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Autore: Caterina_98    27/02/2019    1 recensioni
“Harry sta per iniziare la seconda parte del suo tour solista, Louis sente la sua mancanza dopo appena sette minuti da quando è partito e si amano sempre, come il primo giorno. E forse, baciandosi sotto le stelle di Modena, un po’ di più”
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono tornata, e come non potevo portarvi un altra OS Larry?
Questa volta è una canon, la mia prima, quindi siate buoni e non distruggetemi i sogni.
Sono sempre più che graditi commenti e consigli.
Sappiate che vi voglio tanto bene e vi ringrazio con tutto il cuore di spendere tempo a leggere quello che scrivo. 
Cate. xxx

 



Londra, 10 marzo

 

Un borsone Yves Saint Laurent abbandonato sul pavimento di fronte all’ingresso, accanto un paio di mocassini Gucci in pelle nera con la fibbia in oro che riflette tenui bagliori sulla parete, gli insoliti raggi di sole londinesi che filtrano dalle finestre.

“Ricordami perché non puoi venire con me.” il rumore di un bacio.

“Lo sai il perché.” sospira. “È per lo stesso motivo per cui io devo fingere di essere a Los Angeles e tu ieri sei uscito con quella.”

La rabbia, che spesso assomiglia di più al dolore, gli impedisce anche di nominarla.

“Non voglio lasciarti qui.”

“Sarà solo per qualche giorno, il tanto per non creare sospetti.” le parole appena sussurrate si disperdono nel grande ambiente.

“Non ce la faccio senza di te.” le dita delle mani sono intrecciate.

“Haz, là fuori ci sono migliaia di persone che stanno aspettando questo momento da mesi! Potresti salire sul palco e stare in totale silenzio per un’intera ora e loro ti amerebbero comunque.”

“Ho paura.”

“Lo so, ma andrà tutto bene.”

Petto contro petto, fronte contro fronte e cuore contro cuore, a separarsi ancora una volta, l’ennesima, perché due persone che per la stampa non si parlano più non possono farsi vedere mentre scendono dalla stessa auto, con le labbra ancora umide di baci.

E Louis lo sa, che sono solo pochi giorni e non dovrebbe essere un problema, ma lo è, perché Harry deve iniziare il suo tour e nemmeno il successo internazionale e anni di esperienza lo renderanno mai audace abbastanza dal salire su quel palco senza preoccupazioni.

Louis lo sa perché lo capisce.

Perché ricorda perfettamente cosa significhi avere la gola così secca da farti pensare non possa uscirne nemmeno un suono.

Perché lo aveva visto decine di volte piegato sulla tazza del bagno del camerino mentre vomitare a causa dell’ansia, prima di iniziare un concerto.

Perché gli stupidi riti scaccia-sfortuna che facevano con la band, servivano solo a sentire che non erano soli.

Eppure, questa volta, non ci sarebbe stato nessuno dei ragazzi a stringergli le mani, né Louis a tenergli i capelli, e nemmeno gli abbracci di gruppo a sostenerlo, o meglio, non quelli degli One Direction.

 

“Ti amo.”

“Ti amo anche io Louis, ti amo sempre.”

Harry infila ai piedi i mocassini, quelli che Louis gli aveva pregato di non comprare, perché a detta sua “non ci capisce molto di alta moda, ma quella sottospecie di scarpe hanno ben poco di attraente”, e al riccio un po’ si era crepato il cuore a sentir parlare così di quei piccoli capolavori di gran classe- che poi aveva comprato, ovviamente-.

Quando la porta si chiude alle spalle del minore, Louis deve reprimere l’impulso di chiamarlo indietro anche solo per un ultimo bacio, ma sa che renderebbe solo le cose più difficili.

La casa senza Harry è avvolta nel silenzio, nonostante il tempo gli abbia insegnato a convivere anche con questo.

Le prime volte era difficile. Ricorda con un misto di tenerezza e malinconia quando i saluti erano rimandati all’ultimo minuto per non dover anticipare la solitudine che li avrebbe accolti una volta lontani.

Restavano abbracciati per ore, a dirsi smancerie romantiche e baciarsi per imprimersi nella mente il sapore delle labbra del compagno e il timbro della sua voce.

Louis ha sempre trovato stravolgente come la presenza del riccio condizionasse la sua vita: la sua assenza gli impediva di sentirsi completo e, al contrario, anche nei momenti difficili una carezza, un bacio o semplicemente averlo accanto, rendeva tutto più sopportabile.

Si era reso conto di essere completamente fottuto un giorno qualsiasi, quando un fan gli aveva chiesto dove vivesse al momento e, mentre era già pronto a rispondere, la sua mente gli aveva giocato un brutto scherzo e si era dovuto mordere una guancia per impedirsi di rispondere “tra le braccia di Harry” e buttare all’aria anni di segreti e maschere.

Era un coglione.

