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Autore: AlekHiwatari14    26/02/2019    2 recensioni
Questa è la storia di My Hero Academia vista sotto un altro punto di vista. Ecco a voi una What if insolita con la "variante" immessa nella storia principale, una variante che potrebbe cambiare sotto molti aspetti la storia dei nostri protagonisti, una variante di nome Rin Aizawa.
In fondo... questa non è una storia normale, ma la storia degli eroi più grandi che il mondo abbia mai conosciuto.
Se volete sapere come sarebbero andate le cose se ci fosse stata la variante, allora questa è la storia che fa per voi.
BUONA LETTURA!
***
[ATTENZIONE : Cambio rating da giallo ad arancio per eventi che partiranno dal capitolo 26! Eh si! La situazione si scalda ragazzi! ]
{IL PERSONAGGIO SORPRESA È GIÀ PRESENTE, MA SARÀ EFFETTIVO NEL 65.}
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio, Shouto Todoroki, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 1
 
"Kacchan! Aspettami!" Si sente l'urlo di una bambina per tutta la foresta. E' stata lasciata indietro dai suoi amici. Comincia a correre, quando il piccolo amico si volta verso di lei.
 

"Ricchan! Sei troppo lenta! Sbrigati, non possiamo stare sempre ad aspettare te." Sbraita il bambino, alterato dalla lentezza della piccola.
Lo raggiunge e insieme agli altri bambini iniziano la loro escursione.
Questa non è una storia come tante. Questa è la storia di come ha avuto inizio la vita dei più grandi degli eroi che il mondo abbia mai visto.
 
Quirk.
Una parola, un significato ben preciso.
Per la società chi non ne ha uno, non ha diritto di esistere e viene emarginato.
Il quirk non è altro che l'unicità di una persona, quella dote o superpotere che altri non hanno. Viene sviluppato fino all'età di 4 anni, ma ciò cambia radicalmente chi ne viene in possesso. C'è chi si monta la testa, chi diventa più aperto ed euforico, chi si chiude in se stesso e poi c'è chi sfogia nell'egoismo assoluto.
Quel gruppo di amici affiatati ormai è destinato a dividersi. L'amicizia che li legava si sta semplicemente sgretolando a causa di quel quirk e dalle aspettative che la società sta dando a ognuno di loro.
Questo lo sa molto bene Izuku Midoriya, colui non ha un quirk e mai l'avrà, ma anche uno dei bambini di quel gruppo.


 
"Kacchan, smettila di fare il prepotente!" Si lamenta semplicemente il bambino vedendolo fin troppo arrogante per i suoi gusti.
Purtroppo quel quirk sviluppato e uscito fuori da Katsuki Bakugou non ha fatto altro che alimentare la sua fiducia, facendolo sfociare in un vero e proprio egoismo.
Quell'atteggiamento dell'amico non gli piace. Izuku è l'unico a tenergli ancora testa e non elogiare tale unicità che egli ha.
Vuole essere temuto. Quale modo migliore di farsi temere se non dandogliene di santa ragione e per giunta con il proprio potere?
Per questo lui decide di fare quella mossa azzardata.
"Deku!!" Urla irritato, allungando la mano esplosiva verso l'amico, ma quella bambina, quella loro compagna di giochi, si mette di mezzo.

Occhi color acquamarina, capelli argentei e lunghi fino a metà schiena, completamente lisci, utilizza il suo quirk per farli smettere. Padroneggia il tempo e riesce a intromettersi per fermarlo, ma incapace com'è non riesce ad afferrare la mano di Katsuki in tempo. Se la trova in faccia, proprio mentre lui attua l'esplosione sul suo volto.
Quella mano che sprigiona fuoco, l'urlo agghiacciante di Izuku, quel dolore accompagnato al bruciore e all'odore di fumo e bruciatura, il sangue che scorre sull'asfalto, mentre qualcuno urla: "Ricchan! Ricchan!"
E' un ricordo troppo confuso. Un evento così traumatico che l'accompagna ogni notte nei suoi incubi.
La ragazza si sveglia di scatto. Ormai ha 15 anni, ma ricorda vividamente ancora quella scena. Ha il fiatone, mentre quel ricordo ancora continua. Sente ancora quella voce di Izuku: "Kacchan, guarda che hai fatto!"
"Ricchan! Svegliati, Ricchan!" Quelle urla di Katsuki poco prima che perdesse i sensi. Come flashback improvvisi ricorda ancora le sue urla quando vide il lato sinistro del suo volto completamente sfregiato.
Con quel ricordo, mette la mano sulla zona percependo la cicatrice che si estende per metà viso. Ha una paura profonda di rivedere la persona che gliel'ha provocata, ma non sono gli unici ricordi che ha di quella cicatrice che ha faticato tanto ad accettare.


