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Autore: JulyChan    03/03/2019    4 recensioni
Lui è lì, un cavaliere sul suo bianco destriero, è bello da mozzare il fiato. Merope non riesce più a ragionare: si arrischia tra i cespugli di rovi, i piedi sudici di more e sangue – se solo lui la vedesse, correrebbe a salvarla, la porterebbe via di lì e lei potrebbe finalmente respirare.
[Prima classificata al contest "Nella mia libreria" indetto da blackjessamine].
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cecilia (fidanzata di Tom Riddle Sr), Merope Gaunt, Tom Riddle Sr.
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Senza respiro

 

 

La casa odora di polvere e cane bagnato, il pavimento è cosparso di schegge di legno e stracci lerci: Morfin con la sua rabbia malata ha rotto anche l’ultimo piatto buono. Merope se ne sta tranquilla accanto alla finestra, noncurante di ciò che la circonda, la porta che sbatte è ormai solo un labile ricordo. I capelli sembrano un nido di uccello, il sangue si è quasi seccato all'attaccatura; il polso le duole, si sfiora il nuovo livido come se stesse sfiorando i petali di un fiore, come se stesse accarezzando lui.

Merope sospira e si agita, gli occhi acquosi saettano oltre il vetro: può sentire la sua risata, ma per quanto si sforzi questa volta non riesce a vederlo attraverso gli strati di unto, e si sente soffocare: aspetta ogni giorno quel momento come se ne andasse della sua vita – come se senza non potesse respirare –, non può perderlo di nuovo e passare poi la notte a sentirsi annegare, a torcersi nelle lenzuola sudate e a desiderare di morire.

Merope di solito è razionale nella sua piccola realtà malandata, sa essere lucida e cauta nel suo squilibrio degenere; ma è con una furia che non le appartiene che si alza di scatto e spalanca la porta, correndo lungo il sentiero.

Lui è lì, un cavaliere sul suo bianco destriero, è bello da mozzare il fiato, e la parola “bello” non è mai stata così giusta: ha un suono pieno come le sue spalle, si arrotola lasciva sulla lingua e forse esiste solo per lui. Merope non riesce più a ragionare: si arrischia tra i cespugli di rovi, i piedi sudici di more e sangue – se solo lui la vedesse, correrebbe a salvarla, la porterebbe via di lì e lei potrebbe finalmente respirare.

E poi lui finalmente la vede e Merope si ferma e lo guarda con il cuore in gola, con il cuore che le mozza davvero il fiato; il polso torna a farle male, sente le viscere contorcersi e la gola chiudersi. Il suo principe ride sguaiato e l’angelo al suo fianco grida e si copre gli occhi come se avesse visto un mostro – un mostro fatto di stracci lerci e sangue incrostato.

«Cecilia, tesoro, tranquilla, non c’è nessun pericolo».

«Mandala via!».

Ha una maschera di disgusto sul volto, il suo bel principe delle favole, e per un momento sembra che voglia colpirla con lo scudiscio. Merope è pronta a farsi punire, è pronta ad altri lividi, e pensa che tutto sommato continuerebbe ad accarezzarli come fiori. Ma lui prende le redini di entrambi i cavalli e li conduce via da lì, via da lei.

Merope è una statua di marmo, non riesce a muoversi, è un’edera marcia che ha deciso di mettere lì radici; sente le orecchie fischiare e il sangue salirle al cervello, vorrebbe piangere ma non è sicura di saperlo fare, e allora si accascia al suolo, le mani alla gola perché non vuole più vivere – vuole soltanto soffocare.

 

 

 

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NOTE:

Prima classificata al contest Nella mia libreria indetto da blackjessamine sul forum di EFP. Ho scelto il seguente pacchetto: Chuck Palahniuk, “Soffocare”, Merope Gaunt OPPURE Regulus Black.

Dopo mesi e mesi e mesi e mesi (in realtà ne sono passati circa 5, ma mi sembra un’eternità!) torno a scrivere e, soprattutto, a concludere e pubblicare una storia! E credo che sia la prima volta di averla pensata, dall’inizio alla fine, e averla messa nero su bianco in maniera coerente, senza stravolgimenti esagerati in itinere. Da questo punto di vista posso dirmi pienamente soddisfatta; discorso a parte per lo stile e il tono di questa flash, che non mi convincono pienamente: non so, forse è una sensazione, ma non mi sembra di aver scritto come al mio solito, è come se fossi stata un po’ troppo… Piatta? Scialba? Didascalica? Non lo so nemmeno io, sinceramente, ma ho questa sensazione che non riesco a levarmi di dosso.

Discorsi e dubbi inutili a parte, vi ringrazio per essere arrivati sin qui e concludo solamente con due piccole note:

-          Cecilia e Tom: non vengono mai nominati, ma spero sia ben chiaro che si tratti di loro. Ho optato per questa scelta perché la scena avviene tutta attraverso il punto di vista di Merope e ho immaginato che in questa fase della sua vita ancora non conosca i nomi dei due.

-          Morfin: trovo che la traduzione/adattamento/whatever della versione dei libri italiana sia alquanto senza senso (Orfin), dunque ho optato per la versione originale del nome.

   
 
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