Innamorato, ma pur sempre un coglione.

Sarebbe troppo ridicolo chiamare Harry adesso? Sfila il telefono dalla tasca dei pantaloni, ma l’orologio sul muro lo informa che sono passati solo sette minuti da quando il ragazzo è uscito di casa, quindi abbandona l’idea per conservare quel poco di dignità che ancora gli è rimasta, e si siede sul grande divano in tessuto grigio per guardare una partita di calcio.

Dopo pochi minuti, però, la sua mente sta vagando nei ricordi e pensa che, probabilmente, la dignità l’ha persa già tutta la notte di quasi due anni prima, nell’esatto posto in cui si trova adesso.

Il vento glaciale sferzava le finestre, lui ed Harry avevano litigato furiosamente per qualcosa di stupido legato a Briana- una stretta gli avvolge il cuore nel momento in cui pensa a quel nome-.

Il riccio, preso dallo sconforto e dalla rabbia, aveva lasciato la loro camera da letto a favore del divano nel soggiorno.

Odiavano sputarsi addosso cattiverie,  guardarsi negli occhi accecati di rabbia pronti a ferirsi a vicenda,  sprecare il poco tempo che avevano con urla e parole taglienti.

Louis ci aveva messo quattro minuti esatti per correre da lui e abbracciarlo da dietro con tutte le forze che aveva, con le spalle scosse dai singhiozzi e il viso premuto sulla schiena del minore.

 

Probabilmente era stata colpa delle lacrime che raramente sgorgavano dai suoi occhi, ma non era passato molto prima che Harry si voltasse e lo  stringesse tra le braccia mentre il liscio gli ripeteva con voce sconnessa quanto lo amasse, e quanto fosse stato stupido a dubitare anche solo per un secondo di loro.

Alla fine avevano fatto l’amore sul divano, e Louis si era trovato tremante per motivi del tutto differenti di quelli che lo avevano portato lì, sudato nonostante il freddo che imperversava fuori e scosso da onde di piacere.

Sì, concorda con se stesso mentre diverse immagini gli passavano davanti agli occhi, aveva decisamente perso la dignità quella notte- e aveva anche sporcato il divano, per inciso-.

Si lascia andare contro i cuscini morbidi e chiude gli occhi, non curante dei giocatori che si affannano sulla tv al plasma e delle notifiche che lampeggiano sullo schermo dello smartphone.

 

Basilea 10 marzo

 

Harry atterra in Svizzera quando ormai il sole sta tramontando.

Il volo è durato poco più di un’ora e si sente solo le orecchie tappate per via dei cambiamenti di quota; non ci fa più nemmeno caso, troppo abituato ad attraversare interi continenti in una notte sin da quando era un ragazzino.

Manda un messaggio a Louis informandolo dell’atterraggio e, con il bagaglio in spalla, si prepara per attraversare l’aeroporto.

Decine di fan appostate in ogni angolo chiamano il suo nome e sventolano le braccia per farsi notare. Harry si limita a sorridere e salutarle con la mano, mentre percorre i pochi metri che lo separano dall’uscita e sale su una grossa Jeep dai vetri oscurati per raggiungere l’albergo in cui passerà la notte.

Il gelido inverno sta lasciando spazio alla primavera e il clima è tornato ad essere mite, quindi è inevitabile che Harry voglia concedersi una passeggiata o una visita notturna a Basilea per rilassare i muscoli e lasciar fluire i pensieri, ma in quel momento non ha le forze per incontrare fan e firmare autografi per loro.

Ha tremendamente paura.

E ha bisogno di una persona.

Una persona che non è lì.

Si sdraia sul letto, ancora completamente vestito, il borsone abbandonato ai suoi piedi.

Quando durante i tour a lui e ai ragazzi erano assegnate stanze di lussuosi hotel, si divertivano ad ordinare tutto ciò che c’era nel menù e passare la notte tra partite alla PlayStation e racconti divertenti.

Serate che si concludevano sempre con Louis nudo su uno dei letti king size della suite e lui eccitato ed innamorato perso.

Pensare a quei momenti gli crea un vuoto nel centro del petto, dove è sicuro esserci il cuore.

Si lascia cullare dai ricordi- quelli collezionati con la band e quelli più recenti del suo primissimo tour da solista- e, sentendosi pervadere da un senso di felicità e curiosità per ciò che accadrà il giorno seguente, si abbandona alla stanchezza.

 

Basilea 11 Marzo

 

Quando Harry si sveglia è piena notte; la stanza è illuminata solo dalla luce della luna che filtra dalle persiane aperte e sfila i vestiti, cercando a tentoni la borsa da viaggio dalla quale estrae una delle magliette che è riuscito a rubare dall’armadio di Louis prima di partire.

