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Autore: Neko    24/02/2019    2 recensioni
Si ritrovò in un posto oscuro. Un buio così pesante da poterlo quasi toccare. Si sentiva accapponare la pelle. Si abbracciò come a cercare conforto e chiamò a gran voce i nomi delle persone che amava. Nessuna voce rispose però al suo richiamo.
Tutto continuava a essere avvolto dall’oscurità. Poi dei lamenti si alzarono nell’aria, interrompendo quel silenzio innaturale che la circondava, ma che rimpiangeva nel sentire quei gemiti di disperazione e di dolore… Si svegliò di soprassalto, con la fronte ricoperta di sudore e una tremenda sensazione di angoscia.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 42

 

La Jolly Roger era nuovamente salpata per la loro prossima avventura ed Emma era in testa alla nave, che cercava di concentrarsi per prepararsi ad aprire il portale che li avrebbe condotti nella foresta incantata.

Killian al timone della nave la osservava e si aspettava di vedere il portale aprirsi da un momento all’altro, ma si sorprese quando  vide che niente compariva in mezzo alle acque del mare.

Emma si alzò in piedi in allerta, per poi rilassarsi, ma iniziando a parlare da sola.

“Emma, che succede love?” chiese Killian, ma la donna non rispose.

“Per favore, ditemi che non è nuovamente intrappolata in una visione.!” Disse Killian esasperato.

I Charmings si avvicinarono preoccupati per la figlia, ma Roni tranquillizzò tutti dicendo loro “Non è in una visione. C’è Leuca!”

“Chi sarebbe questa Leuca? Un altro dei vostri amici fantasmi?” chiese Snow alla bambina, la quale annuì “Si, quella che viene dalla foresta incantata! Forse vuole aiutarci in qualche modo!”

Tutti sperarono vivamente che fosse così, ma dal volto accigliato di Emma, tutti poterono comprendere che quanto il fantasma aveva da dire, non era qualcosa di positivo.

Emma si girò verso di loro che Leuca se ne fu andata.

“Tesoro, cosa succede?” chiese David avvicinandosi alla figlia e sfiorandole il braccio.

“Dobbiamo brigarci. Abbiamo poco tempo!” disse la donna e senza aggiungere altro, tornò a concentrarsi per svolgere il suo ruolo. Ci vollero un paio di minuti, ma finalmente qualcosa cominciò a formasi nell’acqua e Killian poté indirizzare la nave verso il vortice che divideva le acque marine, buttandosi direttamente al suo interno.

Purtroppo però, si accorsero troppo tardi che quel portale era diverso dal solito. Non vi era un vortice colorato che faceva loro intendere che stessero viaggiando verso un’altra terra. Non vi era niente. Tutto era buio, nero come la pece, spezzato solamente ogni tanto da bagliori rossi come il sangue, poi un forte scossone sorprese tutti, i quali non vedendo cosa stesse succedendo, non riuscirono ad aggrapparsi a niente e vennero scaraventati via dalla Jolly. L’unico a rimanere a bordo, fu Killian, che pilotando la nave, era riuscito a tenersi ben stretto al timone.

 

Fu un forte dolore alla testa a svegliarla dal suo sonno. Aprì gli occhi e in un primo momento non si ricordò cosa fosse successo, poi come in un lampo, tutto tornò alla mente. Si mise di scatto a sedere e si guardò intorno.

Sussultò a quanto vide.

Vide una terra desolata, con alberi abbattuti o morti, il cielo era rosso sangue e le nuvole in lontananza di un nero, più nero della mancanza di luce, che quando si colpivano a vicenda, creavano un frastuono che faceva tremare la terra.

Avrebbe giurato di essersi  nuovamente ritrovata in una visione, ma ricordando quanto le aveva detto Leuca, temeva che non fosse così. Che quello che la circondava fosse la fine che aveva fatto la foresta incantata. Sperava vivamente che il fantasma le avesse raccontato una cosa falsa o che quella fosse veramente una visione, perché altrimenti poteva significare solo una cosa.

Killian, Alice…” cominciò a chiamare, non trovando nessuno nei paraggi.

“Mamma, papà!” continuò.

“Regina, Chloe, Roni, se mi sentite, rispondetemi!” disse ancora.

Nessuna risposta giunse alle sue orecchie e cominciò a farsi prendere dal panico.

