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Autore: Stria93    19/02/2019    1 recensioni
Crowley sorrise, la bocca ancora premuta contro quella di Azraphel. Era stato necessario arrivare ad un soffio dalla fine del mondo, ma aveva sempre saputo che, prima o poi, quelle labbra sarebbero state sue... insieme a tutto il resto.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ineffable

Crowley e Azraphel fecero tintinnare i bicchieri uno contro l'altro per l'ennesima volta.
I brindisi si erano susseguiti a non finire durante quel pranzo: avevano brindato all'Apocalisse scampata, al libero arbitrio, all'ineffabilità, alle Bentley d'epoca distrutte che si rigenerano come per miracolo, alle librerie incendiate che tornano magicamente come nuove, alla buonanima di Agnes Nutter... e a molte altre cose fino a giungere, chissà come, a quell'ultimo “cin-cin” in onore dei brindisi stessi.
Dopo aver sorbito il suo generoso sorso di vino, Crowley schioccò la lingua e si lasciò andare contro lo schienale della sedia con un sospiro soddisfatto.
- Sul serio, amico... - cominciò, - gli umani avranno anche i loro limiti, ma indubbiamente sanno come rendere piacevole la loro effimera permanenza sulla Terra. Il cibo, l'alcol, la musica... voglio dire, rinunceresti mai a tutto questo per tornare in Paradiso ad ascoltare ogni giorno la solita solfa di cori angelici senza mai mettere nulla di gustoso sotto i denti solo perché non ne hai bisogno per sopravvivere? -
Azraphel alzò le spalle. - In effetti, per quanto la mia natura sia avversa al crogiolarsi nei piaceri, devo ammettere che alcune cose di questo mondo mi sarebbero mancate molto se l'Armageddon si fosse effettivamente compiuto. -
- Ma così non è stato. - puntualizzò Crowley. - E ora eccoti qui a banchettare in compagnia di un demone infernale, a un passo dall'ubriachezza che i tuoi superiori tanto deplorano. -
Azraphel si sentì arrossire. - Non sono ubriaco! - protestò. - Sono un angelo, per l'amor del cielo! -
- Oh, smetti di fare il santerellino! - disse Crowley con un gesto d'impazienza. - Come ti ho detto ieri, ormai ho capito che, nel profondo, sei molto più carogna di quanto vorresti lasciar credere. Non eri forse pronto a uccidere l'Anticristo pur di fermare l'Apocalisse? Non eri forse disposto a togliere la vita ad un povero ragazzino senza colpe solo per scongiurare la fine del mondo a cui sei così affezionato? -
Azraphel non rispose e abbassò gli occhi sul suo piattino da dessert ormai vuoto, colto da un vago senso di disagio. Se gli occhi da serpente di Crowley non fossero stati coperti dalle lenti scure dei suoi occhiali, l'angelo avrebbe scorto il guizzo divertito e beffardo che li attraversò in quel preciso momento.
- Andiamo, non devi vergognarti, amico mio. Non c'è niente di male in un po' di sano egoismo di tanto in tanto. Oh, a proposito di egoisti... -
Senza terminare la frase o dare alcuna ulteriore spiegazione, Crowley si alzò dal tavolo e puntò dritto verso l'uscita del ristorante, dileguandosi furtivamente come un ladro.
Azraphel stava per richiamarlo indietro e domandargli il motivo di quello strano comportamento quando a un tratto la risposta si presentò da sé sotto le sembianze di un cerimonioso cameriere in smoking con tanto di baffi impomatati e con la busta del conto tra le mani.
Azraphel sospirò e saldò il cospicuo debito che lui e Crowley avevano contratto durante quel pasto luculliano, d'altra parte, non capita tutti i giorni di salvarsi in corner dall'Armageddon... per fortuna!
Quando uscì dal ristorante, trovò Crowley appoggiato comodamente alla Bentley, le mani in tasca e un sorriso rilassato dipinto sulle labbra sottili.
