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Autore: Kano_chan    23/02/2019    2 recensioni
Dal quinto capitolo:
- Grazie per il passaggio Hank e perdonami se ti ho fatto preoccupare – gli avevo detto apprestandomi a scendere.
- Provi qualcosa per Connor? Intendo… - il poliziotto aveva lasciato la frase in sospeso.
- Credi sia possibile innamorarsi di un androide ed essere ricambiati? - avevo ribattuto io con un sorriso mesto, prima di aprire la portiera e scivolare via.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor/RK800, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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13

13. Epilogo

Girai la maniglia e spinsi la porta. Quando ero uscita non l'avevo neppure chiusa a chiave... forse, inconsciamente, pensavo di non fare ritorno, chi lo sa?
L’odore famigliare di casa mia mi investì, assieme ad una ventata di aria tiepida che si mescolò con il gelo che c’era fuori.
Appoggiai le chiavi della moto, che era rimasta parcheggiata vicino al campo di smaltimento, avvertendo la presenza di Connor alle mie spalle.
Durante il viaggio di ritorno in taxi mi aveva raccontato quello che gli era successo dopo la nostra separazione. Di come fosse riuscito a raggiungere il deposito della Cyberlife e di com’era stato interrotto da un altro RK800 che teneva in ostaggio Hank. Mi disse che dopo una breve colluttazione, Hank aveva dovuto capire chi di loro due fosse quello vero, in quanto era diventato impossibile distinguerli fisicamente.

Nonostante la paura che il racconto mi aveva creato, quando mi disse che Hank aveva ucciso l’altro Rk800 dopo una serie di domande poste ad entrambi, sorrisi. Senza neppure accorgersene quei due erano passati dall'essere a malapena partner, ad essere amici

- Dicevi sul serio? -


Strappata dai miei pensieri, mi voltai a guardare Connor fermo nell’atrio.

- Eh? - domandai confusa.
- Casa nostra? - rispose lui facendo un cenno circolare con l’indice per indicare la struttura.
- Perchè? Hai un altro posto dove andare? - chiesi.
- Io… no… - rispose corrugando la fronte – effettivamente non ci avevo pensato – aggiunse facendomi scoppiare a ridere.
- Se per te va bene, puoi vivere qui con me – dissi avvicinandomi.
- Penso che possa essere una soluzione – assentì Connor mentre mi alzavo in punta di piedi per baciarlo.

Con una mano gli accarezzai la base del collo, avvertendo la morbidezza dei capelli corti alla base della nuca. Le sue dita sul mio fianco bruciavano come fuoco e la sua lingua che accarezzava la mia era pura elettricità.
Con l’altra mano libera scesi lungo il suo petto, sentendo sotto i polpastrelli la linea dei suoi muscoli, finché non arrivai al bordo della camicia, che elusi per tastare la pelle.
Connor interruppe il bacio, lasciandomi ansante ad un centimetro dalle sue labbra.
Lo guardai, mentre con calma gli sbottonavo la camicia.

- Quanto tempo abbiamo? - chiesi in un sussurro roco.
- Devo incontrarmi con Hank tra otto ore, sei minuti e ventotto secondi – mi rispose.
- Penso che basteranno – conclusi.

11 novembre 2038 – 06:45 Am

Aprii gli occhi e sorrisi. Mi sentivo così stupidamente felice!
Osservai il petto di Connor alzarsi e abbassarsi lentamente, mentre la mia testa appoggiata alla sua spalla ne seguiva il movimento.
Mossi leggermente le dita della mano distesa all’altezza del suo cuore meccanico, udendone il battere leggero. Il braccio di Connor attorno alla mia vita si strinse, così come l’intreccio delle nostre gambe sotto le lenzuola. Una piacevole sensazione di calore si accese alla bocca del mio stomaco. Sapevo perfettamente che Connor non nutriva la stessa necessità di contatto che provavo io, l’appagamento fisico era una pura debolezza umana. Ma nonostante questo mi aveva soddisfatta.... decisamente.
Il ricordo delle ore appena trascorse mi invase come fuoco liquido e per distrarmi alzai la testa, incrociando così lo sguardo di Connor.

- Ciao – mi disse, accennando un sorriso e sistemandomi una ciocca di capelli bianchi dietro l’orecchio.
- Sei un sogno? - dissi io chiudendo leggermente gli occhi a quel tocco.
- Sono piuttosto sicuro di no – sogghignò Connor.

Stava ancora sorridendo quando mi feci avanti per baciarlo.

- No, decisamente non lo sei – affermai, ritrovandomi sdraiata sopra di lui.
- Tu invece sei certa di non essere un androide? Sembra che non ti stanchi mai – replicò lui.

Io mi puntellai sui gomiti per guardarlo in faccia, godendomi la sensazione dei nostri corpi a contatto.