"Rin, sei sveglia?!" Domanda la madre aprendo la porta della stanza e vedendola seduta sul letto che la risponde:"Si, il tempo che mi vesto e scendo."
Con queste parole si alza, avviandosi verso l'armadio. Ha la canotta e le mutande nere addosso. Non perde tempo a vestirsi e mettersi quella divisa di scuola media che non vede l'ora di togliere e gettare al vento.
Si specchia, cominciando a pettinarsi i lunghi capelli argento per metterli a sinistra e nascondere quella cicatrice da occhi ostili. Ha il ciuffo che sembra coprirgli gran parte del volto.
Scende giù, per poi prendere quella solita fetta di pane e marmellata e correre verso scuola.

Tutto è così noioso e cupo, ma cerca di essere positiva.
Mancano pochi giorni all'esame della Yuei e deve fare del suo meglio se vuole entrare in quell'istituto. Con questi pensieri non si rende nemmeno conto di essere già arrivata all'entrata di scuola.
Un volto familiare la fa sorridere e togliere quel viso cupo illuminando il suo viso di gioia.
La ragazza non ci pensa due volte a correre da lui, abbracciandolo da dietro e urlando il suo nome all'orecchio: "Shocchan!"

Quell'atteggiamento però non sembra piacergli al ragazzo, tanto che comincia a lamentarsi: "Rin, piantala!"
L'argentea lascia andare la presa e il bicolore si volta verso lei, rivelando di essere Shouto Todoroki, figlio dell'eroe numero 2.
"Shocchan, ho bisogno di un piacere da te."
"Che vuoi ancora?"
La ragazza giunge le mani a mo' di preghiera cominciando a chiedere: "Mi faresti copiare i compiti di matematica? Ti prego, ci metto solo un attimo!"

 

"Mpf... come vuoi..." Mormora con tono seccato il ragazzo, prendendo il quaderno dalla cartella.
Fa finta di sbuffare solo perchè non vuole dare a vedere quella verità tanto scomoda. Lui ci tiene alla ragazza e non poco. Dopotutto l'ha conosciuta in un momento molto delicato della sua vita.
 
***

Era in ospedale quando ha incontrato per la prima volta Rin. Sua madre gli aveva gettato l'acqua bollente addosso ed era stato portato in ospedale per essere medicato. Odiava sua madre, odiava suo padre e cominciò a fuggire via per non vedere nessuno e trattenere quelle lacrime e quell'odio dentro di sé, quando si ritrovò davanti alla piccola. La vide piangere, mentre lui aveva ancora le lacrime agli occhi.
Si voltò e cercò di scappare per non farsi vedere, ma fu troppo tardi. Lei l'aveva già visto.
"Perchè stai piangendo?!" Le domandò lei, alzandosi dalla sedia e andando verso di lui che era di spalle.
"Non sono affari tuoi."
"E' per l'occhio non è così?"
"Che te ne importa?!" Urlò il bambino sentendosi sotto pressione, quando sentì quelle parole che lo lasciarono sorpreso: "E' stato lui, non è vero? Ha fatto esplodere anche a te il volto?"

