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Autore: Spensieratezza    01/03/2019    2 recensioni
Sequel del Quinto Mondo.
Cosa succederebbe se due forme d'acqua, identiche in tutto a Sam e a Dean, lasciassero il Paradiso e meditassero vendetta nei confronti dei loro creatori.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Balthazar, Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Come nelle favole'
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Attenzione, questo è un sequel delle altre mie storie che raccontano tutto il percorso che hanno fatto Dean e Sam scoprendosi innamorati, se volete potete anche saltare quelle serie perchè questa è una storia a parte, MA, se volete leggere questa, prima di questo capitolo, ci sarebbe da leggere lo spin off "Paradiso e inferno" e gli ultimi capitoli del Quinto Mondo  
Siete liberi ovviamente anche di saltare lo spin off, ma non capirete nulla di chi sono questi due, che non sono ovviamente Sam e Dean gli originali xd


PARADISO E INFERNO:

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3771470&i=1

IL QUINTO MONDO:

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3756711&i=1

(io vi consiglierei di leggerlo tutto per capire di più certe dinamiche ma se per voi è troppo lungo, vi consiglio di recuperare almeno i capitoli 44, 45, 46, anche se solo dopo aver letto Paradiso e Inferno.)









Fu come CADERE.
Fu come la CADUTA.
Per un angelo.
La goccia d’acqua mora, cadde in una distesa di papaveri.
Fu una caduta rovinosa, come cadere da un grattacielo altissimo.
 
 
Dormi sepolto in un campo di grano, non è la rosa, non è il tulipano,
che ti fan voglia dall’ombra dei fossi…
 
 
I fiori profumavano, ma non avevano pena di lui, in mezzo a tanta bellezza e a mille profumi,
il dolore non si attenuava, ma anzi, si faceva più intenso.
 
Ma sono mille papaveri rossi…
 
Sam 2.0 si alzò, cercando per quanto possibile di sostenersi sulle gambe, sentiva un dolore terribile in tutto il corpo, come se avesse tutte le ossa spezzate, faceva caldo, anzi si sentiva..
 
BRUCIARE realizzò guardando l’impietoso sole, alto nel cielo.
 
Sentì il bisogno di frenare tutto quell’incendio, ma non sapeva come.
“Il..il lago..” disse tra sé e sé, avvicinandosi a esso, ce l’aveva a pochi passi.
 
Un passo, poi l’altro, poi l’altro..l’acqua era fresca e luccicante, rifletteva i raggi del sole sui suoi piedi, si chiese se fosse la prima cosa vera, il primo contatto con l’acqua vera, con cui avesse contatto, da quando era stato CREATO.
Non ci pensò più di tanto, quando mosso dall’istinto, si buttò, lasciandosi abbracciare dalla freschezza dell’acqua.
L’acqua…la vita…
 
Lungo le sponde del mio torrente, voglio che scendano i lucci argentati..
 
Nuotò per il tempo che pensò servisse, a irrompere tutto quel fuoco che sentiva dentro di sé, poi si guardò e sbarrò gli occhi.
Pezzi di carne rosa, galleggiavano come pelle morta, nel lago davanti a lui e intorno a lui.
Fu allora che capì.
Non era il sole. Era LUI.
Sentì delle gocce cadergli addosso, dall’alto e subito si maledì. Cedere alle lacrime, per una goccia d’acqua, probabilmente, equivaleva a far piovere, avrebbe dovuto trattenersi, avrebbe POTUTO…
Poi realizzò che non era stata colpa sua, stava piovendo spontaneamente. Gocce d’acqua salata, cadevano su di lui, mischiandosi alle sue lacrime e prendendosi beffe di lui.
Forse la prima volta che una goccia d’acqua piangeva, aveva il potere grande di far piangere anche il cielo.
 
 
 
 
 
*
 
Era uscito dal lago e si stava dirigendo come un vagabondo, o un autostoppista..
 
Forse un soldato..
 
Verso la strada.
La strada sembrava infinita.
Assomigliava alla strada del Paradiso, lunga, infinita, impietosa..
E mentre camminava, canticchiava mentalmente una vecchia canzone che aveva conosciuto in un’altra vita. (* guardare le note.)
 
Il fisico minacciava di sfiancarlo, le forze sembravano dover cedere da un momento all’altro.
Camminava sentendo come un masso enorme sopra la schiena, gli occhi chiusi, mentre quello che era successo in Paradiso, lo sopraffaceva con la potenza di mille spilloni piantati nella schiena, a mò di ferite.
 
Così dicevi ed era d’inverno
E come gli altri verso l’Inferno
Te ne vai triste come chi deve,
il vento ti sputa in faccia la neve
 
 
 
 
Sam 2.0 camminò per secoli, o forse per brevi attimi, quando un furgone sembrò fermarsi, affiancandolo.
 
