Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Ellery    08/03/2019    1 recensioni
Una raccolta su situazioni, più o meno imbarazzanti, che lo sfortunato protagonista si ritroverà a dover gestire. Fatti quotidiani, che capitano nella vita di chiunque, prima o poi... quindi, perché non in quella del soldato più forte dell'umanità? - Raccolta di One-shot indipendenti le une dalle altre.
Dal testo:
«Posso entrare nel carrello? Mi fanno male gli scarponcini» fece per sedersi su una scaletta, di quelle usate dai commessi, ma una mano callosa lo tirò bruscamente in piedi.
«No»
«Perché no?»
«Ci devo mettere la spesa nel carrello»

La raccolta comprenderà situazioni differenti (sia AU, che non, all'occorrenza)
[La One-shot n° 8 partecipa al concorso "Situazioni XY" indetto sul forum efp da Biancarcano e Harriet]
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Levi, Ackerman
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La volta in cui Levi vinse alla lotteria



Note: La fanfiction partecipa a:
* Cowt9, indetto da Lande di Fandom
* Week 4, Missione 2
* Prompt: Partire per un lungo viaggio
* Parole: 2211



***

 
Questa volta nulla sarebbe andato storto! Avrebbe pensato ad ogni minimo dettaglio, premurandosi di ficcare in valigia persino uno spazzolino da denti di ricambio e filo interdentale, oltre che a svariati flaconi di doposole, di crema antiscottature e repellente per zanzare… non che ve ne fossero in mezzo al mare, ma non si poteva mai sapere.

Niente avrebbe rovinato la romantica crociera con Erwin, nemmeno il maltempo che le previsioni avevano malauguratamente previsto. Secondo l’Osservatorio Meteorologico Paradisiano, le condizioni meteo sarebbero andate peggiorando verso la metà della settimana, ossia proprio durante la traversata che li avrebbe condotti a Marley. D’altro canto, l’alternativa era rinunciare al viaggio e quale sciagurato avrebbe mai potuto farlo? Lui no di certo. Per una volta che la fortuna gli aveva arriso non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione. Aveva vinto quei biglietti all’annuale lotteria indetta dai Reiss: in cambio di fondi per la ristrutturazione di una cappella famigliare, gli aspiranti eredi al trono mettevano in palio alcuni succulenti premi, tra cui la famigerata crociera. Levi per poco non era svenuto, quando – la sera precedente, durante l’estrazione - aveva letto il numero vincente: il 1317, lo stesso riportato sul proprio ticket.

Aveva cavalcato tutta la notte per portare la notizia alla caserma della Legione Esplorativa. Aveva vinto un viaggio per due persone verso il continente, oltre quel famigerato mare e ben lontano dalle mura che tanto odiava. Era corso verso l’ufficio di Erwin per portargli la lieta novella.

Levi si fermò sulla soglia, dopo aver schiuso il battente. Il comandante era lì, come al solito: intento a massaggiarsi le tempie e chino sulla solita mappa coperta di scarabocchi. La scrivania strabordava di calamai vuoti, rapporti compilati a metà e moccoli di candela ormai quasi interamente consumati.

«Ti posso parlare?» chiese, avvicinandosi.

«è urgente?»

Certo che lo era! Per una volta che vinceva qualcosa!

«Un po’.» ammise, prima di cavare da sotto il mantello una pergamena spiegazzata; il foglio riportava il logo della famigerata compagnia navale “Trost Crociere”, accompagnato dal motto “Navighiamo per conquistarvi” vergato da un’elegante calligrafia femminile «Guarda!» esclamò, senza riuscire a trattenere la gioia «Ho vinto un viaggio per due persone sulla Discordia! Partiamo domani, mentre l’arrivo a Marley è previsto nel fine settimana.»

«Partiamo? Che intendi dire?»

Perché Erwin fingeva sempre di non capire? Era dotato di una intelligenza fuori dal comune, ma la usava soltanto per sconfiggere titani e scoprire ubicazioni improbabili di scantinati. Perché non poteva arrivare ad un concetto tanto semplice come quello?

«Io e te. Pensavo che… una vacanza ci avrebbe fatto comodo.»

«Ma… non posso venire. Ho un mucchio di lavoro da fare.»