Si infila sotto le coperte morbide del letto con la stoffa dell’indumento intrisa di profumo stretta tra le mani grandi, e si addormenta nuovamente in pochi minuti, senza sapere che a cinquecento trenta miglia da lì Louis, si è appena svegliato con la schiena dolorante. Forse ha avuto solo la forza di trascinarsi in camera e di posare il volto nel cuscino che profuma di ‘tobacco vanille’ prima di farsi cullare da sogni che sanno di lui.

La seconda volta che Harry si sveglia l’alba colora il cielo di un giallo intenso ed è ancora troppo presto per la colazione, ma troppo tardi per sperare di addormentarsi nuovamente.

Mancano solo poche ore al soundcheck e l’eccitazione per il concerto inizia a scorrergli nelle vene.

Si fa una doccia e si stende sul divanetto nel centro della suite per leggere un libro- e occupare la mente-, ma pochi minuti più tardi viene distratto dalla vibrazione del telefono abbandonato tra i cuscini.

“Louis? E successo qualcosa?”

“Sapevo che ti avrei trovato sveglio.”

“Ma è l’alba!”

“Non volevo disturbarti, pensavo avessi voglia di parlare...”

“Non mi hai disturbato, lo sai, ma non c’è bisogno di preoccuparsi per me.”

“Non mi sto preoccupando.” la sua voce riflette il tono di sfida di chi è stato colto sul fatto ma non vuole ammettere di avere torto.

“Volevo farti compagnia.”

“È gentile da parte tua.”

“Non stai parlando con la regina Elisabetta, idiota, non devi fingere di essere contento.”

“Lou, sono sempre felice di sentirti.”

“Ci mancherebbe, non ti ho sposato per essere rifiutato al telefono.”

“Ti amo.”

“Ti penserò stasera, ti amo anche io.”

Quando la chiamata si chiude ed Harry riprende a leggere il suo libro, ha il cuore più leggero e l’ombra di un sorriso sulle labbra.

 

Il pomeriggio arriva in fretta e senza rendersene contro Harry è sulla stessa Jeep nera del giorno precedente, mentre sfila di fronte all’arena in cui si esibirà e osserva curioso le file di fan già appostate davanti agli ingressi.

 

Nonostante abbia fatto decine e decine di concerti prima di quello, ogni volta lo commuove vedere tutto l’amore che continua a ricevere. I messaggi di supporto, le lacrime di gioia di chi lo incontra per caso, gli applausi e le urla che riceve dopo una performance che gli risuonano nelle orecchie per ore.

Spesso si chiede cosa abbia fatto per meritarsi tutto quello.

Ed è proprio l’amore che ha ricevuto negli anni che metterà in mostra durante il suo tour, perché il suo obbiettivo è di donare a chi lo segue un po’ dello stesso affetto che lo ha aiutato a crescere e a sentirsi accolto nel mondo.

Vuole che tutti coloro che lo aspetteranno fori dalle arene si sentano accettati, amati e vivi, almeno per un’ora.

Almeno con lui.

Quando entra nel backstage, la sua band lo sta già aspettando. Adora quei ragazzi e ha la fortuna di condividere con loro sia gli stessi ideali che la medesima passione per la musica.

Dal momento in cui li ha conosciuti gli è bastato poco per capire che la loro sarebbe stata un’amicizia sincera e duratura, e quando sei una superstar trascinata da un luogo all’altro nel mondo insieme a persone di cui non conosci nemmeno il nome, l’amicizia ti salva la vita.

Harry lo sa fin troppo bene.

 

Il palco per lui è come un mondo a parte, un pianeta in cui non esistono altro che la sua anima e la sua musica.

Ed è esattamente quello che prova nel momento in cui la pedana si alza e la sua figura viene rivelata.

L’ansia che gli attanagliava lo stomaco sparisce nel momento in cui un boato di grida si innalza dall’arena e lui inizia a ballare e cantare sulle note di Only Angel, mentre il suo completo nero glitterato luccica sotto la luce dei riflettori.

È tutto sovrannaturale.

Magico come lo ricorda, ma più in grande dell’ultima volta, mentre la sua voce si mischia a quella della folla e le gambe iniziano a intorpidirsi per via dei balletti scatenati che improvvisa.

Le luci fredde delle torce dei telefoni illuminano l’arena di piccole stelle e ad Harry ricorda quando a Niall, di fronte a quella cascata di lucciole bianche, diventavano gli occhi lucidi.

Si ostinava a dire che le loro fan erano le loro stelle e tutte insieme sarebbero state capaci di illuminare l’intero universo.

Si gode quel momento di pura adrenalina, mentre i cuori di tutta l’arena battono in sincrono sulle note della sua musica.

 

“Lou.”

“Ciao amore.”

“È stato bellissimo, sono così felice.” la voce era traballante d’emozione.

“Sono fiero di te.”

“Vorrei che tu fossi qui.”

“Sono sempre con te, Harry.” un sorriso.

“Perché hai il fiatone?”

