Da
qualche mese, dopo circa una trentina d’anni di onorata carriera, era stato
promosso a “Capo del Dipartimento Auror”; questa nuova carica gli aveva
permesso uno stile di vita più pacato e, al contempo, noioso. Lui non era tipo
da scartoffie o ragionamenti logici, a cui preferiva di gran lunga l’azione,
quella che lo faceva finire al San Mungo con qualche arto da ricostruire, ma
non aveva potuto rifiutare la proposta del Primo Ministro, Kingsley Shackelbot, e, quindi, adesso si ritrovava sommerso da fascicoli
enormi a cui doveva proprio dare un’occhiata.
Si
sistemò gli occhiali tondi sul naso, dato che erano scivolati, e afferrò la
cartellina in cima alla pila. C’erano stati diversi furti nei locali del Mondo
Magico e il primo fascicolo esaminato riguardava proprio uno di questi; in
particolare si riferiva ad un locale il cui nome gli suonava familiare: “The Wizard Pandemonium”.
Perché
ricordava quel nome?
Provò a
scavare nei meandri della memoria senza alcun esito; si sentiva assopito,
nonostante la caffeina appena assunta.
Lesse
il verbale degli Auror che erano intervenuti e si schiaffeggiò la fronte nel
notare che sul foglio in basso si leggeva la firma di James Sirius Potter,
nelle vesti di responsabile del pub.
Era da
un mese che non aveva notizie da suo figlio. Dopo la scuola il suo primogenito
aveva preso casa a Clapham Junction, un piccolo
sobborgo della Londra babbana, che manteneva grazie al lavoro come titolare del
locale dove ogni tanto si esibiva con la sua band.
Era
stato proprio durante uno dei suoi concerti che un mago aveva fatto irruzione con
dei fumogeni incantati e, così facendo, si erano portati via metà dell’incasso.
James aveva rischiato di dover chiudere ma fortunatamente la recluta Malfoy,
che in quel momento si trovava lì come cliente, era riuscita a intervenire
bloccando i ladruncoli restituendo il maltolto al The Wizard
Pandemonium.
L’assunzione
di Scorpius era stata fatta in concomitanza alla propria promozione e Harry era
stato molto turbato, almeno all’inizio, per quell’arrivo inatteso e
inaspettato. Non tanto perché fosse un ex Serpeverde, né per la sua impeccabile
carriera scolastica, quanto per il nome che si portava dietro: Malfoy.
Dopo la
Guerra Magica, infatti, i Malfoy avevano provato a risanare la loro reputazione
e se l’erano cavata con una multa, ma non erano mai riusciti a farlo del tutto.
Narcissa, che non aveva mai ricevuto il Marchio Nero,
se l’era cavata, mentre Draco e Lucius avevano trascorso qualche mese ad
Azkaban, pur avendo sostenuto di essere stati minacciati e maledetti dal
Signore Oscuro.
Harry
non aveva mai apprezzato quei vigliacchi dei Malfoy ma doveva ammettere che
Scorpius era sempre stato diverso dalla sua famiglia. Durante gli anni
scolastici aveva legato molto con suo figlio Albus, tanto che il ragazzo aveva
trascorso con loro quasi tutte le vacanze natalizie. A mente fredda, Harry
aveva ponderato l’idea che anche Draco sarebbe potuto essere un mago migliore
se gli fossero state impartite altre priorità dal proprio nucleo familiare; per
fortuna, Scorpius era stato salvato.
Il Capo
del Dipartimento Auror posò il faldone sulla scrivania e si tolse gli occhiali
per massaggiarsi la fronte: tutto quel pensare e congetturare gli stava facendo
venire il mal di testa. D’un tratto, però, qualcuno bussò alla porta
dell’ufficio spezzando quella quiete.
-
Avanti, - disse l’uomo, invitando ad entrare chiunque altri fosse ancora in
ufficio a quell’ora.
- Buonasera
signor Potter, - salutò. Neanche a farlo apposta, Scorpius aveva fatto capolino
nel suo ufficio.