Cominciò a correre in una direzione non  del tutto precisa, non sapendo esattamente dove andare.

Se si trovava davvero nella foresta incantata, avrebbe dovuto cercare il castello dei suoi genitori. Era sicura che tutti si sarebbero diretti lì , pensando come un luogo ovvio di incontro nel caso di una loro accidentale separazione. Fermò di colpo la sua corsa, quando si ricordò che le bambine, non sapevano dove fosse il castello. Al diavolo, non lo sapeva nemmeno lei. Era sempre stata condotta, in quanto del tutto ignara di quella terra. Non si era mai del tutto sentita parte di quel mondo, quindi non si era mai presa veramente la briga di conoscere la sua terra di origine.

Emma cominciò a temere per sua figlia, ma sperava che si trovasse con qualcuno.

Regina era vicino alle bambine quando entrarono in quello strano vortice, quindi vi erano buone probabilità che  fossero finite con lei.

Si aggrappò a quella speranza, non potendo fare nient’altro e cercò qualche indizio per capire da che parte dirigersi per raggiungere il castello dei suoi genitori o per l’esattezza, al castello di suo figlio.

Una nuova preoccupazione si aggiunse alle altre che aveva. Henry. Suo figlio aveva deciso di andare a vivere nella foresta incantata, sentendo il mondo reale troppo stretto. In quanto erede aveva ereditato il regno dei suoi genitori e da quanto ne sapeva, come sovrano stava facendo un buon lavoro. Lo aveva sentito un paio di settimane prima…o almeno credeva. Facendo un rapido calcolo dovevano essere passati con l’esattezza 15 giorni e si domandava se in così poco tempo, la foresta incantata poteva ridursi in quel modo, venendo completamente inglobata da quello che lei sapeva essere il mondo degli inferi.

Il paese delle meraviglie, sembrava normalissimo e anche Oz, a parte qualche pazzoide assetato di potere.

Qualcosa non tornava.

Continuò a camminare per quello che le sembravano ore. I piedi erano diventati quasi insensibili e ad un certo punto, inciampò cadendo a terra sfinita.

Si sdraiò a pancia all’aria e osservò il cielo. Era rosso sangue e poteva vedere diversi uccelli neri volare in alto a cerchio.

Sembravano avvoltoi dal modo di comportarsi e quando li vide scendere in picchiata verso di lei, cercò di spostarsi. Si spostò solo di un metro, ma si sentì sollevata nel vedere che non puntavano a lei, ma su colui che l’aveva fatta inciampare.

Si sentì morire il fiato in gola, quando si accorse, che era caduta a causa di una gamba di un cadavere in putrefazione. Quel posto era talmente puzzolente, che non aveva fatto caso a quel corpo. Inoltre i mille pensieri che aveva per la testa, di sicuro non l’avevano aiutata a concentrarsi su dove stesse mettendo i piedi.

Cercò di allontanarsi, quando un rivolo di fumo oltre agli alberi, attirò la sua attenzione.

Sperando di trovare qualcuno, ritrovò in sé un po’ di energia e prese a correre verso quel fumo.

Si ritrovò a pensare con tutta se stessa, che vi fosse un fuoco acceso per cucinare, piuttosto che qualche incendio in procinto di estinguersi o qualche  crepa nel terreno, dalla quale fuori usciva fumo prodotto dal fuoco della terra.

Sorrise quando vide quattro persone, intente a cuocere un cinghiale.

Si diresse verso di loro chiamandoli, ma questi subito si misero in guardia, puntandole delle armi contro.

Alzò le mani in segno di resa e disse a quelli che dagli abiti potevano essere contadini, che non voleva far loro del male.

“Sei qui per il nostro cibo, ma non ti permetteremo di prenderlo!” disse un uomo, facendo un passo in avanti verso di lei.

“No, non voglio il vostro cibo. Voglio solo un’indicazione. Dove si trova il castello dei charmings?” chiese Emma.

Tutti la guardarono stranita.

“Stai scherzando? Ma dove vivi? È la prima cosa che è stato distrutto da quando sono arrivati quei demoni. Questa è la fine della nostra terra. Siamo stati puniti per qualcosa!” disse una donna di mezza età.

“Il castello è andato distrutto? E Henry…cioè il principe Henry, sapete dirmi dove si trova e se sta bene?”