“Ero occupato mentre mi hai chiamato.”

La risata di Harry riempie il microfono del cellulare e giunge cristallina alle orecchie del maggiore.

“Non in quel senso, posso controllare la mia libido e stare qualche giorno senza bisogno di te. Sto sistemando dei vestiti.”

“Di notte?”

“Styles, si può sapere perché ti lamenti sempre?” la conversazione ha preso una piega divertente e anche se distanti, la dolce creatura è riuscita a riportare il cantante della band più famosa del mondo a casa.

“Perché rifai l’armadio ora?”

“Non trovo la mia maglia preferita.” Harry può chiaramente sentire la lampadina accendersi nel cervello di suo marito.

“Sei un grandissimo bastardo, Styles, potevi avvisarmi!”

“Non me l’avresti concessa.” ride, colpevole.

“Certo che no”. il tono si fa più serio. “Va a dormire ora, sarai stanco.”

quelle piccole raccomandazioni che gli fanno battere il cuore.

“Ti amo.”

“Ti amo anche io, sempre.”

 

Parigi, 13 marzo

 

Il tumulto di emozioni e l’adrenalina non lo abbandonano nemmeno quando torna in albergo e, dal momento che la mattina seguente parte per Parigi, le ore di sonno si possono contare sulle dita di una mano.

Mentre gli edifici della capitale francese appaiono tra le nuvole e la città si allarga sotto di loro, inevitabilmente pensa a quel pomeriggio di tanti anni prima, quando lui e Louis erano ancora ragazzini ignari di cosa avrebbe riservato loro la vita.

Davanti ai suoi occhi appare l’immagine del liscio che, seduto accanto a lui in una delle interviste più discusse dell’ultimo secolo, si scioglie in una risata e getta la testa all’indietro, per poi osservarlo con lo stesso sguardo innamorato che ancora oggi gli dona.

Il concerto si tiene la sera successiva e la delicata eleganza parigina viene raffinatamente eguagliata dalla suit di Yves Saint Laurent che indossa.

Alcune fan lanciano sul palco fiori e petali e, quando tra i fasci luminosi degli sfolgoranti fari stroboscopici Harry vede una bandiera arcobaleno, non può far altro che alzarla fieramente davanti alla folla e sventolarla con lo stesso orgoglio che rappresenta quel simbolo colorato.

Nei momenti liberi tra una canzone e l’altra si limita a parlare al pubblico guardandosi intorno tra la folla di fan e i suoi compagni di band, e sente crescere nel petto l’immensa gratitudine per tutto quello.

Harry è così.

Alterna momenti in cui vorrebbe solo chiudersi in casa pur di non vedere nessuno a momenti in cui scenderebbe da quel palco per abbracciare una ad una tutte le persone presenti, per ringraziarle e guardare i sorrisi sinceri sui loro volti.

E anche se di francese non ci capisce una parola, si diletta a pronunciare qualche frase con una grammatica orrenda e un accento ancora peggiore, pur di mostrare che è lì per loro e che l’amore che gli stanno donando è ricambiato.

Mentre torna in hotel tutto quello a cui riesce a pensare è che ha meno di venti ore prima del soundcheck di Amsterdam e che il suo volo parte tra sole cinque.

Sta già pregustando la doccia rilassante che si farà di lì a pochi minuti, ma quando apre la porta della suite i suoi pensieri vengono improvvisamente dimenticati a causa dalla presenza di Louis Tomlinson, a petto nudo, stravaccato sulla poltrona in pelle della stanza.

“Lou?”

“Harry.”

“Cosa ci fai qui?”

“Accompagno mio marito in tour, mi sembra più che logico.”

Harry lascia cadere il lungo cappotto che teneva tra le mani, per raggiungerlo e dargli il benvenuto come si deve, ma nel momento in cui il maggiore si alza e gli viene in contro, qualcosa in lui lo fa inchiodare sul posto.

“Cosa sono quelle?”

Il dito sottile del liscio sta indicando qualcosa a livello del pavimento, e quando Harry abbassa gli occhi sui suoi piedi, capisce che quelle, sono un paio di mocassini beige di Gucci.

“Oh, le mie nuove scarpe!”

“Stai facendo il cosplay di mio nonno?”

“Lou dai, a me piacciono.”

“E a me no.”

Harry lo raggiunge con un ampio passo e sollevandogli il viso con un dito sotto il mento, si appropria delle sue labbra, chiudendo il discorso “moda” con uno decisamente più interessante.

“Grazie di essere qui.”

“Non sarei potuto mancare per nulla al mondo.”

Harry ottiene la sua doccia- e non solo quella- e, mentre Louis gli massaggia le spalle con del sapone alla vaniglia per sciogliergli i muscoli, la stanchezza gli fa pesare le palpebre e traballare le gambe.

