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Autore: Enchalott    27/02/2019    2 recensioni
La vicenda si colloca all'incirca un mese dopo il termine del Budokai Uchuichi che, come sgradevole effetto collaterale, ha concesso a Frieza la resurrezione. Chiaramente, il tiranno si riorganizza e attacca la Terra come aveva meditato. Goku e Vegeta si fondono con i potara per fargli passare i bollenti spiriti, cacciandolo via con ignominia, ma... la fusione non si scinde!
"Vegett puntò lo sguardo intenso al cielo, distogliendo l’attenzione da… ehm, sua… moglie? Aveva percepito una riconoscibile energia spirituale in rapido avvicinamento. Nei suoi occhi a mandorla balenò un lampo di speranzosa aspettativa.
Accettare la fusione con il suo rivale era stata una causa di forza maggiore, altrimenti non ci avrebbe pensato neppure. Se l’era fatta andare a genio perché diventare tanto potente era una sensazione fantastica. Prendere a calci il suo avversario, poi, era ancora più soddisfacente. Era un Saiyan autentico e incredibilmente individualista nei combattimenti: una caratteristica comune a entrambe le sue personalità. Forse era per quello che gli riusciva così bene combinarle. Anzi, no. Non avrebbe affatto dovuto pensarlo, maledizione! Non ci teneva certo a restare con… lui! Così non avrebbe potuto superarlo come desiderava! Digrignò i denti, estremamente seccato".
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Vegeta, Vegeth | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fusione

Un interminabile mese.
Tanto era trascorso dall’ultima fusione tra Goku e Vegeta. Si sarebbe dovuta sciogliere in una manciata di minuti, sessanta in tutto, come sempre era avvenuto.
Invece, non era successo.
Anche se la creatura generata dall’unione dei due guerrieri aveva raggiunto e, forse, superato il livello di super Saiyan blue, il tempo a sua disposizione non si era affatto dimezzato a causa del notevole dispendio di ki. Kakarott e il principe erano rimasti ostinatamente uniti e nessuno era stato in grado di motivare l’assurdo fenomeno.
Vegett era tale da ormai trenta giorni.
Aveva provato a sfilarsi gli orecchini potara, senza ottenere successivamente alcun risultato. Aveva concentrato la sua aura al massimo più e più volte, tentando di azzerare le energie residue, tuttavia la fusione era rimasta intatta.
E adesso era là, abbarbicato sulla ringhiera della grande terrazza della Capsule Corporation, con le mani in grembo a giocherellare con i guanti bianchi della sua dogi.
 
Bulma lo osservò, con i pugni posati sui fianchi: suo marito era lì dentro, in quell’uomo affascinante e terribilmente forte che, però, non era del tutto Vegeta.
Proprio lui, che detestava mischiare la propria essenza a quella del rivale, non era stato in grado di ritornare ad essere un singolo individuo. Sicuramente non lo stava facendo apposta, ma il limite di tolleranza della scienziata era ormai giunto alla saturazione. Vegeta le mancava terribilmente. Non sopportava più di non poterlo abbracciare, di non condividere il letto con lui ogni notte, di non vederlo girare per casa con quell’aria corrucciata e pensierosa che le faceva palpitare il cuore. Rimpiangeva persino i suoi allenamenti totalizzanti e le loro litigate, che erano soltanto un delizioso duello di cocciutaggine reciproca e che finivano puntualmente in… beh, in quell’intimità che per loro era speciale.
Sospirò.
 
Chichi puntò a sua volta lo sguardo sul Saiyan, incrociando le braccia sul seno, imbronciata più che mai. Goku ne aveva combinate tante nella vita, tutte orientate a farle perdere la pazienza, ma quella attuale era certamente la peggiore che avesse mai concepito. Probabilmente lo stava facendo di proposito, per rimanere ospite alla Capsule Corporation ed evitare così di lavorare nei campi, come al solito!
Eppure quello zuccone dal cuore puro, nelle rare volte in cui decideva di restare a casa tra un’idea malsana e l’altra, le riempiva la vita e la faceva sentire felice. Era il suo testone e non ne poteva fare a meno.
No, forse Vegett non stava deliberatamente restando fuso: la prova regina era che, anziché filarsela per potenziarsi in qualche luogo sperduto dell’universo, era rimasto sulla Terra e ce l’aveva davvero messa tutta per scindersi.
Scosse la testa.
 
Vegett puntò lo sguardo intenso al cielo, distogliendo l’attenzione da… ehm, sua… moglie? Aveva percepito una riconoscibile energia spirituale in rapido avvicinamento. Nei suoi occhi a mandorla balenò un lampo di speranzosa aspettativa.
 