Tutti scossero la testa “Non sappiamo cosa sia successo al nostro sovrano. Probabilmente è perito con la sua famiglia sotto le macerie!”

Emma sentì il suo cuore perdere un battito.

“Da che parte si trova il castello?” chiese nuovamente Emma.

“Non hai sentito quello che ti abbiamo detto? Il castello…” cominciò nuovamente la donna.

“Ditemelo!” ordinò Emma e in quell’istante il fuoco si ingigantì, tanto che due delle persone che erano rimaste vicino al  caldo elemento, dovettero buttarsi a terra, per non venire incendiati.

“Da quella parte a circa un giorno di cammino. Ma  se ci tieni alla pelle, non andare. Lungo la strada vi sono diversi mostri!”.

Emma ignorò il suo consiglio e ringraziando si incamminò.

Cominciava a sentire la necessità di bere e quel caldo innaturale del luogo di certo non aiutava. Sapeva che gli mancava come minimo ancora mezza giornata di cammino, ma ringraziò il fatto di non aver fatto brutti incontri ravvicinati fino a quel punto. Ogni volta infatti che sentiva o vedeva in lontananza qualcosa di sospetto, si nascondeva contro vento, in modo che nessuno potesse percepire il suo odore.

Ma ad un certo punto non potè più tirarsi indietro, quando vide in una radura senza alberi qualcuno scappare. Non riusciva a vedere chi fossero a causa della lontananza, ma poteva vedere dalla corporatura, che si trattava di un gruppo di persone e in mezzo a loro vi era anche qualche bambino.

Voleva giungere al più presto al castello, ma non poteva tirarsi indietro dal salvare quelle persone. Vedeva le persone correre, ma non vedeva da cosa scappassero, finché dal cuore della foresta vide uscire una decina di demoni.

Emma corse verso di loro, mandando avanti però la sua magia, facendo aprire delle voragini al momento giusto, facendovi cadere qualche demone al suo interno. Non tutti però caddero in questo tranello, funzionò infatti con un paio di loro, gli altri continuarono la loro corsa verso quelle persone, mentre altri, l’adocchiarono e si diressero verso di lei.

“Emma!” disse una voce che veniva dal gruppo.

La salvatrice lanciò un’occhiata verso la folla, cercando però di non perdere di vista nemmeno un demone. Potè sentirsi sollevata, almeno in una piccola parte, perché riconobbe sua madre.

Ora sapeva che almeno una persona a cui teneva stava bene.

“Mamma, allontana queste persone, mi occupo io di loro!” disse la salvatrice.

Snow non voleva lasciarla in balia di quei demoni, ma in quanto ex sovrana di quelle terre, si sentiva in  dovere di aiutare il suo popolo.

Emma si rilassò nel vedere che sua madre le diede retta. Avrebbe giurato che avrebbe fatto di tutto pur di aiutarla.

Si ritrovò con sette dei demoni che vi erano inizialmente, ma doveva ritenersi fortunata, che non fossero quegli enormi bestioni che aveva incontrato in passato e soprattutto doveva ringraziare il fatto che, nonostante gli inferi avevano invaso quelle terre, non avevano ancora il dominio assoluto, in quanto i suoi poteri sembravano funzionare alla perfezione.

I suoi colpi andavano a segno senza problemi, l’unico problema era dato dalla loro resistenza, in quanto quegli esseri continuavano a rialzarsi.

Le venne in mente una soluzione, ma prima che potesse metterla in atto,  vide un paio di frecce conficcarsi negli occhi di un bestione, che cadde a terra dolorante.

“Emma!” disse Snow raggiungendola.

La salvatrice scosse la testa “Mi sembrava strano che te ne fossi andata senza porre resistenza!”

“Non lascerò mia figlia in mano di quegli esseri!” disse Snow, scoccando un'altra freccia, ma questa volta venne afferrata al volo e spezza come un misero ramoscello.

“Mamma, stai indietro. Ho un’idea. Vogliono me giusto? E allora perchè non consegnarmi a loro?” disse Emma sorridendo.

“Cosa? Emma sei forse impazzita?” chiese Snow, prima di vedere sua figlia attuare la magia e vedere quei demoni assumere la stessa forma della salvatrice.