“Ehi, ragazzo..va tutto bene?”
 
Sam 2.0 alzò il capo e vide davanti a sé un uomo alto, muscoloso,con gli occhi color cielo, che lo scrutava.
 
Un camionista..
 
“C-come?” domandò il ragazzo stranito.
“A vederti pare che tu sia stato gettato in un tritarifiuti e poi mandato a far compagnia ai pesci giù al lago. “ disse l’uomo e subito si preoccupò. “Non è quello che è successo, vero?”
 
Sam 2.0 aveva vissuto una vita illusoria con Dean ed era a conoscenza degli stati d’animo delle persone, eppure, per qualche ragione, affacciato alla vita VERA per la prima volta, sembrava incapace di riconoscere i sintomi di qualcuno che si preoccupa per un altro simile.
 
“Io..io non capisco..che cosa voglia da me…” disse sulla difensiva.
L’uomo, tuttavia, invece di sentirsi scoraggiato, si preoccupò ancora di più. Era chiaro che pensava che il ragazzo fosse stato rapito da qualcuno o torturato.
“Sali su, ragazzo, non resisterai a lungo in queste condizioni. Il sole del Colorado è impietoso.”
“Siamo in Colorado?” chiese Sam stranito, ignorando il resto del discorso.
L’uomo lo fissò.
“Non sai neppure questo? Hai un’amnesia, ragazzo? avanti, sali, non voglio sentire storie, avanti.”
In un’altra circostanza, Sam avrebbe reagito male a un ordine diretto, soprattutto si sarebbe rifiutato di accettare di farsi dire di nuovo da qualcuno – umano o serafino che fosse – di andare dove volevano loro, ma in quel momento era distrutto.
 
Mosso più dalla stanchezza che da un reale bisogno d’affetto o di qualcuno che si prendesse cura di lui, accettò di salire in macchina.
 
“Ecco, su, mettiti questa, starai congelando..” disse l’uomo, mettendogli su una coperta un po' logora addosso.
Sam si lasciò fare piuttosto docile, raggomitolandosi sul sedile, guardandolo incuriosito.
“Sta tranquillo, non sono un maniaco.” Disse l’uomo sorridendo.
“Lo so.” Rispose l’altro.
“Come ti chiami, a proposito, ragazzo? Io sono Timmy!”
S….- Samuel. “ rispose l’altro.
“Bene, Samuel. I tuoi problemi sono finiti.” Disse e prese a rombare con il motore.
 
E mentre marciavi con l’anima in spalle
Vedesti un uomo in fondo alla valle
Che aveva il tuo stesso identico colore
Ma la divisa di un altro colore…
 
 
 
 
 
 
*
 
Erano fermi ad un benzinaio, poco più in là c’era una tavola calda, dove l’uomo aveva preso una cioccolata calda da portare a Sam, dopo avergli lasciato la sua intimità per cambiarsi con i suoi vestiti in macchina.
Ora, Sam stava bevendo la cioccolata calda in macchina, tenendo le mani sulla scodella e trangugiando piano, in attesa che l’uomo finisse di fare benzina.
Quando ripartirono, l’uomo notò che il ragazzo era sempre più taciturno.
 
“Senti, ma davvero non vuoi dirmi come ti sei fatto quelle ferite? Sono delle ferite molto brutte..”
“Io..non lo so..” rispondeva laconico Sam, guardando i numerosi tagli aperti sulle braccia e sul corpo.
L’uomo si mosse a disagio.
“Senti, ragazzo, se sei stato rapito da un maniaco, io posso aiutarti, parleremo con la polizia, se non vuoi parlare con me, vedrai che tutto..”
Sam lo guardò come se l’uomo avesse appena ordinato di bruciarlo al rogo.
Polizia?? Perché??”
L’uomo lo fissò stranito.
 
“Sei stato assalito, ragazzo, come cittadino onesto , io..”
“Chi ti credi di essere per parlarmi così? Non sei mio padre!”
L’uomo sembrò sconvolto dalla reazione del giovane, tuttavia, cercò di restare fermo.
 
“Non mi importa, sei sconvolto e..”
“Ferma la macchina.”
“Ragazzo..”
“FERMA – LA – MACCHINA.”
 
Il camion, si fermò con una sgommata poderosa, in uno spiazzo deserto.
 
 
“Scendi.” Ordinò il moro.
“Insomma, si può sapere qual è il problema!!”
Sam lo spinse fuori dalla vettura e ora i due si fronteggiarono.
 
“Siete tutti uguali voi umani, esseri abbietti. Passate la vita a cercare di costringere gli altri a fare quello che volete, a cercare di dirgli dove devono andare..”
“Senti, io non sono come le bestie che hai conosciuto..in qualunque inferno tu sia stato, ora ne sei fuori..” disse l’uomo che non poteva sapere cosa davvero quel ragazzino avesse passato.
Sam ghignò e i suoi occhi divennero rossi.
 
