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Autore: Stria93    12/03/2019    2 recensioni
[What if?] 2x04
E se Belle e Rumpelstiltskin si fossero conosciuti in circostanze diverse? Non un regno minacciato dagli orchi, non una principessa in cambio della salvezza di Avonlea ma una giovane pirata al seguito di Killian Jones che s'innamora del coccodrillo, nemico giurato del suo capitano.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Killian Jones/Capitan Uncino, Milah, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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cap1

ALLA TAVERNA



Da quando, pochi giorni prima, quell'imponente veliero aveva attraccato al piccolo molo del villaggio, facendo sfigurare tutte le altre umili imbarcazioni di pescatori, la vita monotona e tranquilla degli abitanti era stata messa sottosopra.
Si trattava di una ciurma di pirati che si era fermata per fare rifornimento di provviste e altri beni utili a bordo della nave, prima di riprendere il viaggio per mare.
La gente del posto aveva storto il naso: gli stranieri non erano ben visti, soprattutto se questi erano personaggi inquietanti, agghindati in modo bizzarro e soprattutto portavano spadoni, sciabole, pugnali e altre armi che sembravano pronti a sfoderare con fin troppa facilità.
La sera, l'intera ciurma si riuniva nell'unica taverna del villaggio e tutti bevevano litri di birra e rum, cantavano stornelli marinareschi, raccontavano delle loro avventure, ridevano sguaiatamente e amoreggiavano con le donne e le ragazze che si lasciavano incantare dal loro fascino esotico.
Tra queste, vi era anche una donna dai lunghi capelli neri e dalla scollatura generosa di nome Milah.
Ogni sera si recava alla taverna e s'intratteneva a giocare a dadi con gli uomini e ad ascoltare i loro racconti; sembrava particolarmente attratta dal capitano Killian Jones, un giovane uomo sulla trentina, di bell'aspetto, dallo sguardo furbo e l'atteggiamento spavaldo.
Le attenzioni della donna erano ricambiate e spesso, dopo qualche giro di birra, i due si appartavano in un angolo e si lasciavano andare ad effusioni più o meno spinte.
Quella sera, una piratessa di nome Belle stava consumando la sua pinta di birra ad un tavolo isolato in un angolo, senza curarsi molto di ciò che le accadeva intorno. Niente che non avesse già visto in altri porti, in ogni caso.
Non amava la confusione e detestava assistere al pietoso spettacolo di tutte quelle donne adoranti che sbavavano dietro agli uomini dell'equipaggio, che, dal canto loro, erano fin troppo felici di approfittarsene.
Attendeva con ansia il momento in cui finalmente avrebbero potuto salpare, riprendere il largo e tornare in mare aperto.
Belle era una giovane donna dai lunghi capelli castani, venati di riflessi color rame, e meravigliosi occhi azzurri come l'oceano stesso.
Aveva vissuto la maggior parte della sua vita con l'anziano padre Maurice in un piccolo villaggio dove tutti la consideravano strana e diversa, ostracizzandola a causa della sua passione per i libri e l'avventura.
Non c'era dubbio che fosse la ragazza più carina del paese, ma il suo comportamento singolare e la sua tendenza a sognare ad occhi aperti e a fantasticare di mondi lontani faceva sì che molti la guardassero con sospetto o scherno.
Lei non ci aveva mai fatto molto caso: il giudizio di quel manipolo di ottusi paesani non avrebbe potuto importarle di meno, tuttavia più cresceva e più si sentiva intrappolata in quel minuscolo villaggio dove tutti i giorni trascorrevano esattamente uguali ai precedenti e le persone sembravano non voler guardare oltre le loro noiose e piccole vite provinciali.
Ma lei aveva ben altre ambizioni: sognava di vedere il mondo, di partire per qualche avventura come quelle di cui leggeva nei suoi amati libri in cui gli eroi si gettavano in imprese epiche e vivevano amori travagliati, intensi e romantici.
