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Autore: fefi97    10/03/2019    3 recensioni
[ipotetico post prima stagione; spadinoxaureliano; stranamente fluff;isabel chi]
Aureliano ormai ha imparato che per aprire il portone scassato del palazzo deve fare pressione con la spalla mentre tira leggermente la porta verso di sé. Finché ci deve pensare lui va bene, tanto ha le spalle larghe ed è grande e grosso, ma quell'altro, quella piccola testa di cazzo, un giorno si slogherà la spalla. Uno dei tanti motivi per cui Aureliano vuole andarsene da lì il prima possibile. Un altro motivo è la vecchia del piano di sopra, che sta uscendo proprio mentre lui sta entrando.
Aureliano riesce a sentire la musica persino dal lì, quindi sa già cosa la vecchia, per la centesima volta, gli sta per dire.
-Aurelià, ma glielo dici o no all'amico tuo d'abbassà sta musica de merda? -
-Signò, io glielo dico pure, quello non ce vò sentì. -
Signò, ci provi lei a ragionare con una testa di cazzo e pure zingaro.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: con mia somma vergogna vengo dal nord e sono totalmente inesperta di dialetto romano, che ho cercato di riprodurre in modo spero decente, senza usarlo troppo perché, appunto, non sono molto pratica. Amo però questo dialetto e Aureliano e Spadino non sono loro senza questo modo di parlare, perciò ho cercato di fare del mio meglio. La storia di per sé è una piccola sciocchezza nata dal mio amore per loro, è ambientata in un'ipotetica fine prima stagione, in cui Aureliano ha fatto pace con i suoi veri sentimenti (ciaone Isabel) e lui e Spadino si danno alla macchia in qualche posto imboscato. Buona lettura <3

 

 

Il resto che cos'è

 

 

Aureliano ormai ha imparato che per aprire il portone scassato del palazzo deve fare pressione con la spalla mentre tira leggermente la porta verso di sé. Finché ci deve pensare lui va bene, tanto ha le spalle larghe ed è grande e grosso, ma quell'altro, quella piccola testa di cazzo, un giorno si slogherà la spalla. Uno dei tanti motivi per cui Aureliano vuole andarsene da lì il prima possibile. Un altro motivo è la vecchia del piano di sopra, che sta uscendo proprio mentre lui sta entrando.

Aureliano riesce a sentire la musica persino dal lì, quindi sa già cosa la vecchia, per la centesima volta, gli sta per dire.

-Aurelià, ma glielo dici o no all'amico tuo d'abbassà sta musica de merda? -

-Signò, io glielo dico pure, quello non ce vò sentì. -

Signò, ci provi lei a ragionare con una testa di cazzo e pure zingaro.

Glielo vorrebbe dire, ma si trattiene.

Si limita ad affrettare il passo mentre sale le scale, perché ovviamente in quel palazzo del cazzo l'ascensore è sempre fuori uso. Sempre ovviamente, loro stanno al settimo piano. Un altro dei motivi per cui Aureliano vuole andarsene da lì.

Devono solo aspettare il momento giusto, quando le acque si saranno calmate, e poi forse potranno smettere di nascondersi in questo buco di merda.

Solo il momento giusto...

Aureliano quasi non bestemmia quando si rende conto che la porta di casa è già aperta. Quante volte avrà detto a quella testa di cazzo di chiudere sempre a chiave, che quella è una porta di merda e basta niente per buttarla giù? Quante? Almeno quante gli avrà detto di abbassare quella musica del cazzo.

-Spadì? - chiama mentre entra in casa, già di pessimo umore.

Aureliano si blocca sulla soglia, il sacchetto della spesa ancora in una mano e l'altra sulla maniglia scrostata della porta.

La ragione di tutti i suoi esaurimenti nervosi, ma anche di tutti i suoi sorrisi (quelli veri, non le smorfie che sbologna a tutti), non lo ha nemmeno sentito. E come potrebbe, se sta ballando e cantando come un matto, vestito solo della sua collana e di tutti i suoi anelli del cazzo. E' tutto nudo, e Aureliano sente improvvisamente caldo, oltre che una sorda sensazione di rabbia.

La porta era aperta, cazzo.