- Oh,
buonasera Scorpius! Che ci fai ancora qui? –
- Credo
di aver appena finito, signore. Sono venuto a consegnarle l’ultimo verbale per
la questione de “I tre manici di scopa” … -
- Cos’è
successo? –
- Nulla
di preoccupante… si era scatenata una rissa e io e Langley siamo intervenuti. –
- Lui
dov’è adesso? –
- Beh,
quando siamo rientrati ha detto di non sentirsi troppo bene, quindi mi sono
offerto di restare qui a riempire i moduli necessari e… eccomi qui! –
- Oh,
molto bene. Grazie Scorpius, sei impeccabile come sempre. –
-
Grazie signor Potter, - disse il ragazzo chinando il capo in un cenno di
rispetto, - se non c’è altro da fare, io… -
- Oh,
sì, vai pure ragazzo. Buona serata! –
-
Buonanotte, magari! –
-
Buonanotte? Andiamo, così giovane e già vai a dormire? –
- Sono
tre giorni che resto in ufficio ben oltre la mezzanotte, signor Potter. In
tutta onestà, al momento la mia massima perversione è composta da un letto
accogliente e un bel duvet morbido. –
Harry
rise e scosse il capo leggermente, - Salutami Albus, allora. –
- Se è
ancora sveglio lo farò senz’altro, - rispose il ragazzo sorridendo. Infine,
salutò l’uomo con un cenno riverente prima di chiudere la porta dietro di sé.
Scorpius
si passò una mano tra i capelli biondi che, a differenza del padre, aveva
lasciato crescere fin sopra le spalle; li portava sempre sciolti e fluenti,
vagamente spettinati. Il ragazzo si avviò stancamente verso l’uscita perché
sì, era decisamente ora di tornare a casa, fare una doccia calda e infilarsi
sotto le coperte.
♪♪♪♪♪♪♪
Quando
Teddy era partito lasciandosi l’Inghilterra alle spalle aveva chiesto ad Albus
di occuparsi del proprio bilocale. Il secondo dei Potter aveva accettato di
buona lena ma, nonostante lo stipendio da tirocinante al San Mungo, non
riusciva a gestire tutte le spese che comportava quell’appartamento e aveva
parlato con il suo migliore amico, Scorpius H. Malfoy, dell’idea di voler
subaffittare l’altra stanza dell’immobile. Il ragazzo aveva colto la pluffa al
balzo e si era proposto come coinquilino; così, da circa un paio di mesi, i due
avevano iniziato a condividere la casa e le spese correlate.
Vista
l’ora tarda Scorpius era entrato in punta di piedi, completamente al buio, per
evitare di fare rumore e svegliare il suo coinquilino. Si tolse il mantello e
gli stivali pesanti, riponendo entrambe le cose nell’armadio all’ingresso,
quando d’improvviso si accese la luce.
- Oh,
bentornato! –
- Ciao
Al! Ti saluta tuo padre. –
- Ehm,
ok. –
- Come
mai ancora sveglio? –
- Non
ho molto sonno e stavo per andare a preparare una tisana rilassante… ne vuoi
una anche tu? –
-
Vorrei andare a fare una doccia ma ammetto che non mi dispiacerebbe. –
-
Allora vai prima a lavarti, nel frattempo preparo l’infuso. –
- Ok,
grazie! –
Scorpius
sorrise con gentilezza e si diresse verso la propria camera con l’intento di
spogliarsi prima di lavarsi.
- Com’è
andata oggi? –
- Bene,
io e Drake abbiamo fermato una rissa a “I tre manici di scopa”, però lui non
è rimasto per il verbale: ha detto che non si sentiva troppo bene. –
- Come
non si sentiva bene? Che aveva? Non mi ha detto nulla! –
-
Secondo me si è beccato qualche influenza magica, qualcosa del genere, o aveva
sonno. –
- Devo
scrivergli un gufo immediatamente! –
-
Cos’è, volete giocare al guaritore e l’ammalato? – lo schernì Scorpius.
-
Cretino! –
-
Scherzavo! Senti, vado a fare la doccia e poi mi racconti cosa hai fatto di
bello oggi, ok? –
- Va
benissimo! –
Albus,
in attesa del rientro dell’amico, si era messo a tagliuzzare e pestare alcune
erbe officinali per poter preparare una tisana tranquillante. Una volta fatto
questo mise l’acqua a scaldare e rimuginò sul fatto che fosse strano che
Drake non l’avesse avvisato di quel malore.
- Mh, che profumino! –
Scorpius,
dopo una ventina di minuti, raggiunse la cucina, o meglio lo spazio comune che
conteneva un angolo cottura; indossava il solito pigiama verde smeraldo e
profumava di vaniglia e pepe rosa: un profumo dolce e aspro, proprio come lui.
-
Chissà se è commestibile… -
- Spero
che tu non dica questo ai tuoi pazienti perché, ti avviso, non sei
incoraggiante. –
- A
loro dico “è il rimedio di cui avete bisogno”! –
-
…dovresti migliorare le tue capacità di comunicazione, Al. –
- Bevi
e taci, va’, - l’ammonì Albus nell’allungargli la tazza fumante.