 

Con meno di quattro ore di tempo a disposizione sanno che è inutile concedersi ad un sonno ristoratore, così Louis, che ha avuto il privilegio di dormire durante il giorno, si riappropria della poltrona e con Harry tra le braccia, lo accarezza fino a che i suoi occhi non si chiudono.

“Ti amo.”

“Ti amo anche io Louis, sempre.”

E questa volta non hanno bisogno di stupidi oggetti per sentirsi a casa, perché Harry ha il volto posato sul petto del maggiore e può sentire il battito del suo cuore.

E Louis, la sua casa, la tiene stretta addosso.

 

Amsterdam, 14 Marzo

 

La primavera ad Amsterdam è un tripudio di colori e profumi: i campi di tulipani stanno iniziando a fiorire e Louis vorrebbe solo potersi prendere una pausa da tutta quella messa in scena e portare Harry fuori città, a passeggiare mano nella mano tra i prati verdi.

Invece lo lascia riposare, avvolto nel lenzuolo di cotone del letto.

Gli prepara i vestiti per il pomeriggio e scende di persona nella sala ristoro per ordinare la colazione.

E non si dica che non ha buon cuore!

Lo sveglia poche ore più tardi riempiendolo di baci.

“Sento profumo di colazione.” biascica con gli occhi ancora chiusi.

“È quasi l’ora di pranzo ormai, ma sono un buon marito e ti ho portato qualcosa da mangiare.”

Harry si mette a sedere e inizia a spiluccare qualcosa dal vassoio colmo di cibi che Louis gli ha posato sulle gambe.

“Avresti dovuto svegliarmi, volevo passare un po’ di tempo con te.”

“Non dire sciocchezze, eri stanco.”

“Ti amo.” glielo dice con la bocca piena di cornetto alla crema e gli occhi brillanti.

E glielo ripete volta che può, solo per ricordargli che non importa cosa stiano facendo, dove siano o quanti anni siano passati, lui lo ama. Sempre.

“Mi hai preparato anche i vestiti?”

E Louis preferirebbe tagliarsi la lingua pur di non ammettere che ama frugare tra le cose di Harry, annusarne il profumo e immaginarselo con quegli abiti indosso.

“Sì, e ho notato che a parte quelle due paia di orrendi mocassini e delle ciabatte con il pelo, non hai altro.”

“La smetterai mai di offendere quelle scarpe?”

“No, Styles, ma tanto so che questo non ti impedirà di indossarle.”

“Soprattutto se a dirmelo è un Guru della moda dei tuoi livelli.”

 

“Quando posso tornare a girare per la strada senza paura di essere scoperto, ti compro un paio di Vans.”

Harry ride scuotendo il capo: lui non avrà di certo uno stile invidiabile, ma nemmeno il suo compagno può permettersi di dare lezioni, ed è piuttosto palese dal fatto che il suo armadio contiene solo tute e vestiti sportivi.

“Ogni volta che indosserò questi orribili mocassini beige che costano quanto un intero negozio della Vans penserò a te, Tomlinson, te lo giuro.”

“Io non voglio essere paragonato a quella roba! Pensami piuttosto ogni volta che indossi un paio di boxer.”

“Troppo tardi, ormai sono stati battezzati come Tommo-mocassini.”

“Sei un idiota, e ti amo.”

“Ti amo anche io.”

 

Al concerto, quella sera, gli occhi di Harry sono più brillanti del solito e le fan se ne accorgono subito.

“Guarda verso la tribuna d’onore!” dicono quelle da casa, chiedendosi chi si nasconda lì.

Alcune tirano ad indovinare, e chissà cosa penserebbero se solo sapessero che hanno ragione.

Altre sostengono che la città dell’amore sia Amsterdam e non Parigi come si è sempre creduto, ma Harry vorrebbe precisare che, tutto sommato, anche la capitale francese ha fatto il suo dovere.

Harry, sulle note di Sweet Creature e If I Could Fly, non pensa a nient’altro se non a quanto sia giusto che Louis sia lì e a quanto sia fortunato ad averlo con sé.

E ancora una volta le voci della folla si uniscono in un attimo di pura magia, mentre ogni anima si sente nel posto giusto.

È tutto troppo bello perché possa durare, e non è ancora mattina quando Louis gli scuote una spalla, con gli occhi lucidi e il telefono in una mano.

“Devo andare Haz.”

“Che stai dicendo? Perché?” sbarra gli occhi mentre si solleva a sedere.

“Tutti stanno parlando di noi e lo sai come stanno le cose, mi dispiace io non-” Harry non lo lascia finire, lo tira contro di sé e lo bacia piano per fermare quella valanga di parole dalla sua bocca.

“Lo so, lo so, non hai fatto nulla tu.” gli sussurra ad un orecchio, mentre lo stringe te le braccia, proprio come aveva fatto lui la notte prima.

“Non sarei dovuto venire, ho rovinato tutto.”

“Non hai rovinato niente amore. Dove devi andare?”