Silenzioso come un gatto, chiude piano la porta a chiave, posa la borsa con la spesa sul pavimento e si avvicina pianissimo a Spadino, che gli dà le spalle mentre si dimena con sorprendente eleganza, la schiena magra e flessuosa che si curva sotto i suoi movimenti come se non avesse spina dorsale.

Aureliano allunga una mano finché non gli sfiora il fianco, solo con la punta delle dita, e si piega quanto basta per sfiorare con le labbra la piccola porzione sotto l'orecchio destro.

Ovviamente Spadino non gli dà nemmeno la soddisfazione di spaventarsi, non trasalisce nemmeno. Si preme con più decisione contro il corpo di Aureliano senza smettere di muoversi e allunga un braccio all'indietro per tirare la sua testa più vicina.

-Aurelià? - fa infine e a Aureliano viene da ridere e forse in realtà sta un po' sorridendo, ma grugnisce piano, passandogli con decisione un braccio intorno alla vita e premendo le labbra sul suo collo. Sente Spadino rabbrividire e una scossa di eccitazione gli attraversa tutto il corpo.

-Ora lo chiedi, eh? Che testa di cazzo che sei. -

Spadino ridacchia, mentre continua a muoversi contro il corpo di Aureliano, che ce l'ha sempre più duro. L'effetto che gli fa quello zingaro testa di cazzo, non glielo ha mai fatto nessuno in tutta la sua vita.

Forse è per questo che si incazza così tanto per la porta aperta e per tutte le altre mille imprudenze dell'altro.

Non può perderlo.

Semplicemente, non può.

-Lo sapevo che eri tu, scemo. Ho sentito il tuo odore. -

-Mh – Aureliano passa il naso contro il collo sottile dell'altro, avendo la soddisfazione di vederlo rabbrividire per la seconda volta – E che odore c'ho? -

Spadino ride di nuovo e volta un po' la testa, e finalmente Aureliano può incrociare gli occhi azzurri con quelli scuri dell'altro.

Sa che la sua faccia si sta raddolcendo, e odia questa cosa.

-E che ne so. De bono. - ridacchia Spadino e si sporge per baciarlo, ma Aureliano allontana la testa con uno scatto deciso, pur continuando a stringerlo contro di sé.

Spadino lo fissa perplesso e lui ricambia con uno sguardo serio.

-Quante volte t'ho detto che devi chiudere a chiave, soprattutto se io non ci sono, eh Spadì? -

Quando lo vede alzare gli occhi al cielo, Aureliano deve trattenersi dallo spaccargli la faccia.

-Madò, ma ancora con sta storia? E che palle, Aurelià. -

-Forse non hai presente la situazione di merda in cui stamo, Albé! - scatta Aureliano e Spadino si fa un po' più serio. Sanno entrambi che quando Aureliano lo chiama Alberto, vuol dire che è incazzato davvero.

Aureliano sa che Angelica lo chiamava Alberto nei momenti intimi, così lui ha deciso che farà tutto il contrario, come a rimarcare una distanza tra lui e la moglie sinti dell'altro. Se solo potesse vedere più in là della sua gelosia, capirebbe che non c'è mai stata competizione che tenesse per Spadino, tra lui e Angelica. C'è sempre stato solo e soltanto Aureliano.

-Il Samurai me sta con il fiato sul collo per quei cazzo di terreni, Livia è scomparsa, abbiamo tutta la famiglia tua contro e Isabel... - lo sguardo di Spadino si affila alla menzione dell'ex donna dell'altro, ma Aureliano lo ignora – Isabel è morta, cazzo, le hanno sparato in una casa difesa più de un palazzo, e tu non pòi nemmeno chiude a chiave la porta. -

Spadino lo fissa e Aureliano non sa cosa legge nei suoi occhi, ma un secondo dopo il viso dell'altro si rilassa tutto e gli occhi scuri perdono quella scintilla di gelosia che li aveva attraversati poco prima.

-Va bene. Giuro che ora la chiudo. - chiude il discorso con voce decisa, poi si alza sulla punta dei piedi nudi, protendendo la testa verso di lui in una muta richiesta, un sorrisetto beffardo sulle labbra.

Aureliano non sa se lo esaspera o lo fa innamorare di più, sinceramente.

-Li mortacci tua. - sussurra, prima di abbassarsi per catturare le labbra di Spadino in un bacio.