“Cosa ne sai, tu, piccolo uomo, di cosa sia l’inferno, se non ci sei stato??”
“O-oddio!” gemette l’uomo terrorizzato, vedendo gli occhi del ragazzo divenire rossi.
 
Sam si compiacque di quella reazione, tuttavia, restò strabiliato quando, un secondo dopo, l’uomo gli toccò il viso con le dita.
 
“Ma cos..”
“Povero ragazzo, povero, povero ragazzo, cosa ti hanno fatto..cos’hanno fatto ai tuoi occhi..mi dispiace..”
Qualcosa si smosse dentro Sam, qualcosa di estremamente spiacevole, che non sapeva riconoscere.
 
“Mi prendi in giro?? Finiscila di compatirmi! Non attacca con me!” gridò, riprendendo ad aggredirlo. Gli mise una mano sulla guancia, stringendola appena, l’uomo chiuse gli occhi senza reagire, ma Sam non affondò la presa, si trattenne dall’affondare le unghie in quella carne intatta, fino  a farla diventare come la sua, logora, strappata e lacerante.
Per qualche strano motivo, sembrava titubante dal fare del male a questo strano sconosciuto che si era preso cura di lui.
 
 
“Mi dispiace..mi dispiace se ti ho fatto infuriare..mi preoccupavo solo per te..” disse Timmy, poggiando la mano sulla sua spalla. Sam guardò il gesto e lo lasciò andare, pensieroso.
 
“Perché ti preoccupi tanto per me? Sei davvero così?”
“Io..non..”
“Resta fermo.” Disse e senza sapere bene cosa faceva, gli mise le mani ai lati della testa, l’uomo chiuse gli occhi con un gemito.
Sam lo lasciò andare, dopo qualche secondo, sulla sua faccia un’espressione sorpresa.
 
“Hai una sorellina di 10 anni..”
“Come fai a saperlo?” chiese l’uomo stralunato e scioccato.
Sam lo guardò con un’espressione rabbiosa e quello si sbrigò a confermare.
“Sì..sì..è tutta..tutta la mia vita..ha solo me al mondo..”
Sam sbarrò gli occhi a sentire questo.
Siamo noi due da soli contro il mondo, Sammy!
 
 
La sua espressione divenne ostile e conflittuale, si avvicinò di nuovo all’uomo.
“Tu sai che io non sono umano, vero?”
“N-no..m—ma se me lo dici tu, ci credo!” disse l’uomo, arretrando.
“Quindi, che cosa dovrei fare ora con te?”
“T-ti prego. Ti scongiuro, lasciami andare! La mia sorellina..”
 
Sam gli afferrò le spalle e questa volta l’uomo sentì quasi le unghie perforargli la pelle.
 
 
Sparargli Piero, sparagli ora,
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue cadere a terra, coprire il suo sangue.
 
“Dov’è il motel più vicino?? Parla!”
“A…a poco meno di due chilometri!” disse l’uomo.
“Portami li!” ordinò Samuel al suo orecchio.
L’uomo obbedì subito.
 
 
 
*
Quando arrivarono al motel e Samuel prenotò una camera con i soldi dell’uomo, tornò fuori a fronteggiare l’uomo, lo prese di nuovo per le spalle.
 
“Adesso che vuoi fare? Uccidermi??”
 
E se gli sparo in fronte o nel cuore, soltanto il tempo avrà per morire
Ma il tempo a me resterà per vedere
Vedere gli occhi di un uomo che muore..
 
 
“Prendi il tuo camion e vattene. Va da tua sorella..occupati di lei e non tornare..”
L’uomo sbarrò gli occhi. “Certo..sì..ASPETTA.” lo chiamò di nuovo stupendolo.
Gli diede diverse banconote.
“Che stai facendo??” chiese Samuel.
“Ti serviranno dei soldi per viaggiare..e per un pasto..” disse l’uomo.
Samuel restò a testa bassa a guardare le banconote, impietrito.

“E per..rimetterti in sesto!” disse ancora l’uomo notando i lunghi tagli alle braccia e alle spalle.
Samuel alzò gli occhi su di lui e gli rivolse uno strano sguardo tremulo. L’uomo non aveva bisogno di un grazie per capire che il ragazzo ne era riconoscente.

All’improvviso il ragazzo si avvicinò all’uomo e gli sussurrò all’orecchio.

“Se ti fai rivedere o se provi a denunciarmi a qualcuno, ti uccido.