Sapeva che avrebbe incontrato delle resistenze. Erwin Smith era l’uomo più restio alle ferie che si fosse mai visto sulla faccia della Terra. Da quando lo conosceva, non ricordava si fosse mai preso una vacanza, nemmeno di un singolo giorno.

«Erwin, ti prego! Non ho mai vinto niente in vita mia…»

«Ho parecchio da fare, Levi.»

«…A parte una stupida torta di pannolini ad una tombolata clandestina nei bassifondi.»

«Che premio era?»

«La cinquina. Non me ne lamento, comunque… Kenny era riuscito a rivenderla facilmente a…» batté le palpebre, sconcertato. Stava cadendo nell’ennesimo trucchetto del comandante: distogliere l’attenzione dall’argomento principale e fingere di dimenticarsene. Non poteva lasciarsi ingannare, né perdere la concentrazione «Senti, lasciamo perdere la storia dei pannolini. Vieni in crociera con me, si o no?»

«Mh, no. Temo dovrai sceglierti un altro compagno di viaggio.»

«Non voglio un altro compagno di viaggio!»

«Una vacanza ti farà davvero bene, Levi… ultimamente, mi sembri un po’ stressato.»

Odiava quei tentativi di cambiare discorso; non si sarebbe lasciato abbindolare però. Congiunse le mani, assumendo un’aria supplichevole:
«Erwin, ti prego…»

«Potresti andare con Mike! Lui adora i viaggi per mare e…»

Scivolò sulle ginocchia, strisciando verso l’uomo ancora seduto alla scrivania.
«Ti prego.»

«Oppure Hanji! Sono certo che troverà il tutto molto interessante.»

Afferrò un lembo del mantello dell’altro, stringendolo tra le dita affusolate. Si soffiò teatralmente il naso nella stoffa verde, colmando gli occhi di lacrimoni e sporgendo le labbra tremanti.
«Ti prego, Erwin. Solo per questa volta…» ripeté, sollevando lo sguardo e sperando di apparire abbastanza patetico.

«Ho davvero tanto da fare, lo sai.»

«Staremo via solo qualche giorno. Potresti chiedere a Hanji di sostituirti temporaneamente o a Nanaba o a Mike…»

Lo vide grattarsi il mento con aria pensierosa. Che si stesse convincendo? Aumentò il ritmo dei falsi singhiozzi, nella speranza bastassero a commuovere quello stacanovista cronico.

«Non mi porti mai da nessuna parte! Mike ha portato Nanaba alla sagra della porchetta la settimana scorsa! Hanji e Moblit sono andati a vedere quel seminario sui funghi commestibili e sullo sviluppo delle felci… perché non possiamo fare qualcosa di romantico anche noi?» si lagnò, aggrappandosi al bracciolo della poltroncina imbottita «Ti scongiuro, solo questa volta! Qualche giorno da passare insieme, lontani dal lavoro, dai giganti, dalla puzza di Hanji…ti chiedo solamente questo. Per una volta che vinco qualcosa…»

Aveva colto nel segno. Quando Erwin iniziava a pizzicarsi l’attaccatura del naso, significava che era vicino al punto di rottura; ancora un po’ di lamentele gratuite e l’ufficiale avrebbe ceduto alle sue richieste. Inspirò profondamente, pronto a riattaccare con la lagna.

Smith, tuttavia, lo precedette di qualche secondo:
«Va bene.» disse questi, donandogli un sorriso accondiscendente «Ma solo per questa occasione, d’accordo?»
 

***
 

Levi si fiondò in camera, iniziando a riempire una vecchia valigia di cuoio consumato. Ci buttò dentro di tutto, abbandonando per una volta quel senso di ordine che lo contraddistingueva. Era troppo su di giri per badare al colore dei calzini, a quante mutande portare, alle magliette della salute ed all’immancabile servizio da the che si trascinava sempre appresso. Ancora non riusciva a credere a tanta fortuna! Erwin, alla fine, aveva davvero acconsentito, a patto che si occupasse lui dei bagagli di entrambi. Naturalmente, non se l’era fatto ripetere due volte.

La valigia del comandante era già pronta e la sua lo sarebbe stata di lì a poco.

«Questi? Li porto?» si chiese, soppesando un paio di occhiali da sole e della crema idratante «Ma si, servono sempre. E…»

Colse un bussare insistente alla porta. Chi diamine poteva essere? Possibile che in quella caserma non si potesse nemmeno fare una valigia in santa pace?

