Quella domenica mattina di inizio marzo
un sole inusuale splendeva allegramente su Londra, come un re d'oro
che troneggiava al centro di un cielo terso e limpido: spettacolo che
raramente i londinesi avevano l'opportunità di ammirare. Non una
sola nuvola intaccava quella strabiliante distesa turchese.
Gli abitanti della City, come lucertole
incapaci di resistere al richiamo del tepore primaverile dopo un
rigido inverno, avevano inondato le strade e i parchi della città,
ben felici di godere di quell'assaggio di bella stagione.
Umani di qualunque età ed estrazione
sociale che vivevano le loro vite frenetiche e caotiche e che, per
un'ineffabile legge universale, decidevano, almeno per una
sola mezza giornata, di lasciare le loro case, le loro piccole
incombenze e avventurarsi all'aria aperta solo per regalarsi la
sensazione dei raggi del sole sulla pelle e del vento frizzante sul
viso.
Be', non solo umani in realtà. In
effetti, in un parco a poca distanza dal centro, un angelo e un
demone passeggiavano tranquillamente fianco a fianco, guardandosi
intorno senza fretta e condividendo con i mortali le medesime piccole
gioie della promessa dell'imminente fine dell'inverno.
La conversazione languiva ormai da
qualche minuto, poiché Aziraphale e Crowley erano troppo impegnati a
gustarsi una delle tante prelibatezze che gli umani si erano
inventati per soddisfare i loro avidi palati e che aveva rimpolpato
le schiere, già di per sé piuttosto abbondanti, dei peccatori di
gola giù all'Inferno: il gelato.
Aziraphale reggeva tra le mani una
coppetta colma fino all'orlo di una sopraffina crema alla vaniglia
bourbon, mentre Crowley impugnava un cono di cialda sormontato da una
montagna di gelato al cioccolato fondente.
L'angelo si portava alle labbra modiche
quantità di crema grazie ad una palettina di plastica celeste,
mentre il demone faceva guizzare la sua lingua biforcuta di serpente
intorno al cono, portandosi via generose porzioni ogni volta.
- Attento, Crowley. - lo ammonì
gentilmente Aziraphale, - Qualcuno potrebbe notare che la tua lingua
non è esattamente... ehm... convenzionale. -
Il demone alzò le spalle con
noncuranza e leccò via un'altra buona dose di gelato. - Gli umani
hanno una predisposizione naturale per non notare le cose che non
riuscirebbero a spiegarsi. Potremmo apparire davanti a loro nel
nostro vero aspetto con tanto di ali e non farebbero una piega. -
- Allora perché te ne vai sempre in
giro con gli occhiali scuri? - domandò Aziraphale, - Credevo che
volessi nascondere i tuoi occhi da rettile. -
L'altro scosse la testa con un
sogghigno. - Oh, no, affatto! Li indosso perché mi danno un'aria
tenebrosa e affascinante e anche perché, modestia a parte, mi stanno
divinamente. - gli fece l'occhiolino. - L'hai capita? -
Aziraphale sorrise. Ormai si era
abituato alle battute irriverenti e politicamente scorrette
dell'amico e negli ultimi seimila anni aveva finito per trovarle
addirittura spassose, a loro modo.
In quel momento, i due avvistarono una
panchina libera che dava su uno stagno dove alcune anatre scivolavano
placide sull'acqua e si sedettero, con grande disappunto di una
giovane coppia che arrivava dal lato opposto del sentiero e aveva
puntato quella stessa panchina e che passò oltre con un'espressione
delusa che non sfuggì ad Aziraphale.
- Potremmo alzarci e lasciare che si
siedano loro... - azzardò l'angelo, la cui innata indole altruista
non si lasciava mai sfuggire l'opportunità di compiere una buona
azione verso il prossimo.