“Los Angeles, il più lontano possibile.” poi emette una risata acuta. “Per non lasciare spazio all’immaginazione.” imita la voce profonda del manager con cui ha appena parlato. “Come se le fan credessero ancora a questi giochetti.”

Anche Harry sorride, perché ‘loro ci chiamano Larry Stylinson’ ormai da sette anni.

“Ti accompagno in aeroporto.”

“No Haz, torna a dormire.”

“Ti accompagno in aeroporto.” E nemmeno Louis-Sassy-Tomlinson può ribellarsi a quello sguardo determinato.

 

“Mi mancherai.” Louis ha già un piede sul gradino della scaletta dell’aereo privato che gli hanno messo a disposizione.

“Anche tu, Harry”. si sporge per baciarlo sulle labbra.

“Ti aspetto.”

“Voglio vedere ogni giorno una foto di te che indossi i Tommo-Mocassini, o potrei pensare di chiedere il divorzio.”

“Ti amo.”

“Anche io, ti amo sempre.”

 

Le tappe successive passano senza che Harry se ne renda nemmeno contro, e una dopo l’altra le città europee che ha scelto per il tour lo ospitano con la stessa accoglienza e trepidazione delle prime serate.

Il suo obbiettivo era quello di far sentire i fan accolti, ma ogni notte, quando nel letto della sua stanza d’hotel ripensa a ciò che ha vissuto, non può che pensare che in mezzo a quel tripudio di colori e affetto, nessuno più di lui si senta davvero amato.

Canta ogni canzone al massimo, balla indossando completi eccentrici ed esagerati, si scatena in coreografie improvvisate mettendo a dura prova la sua coordinazione del tutto assente.

E ammira estasiato le folle che si riempiono di bandiere arcobaleno e cartelloni con frasi d’amore, all’insegna del suo ‘treat people with kindness’ che ormai sembra diventato un motto.

 

La grande notizia arriva quindici giorni dopo.

È una chiamata veloce, Harry si sta preparando per salire sul palco di Madrid e con lo stomaco chiuso dall’ansia e la sua band occupata in una discussione animata, riesce a capire solo che Louis tornerà presto, e assisterà allo show di Milano direttamente dal pubblico.

E così fa, perché due giorni dopo la suite dell’hotel a cinque stelle, situato a pochi passi dal Duomo della grande città, è piena del rumore di baci umidi e pelli nude che si scontrano nell’affanno del momento.

“Mi sei mancato.”

“Anche tu.” sussurra Louis con il viso appoggiato sul petto del riccio.

“Vieni davvero al concerto stasera?”

“Certo, per chi mi hai preso? Però cerca di non guardarmi troppo.” rilascia una risatina leggera mentre bacia la pelle della scapola del ragazzo sotto di lui.

“Difficile, sei troppo bello, ma ci proverò.”

 

Questa volta cerca le sue labbra per lasciarci un bacio più passionale, mentre Harry percorre la sua schiena nuda con le punte delle dita.

“Me lo stai facendo venir duro di nuovo.”

“Un asso del romanticismo, Tomlinson.”

“Ti amo.”

“Ti amo anche io.”

 

Milano, 2 Aprile

 

L’Italia ha un posto speciale nel cuore di Harry.

Forse perché gli italiani sono sempre esagerati in tutto quello che fanno, o perché raramente ha visto una nazione così bella, o semplicemente per i ricordi che lo legano a quella terra.

Ma la sera, sul palco della capitale europea della moda, il suo cuore batte così forte che gli sembra possa uscire dal petto.

Per rendere onore alla città, indossata uno degli abiti più stravaganti dell’intero atelier di Gucci, più luminoso del cielo stellato sopra di loro e decisamente esagerato, anche rispetto ai suoi standard.

“Sei Harry Styles.” gli aveva detto una volta sua sorella. “Puoi fare tutto quello che vuoi!”

Chissà se nella sua mente aveva immaginato quello.

Non riesce a smettere di commuoversi quando la folla di fan si colora dell’arcobaleno, e anche se altri prima di loro hanno organizzato quel progetto, non può evitare di guardare quella magia di luci con occhi pieni di stupore.

Non vede Louis ma sa che è lì e spera  di far sentire accolto anche lui, anche solo per un attimo.

Il concerto è meraviglioso: i fan gridano ogni canzone a pieni polmoni, ed Harry riesce a far ridere per interi minuti tutta l’arena.

Nonostante parli italiano peggio di come parla francese, cerca di ringraziare i fan nella loro lingua natale.

Fallisce miseramente.

Per il prossimo tour deve decisamente impegnarsi di più.

 

“Sei una meraviglia Harry Styles. Ti amo da morire.”

“Ti amo anche io e sono felice che ti sia piaciuto.”

“Riduttivo, è stato... straordinario.” Louis non è il tipo di persona che ama dar voce ai proprio pensieri.