Dopo la morte improvvisa di Maurice, Belle si era ritrovata sola, in balia di quel rozzo mascalzone di Gaston, il belloccio del paese che ogni giorno si presentava baldanzosamente da lei chiedendole, con sempre maggiore insistenza, di sposarlo.
Belle aveva già rifiutato molte volte ma Gaston non si era arreso, inoltre era noto per la sua vena collerica e aggressiva e la giovane era sempre più convinta che presto avrebbe messo da parte i modi galanti e le lusinghe per tentare di obbligarla a divenire sua moglie ricorrendo alla forza.
Non aveva più nulla che potesse legarla al villaggio e così una notte aveva preparato una bisaccia con le poche cose importanti che possedeva ed era sgattaiolata giù al porto, dove la magnifica nave di Killian stava per salpare.
Parlando con un marinaio, aveva scoperto che il capitano stava cercando una persona che sapesse leggere e interpretare un'antica mappa del tesoro proveniente da un paese lontano e incomprensibile per molti ma non per lei, che, guarda caso, aveva letto alcuni libri a riguardo.
Aveva chiesto di essere ammessa alla presenza di Killian e gli aveva offerto il suo aiuto in cambio della possibilità di unirsi all'equipaggio; e così era stato.
Il capitano non aveva mai permesso che qualcuno della ciurma le facesse del male o le mancasse di rispetto e, col tempo, si era instaurato tra loro un profondo legame quasi fraterno, inoltre anche il resto degli uomini le si era infine affezionato.
Certo, all'inizio non erano mancate pesanti e sgradite avances da parte di alcuni di loro più sprovveduti, ma, con le buone o le cattive, lei aveva fatto capire a tutti di non essere interessata a ciò che avevano da offrirle e che non era certo il tipo di donna con cui potersi permettere certi giochetti.
Era arrivata a godere del rispetto e della lealtà della ciurma al pari di un uomo, al pari di Killian stesso.
La ragazza voleva bene al capitano e gli era grata per averla accolta a bordo della Jolly Roger, ma questi sentimenti non potevano impedirle di provare un moto di fastidio davanti a certi suoi atteggiamenti arroganti e prepotenti che metteva in atto per impressionare gli altri, in particolare le donne, sulle quali esercitava un fascino e un'attrazione irresistibili.
Ogni volta che facevano porto da qualche parte ce n'era sempre qualcuna con cui si divertiva per un po', ma con nessuna era mai andato oltre l'avventura di qualche notte.
Quella bruna intrigante dagli occhi chiari sarebbe stata solo l'ennesimo nome su quella lista di conquiste ormai dimenticate, eppure a Belle sembrava di intravedere qualcosa di più profondo negli occhi dell'uomo quando la guardava. Qualcosa che non aveva mai scorto in lui prima di allora e che la metteva stranamente in allarme.


Rumpelstiltskin rientrò a casa tardi quella sera. Era stato costretto ad andare a cercare una pecora che si era smarrita nel bosco e, con la sua andatura zoppa, aveva avuto il suo bel daffare per recuperarla ma non poteva permettersi di perderla: era giovane e gli avrebbe fruttato un bel po' di lana buona da filare.
La luna era già alta nel cielo quando l'uomo varcò soglia della piccola e umilissima casetta dove abitava con la moglie e il figlioletto di sei anni.
- Milah? Bae? Sono tornato! - disse, richiudendosi l'uscio alle spalle.
La stanza era fiocamente illuminata dai resti morenti del fuoco che era stato acceso nel camino.
Seduto ad un piccolo e sbilenco tavolo di legno, le gambe penzoloni, c'era un bimbo magro dai grandi occhi castani che lo guardava. - Papà? -
- Bae! - Rumpelstiltskin si guardò intorno ma non vide traccia della moglie. - Dov'è la mamma? -
Il piccolo non rispose e abbassò lo sguardo mestamente.