La parola esplodere gli fece ricordare il padre. Raggelò, mentre si voltava verso di lei a chiedere: "Esplodere? In che senso?!"
"Kacchan..." Mormorò la piccola, per poi scoppiare in un pianto rivelando la sua situazione fisica e psicologica: "Lui mi ha sfigurata. Adesso sono un mostro. Non sarò mai amata da nessuno. Nessuno vorrà un mostro come me accanto. Sono troppo brutta per piacere a me stessa, come posso pensare che possa piacere agli altri? Già lo so. Andrà sicuramente così. Appena mi toglierò le bende, tutti mi cacceranno come la peste."
Shouto non si fece impietosire. Tutt'altro. Sentì che aveva trovato qualcuno con la sua stessa situazione e cominciò a sfogare: "Beh, se è per questo, stiamo sulla stessa barca. Anch'io sono stato sfigurato, ma da mia madre. Ha detto che non sopportava vedere il mio lato sinistro e mi ha gettato dell'acqua bollette addosso, ma non è colpa sua. E' colpa di mio padre che l'ha portata ad odiarmi."

Le lacrime dagli occhi di Shouto continuavano ad uscire senza sosta e l'odio verso quell'uomo continuava a crescere attimo per attimo.
I due si sentivano fragili contemporaneamente e questo li univa in qualche modo.
La bambina, vedendolo piangere e sentendosi anche lei in qualche modo odiata da quel suo vecchio amico d'infanzia di nome Katsuki, lo abbracciò spontaneamente.
Cercò di rassicurarlo in qualche modo.
Era qualcosa che sentiva di dover fare: "Tranquillo. Tu... non sei come lui. Tu sei tu..."
"Ma... io..." Balbettò, non avendo la forza di affrontare quel dolore recato a sua madre, ma Rin non ci pensò due volte a tranquillizzarlo nuovamente: "Stai tranquillo. Insieme ce la faremo."

Si staccò da lui, per poi chiedere: "Qual è il tuo nome?"
"Shouto... mi chiamo Shouto Todoroki."
"Io sono Rin Aizawa, ma puoi chiamarmi Ricchan se vuoi."
"Ricchan?"
La piccola annuì per poi sorridere e chiedere: "Posso chiamarti Shocchan?!"
Da quel momento, quel sorriso di quella bambina è diventata la forza di quel ormai ragazzo di nome Shouto Todoroki.

 
***

Anche se Shouto continua ad essere freddo e distaccato, la verità è che i due sono ormai uniti indissolubilmente da un legame più unico che raro.
"Ecco gli appunti!" Dice la ragazza dandogli indietro il quaderno.
"Già fatto?!"
"Si, lo sai che maneggiare il tempo è la mia unicità."
Il ragazzo afferra gli appunti, per poi avviarsi verso la classe insieme alla sua amica cominciando a farle alcune domande: "Piuttosto, ti sei già preparata per gli esami della Yuei?!"
"Secondo te perchè mai salto i compiti di matematica? Per studiare agli esami di ammissione, no?!"
"Ma non mi dire? Non sapevo che ti stessi preparando già dalle elementari." Sottolinea il bicolore sapendo le sue pecche scolastiche.
"Shocchan! Mi stai prendendo in giro?!" Borbotta l'argentea, guardandolo in mal modo, quando lui ribatte con un semplice: "Dico solo la verità."

Passano i giorni e finalmente arriva il famoso giorno degli esami alla Yuei. Shouto e Rin decidono di fare la strada insieme e la ragazza non è più nella pelle dall'emozione.
"Ma ci pensi? Andremo alla Yuei! Presto saremo nel corso per eroi. Shocchan, appena iniziamo l'anno devi sederti vicino a me, intesi?!"
"Sei troppo sicura di te. Dovresti essere un po' più riflessiva e realista." Gli dice il ragazzo, notando la sue euforia.
La ragazza si ferma, per poi far bloccare anche lui nel vederla stopparsi di scatto.
"Shocchan?" Lo chiama, facendolo voltare verso di lei per poi continuare: "So che per te può valere nulla, ma ci tenevo a dirtelo comunque. Anche se già so che utilizzerai solo metà del tuo potere, mettiamocela tutta per farcela insieme, ok?"
Quelle parole accesero un sorriso sul volto di Shouto. La ragazza fa per entrare, quando lui l'afferra per mano rimanendo silenzioso.