«Chi è?» domandò, avvicinandosi all’uscio e riconoscendo, poco dopo, la voce del cadetto Jaeger.

«Noi, signore!»

«è urgente? Sono un attimo impegnato.»

«Un po’, signore.»

Che diamine volevano ora? Pregò silenziosamente che non si trattasse dell’ennesimo attacco di giganti a casaccio, affrettandosi ad aprire la porta. Si ritrovò a squadrare gli occhi speranzosi di Eren, quelli umidi di Armin e quelli freddi di Mikasa.

«Che c’è?» li apostrofò, mentre Armin riprendeva a tremare e scoppiava a piangere «Che ha questo qui, si può sapere?»

«Capitano, vedete… abbiamo saputo che avete vinto due biglietti per una crociera e… ci domandavamo se per caso foste disposto a venderceli.»

«Da chi lo avete saputo?»

«Beh, avete corso per tutti i corridoi urlando “Ho vinto una crociera!” a chiunque incontravate e… perdonate, era impossibile non sentirvi.»

Lo aveva fatto davvero? Probabilmente sì, colto dall’euforia momentanea della vittoria aveva perso la sua proverbiale espressività da calzascarpe.

«Quindi?» incalzò, mentre il cadetto riprendeva:

«Armin vorrebbe tanto vedere il mare.»

«E chissenefrega.» rispose, malgrado le occhiatacce dell’altra Ackerman, la cui voce riecheggiò poco dopo:

«Ha detto che Armin vorrebbe vedere il mare.»

«E chissenefrega al quadrato.»

«Capitano, vi prego. Dateci i bigliet…» la mano di Jaeger si sporse verso il suo petto, nel chiaro tentativo di sfilare la pergamena della Trost Crociere.

Era decisamente troppo. Come osava quel decerebrato cercare di derubarlo? Di infrangere il suo sogno d’amore con Erwin! Serrò la destra in un pugno, che scaricò con forza sulla guancia dello sfortunato cadetto. La mancina strinse i fogli appena in tempo, premendoli più a fondo nella giacca. Un attimo dopo, si ritrovò a barcollare e cadere. L’impatto col suolo gli strappò un gemito sorpreso, mentre il filo di una spada arrivava a pizzicargli la gola. Mikasa gli aveva piantato un ginocchio sullo sterno e lo stava fissando con ferocia.

«Armin ha detto che vorrebbe vedere il mare.» si sentì ripetere.

Scosse piano il capo, sussultando quando la lama gli graffiò la pelle della gola.

«Che succede qui?»

Una voce conosciuta ed un rumore di passi decisi. Cercò di sollevare un poco il capo, ritrovandosi a spiare la figura di Hanji, intenta ad abbracciare le spalle di Mikasa.

Aggrottò piano la fronte:
«Due domande.» attaccò, sollevando cautamente due dita «Primo: che stai facendo? Ti sembra il momento buono per abbracciare le persone?!»

«Non è ovvio? Ti salvo la vita, tanto per cambiare.»

«Abbracciando una squinternata che vuole sgozzarmi? Interessante tecnica.» sbuffò, tornando a chiedere «Secondo: che ti sei fatta all’occhio?»

Hanji indicò la spessa fasciatura che le copriva l’occhio sinistro:
«Qui? Oh, niente! Mi sono spruzzata del limone per valutare se avesse o meno proprietà disinfettanti. In effetti, non credo d’averlo scoperto, mentre sono sicurissima che non sia un valido lenitivo.»

Levi sollevò lo sguardo al cielo:
«E poi quello scemo dovrei essere io…»
 

***

 
Come Hanji fosse riuscita a convincere Mikasa a liberarlo, rimase un mistero per lui. Decise di non indagare, accontentandosi di registrare un possibile effetto terapeutico degli abbracci sulla mente stitica della cadetta. Il trio di allievi se n’era andato a mani vuote, costretto a rinunciare ai famigerati biglietti e lasciandolo libero di proseguire nel riempimento della valigia.