I demoni confusi e non tanto intelligenti, si guardarono l’un l’altro, vedendo in loro altre salvatrici e  non sapendo più chi era chi, cominciarono a combattere tra di loro.

Emma si affrettò ad afferrare sua madre e a teletrasportarsi lontano, in  modo tale, che non comprendessero chi fosse la vera salvatrice.

“Oh Emma!” disse Snow, abbracciando la figlia, appena si materializzarono nello stesso luogo Snow  aveva condotto il suo popolo. Era in un campo verde vicino a un fiumiciattolo, uno dei pochi luoghi che ancora avevano mantenuto il loro aspetto originale.

“Stai bene? Dove sono gli altri?” chiese Emma, ricambiando l’abbraccio.

“Io sto bene. Queste persone mi hanno soccorso, ma…tuo padre non era con me e…” in quel momento Snow realizzò  pienamente la seconda domanda “Sei sola?”

Emma scosse la testa “Mi sono svegliata ed ero sola. Non so dove siano Killian e Alice e…ho paura che…”

“No, non terminare la frase. Staranno bene. Staranno tutti bene. Ne sono sicura!” disse Snow.

“Ma…Henry…il castello è…” disse la salvatrice.

“Lo so. Sono stata informata, ma sai meglio di me che Henry è un uomo in gamba, d'altronde ha preso da me!” disse Snow, facendo sorridere Emma.

Emma strinse nuovamente sua madre, poi determinata disse lei di partire nuovamente verso il castello.

Fece pochi passi che si sentì invadere da delle vertigini e senza nemmeno accorgersene, si ritrovò in ginocchio con sua madre che la chiamava preoccupata.

Emma però non riusciva a sentire la voce della madre e vedeva dei puntini comparire nel suo campo visivo.

Sapeva che da li a poco avrebbe perso i sensi e niente valeva la sua volontà di non cedere.

Sentì poi qualcosa di fresco sulle labbra e del liquido scenderle per la gola. Inghiottì istintivamente e subito si impossessò di quella che, una volta tornata un po’ in sé, riconobbe come una borraccia e ne bevve avidamente il contenuto.

Cominciò a vedere i pallini neri sparire e il suo udito, sembrava migliorare e i rumori circostanti tornarono lentamente.

Diede la borraccia a sua madre, la quale le stava strofinando la schiena. Poi vide una donna, una del gruppo aiutato da Snow, avvicinarsi a lei e porgerle qualcosa.

Era un pezzo di pane con un po’ di formaggio. Emma lo accettò volentieri.

“Ti senti meglio ora tesoro?” chiese Snow.

Emma annuì.

“Credo che tu fossi un po’ disidratata. Con questo caldo e niente acqua, non mi stupirei!” disse la donna.

“Si, lo credo anche io. Grazie!” disse l’ultima parola per quelle persone che la avevano dato cibo e acqua. Doveva ammettere che i suoi sensi stavano tornando alla normalità, ma nonostante questo, sua madre le propose di riposarsi, ma lei fu irremovibile, più di quanto potesse esserlo Snow. Voleva trovare suo figlio e tutta la sua famiglia il prima possibile.

“Mamma, sai dove si trova il castello? Riesci raffigurarti la strada da fare per giungere li?” chiese Emma.

“Certo, come potrei non…”cominciò Snow, prima di sentirsi afferrare il braccio e dire “Allora concentrati sulla strada e andiamo!” disse Emma, concentrandosi e in un batter d’occhio, si ritrovarono davanti a un cumulo di macerie.

“No!” disse Emma “Se Henry si trovava al castello quando e…”

“Emma, te lo già detto, Henry starà bene e anche…” Snow non riuscì a terminare la frase che un grosso ruggito fece tremare la terra.

Emma e sua madre corsero subito a nascondersi fra delle macerie, prima di vedere un demone enorme camminare nei pressi del castello e quello che videro i loro occhi le lasciò senza parole.

Appesò al collo come una collana vi erano dei corpo senza vita di quelli che Snow, poteva riconoscere come il suo popolo dai vestiti che portavano.

Strinse i pugno mentre una grande rabbia si impossessò di lei.

Impugnò il suo arco, ma prima ancora che Emma potesse impedirle di fare qualche sciocchezza, le due donne, si sentirono afferrare da dietro, con una mano che tappo loro la bocca prima di essere portate via.

 

 

 

  
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