L'argentea si volta e vedendolo a testa bassa comincia a chiamarlo: "Shocchan, qualcosa non va?!"
"Io..." Interrompe, per poi alzare il volto indeciso. C'è un attimo di silenzio prima che li riesce a prendere il coraggio di dire: "Prima di entrare ci tenevo a darti una cosa."
Le prende le mani, mettendogli un oggetto di piccole dimensione al suo interno, per poi guardarla negli occhi e continuare con un semplice: "Buona fortuna."

Lascia le mani ed entra all'interno della scuola, lasciando la ragazza perplessa e confusa.
Rin apre le mani e abbassa lo sguardo per vedere cosa fosse.
"Cosa? Un bottone?" Domanda sempre più confusa. Solo qualche istante dopo si rende conto della verità su quell'oggetto. Diventa completamente rossa in viso dall'imbarazzo.
Quello non era altro che il secondo bottone della giacca della divisa delle medie di Shouto. Era una dichiarazione bella e buona, ma anche silenziosa e riservata proprio com'è nel suo stile.
Era stato anche abbastanza freddo e distaccato siccome se n'è andato prima di vedere la reazione della povera Rin.
"Shocchan..." Mormora la ragazza, per poi sorridere ed entrare più decisa che mai a passare le selezioni.


 
TRE GIORNI DOPO...



"Ehi, amico. Com'è andata per l'esame?!" Domanda un compagno di classe infastidendo il ragazzo.
"Non siamo amici. Perchè dovrei dirtelo?!"
In quell'istante il compagno di classe si rende conto di un particolare che gli altri non hanno ancora notato: "Todoroki, che fine ha fatto il tuo bottone?"
"Oh, non dirmi che l'hai dato a qualcuno." Comincia a interessarsi una ragazza della classe, suscitando perplessità nel tipo che gliel'ha chiesto: "Ma ti prego. Todoroki non è quel tipo di persona"
"Ah... quanto siete fastidiosi." Mormora, entrando in classe, pronto per sedersi quando la porta viene spalancata con violenza da un uragano chiamato Rin Aizawa.
"Buongiorno, classe! Indovinate chi è stata ammessa alla Yuei!"
"Cosa? Aizawa è stata presa alla Yuei?"
"Sicuramente Todoroki le avrà dato una mano." Commentano due della classe, alterando la ragazza che gli da due ceffone dietro la testa, per poi provocare: "Ripetilo se ne hai il coraggio!"
"Aizawa, è stupendo che tu sia riuscita a passare. Sbaglio o era il tuo sogno?"
In poco tempo gran parte della classe le va vicino. Solo in quell'istante, vedendola circondata di persone, Shouto abbassa il volto cominciando a riflettere su ciò che è accaduto quel giorno degli esami.
Pensa che probabilmente ha rovinato tutta la loro amicizia consegnandole il bottone, che i suoi sentimenti non saranno ricambiati, ma quei pensieri vengono interrotti bruscamente: "Shocchan..."
Il ragazzo alza lo sguardo, vedendo Rin vicino al suo banco. Confuso, tenta di non mostrare le sue emozioni, chiedendo: "Che vuoi?"
"Sei stato preso anche tu, non è così?"
"Certo. Lo sai che sono il figlio dell'eterno numero 2. Come potevo non essere preso?"
"Ah no! Qui ti sbagli. Non sei il figlio dell'eterno numero 2. Lui è il numero 2 perchè il numero 1 sei tu. Per questo sei stato scelto."
"Quando sei nervosa parli a vanvera. Taglia a corto. Se è per quella cosa..."
"Shocchan, dovresti osservare di più i dettagli."
"Osservare i dettagli?"
Solo in quell'istante si rende conto che la ragazza ha come una collana, ma non lo è. Quel ciondolo non è altro che il bottone dato da Shouto. Quella situazione lo lascia a disagio a tal punto che abbassa lo sguardo, mentre lei continua:"Tranquillo, nessuno sa del tuo portafortuna, ma l'anno prossimo ci sediamo insieme."
Il ragazzo accenna un sorriso, mentre vede la ragazza andare verso il suo banco. Nessuno dei due sa che quella promozione a quella scuola non è altro che l'inizio di una serie di sfide che dovranno affrontare.
   
 
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