- Sei proprio un gran bastardo, sai? -
Il demone mise su un atteggiamento fintamente scandalizzato – Ehi! Attento con le parole, Azraphel! Questo linguaggio non si addice alla bocca delicata di un angelo del Paradiso. -
- A mia discolpa, posso dire che negli ultimi seimila anni ho subito influenze negative da parte di qualcuno. -
Il sorriso di Crowley si fece più accentuato, tramutandosi in un vero e proprio ghigno. - Non c'è di che! -
- Be', ora è meglio che io torni alla libreria. - disse Azraphel. - Ho ancora molti volumi da catalogare tra quelli nuovi comparsi dopo ehm... la “ricostruzione”. -
- Nah, hai davanti i prossimi seimila anni per il lavoro d'ufficio. Perché invece non andiamo al mio appartamento? Ho da parte un paio di bottiglie di idromele d'annata del XII secolo che conservavo proprio per un'occasione speciale come questa. -
Azraphel parve incerto. - Non saprei, ho già bevuto parecchio e per un angelo come me non è molto conveniente... -
- Pfff, al diavolo cosa conviene o non conviene per un angelo! Scusa il gioco di parole. Però credevo che i tuoi predicassero la condivisione e la generosità, dunque non sarebbe una grave mancanza da parte tua lasciarmi tutto quel ben di Dio (di nuovo, scusa il gioco di parole) senza che io possa farne dono al mio più caro amico e dividerlo con lui? -
Azraphel ci pensò su qualche secondo: in effetti, Crowley non aveva tutti i torti. Insomma, per una volta che il demone dimostrava di non voler tenere qualcosa tutto per sé, sarebbe stato davvero un peccato privarlo della possibilità di godere della gioia della condivisione... senza parlare del fatto che erano secoli che l'angelo non gustava un buon calice di idromele come si deve.
- Oh, e va bene! Tentatore che non sei altro! Mi hai convinto. -
Crowley si esibì nella pantomima di un inchino e aprì la portiera della Bentley per permettere ad Azraphel di prendere posto dal lato del passeggero, dopodiché si accomodò al posto di guida e mise in moto, partendo alla volta del suo lussuoso alloggio londinese.


Mentre l'auto sfrecciava a tutta velocità sulle strade della City, nessuno avrebbe potuto immaginare che solo poche ore prima quella Bentley nera in perfette condizioni e dalla carrozzeria lucida e fiammante fosse stata ridotta a un ammasso di rottami carbonizzati.
Lo stesso Crowley, che ora sedeva alla guida con orgoglio curandosi di infrangere tutte le regole imposte dal codice stradale e dal buon senso, aveva davvero creduto di aver perso per sempre la sua amata auto d'epoca.
Fortunatamente, come si diceva sulla Terra, le vie del tizio lassù sono infinite e così, per qualche miracolo (stavolta era proprio il caso di usare questo termine) la sua Bentley era rinata dalle sue stesse ceneri come l'Araba Fenice e delle traversie del giorno precedente non era rimasto il benché minimo segno. D'altro canto, anche Azraphel poteva dirsi soddisfatto del modo in cui la sua libreria era risorta dal devastante incendio che l'aveva divorata.
Neanche a farlo apposta, dall'autoradio si levava l'inconfondibile e possente voce di Freddie Mercury intento a cantare The Miracle, e angelo e demone si ritrovarono a formulare lo stesso pensiero, ovvero che non ci fosse canzone più adatta per il giorno dopo la quasi Apocalisse.
Quando Crowley entrò nell'appartamento, seguito da Azraphel, una piantina che aveva le foglie leggermente afflosciate si affrettò a ricomporsi e a splendere di verde e lussureggiante salute vegetale.