Quando fa un complimento lo pensa davvero ed è bastata quella parola per far tremare il cuore al riccio.

“Partiamo domani pomeriggio vero?”

“No, domani mattina presto.”

“Perché?”

“Perché ho cambiato un paio di dettagli del programma.”

“E perché, di grazia? Il concerto sarà solo tra due giorni.”

“Lou, fidati di me.”

 

E Louis lo fa, perché è vero che è un idiota senza gusto della moda e con il romanticismo dove non batte il sole, ma è pur sempre innamorato.

 

Modena, 3 Aprile

 

Far uscire Louis dall’aeroporto prevede una mossa strategica complicata: i corridoi dei dipendenti.

Harry ha proposto di chiuderlo in una valigia, sostenendo che, vista l’altezza, sarebbe entrato anche in un bagaglio a mano, ma ha dovuto abbandonare l’idea quando il maggiore gli ha giurato che una sola parola in più gli avrebbe causato la perdita di entrambe le gambe.

Non può permetterselo, almeno fino alla fine del tour.

Il piano prevede che Harry prenda le uscite normali per distrarre eventuali fan, ma la situazione si rivela più calma del normale, considerato il largo anticipo con cui viaggiano.

Salgono sulla solita auto dai finestrini oscurati e, senza dire una parola, l’autista lascia il parcheggio dell’aeroporto.

“Ma quanto ci vuole?” chiede Louis dopo diversi minuti di viaggio, sollevando il capo dalla spalla di Harry su cui sta sonnecchiando.

“Un’oretta.”

“Perché così tanto? Ho guardato in internet e Bologna non è così grande.”

“Stiamo andando a Modena, infatti.”

“Dove?”

Con chi pensa di avere a che fare? È già stato abbastanza difficile farsi entrare in testa dove si trovasse Bologna.

“Lo vedrai quando arrivi, hai portato un abito elegante?”

“No, cosa dovrei farmene esattamente?”

“Non importa, andrai benissimo comunque.”

“Styles, si può sapere di che cazzo stai parlando?”

“Ti porto fuori.”

“Ma-“

“No, niente ma, stanotte abbiamo un appuntamento.”

Non hanno un appuntamento da anni perché sono costretti a nascondere ogni loro contatto da quando la band è in pausa, arrivando addirittura a fingere di essere completi estranei.

Loro due.

Dopo tutto quello che hanno passato insieme.

E quella parola, appuntamento, sembra così grande al momento che Louis fatica a comprenderla.

Harry non ha voluto rivelare niente di quello che faranno quella notte, ma quado l’auto su cui viaggiano si ferma nel giardino di un grazioso hotel nel centro, il riccio estrae dal portabagagli la borsa da viaggio sua e di Louis e una sacca porta abito.

Non si fa intenerire dalle parole persuasive del maggiore e cammina spedito nella hall.

“Buongiorno, ho una prenotazione a nome Tomlinson.” la donna alla reception lo guarda con un sorriso luminoso.

“Buongiorno, la faccio accompagnare.”

Solo in quel momento Louis si accorge che la sua borsa penzola ancora dalla spalla di Harry, ma quando allunga una mano per prenderla il compagno nega con la testa e gli accarezza un braccio con l’unica mano libera.

La stanza è luminosa ed elegante, con i mobili in legno antico e il letto a baldacchino- esattamente nello stile vintage del riccio-.

Eppure nemmeno il bagno in marmo lucido attira la sua attenzione, perché posati i bagagli per terra, apre il proprio con impazienza e ne estrae due costumi.

“Ti ho preparato una sorpresa.”

Louis afferra l’indumento che Harry gli sta passando e lo indossa, cercando in tutti i modi di non guardare le gambe toniche e depilate del ragazzo davanti a lui, per evitare di rovinare ciò che gli ha organizzato.

La sorpresa si rivela poi essere un brunch gustato direttamente nelle piscine termali dell’hotel- prenotate esclusivamente per loro-, tra qualche bacio caldo quanto l’acqua in cui sono immersi e vasche idromassaggio che rilassano i muscoli.

L’oasi di benessere è perfetta per la stanchezza accumulata con i viaggi dell’ultimo periodo e dopo troppi giorni i due, hanno la possibilità di concedersi del tempo insieme.

 

Quando tornano in stanza è pomeriggio inoltrato.

Louis lascia ad Harry solo il tempo di entrare in stanza prima di aggrapparsi alle sue spalle e baciarlo come si deve.

“Grazie, è stato l’appuntamento migliore che potessi desiderare.”

“Questo non era l’appuntamento Lou, per quello ho promesso di portarti fuori.”

“E hai organizzato tutto questo solo per passare un po’ di tempo insieme?”

“Pensi di non valerne la pena?” Harry lo stuzzica, ma non lascia andare i suoi fianchi, e Louis si sporge per baciarlo nuovamente, lasciando che le mani si incastrino tra i capelli corti ancora bagnati.