- Sono le prime ore che passiamo senza l’incubo della tua indagine o della Cyberlife – risposi – Riposarmi mi sembrava uno spreco – commentai con un’alzata di spalle.
- Libertà… che strano, fino a poco tempo fa non ne conoscevo il significato – replicò Connor – o almeno non per davvero -

Fissai i suoi occhi castani mentre sondavano il soffitto, sentendo le sue dita passare distratte sulla mia schiena disegnando arabeschi invisibili sulla pelle.
Era perfetto, non avrei trovato un altro aggettivo per definirlo.

- A cosa pensi? -

Mi focalizzai di nuovo sul suo sguardo che ora era posato su di me. Non mi ero neppure accorta di avere la fronte corrugata.

- Sei certo di volere me? - chiesi facendolo trasecolare.
- Perchè mi fai questa domanda? - replicò lui confuso.
- Invecchierò – risposi semplicemente, a dispetto del macigno che il solo pensiero mi creava sullo stomaco.
- Non è un problema – ribattè lui tranquillamente – adatterò il mio aspetto al tuo con il passare degli anni -
- Morirò Connor – proseguii io – noi umani siamo fragili, voi potete essere immortali con un buon grado di manutenzione e..-
- Quando verrà il momento mi farò disattivare – mi interruppe lui.
- Connor! - esclamai puntando le mani sul suo petto per sollevarmi.
- No Ren, ascoltami – mi bloccò nuovamente – ho la libertà di scegliere cosa fare della mia vita adesso, e quando sarà il momento, quando il tuo arriverà, questo è ciò che voglio fare – disse serio.

Un secondo dopo le sue mani si alzarono, accarezzandomi il collo e il viso.

- Voglio te – disse, rispondendo alla mia domanda iniziale.
- Mi hai già da tanto tempo – risposi chinandomi per baciarlo.

15 luglio 2039

- E’ permesso? -
- Hank, entra! -

Uscii dalla cucina e comparii nel salotto. Il poliziotto si fece avanti, mentre dietro di lui Connor, inginocchiato, si faceva fare le feste da Sumo.

- Non dovevi disturbarti – lo salutai, abbracciandolo e alleggerendolo del peso di due bottiglie di vino.
- Non esiste grigliata senza vino – replicò l’uomo.

Hank aveva i capelli più corti e un colorito florido sotto una delle sue improbabili camicie fantasia. Dopo gli eventi di quella che ormai tutti chiamato “la rivoluzione di Detroit”, Hank aveva smesso di bere e fortunatamente di cercare di suicidarsi. Continuava a lavorare al dipartimento di polizia e Connor era oramai un suo collega a tutti gli effetti. Non che il capitano avesse avuto altra scelta, la questione era entrambi, o nessuno dei due.

- Credo che il fuoco sia pronto – ci avvisò Connor – Direi che possiamo mettere la carne a cuocere -
- Sto morendo di fame – asserì Hank seguendoci in giardino – però avrei preferito non interferire con i vostri festeggiamenti -
- Nessuna interferenza, ci fa piacere averti qui per cena – replicò Connor.

Avevamo deciso di comune accordo di stabilire il giorno del nostro anniversario il 15 di luglio, la data esatta del nostro primo incontro.

- Noto dall’assenza di sorpresa da parte tua che ne fossi già al corrente – dissi portandomi la mano destra davanti al viso, dove, sull’anulare spiccava una fedina di diamanti.
- Se vuoi posso fingere – replicò Hank sorridendo – diciamo che gli ho dato un paio di consigli – aggiunse alzando le spalle.
- Hanno funzionato – risposi guardando Connor, che sembrava compiaciuto ed imbarazzato al tempo stesso.

Quella mattina, quando ero scesa a fare colazione avevo trovato Connor in piedi vicino al mio posto e sulla tovaglietta della colazione una scatolina.
Mi ero congelata sul posto, facendo saettare lo sguardo incredulo dal tavolo a lui, talmente a lungo, che Connor aveva iniziato a preoccuparsi. Poi senza nemmeno aprire la scatolina gli ero saltata in braccio gridando “sì” e facendolo scoppiare a ridere.

- Dobbiamo solo aspettare che venga definita una legge a tal proposito – disse Connor – al momento il matrimonio tra androidi e umani non è ancora stato regolamentato – spiegò.
- So che North se ne sta occupando – commentai io.
- I vostri amici ci raggiungono oggi? - chiese Hank.
- Purtroppo no – rispose Connor – Markus aveva alcune riunioni a cui presidiare -

Le cose si stavano evolvendo a poco a poco. Il giorno dopo la rivoluzione di novembre, Markus aveva incontrato il governo e il presidente Warren. Avevano discusso civilmente, anche se da entrambe le parti c’era ancora qualche contrasto.
Da quel giorno, il leader dei devianti si era preso in carico di portare avanti le trattative per stabilire le loro condizioni di vita. Fino a quel momento, era riuscito a far abolire la schiavitù e a ottenere un salario per i lavori svolti dagli androidi che decidevano di loro spontanea volontà di venire impiegati. Il che, aveva aiutato parzialmente a ridurre la disoccupazione dilagante, rendendo di nuovo competitivo il lavoro degli umani. Inoltre, alla morte di Karl, il celebre pittore aveva lasciato parte della sua cospicua eredità a Markus, il quale l’aveva impiegata per comprare alcuni terreni vicino a Detroit dove iniziare ad edificare un luogo che accogliesse gli androidi.
Per quanto riguardava la Cyberlife, gli impianti di produzione erano fermi da novembre, in attesa di capire come poter far funzionare il tutto nuovamente.