- Nah! Il parco è pieno di panchine. -
ribatté Crowley che, dal canto suo, aveva provato una punta di
malizioso piacere nell'accaparrarsi quel posto alla faccia dei due
piccioncini. - Ne troveranno di sicuro un'altra. -
Aziraphale mise da parte gli ultimi
residui di bontà angelica a beneficio della fredda logica demoniaca
di Crowley: in effetti quel parco era disseminato di panchine e i due
ragazzi erano giovani e innamorati e un qualsiasi altro posto sarebbe
stato comunque perfetto proprio grazie alla bellezza del sentimento
che li univa... per non parlare del fatto che la vista privilegiata
sul laghetto delle papere non aveva prezzo ed era il panorama
perfetto da contemplare mentre ci si gustava un buon gelato alla
vaniglia in una mattinata splendida come quella.
Angelo e demone rimasero in silenzio
per un po', assaporando le rispettive squisitezze e osservando
pigramente una grossa mamma-anatra circondata dai suoi piccoli.
Quando Aziraphale si ritrovò quasi
alla fine della sua coppetta alla vaniglia la offrì a Crowley,
assecondando la sua naturale propensione alla gentilezza e ai buoni
valori del Cielo. - Ecco. Ne vuoi un po'? -
Il viso del demone si contrasse in una
smorfia di disgusto. - Non ci penso nemmeno! Anzi, in tutta onestà
non capirò mai cosa accidenti ci trovi di tanto speciale nella
vaniglia. Voglio dire, con tutti i gusti fantastici che ci sono,
perché ti ostini a prendere sempre quello? -
Aziraphale alzò le spalle. - Adoro la
vaniglia. È il mio gusto preferito. - rispose con semplicità.
Crowley fece un gesto secco con la
mano. - Bah! Contento te. Personalmente, preferisco di gran lunga il
cioccolato. Ha quel nonsoché di dolce-amaro ma anche vagamente
salato che non mi dispiace affatto. E, diciamocelo, ha molta più
personalità della tua vaniglia. -
Aziraphale si accigliò e assunse un
piglio ostinato. - Per tua informazione, caro, la vaniglia bourbon è
una delle spezie più raffinate al mondo. È ricercata e costosa,
inoltre il suo bello sta proprio nella delicatezza del sapore. Ma
ovviamente bisogna avere il palato fino per saperlo apprezzare. -
- Fino o non fino, - proseguì Crowley,
- il mio palato apprezza molto di più un peccaminoso cono
total-chocolate, magari con
aggiunta di un pizzico di peperoncino o un goccio di rum. -
E, come a rafforzare ulteriormente
quell'affermazione, Crowley fece guizzare nuovamente la sua lingua
serpentina intorno a quella che ormai si era ridotta a una tonda
collinetta di crema al cioccolato in cima alla cialda.
Impresse in quel gesto una lentezza
voluttuosa che sapeva avrebbe messo a disagio l'angelo, che infatti
distolse lo sguardo e arrossì lievemente: - A volte sei disgustoso.
- mormorò.
Crowley sorrise, per nulla offeso da
quel commento. - Se non gradisci questi miei atteggiamenti, forse non
dovresti frequentare un demone dell'Inferno. Magari ti troveresti
meglio in compagnia dei tuoi Gabriel o Raphael, ma ho la sensazione
che non ti divertiresti tanto come con me. È a questo che serve il
male, no? A rendere meno noiosa e più interessante la vita degli
umani. -
- E così ora vorresti imbarcarti in
una dissertazione filosofico-religiosa sulla dicotomia Bene-Male,
Crowley? -
- Per niente, mio caro Az. Volevo solo
dire che, senza noi demoni e tutto ciò che rappresentiamo, la vita
degli esseri umani sarebbe come il tuo gelato alla vaniglia: avrebbe
un sapore piatto, scialbo, monotono, palloso... scegli l'aggettivo
che preferisci. Noi ci mettiamo un po' di cioccolato e creiamo
qualcosa di meglio, diamo quel tocco in più. Capisci che intendo? -
- Mmh. - fece Aziraphale, poco convinto
da quella retorica a metà tra sacro e profano.
- Dammi qua! Ti faccio vedere. - disse
Crowley, strappando di mando all'angelo la sua coppetta.