L'angelo lanciò un'occhiata severa in direzione dell'amico. - Ti diverti ancora a terrorizzare le tue povere piante, vero? Hai mai pensato che forse otterresti più risultati trattandole con amore e prendendoti cura di loro invece di spaventarle? -
Crowley emise uno strano verso a metà tra uno sbuffo e un grugnito che, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto riassumere la seguente frase: “Il mio metodo di giardinaggio va benissimo così com'è e comunque non ho nessuna intenzione di sostituire le minacce, che poi sono così divertenti, con delle stupide moine da hippie.”, poi si lasciò cadere sul grande divano di ecopelle bianca, le gambe distese in avanti.
Azraphel rimase colpito dal forte contrasto visivo prodotto dall'abbigliamento total-black del demone sul candore immacolato dei cuscini. Nel complesso, l'angelo si ritrovò ad ammettere che quella visione gli risultava tutt'altro che sgradevole, inoltre l'aria svagata e irriverente di Crowley non era mai priva di una qual certa eleganza che gli conferiva un fascino ambiguo ma, proprio per questo, irresistibile.
Azraphel cercò di ignorare il formicolio che a un tratto gli attraversava tutto il corpo e la vampa di calore che gli era salita al volto. Probabilmente si trattava solo di un rimasuglio di tutta la concitazione del giorno prima.
- Ehm, allora? Questo idromele? -
Crowley sollevò languidamente una mano ad indicare un punto indistinto sul muro alle spalle di Azraphel. - Dietro Monna Lisa, la combinazione della cassaforte è 666... sempre che tu possa premere questo numero senza farti arrostire le dita. -
- Ah ah ah, molto divertente. - commentò Azraphel, scostando con la massima delicatezza l'inestimabile bozzetto leonardiano dalla parete e iniziando ad armeggiare con la chiusura della cassaforte.
Riuscì a concludere l'operazione senza alcuna bruciatura ma l'angelo era perfettamente conscio del divertimento di Crowley che se la rideva alle sue spalle.
All'interno della cassaforte c'erano un secchio, dei guanti di gomma, delle pinze, uno spruzzino e una borraccia.
- Crowley? -
- Sì? -
- Cosa sono questi oggetti? Non ti facevo certo un maniaco delle pulizie, o forse si tratta di un detersivo tanto prezioso da dover essere tenuto chiuso in cassaforte? -
- Ehm, in realtà... quello è il mio kit d'emergenza per le situazioni davvero disperate. -
Azraphel assunse un'espressione seria e sollevò un sopracciglio biondo: per un attimo Crowley rivide l'impronta dell'angelo maestoso che brandiva una spada infuocata all'alba dei tempi, quando l'universo era giovane e Adamo ed Eva vivevano in spensierata armonia con il resto del creato... prima che incappassero in lui, ovviamente.
Per tutte le anime dannate dell'Inferno! Provava sempre un fremito d'eccitazione quando si trovava dinanzi all'aspetto più grave e minaccioso di Azraphel.
- Oh, no... non ci posso credere! Questo è troppo perfino per te! - esclamò l'angelo che, nel frattempo, stava esaminando con attenzione il contenuto della borraccia. - Acqua Santa?! -
Fingendosi più indifferente di quanto non si sentisse in realtà, Crowley alzò le spalle. - E allora? - ribatté sulla difensiva. - Quell'atrocità mi è stata utile in più di un'occasione per tenere a bada certi sgradevoli figuri mandati dai miei superiori. -
- Ma è blasfemo! Ed è... paradossale! -
Di nuovo, Crowley scrollò le spalle nella maniera più incurante che gli riuscì.
Nel giro di pochi secondi però, l'espressione incredula e scandalizzata di Azraphel si trasformò in una risata irrefrenabile che gli fece venire le lacrime agli occhi.
- E ora che c'è, per l'amor di Satana? Devo forse chiamare un esorcista? - sbottò Crowley, irritato dal fatto che l'angelo lo stesse chiaramente... come dicevano gli umani? Ah, già: sfottendo.