Accettare la fusione con il suo rivale era stata una causa di forza maggiore, altrimenti non ci avrebbe pensato neppure. Se l’era fatta andare a genio perché diventare tanto potente era una sensazione fantastica. Prendere a calci il suo avversario, poi, era ancora più soddisfacente. Era un Saiyan autentico e incredibilmente individualista nei combattimenti: una caratteristica comune a entrambe le sue personalità. Forse era per quello che gli riusciva così bene combinarle. Anzi, no. Non avrebbe affatto dovuto considerarlo, maledizione! Non ci teneva certo a restare con… lui! Così non avrebbe potuto superarlo come desiderava!
Digrignò i denti, estremamente seccato.
La colpa di quel trambusto era stata di Frieza - chi se non lui? - che aveva tentato di attaccare il pianeta per l’ennesima volta, servendosi di un marchingegno che avrebbe dovuto supplire alla sua ormai netta inferiorità.
Puah! Detestava quel nanerottolo caparbio, bugiardo e privo di orgoglio. Alla fine del loro breve duello, il nemico era scappato con la coda tra le gambe e con l’astronave in fiamme; Vegett gli aveva lanciato dietro una Final Kamehameha, che tuttavia aveva mancato di un filo il bersaglio. Se volutamente o no, non lo aveva ancora deciso. Tuttavia si diede dell’imbecille, per certi versi. Aveva perso un’occasione d’oro per liberarsene definitivamente. Perché di sicuro quel verme sarebbe tornato, magari sfoggiando un altro colorito e una nuova mutazione… e ci sarebbe stato da divertirsi! Hah! O da farsi venire i fumi per il nervoso.
 
Vegett aveva aspettato con pazienza che i due guerrieri che lo componevano si separassero. L’attesa stava ancora perdurando, in un clima sempre più teso. No. Teso non era l’aggettivo giusto, in realtà. La sensazione che percepiva sulla pelle era ben diversa.
 
Il ki in arrivo si concretò in un’ondata di luce, rivelando tre esseri superiori: Kai-O Shin, Lord Beerus e il tenshi Whis.
“Era ora!” borbottò Chichi, aggrottando le sopracciglia.
“Si può sapere perché ci avete messo tanto?” domandò sbrigativamente Bulma, avanzando impettita verso i convenuti.
“Ehi, donna…” ringhiò il dio della Distruzione, palesemente infastidito, sferzando l’aria con la lunga coda viola “Abbiamo fatto talmente presto che ho persino saltato la colazione! Ti suggerisco di non irritarmi! Sono a stomaco vuoto, non so se mi spiego!”
La ragazza gettò a terra con rassegnata indifferenza una capsula hoi-poi, dalla quale si materializzò un sontuoso banchetto sotto al naso esigente dell’Hakaishin, che mutò immediatamente umore, tuffandosi su quel pasto luculliano.
“Ecco!” sbuffò lei “Sistemato. Ora possiamo sapere che cosa avete scoperto?” domandò severa.
“In realtà non siamo proprio certi di aver trovato la reale causa del problema” ammise Whis placido, osservando in tralice Vegett, che saltò giù dal suo trespolo.
“Come sarebbe a dire?” sbottò Chichi, decisamente infuriata.
“Beh, non esiste nessun precedente su cui basarsi, in verità…” mediò Kai-O Shin, inserendosi nella discussione con aria colpevole.
“La ragione più probabile è che Goku e Vegeta abbiano raggiunto un livello di ki pari a quello di una divinità…” spiegò con calma il tenshi dagli occhi violetti “… e, come voi sapete, la fusione tra due esseri superiori è perpetua” concluse.
Il guerriero Saiyan corrugò la fronte, socchiudendo le palpebre in un moto di evidente preoccupazione. Qualcosa dentro di lui bruciò dolorosamente.
“Stai dicendo che è successo come quando Shin si è unito a Kibith?” mormorò serio.
Il dio della Creazione annuì, sinceramente dispiaciuto.
“Sono dolente, ma quando vi ho prestato i potara, non credevo che foste divenuti così possenti. Mi sento in colpa, avrei dovuto percepirlo e avvisarvi…”
Chi!” fece il guerriero con disappunto, prendendosi il mento tra le dita.
“Allora non c’è problema!” esclamò Chichi con un sospiro di sollievo “Loro hanno chiesto al Drago di essere separati, potremmo esprimere lo stesso desiderio!”
“Shen-Long non potrà essere evocato prima di un anno” comunicò Bulma, frenando brutalmente l’entusiasmo dell’amica.
“E Polunga prima di sei mesi” precisò Whis flemmatico.
“Prima che voi chiediate sfacciatamente l’intervento del Drago degli Dei” bofonchiò Beerus con la bocca piena di cibo “Vi ricordo che sono trascorsi solo cinquanta giorni dalla conclusione del Budokai Uchuichi. Perciò anche le super Sfere sono off limits!”
Vegett incrociò le braccia sul petto, pensieroso.
La sua condizione era inaccettabile. Certo, avrebbe potuto approfittarne per compiere un addestramento di alto livello, ma non sarebbe stata la stessa cosa. Non ne avrebbe ricavato la medesima soddisfazione personale. Dentro di lui, Vegeta e Goku avevano iniziato a fremere a fronte di un’iniziativa del genere. Perciò, nulla da fare. Inoltre, si presentavano altre questioni di carattere strettamente privato.
Lo sguardo omicida di Chichi gli aveva fatto venire i sudori freddi, anche se una parte del suo essere lo aveva bellamente ignorato. L’espressione addolorata di Bulma, invece, gli aveva provocato una lancinante stretta al cuore, che una metà di lui aveva osservato con schietto stupore.
Avrebbe dovuto farsi ospitare da Dende al Santuario e chiedergli il permesso di usare la Stanza dello Spirito e del Tempo, ma qualcosa dentro di lui gli suggerì che non fosse la trovata più consona. Forse avrebbe potuto seguire Beerus sul suo pianeta e sfidarlo, per verificare di quanto si erano incrementate le sue facoltà dopo il Torneo tra gli Universi. No, pessima idea. Sua figlia Bra aveva poco più di un mese e lui non… cioè, Vegeta non si sarebbe mai assentato, comportandosi da scriteriato e infrangendo la promessa che aveva fatto a sua moglie. Anche Goku, a fronte dell’impegno preso dal suo compagno di disavventura, si era rassegnato a malincuore a restare. Niente fughe improvvisate. E poi aveva giurato a sua nipote Pan di portarla al mare… ricordo che suscitò, dall’altra parte, una serie di rimproveri ben assestati.
 