Il bacio inizia lento, ma figurati se Spadino lo fa rimanere così. Aureliano si sente quasi sopraffatto dalla veemenza con cui l'altro si preme contro di lui, gli fa male il collo dalla forza con cui Spadino glielo sta strattonando, solo per poterlo avere più vicino.

E intanto quella testa di cazzo continua a strusciare il suo corpo nudo contro di lui. Quando si sente i jeans ormai scoppiare, Aureliano si stacca dal bacio e afferra brutalmente i fianchi dell'altro, spingendolo senza voltarlo verso il letto.

Spadino cade prono sul materasso, l'altro che gli pesa sulla schiena e gli tempesta il collo di morsi. Fa per mettersi sulle ginocchia, per un motivo che non potrebbe essere più chiaro, ma Aureliano lo ferma, questa volta con mani gentili.

Lo fa girare sulla schiena, accarezzandogli con entrambe le mani le gambe lisce e bianche. Non sa se è stata una buona idea, visto l'effetto che gli fanno gli occhi scuri di Spadino che bruciano nei suoi, quasi con sfida.

Tutto è una sfida con Spadino, persino fare l'amore.

Lascia che Spadino si allunghi a sbottonargli i jeans mentre lo bacia e geme forte nella sua bocca sotto le carezze dell'altro.

-Mi so preparato da solo. - sussurra passandogli una mano tra i capelli biondi e di solito Aureliano lo preparerebbe lo stesso, perché sa che quella testa di cazzo fa sempre le cose di fretta e in modo frenetico e probabilmente per lui “prepararsi” significa infilarsi un dito dentro e ritenersi pronto così. Ma non ce la fa davvero più, deve soltanto seppellirsi in quel corpo sotto di lui.

Cerca di essere il più delicato possibile, ma non è facile controllarsi con Spadino che si agita sotto di lui come se stesse ancora ballando, tutto nudo, mentre lui è ancora praticamente vestito.

La musica risuona ancora a tutto volume nel monolocale, coprendo in parte i loro gemiti e lo sbattere sfacciato della pelle nuda di Spadino contro i vestiti dell'altro.

Aureliano riconosce subito la canzone che proviene dal cellulare dell'altro e si ritrova a ricambiare come uno stupido il sorriso dell'uomo sotto di lui.

-La canzone della nostra prima gita insieme. - dice, e solo Spadino definirebbe “gita” andare a rapire un prete in un'abbazia fuori Roma.

Aureliano però non dice niente, si limita a baciarlo dolcemente, regolando il ritmo delle spinte in modo che l'altro goda e basta, senza dolore.

Tutti gli vogliono fare del male, ma Aureliano no.

Lui vuole solo tenerlo al sicuro.

-Acido suono e sento solo te, e sento solo te, il resto che cos'è – Spadino canta con voce spezzata, mentre passa le mani tra i capelli di Aureliano, tirandoselo contro ogni tanto per un bacio sporco, dedicandogli tacitamente quelle parole.

Aureliano ride e scuote la testa, aumentando il ritmo e portando l'altro a gemere senza ritegno.

Forse la musica a tutto volume non è poi un'idea così del cazzo, dopotutto.

Quando sono venuti entrambi, Aureliano si spoglia del tutto, poi trascina il corpo di Spadino più vicino, abbracciandolo stretto e affondandogli il viso contro il collo. Le braccia di Spadino sono subito intorno al suo petto, come chiamate da una forza misteriosa.

-Anche te sai de bono. - mormora compiaciuto e Spadino ride mentre si stringe più forte a lui.

Per un po' nessuno dei due parla, si sente solo la musica assordante. Dovrà parlargli anche del volume della musica, ma adesso Aureliano sente di avere una questione più urgente da chiarire.

-Spadì? - lo chiama, accarezzandogli dolcemente la schiena nuda con tutto il palmo ruvido della mano, sorridendo nel sentirlo rabbrividire.

-Sì? -

Aureliano si abbassa a baciargli con amore la fronte sudata.

-La prossima volta che te becco a ballà nudo senza che la porta sia chiusa a chiave, t'ammazzo. -

Aureliano non sa se è più esasperato o innamorato, quando Spadino risponde alla sua minaccia con una risata.

In realtà lo sa, ma preferisce non pensarci troppo. Relega quel pensiero in un angolino, insieme a tutte le altre cose che ha paura di ammettere.

  
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