Azraphel cercò di controllare l'attacco di ridarella. - Vorrei proprio vederti, sai? Mi piacerebbe davvero guardarti mentre ti infili quei guanti di gomma e ti metti a maneggiare questa roba con le pinze come una specie di scienziato pazzo! Credevo di averle viste tutte da quando ti conosco, ma questa è la migliore in assoluto! -
E di nuovo, l'angelo fu sopraffatto dalle risate mentre Crowley si sentiva avvampare in viso per la vergogna e l'umiliazione. Ecco! Ora gliel'avrebbe rinfacciato per l'eternità.
- Oh, piantala e prendi quelle cavolo di bottiglie di idromele! -
In effetti, a un'adeguata distanza di sicurezza dal micidiale “kit d'emergenza” di Crowley, c'erano due vecchie bottiglie impolverate colme di un invitante liquido dorato che pareva quasi risplendere di luce propria come una specie di sole liquido.
Azraphel le afferrò e richiuse la cassaforte, poi sedette accanto al demone e sistemò l'idromele sul tavolino di cristallo di fronte al sofà.
Crowley fece apparire dal nulla due calici di cristallo tempestati di rubini che Azraphel trovò alquanto pretenziosi e stappò la prima bottiglia versandone il pregiato contenuto color topazio.
Quando entrambi ebbero tra le mani il proprio calice colmo fino all'orlo si resero conto di essere a corto di idee riguardo a cosa brindare.
- Be', allora... a noi, mio caro Azraphel. -
- A noi, Crowley, vecchio mio. -
I due assaporarono il delizioso nettare scendere giù per la gola riscaldandoli e diffondendo nel loro petto un piacevole senso di tepore e conforto.
Azraphel chiuse gli occhi e si lasciò pervadere da quella sensazione di beatitudine che neanche i suoi efficientissimi e zelanti colleghi del Paradiso sarebbero mai stati in grado di replicare. La sua coscienza angelica avanzò qualche debole protesta, ma venne subito messa a tacere dal godimento provocato dall'idromele, il più dolce e aromatico che Azraphel avesse mai bevuto.
Da parte sua, Crowley si permise di affondare ancora di più tra i cuscini che adornavano il divano di design (anch'essi bianchi, ovviamente) e accavallò le lunghe gambe con classe, facendo vorticare distrattamente il liquido ancora presente nel calice.
- Allora? - chiese infine, con un tono stranamente suadente. - Cosa ne pensi? -
Azraphel, ancora rapito dall'estasi della bevanda, si limitò passarsi la lingua sulle labbra. - Oh, il miglior idromele che abbia mai assaggiato, senza dubbio. -


Svariati bicchieri più tardi, angelo e demone si ritrovarono fianco a fianco semidistesi sul divano, le bottiglie ormai vuote e tristi sul tavolino.
Regnava un silenzio rilassato e sonnacchioso, di quelli che sarebbe stato un vero peccato guastare con parole inutili, tuttavia Azraphel sentiva di aver indulto anche troppo ai piaceri e alle dolcezze dell'alcol ed era tempo che tornasse alla sua libreria.
- Bene. Credo proprio che sia ora che me ne vada. Grazie per l'ospitalità e per l'idromele, Crowley. -
Si alzò e fece per prendere il cappotto ma, prima che potesse afferrarlo, il demone comparve di fronte a lui con un movimento fulmineo, sbarrandogli la strada.
- Quanta fretta, amico. -
L'angelo sobbalzò. - Per tutti i santi del cielo! Ti sembra il caso di farmi prendere certi spaventi?! -
- E cos'altro dovrebbe fare un povero diavolo minore come me? Dare qualche scossa di adrenalina al cuoricino di un angelo è il minimo che ci si possa aspettare, anche se, dopo gli ultimi avvenimenti, temo che ormai la mia reputazione demoniaca sia irrimediabilmente compromessa. -
Azraphel non seppe replicare. C'era qualcosa di strano nel comportamento di Crowley, qualcosa di indefinibile e che pure aveva su di lui un profondo effetto, difficile stabilire se si trattasse di una sensazione piacevole o meno.