“Non ci resta che aspettare” sancì il tenshi, impugnando il suo lungo scettro anulato e preparandosi alla partenza “Lord Beerus?”
“Mi stai mettendo fretta, Whis?” replicò questi irato, sollevando le fauci da un vassoio colmo di delizie.
“Io non mi permetterei mai” flautò l’angelo con studiata noncuranza “Ma le ricordo che il sommo Zen-O ci attende a palazzo per discutere di varie questioni burocratiche. Siamo già in ritardo”.
L’Hakaishin inghiottì un boccone intero, rischiando seriamente lo strangolamento, e si batté più volte la mano sul petto, respirando a fatica.
“Muoviti, Whis!” ordinò tra un singhiozzo e l’altro, aggrappandosi alle vesti fluenti del suo serafico maestro “E voi…” minacciò appena ebbe riacquistato le facoltà respiratorie “… cercate di non combinare altri guai!”
“Non si preoccupi, lord Beerus” replicò Vegett con un sogghigno “Piuttosto, ci saluti il caro Zen-chan!”
“Anche con la fusione resti un maleducatoooooo!!!” sbraitò il dio della Distruzione, mentre si dissolveva in una lunga scia di luce abbagliante.
 
“Se posso fare qualcosa…” tossicchiò Kai-O Shin, arrossendo pesantemente sotto la carnagione rosata.
“Per esempio, non prestare più quei dannati potara a mio marito!” ruggì Chichi, annodandosi nervosamente lo scialle di seta sulle spalle, mentre il dio della Creazione fissava il suolo con parecchio imbarazzo.
“Oppure cercare un altro sistema per scindere la fusione senza dover attendere tanto” propose Bulma, apparentemente meno irritata “Potrebbe chiedere udienza al saggio Zuno o domandare all’Anziano se conosce altre opzioni…”
“Beh… s-sì…” balbettò il Superiore, realizzando che ormai la mancata separazione dei due Saiyan era diventata più un affare privato di famiglia “Lo farò subito” disse, accomiatandosi con un educato cenno di saluto.
Poi sparì.
Vegett trasse un lungo sospiro, voltando il viso verso le due donne, sentendosi al contempo triste e furente, incerto e spaesato. Più un’altra caleidoscopica miriade di sentimenti.
Avrebbe dovuto operare una scelta.
 
   
 
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