- Ehi! Ma che fai? -
Il demone raccolse con la palettina un
po' del suo gelato e lo mescolò a quello alla vaniglia di
Aziraphale, per poi restituirgli la coppetta.
- Forza. - fece Crowley con un cenno
d'incoraggiamento. - Assaggialo adesso e dimmi che ne pensi. -
L'angelo osservò con un misto di
perplessità e interesse il suo nuovo gusto di gelato, dopodiché
affondò la palettina di plastica e se la portò alle labbra.
Si prese qualche secondo per assaporare
tutte quelle nuove note di sapore che si erano aggiunte alla sua
amata vaniglia bourbon e dovette riconoscere che quell'unione, così
ben bilanciata, aveva dato vita a qualcosa di veramente eccezionale.
Un perfetto connubio tra la dolcezza gentile e delicata della
vaniglia e lo sprint malizioso del cioccolato.
- Be'? Che mi dici ora? - incalzò
Crowley, impaziente e con stampato in volto il sorrisetto beffardo
tipico di chi sa perfettamente di aver colto nel segno ma vuole
sentirselo dire a voce alta.
Aziraphale indugiò ancora qualche
istante per il piacere di tenere il demone sulle spine, poi fece
schioccare la lingua un paio di volte e assunse un'aria concentrata,
come stesse soppesando attentamente la risposta.
- Sì, non male. - ammise, ostentando
una certa indifferenza. - I sapori sono ben amalgamati e direi che
nel complesso risultano gradevoli. -
- Gradevoli? - gli fece eco
Crowley, indignato. - Mi stai prendendo in giro? -
Aziraphale cedette. - Ok, devo dartene
atto: sono deliziosi! -
Crowley sogghignò. - Che ti avevo
detto? Meglio della vaniglia? -
Aziraphale ci rifletté un paio di
secondi, poi annuì. - In effetti... -
- Vedi? - rispose Crowley, trionfante.
- Non sottovalutare mai il potenziale del cioccolato, potresti
perderti esperienze piacevoli. -
E in quel momento, il demone si fece
scivolare sul naso gli occhiali neri e strizzò l'occhio d'oro in
direzione di Aziraphale, che nuovamente arrossì senza riuscire a
trattenere un sorriso.
Crowley fermò la Bentley di fronte
alla libreria di Aziraphale, il quale appoggiò una mano sulla
maniglia della portiera per poi esitare e rivolgersi di nuovo
all'amico che sedeva al posto di guida.
- Sai, stavo pensando a quello che mi
hai detto a proposito della vaniglia e del cioccolato. - esordì con
voce casuale.
- E? - ribatté Crowley, - Hai vissuto
un'epifania gustativa che ti ha fatto approdare alla conclusione che
niente è meglio del gelato al cioccolato? -
- No. - rispose Aziraphale, - Piuttosto
pensavo che, alla fine, è un po' come la nostra amicizia, non credi?
-
Crowley alzò un sopracciglio,
perplesso. - Non ti seguo, Az. -
- Be', in quanto angelo io dovrei
essere solo vaniglia e tu sei un demone quindi solo cioccolato, ma di
recente ho potuto constatare che, in fondo, c'è un po' di vaniglia
in te così come c'è un po' di cioccolato in me, e questo va bene,
no? Insomma, siamo un gusto nuovo che unisce i pregi sia dell'una che
dell'altro, giusto? -
Ci fu un attimo di silenzio.
- Aziraphale? -
- Sì? -
- Sicuro che in quel gelato vaniglia
bourbon non ci fosse anche del Bourbon Whiskey? -
L'angelo si sentì afferrare da un moto
d'imbarazzo, conscio di quanto dovessero essere suonate bizzarre le
sue parole, aprì lo sportello della Bentley senza aggiungere altro
sull'argomento e si precipitò fuori dall'auto salutando
frettolosamente l'amico.
Quando Crowley rimise in moto si scoprì
a sorridere. Non aveva mai pensato a se stesso e ad Aziraphale
paragonati a dei gusti di gelato, ma il ragionamento dell'angelo
calzava a pennello.