Malfoy
la strinse tra le mani, riscaldandosi le dita, e andò a sedersi sul morbido
divano blu che si trovava di fianco alla finestra.
Si
coprì con il plaid grigio che riponeva solitamente sul divano e incrociò le
gambe, sorseggiando la tisana.
- Beh,
non è male. Forse solo un po’ amara… -
- Ci
vuoi dello zucchero? –
- No,
non ti preoccupare… va bene così per me! –
Albus gli
sorrise e andò ad accomodarsi accanto all’amico, infilando le gambe al di sotto
del suo stesso plaid. Rimasero in silenzio per dei minuti, godendosi
quell’attimo di pace.
Scorpius
notò che l’amico aveva finalmente imparato a convivere con gli occhiali appannati
e per questo sogghignò; lo conosceva da molti anni e, prima di quel bilocale,
avevano condiviso anche il dormitorio. Aveva imparato molte cose sul carattere
introverso del ragazzo e sapeva come leggergli nella mente senza ricorrere alla
magia.
- Vedrai
che non ti ha detto nulla per non farti preoccupare, - lo rassicurò.
Albus,
dal canto proprio, si era rassegnato al fatto di essere un libro aperto per
l’altro e sospirò amareggiato, - Lo so, però poteva avvisarmi… anche perché
l’ha detto a te e sa che noi siamo amici e ci diciamo tutto. –
-
Proprio per questo non avrebbe senso nasconderti qualcosa, no? –
- Lui è
un ex Grifondoro, non ci pensa a queste cose. –
Scorpius
ridacchiò a quella frase e fece un altro sorso dalla tazza: la tisana era
veramente disgustosa, come tutto quello che combinava Albus ai fornelli e che
lui si ostinava a mangiare, o bere, per non farlo dispiacere.
- E a
proposito di ex Grifondoro… - proseguì Potter, - domani James rientra da un
concerto in Bulgaria e vorrei invitarlo a cena. Ti dispiace? –
-
Scherzi? Abbiamo una star in casa, devo farmi firmare quattro o cinque
autografi da regalare, - rise Scorpius.
-
Scemo, dico sul serio! –
- Lo
sai, puoi invitare chi e quando vuoi. Anzi, perché non inviti anche Drake?
Così hai una scusa per scrivergli anche qualcosa di carino al di fuori della
strilettera che gli spedirai, - suggerì.
Albus
s’illuminò a quel pensiero e annuì repentinamente.
- Che
turni farai domani? –
- Sarò
al Ministero solo in mattinata, salvo imprevisti. E tu? –
-
Dovrei finire per le cinque del pomeriggio, salvo imprevisti. –
I due
si scambiarono uno sguardo e scoppiarono a ridere subito dopo.
-
Quando abbiamo smesso di essere due ragazzini per diventare uomini d’affari? –
- Parla
per te, Al, io sono ancora un baldo giovane, - finse di rimproverarlo l’altro.
- Va
bene, Auror, non mi arresti per l’illazione! –
- Solo
per stavolta, alla prossima non sarò tanto clemente! –
- Dirò
loro di arrivare per le sei, va bene? –
-
Perfetto! -
♪♪♪♪♪♪♪
♪
Note a margine:
Eccomi qui con una nuova long. Perché averne già una da
seguire non bastava, e tutti i progetti per le OS che ho iniziato a scrivere
non erano abbastanza, ma va beh. Ormai siamo qui.
In primis volevo ringraziare la mia beta/fratella Pally93 per aver
revisionato il capitolo e per il supporto in fase di stesura! Ammetterò che
senza il suo prezioso aiuto avrei buttato via tutto già da secoli ahaha.
In questa fan fiction cercherò di migliorare le mie doti
in relazione all’introspezione e spero vivamente di riuscirci!
Unendo alla mia passione a quella della scrittura (e,
piccolo spoiler: questa storia sarà molto musicale)
ho deciso di dare i titoli ai capitoli in base alle canzoni che me l’hanno
ispirato. Per questo capitolo la canzone è “Life on Standby” degli Hawthorne Heights che potete
ascoltare qui.
“The distance and my hearts to sand
Flowing through the
hour glass.
I've thought of pieces, I can't let go
Of all the times I never said goodbye.”
Per spoiler, info, chiacchiere e insulti prego visitare
la mia pagina facebook!
Grazie a tutti per essere arrivati fin qui!