Con un sorriso ammiccante, quasi lascivo, Crowley gli si fece più vicino e, con studiata lentezza, si tolse gli occhiali neri.
Azraphel poteva ora specchiarsi negli occhi d'oro del demone, poteva sentire il suo alito caldo e fragrante di idromele inebriarlo come il profumo pungente di un qualche fiore primordiale, di quelli che esistevano solo nel giardino dell'Eden eoni prima di quel momento.
A un tratto, l'angelo si scoprì incapace di muoversi, perso nel turbinio di potenti sensazioni che quegli occhi serpenteschi gli suscitavano, nonché preda di un desiderio folle e incomprensibile che stava prendendo possesso di lui con sempre maggior violenza, spaventandolo e confondendolo.
Non era avvezzo alle passioni, Azraphel. Un angelo non cedeva alle pulsioni, sempre che fosse in grado di provarne, né si faceva dominare dagli istinti.
No. Un angelo si ergeva fiero nel suo centro luminoso di distaccata e imperturbabile serenità, predicando il bene e la morale, in accordo con quanto stabilito ai vertici della gerarchia celeste prima dell'inizio dei tempi.
Eppure, forse a causa dei troppi secoli trascorsi sulla Terra tra gli umani, Azraphel sentiva che, in qualche modo, il suo intero essere era mutato. Al pari dei mortali, provava emozioni forti, contrastanti, meravigliose e terrificanti al tempo stesso, come una nave in balìa del mare in tempesta. Il suo corpo era spinto da un'urgenza che gli era sconosciuta ma che lo induceva inesorabilmente ad accostarsi ancora di più a Crowley, a volerlo sentire contro di sé, pelle contro pelle, labbra contro labbra, i loro respiri mescolati, le loro anime unite come lo erano sempre stati i loro destini.
Era forse quello stesso vibrante desiderio, era forse quella stessa incontrastabile brama che aveva provato Eva quando aveva scrutato quelle medesime iridi auree venate da un'unica sottile pupilla nera che ora sembravano aver arpionato il suo cuore incorrotto? Era sotto il loro ipnotico influsso che la prima donna aveva preso la fatidica decisione che avrebbe segnato per sempre il fato dell'umanità?
Ma Azraphel poté limitarsi solo ad immaginare una possibile risposta, perché nei secondi successivi accadde una cosa talmente eccezionale, inaspettata, assurda, ineffabile, che le facoltà razionali dell'angelo vennero completamente obnubilate.
Dapprima, la bocca di Crowley si depose delicatamente sulla sua, le labbra dischiuse che si muovevano piano, provocanti, sfacciate, come per sciogliere le ultime istintive resistenze di Azraphel, che, dal canto suo, bisogna riconoscerlo, provò davvero a scostarsi e a respingere quel dolce ma implacabile assalto. Si sforzò di sottrarsi al contatto con il volto di Crowley, ci mise tutto il suo impegno nonché una notevole dose di buona volontà per obbligare le sue gambe di pietra a fare ciò per cui il suo capo delle alte sfere le aveva progettate quando aveva creato l'uomo, anche un sonoro schiaffone sulla faccia di tolla di quello scellerato del suo amico millenario non avrebbe guastato in quel frangente.
Tuttavia, alla fine, arrendendosi ad una forza evidentemente più grande di lui, Azraphel si ritrovò ad afferrare il colletto della giacca di pelle nera del demone per attirarlo ancora di più a sé.
“Sia quel che sia.” Pensò l'angelo, rispondendo al bacio. “Questa storia dell'ineffabilità e del libero arbitrio comincia a piacermi.”
Crowley sorrise, la bocca ancora premuta contro quella di Azraphel. Era stato necessario arrivare ad un soffio dalla fine del mondo, ma aveva sempre saputo che, prima o poi, quelle labbra sarebbero state sue... insieme a tutto il resto.

  
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