Concluse l’operazione soltanto a tarda sera e si accontentò di una cena frugale, prima di mettersi a dormire. L’indomani sarebbe stato un grande giorno! Sarebbe finalmente partito con Erwin, cavalcando al suo fianco nelle chiare luci dell’alba; si sarebbero tenuti per mano, superando gli sterminati spazi delle praterie, gli irti pendii delle colline, le zone paludose ricche di zanzare e, infine – dopo aver sterminato qualche dozzina di titani – sarebbero giunti in vista del porto. Si sarebbero imbarcati ed avrebbero navigato verso il continente, godendo della bellezza dei tramonti sull’oceano, dei comfort delle vasche idromassaggio e della suite che era loro riservata.

Niente avrebbe potuto rovinare quel sogno d’amore. Riusciva già ad immaginarsi sulla prua della nave, con le braccia spiegate nel vento e quella leggerezza tipica del volo ad abbracciarlo. Percepiva quasi le mani di Erwin stringergli i fianchi e la sua voce sussurrare canzoni d’amore. Sarebbe stato tutto assolutamente perfetto!
 

***


Il sorriso ed i sogni di Levi si infransero miseramente, come il fianco del Titanic contro l’iceberg, soltanto poche ore dopo.

Il sole era appena sorto e una pallida luce indorava il cortile della caserma, dove erano fermi cinque cavalli ed altrettanti cavalieri.

«Che significa?» esclamò, mentre la valigia gli sfuggiva di mano e lo sguardo sconvolto rimbalzava sulle figure vicine. Nanaba e Moblit stavano consultando la guida del Touring Club Marleyiano, cerchiando con una matita i principali luoghi di interesse; Hanji stava fissando alla sella una dozzina di tomi intitolati “Riconoscere le specie ittiche marine, dalla Acciuga allo Zerro”. Mike si stava scaccolando, come al solito.

«Vengono anche loro!» Erwin gli sorrise, serafico e soddisfatto.

«Ma… i biglietti sono solo due!» protestò debolmente.

«Ho provveduto a comprarne altri quattro con i fondi della Legione. Sai… ho pensato molto a quello che mi hai detto, Levi… e avevi ragione. Ultimamente, siamo tutti un po’ stressati. È così faticoso stendere piani geniali, compilare i rapporti, scrivere lettere consolatorie per le vedove.» l’indice del superiore si puntò verso Mike «Addestrare le nuove reclute.» poi su Hanji «Svolgere gli esperimenti sui titani» e infine su Nanaba e Moblit «Sopportare Mike e Hanji. Sono giunto alla conclusione che ci serviva una vacanza, già… e quale occasione migliore di una crociera per rilassarsi un po’?» il comandante stava ancora sorridendo, come se avesse appena raccontato una piacevole barzelletta «Ho anche preparato le stanze: Hanji dormirà con Nanaba, poi… io e Moblit e tu con Mike.»

Si sentì gelare il sangue. Cosa poteva esserci di peggiore?

«Perché io con Mike?» domandò, l’espressione sconvolta sul volto affilato.

«Beh, andate tanto d’accordo che mi sarebbe dispiaciuto separarvi.»

«Io volevo dormire con te!»

«Oh, suvvia Levi. Sono sicuro che ti divertirai di più con Mike che con me.»

«Ma non credo proprio!»

«Sei contento?»

Ovviamente, non lo era! Come poteva esserlo? Aveva sognato quel viaggio tanto a lungo, cullandosi nell’idea di una pseudo fuga romantica con l’uomo della sua vita e questi, invece, aveva ben pensato di invitare una combriccola di chiassosi amici. Si era immaginato a cena con l’aristocrazia; a ballare tarantelle improvvisate negli alloggi di terza classe; a ritrarre ragazze francesi di passaggio e a dormire fianco a fianco del suo comandante… tutti sogni che si erano prontamente trasformati in incubi! Si era visto vomitare dalla ringhiera per via del mare mosso, con Mike che appiccicava caccole per tutta la camera e Hanji intenta a cercare di imparare il balenese.
Accidenti, perché Erwin non ci arrivava?! Perché la natura gli aveva donato un cervello grosso quanto un pianeta, ma non la delicata sensibilità degli amanti? Persino un rotolo di carta da parati lo avrebbe compreso!

Scosse piano il capo, spiando verso il biondo che, palesemente soddisfatto, stava terminando di legare le provviste alle bisacce della sella.
«Dannazione, Erwin!» sbottò infine, senza riuscire a trattenere oltre la propria frustrazione «Inizio a capire perché Marie abbia sposato Nile, sai?»
  
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