L’uomo, noto psicanalista da molti anni, era più abituato a dar retta al tono della voce che non alle parole in sé, quindi non fu sconvolto dalla minaccia, che gli sembrò ben poco sicura e molto incerta, nonché cadenzata da un certo tono tremulo.
Samuel tornò al motel senza guardarsi indietro.
 
Pochi istanti dopo, una macchina parcheggiò davanti a quello stesso motel.
 
 
 
 
 
 
Una volta che Samuel fu nella sua stanza, barcollando e restando a malapena in piedi, si sbattè la porta alle spalle.
La sua testa sembrava esplodere. Una confusa sequenza di immagini che lo facevano impazzire.
 
“Questo perché sei un po' strano, ma lo sono anch’io..e ti giuro che ti rimarrò vicino per sempre.”
 
“NO!” gridò Sam, urtando un vaso e facendolo cadere per terra.
 
 
“Mi prenderò cura di te, sta tranquillo, è questo il mio compito, giusto? Prendermi cura di quella spina nel fianco del mio fratellino.”
Samuel cadde a terra.
 
“Tu mi hai salvato la vita un mucchio di volte, hai sacrificato tutto per me, non credi che farei lo stesso anch’io? Tu sei mio fratello e non c’è niente che io non farei per te.”
 
Samuel non gridò, ma dentro gridava. Gridava immensamente, tenendosi il petto stretto con le mani.
 
 
 
Si alzò e si rese conto di essere di nuovo una sagoma bianca. Probabilmente la sua anima – ma ne aveva una ? – cercando di sfuggire a tutto quel dolore, aveva ripreso la sua vecchia forma.
Andò davanti allo specchio del bagno e si fissò.
 
Il suo riflesso era un pasticcio confuso di disperazione, sofferenza, dolore, tormento.
 
Aveva di nuovo un aspetto andogino, ma il luccichio verde dei suoi occhi era rimasto, tuttavia pur con quella forma, sembrava che si stesse sgretolando.
 
Pezzi di carne si stavano staccando letteralmente dalle sue braccia e dalle ginocchia, probabilmente si stava autodistruggendo da solo.
 
Lacrime presero a scendere giù per il suo viso.
Una menzogna.
 
Era stata tutta una menzogna, la sua vita con Dean, suo fratello.
Il loro amore.
IL SUO.
 
 
“TUTTA UNA BUGIA!!” gridò, infrangendo lo specchio con un pugno e mirando poi il sangue che cadeva dalla sua mano.
 
 
 
Fuori dalla porta della sua stanza, qualcuno lo osservava. Era la goccia d’acqua di Dean. Lo osservava di nascosto. Capendo la situazione disperata, decise di non entrare e di andare via, ma urtò un portaombrelli che cadde, facendo un baccano terribile.
Ovviamente Samuel sentì il trambusto. Si girò ancora in lacrime, riprendendo istantaneamente la forma del Sam ventidueenne.
 
 
“Chi c’è? Chi c’è là?” gridò, sulle scale.
Dean però, stava già scendendo le scale frettolosamente.
 
“CHI SEI?”
 
Lo rincorse, frettolosamente, a perdifiato.
 
Le scale erano ancora numerose, ma Sam riuscì comunque a riconoscerlo.
 
“TU.”
 
Quella parola, fece bloccare Dean.
 
Come osi mostrare ancora la tua faccia, non sei altro che un…” disse Samuel astioso, facendo per raggiungerlo. Era chiaro che l’aveva scambiato per Dean l’originale.
 
Dean la goccia però, non seppe mai che cos’era, visto che Samuel, forse per via delle troppe emozioni di quella giornata, non riuscì a completare la frase, che ebbe come un capogiro e cadde dalle scale.
 
Cadde nel vero senso della parola, rotolò per due rampe di scale, si sarebbe sicuramente fatto molto male se non fosse stato per Dean che, alzò una mano, riuscendo chissà come, a rallentare il tempo della sua caduta.
 
Cadde infine ai suoi piedi.
 
Svenuto.
 
Dean scosse appena la testa.
 
“Va bene che sono strepitoso, ma cadere in questo modo ai miei piedi..ci si può fare male.”
 
Dicendo così, andò da lui e lo alzò come se non avesse peso, portandolo di nuovo su, come se fosse una sposa, mentre Sam, la testa penzoloni, era ormai troppo svenuto per protestare o per rendersi conto di quello che stava succedendo.
 
 























 Note dell'autrice: 

Questo capitolo fa parte degli ultimi capitoli del Quinto Mondo. Ho pensato a lungo se continuare la saga in quella fanfiction direttamente, anche per non perdere tutte le recensioni, ma sarebbe risultata troppo confusionaria come cosa! Questa saga della forma dell'acqua è talmente importante che non potevo non dividerla dal quinto mondo che è una storia completamente diversa :) sono contenta di aver preso questa decisione!
   
 
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