 

Escono di casa solo quando fuori è buio. Harry indossa un abito rosa, raffinato nella sua semplicità, e nonostante gli anni trascorsi a guardarlo, Louis è rimasto a bocca aperta di fronte allo spettacolo che è il riccio.

Per quanto riguarda lui, la scelta è stata ben più complicata: non sapendo dell’evento non ha portato con sé nulla di elegante e tutti i tentativi con le camicie di Harry sono falliti, considerando che erano decisamente troppo grandi per lui.

Qualsiasi cosa indossasse, si sentiva sempre completamente fuori luogo accanto al minore, e ci sono volute centinaia di rassicurazioni e un esaurimento nervoso sfiorato prima che si decidesse ad uscire di casa con un maglione rosso.

“Lou, sei bellissimo.” sono in ascensore e lo specchio sulla parete riflette le loro figure.

“Smettila.” tira un angolo del maglione sopra i jeans scuri che aveva infilato in borsa senza pensarci.

“Guardami.” Harry ha un tono serio “Non importa cosa indossi, per me sei sempre bellissimo, e non sarà un vestito a rovinare questa sera. Potresti metterti anche una gonna in pizzo e saresti comunque perfetto.”

Non gli crede, ovviamente, ma pensa che al posto suo avrebbe amato anche un pigiama indosso al compagno pur di uscire con lui.

Quando salgono in macchina Harry gli prende una mano.

"Avrei voluto portarti a fare una passeggiata sotto le stelle, però lo sai, dobbiamo accontentarci.” 

Louis si limita a sollevare le loro mani unite e lasciare un bacio sul dorso caldo.

Lo sa.

Ma finché ha Harry va bene.

Raggiungono la destinazione in pochi minuti.

Louis conosce la cucina ancora meno di quanto conosca la moda, ma se ha imparato una cosa durante i suoi viaggi per il mondo, è che quando si dice che il cibo italiano è il migliore, non solo è vero, ma non è sufficiente ad esprimere il concetto.

Entra dal retro per evitare di essere visto e viene accompagnato in una sala intima e apparecchiata solo per due, mentre Harry entra dalla porta principale e si ferma a fare qualche foto con fan increduli e meravigliati di trovarlo lì.

L’Italia ha un posto speciale nel cuore di Harry.

E ha decisamente anche un posto speciale nella sua bocca.

I piatti che vengono serviti non sono cibi, ma emozioni e darebbe tutto quello che ha per poter guardare ogni giorno della sua vita gli occhi luminosi di Louis mentre assaggia tutto ciò che gli mettono davanti, arrivando a mugugnare soddisfatto quando qualcosa colpisce le sue papille gustative con maggiore intensità.

Le loro mani sono intrecciate sopra la tovaglia e per la prima volta dopo molto tempo, non hanno paura di essere se stessi.

“Non potevo chiedere di meglio, ti amo da morire Haz.”

“Grazie.”

“Lo dovrei dire io.”

“No Lou, grazie.”

Harry aveva appena sedici anni quando ha ottenuto la fama.

È cresciuto lontano dalla sua famiglia tra tour mondiali, case discografiche e manager; ha trovato il vero amore e non gli hanno permesso di amarlo, ha cercato per anni di esprimersi e gli hanno cucito le labbra.

Chi pensa che avere tanti soldi sia la soluzione a tutti i mali, è perché non sa cosa si prova.

Harry donerebbe metà del suo patrimonio pur di avere un giorno- uno solo- di libertà.

Ed ora lo sta ringraziando, di essere lì, a cenare in piena notte con lui.

“Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata Haz.”

“Ti amo.”

“Ti amo anche io, ti amo sempre.”

 

Il loro idillio d’amore si distrugge troppo presto ed Harry vorrebbe avere solo un po’ di tempo in più.

È notte fonda, e sono sull’auto che li sta riportando in hotel quando passano accanto alla piazza più imponente della città.

Il riccio sa che se non va a dormire subito al concerto del giorno dopo sarà uno straccio, ma per una volta non vuole pensare a nulla che non sia la sua felicità, così si sporge oltre i sedili anteriori e chiede all’autista di fermarsi lì e attendere qualche minuto.

Louis non ha nemmeno il tempo di registrare ciò che sta accadendo, che viene tirato per un braccio fuori dall’auto.

In un attimo sono nel centro della piazza, di fronte ad un’imponente chiesa, e le uniche anime vive nei paraggi sono un gruppo di giovani che ridono rumorosamente a diversi metri di distanza.

Harry avvolge le spalle di Louis con un braccio, e lo bacia alla luce della luna, con un vestito rosa accecante, in mezzo ad una piazza, senza bisogno di maschere, porte sul resto o stupidi trucchi per nascondersi.

“Ora anche il cielo d’Italia sa che ti amo.”

   
 
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