- Beh, comunque congratulazioni! - disse Hank abbracciandomi.
- Grazie – rispose Connor – meglio se vado a mettere su da mangiare – aggiunse, allontanandosi tallonato da Sumo.
- Allora? Come va? -

Mi sedetti su di una delle sedie in ferro battuto e mi rivolsi al poliziotto.

- Bene. Incredibile, ma bene – affermò l’uomo.
- Non so perché, ma ho come la sensazione che ci abbia salvato lui e non il contrario – commentai appoggiando il mento sul palmo aperto.
- Non sei l’unica a pensarlo – replicò Hank – credo che l’umanità avesse bisogno di questa rivoluzione – aggiunse.
- Come va Connor? - domandai osservandolo cercare di tenere a bada Sumo in modo che non portasse via le bistecche appena cotte.

Avevo raccontato ad Hank l’episodio di Amanda e lo avevo pregato di tenerlo d’occhio. La mia paura che la Cyberlife potesse di nuovo usarlo non se n’era andata.

- Tutto tranquillo – rispose l’uomo – se non conti Gavin e i suoi insulti mormorati a mezza bocca. Il tuo fidanzato ha un notevole autocontrollo, io gli avrei già spaccato tutti i denti – disse oscurandosi.
- Ho ancora paura che possano portarmelo via, Hank – ammisi rigirando distrattamente l’anello all’anulare.
- Anche se succedesse tornerebbe da te in qualsiasi caso – replicò il poliziotto – dopotutto non lo ha già fatto una volta? - mi chiese con un mezzo sorriso.
- Sì, è vero – annuii.
- Avete finito di spettegolare alle mie spalle? Perchè è pronto – annunciò Connor venendoci incontro con una teglia di carne fumante.
- La mettevo in guardia sul tuo vizio di assaggiare i fluidi sulle scene del crimine e poi di lasciarti cucinare – rispose Hank dando una grattata alle orecchie di Sumo che si era accucciato sotto al tavolo.
- E’ una funziona che mi pare sia di grande aiuto nelle indagini – replicò Connor sollevando un sopracciglio – per esempio l’altro ieri, mi ha permesso di identificare che il sangue della vittima fosse affetto da...-
- Connor!!! - esclamammo in coro sia io che Hank, salvo poi vedere l’espressione divertita del deviante.
- Sta peggiorando da quando lavora con te Hank – affermai dando un buffetto al braccio di Connor, il quale si sporse a lasciarmi un bacio sulla tempia.
- Che ne dite di un brindisi allora? - propose Hank, stappando il vino che aveva portato – Al vostro fidanzamento! - disse riempiendo i bicchieri.
- Alla nostra nuova famiglia! - esclamai io facendo diventare gli occhi del poliziotto lucidi.
- Alle persone che mi hanno reso ciò che sono oggi – aggiunse Connor.

Per un attimo ci sorridemmo tutti e tre, poi Sumo decise di alzarsi di colpo e di rovesciare praticamente tutto ciò che c’era sulla tavola.
Senza riuscire a smettere di ridere, guardai Hank rimproverare il povero animale e Connor tentare di difenderlo mentre asciugava il vino versato.
Quando mi asciugai le lacrime sapevo che non derivavano solo da quello, ma anche dal fatto di essere incredibilmente fortunata.
Ero di nuovo libera.


Fine


Jericho's place:

Eccoci qui, dopo una lunga attesa (perdonatemi) siamo giunti alla conclusione.
Spero che questo finale vi abbia soddisfatti, magari sarà un pò scontato, ma tantè che è andata così! Mi auguro che Dreams vi abbia lasciato qualcosa, o che almeno vi abbia gradevolmente intrattenuti per questi tredici capitoli ^^
Ringrazio di cuore tutti i Lettori che si sono imbarcati con me in questa piccola impresa, grazie a tutti coloro che hanno trovato il tempo di lasciarmi una loro impressione tramite le recensioni: Yujo, Leila91, Pandizenzero, af_Eleven_ e Angela2_0, e a chi ha inserito la storia tra le seguite af_Eleven_, Angela2_0, Foster Giorgi, Leila91, Lunatica_26, Molang, Pandizenzero, Rebecca_mecenero, Roiben, Yujo, _Another_, _Blanca_, _purcit_, e preferite: Angela2_0, Echelon_Potterhead, Lavellan, MaryLove, Rebecca_mecenero.

Con affetto sincero vi abbraccio tutti <3

Magari, chissà, ci rivedremo ;)

Marta
  
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