Il padre gli sorrise cercando di rassicurarlo. - Be', avrà... perso la cognizione del tempo. - disse, cercando di suonare convincente più a se stesso che al figlio. - Prendi il tuo mantello, figliolo. Andiamo a cercarla. -
Il bambino si alzò, l'uomo gli mise una mano sulla spalla e lo guidò fuori dalla casupola appoggiandosi al bastone che usava come sostegno per camminare.
Purtroppo sapeva perfettamente dove cercare la moglie, che probabilmente si stava divertendo alla taverna con quel gruppo di tagliagole che era arrivato dal mare qualche giorno prima, ma non pensava che avrebbe perfino abbandonato a casa il loro bambino da solo in piena notte per andarsi a fare i propri comodi con quella gentaglia.
Dalla locanda provenivano suoni di risa e di bicchieri che cozzavano uno contro l'altro.
Rumpelstiltskin osservò incerto il figlio e decise che non era il caso di portarlo con sé lì dentro, così s'inginocchiò in modo da essere alla sua stessa altezza, ignorando la fitta alla gamba che quel gesto gli provocò, gli posò le mani sulle spalle e lo guardò negli occhi nocciola così simili ai suoi. - Bae, io vado a prendere la mamma ma tu devi aspettarmi qui fuori per qualche minuto, d'accordo? -
Il piccolo annuì, il padre gli sorrise con dolcezza e gli accarezzò una guancia prima di dirigersi verso l'ingresso della taverna.
Quando entrò timidamente e con passo incerto, cercò di non fare caso alle occhiate stupite e derisorie che gli uomini gli lanciavano e ai risolini delle ragazze che commentavano la sua zoppia.
Riconobbe subito Milah seduta a un tavolo, circondata da alcuni di quei pirati.
Stava ridendo e brindando con uno di loro, un giovane uomo abbastanza bello e dallo sguardo accattivante che le cingeva la vita con un braccio e, di tanto in tanto, sbirciava nella sua generosa scollatura.
- Milah? - la chiamò il marito.
La donna e gli altri uomini seduti al tavolo alzarono lo sguardo su di lui e tacquero, incuriositi.
- Milah... - tentò di nuovo Rumpelstiltskin, messo a disagio da quegli sguardi colmi di derisione, – è ora di andare. -
- Bene, va' dunque. - ribatté lei versandosi un altro bicchiere di rum.
- E questo chi è? - domandò l'uomo che le sedeva accanto, senza accennare a toglierle le mani di dosso.
- Oh, nessuno. È solo mio marito. - rispose la donna imprimendo a quell'ultima parola un tale disprezzo che Rumpelstiltskin si ritrasse istintivamente.
- Be', è più alto di come l'hai descritto! - fece l'uomo, al che tutti gli avventori, Milah compresa, iniziarono a ridere.
Rumpelstiltskin cercò di ignorarli e continuò a guardare la moglie, provando a farla ragionare. - Ti prego... hai delle responsabilità! -
- Oh, come fare l'uomo e combattere nelle guerre degli orchi? Altre mogli sono diventate vedove onorate, ed io invece sono legata al codardo del villaggio. - sbottò buttando giù il bicchiere tutto d'un fiato.
Ormai tutti avevano abbandonato le proprie attività per godersi la scena, compresa la giovane Belle che però, a differenza di tutti gli altri, non rideva affatto e, al contrario, serrava i pugni con rabbia di fronte a quello spettacolo orribile.
Rumpelstiltskin rimase ferito dalle parole di Milah e dalla sua voce gelida e sprezzante.
- Corri a casa, Rumpel. È la cosa che ti riesce meglio. - concluse mordace la bruna.
- Mamma? -
Ad un tratto si udì una flebile vocina alle loro spalle e gli uomini si fecero da parte per lasciar passare un bimbetto che si stringeva nel mantello e guardava la donna con espressione interrogativa e smarrita.
L'uomo che si reggeva al bastone si voltò. - Bae! Ti avevo detto di aspettarmi fuori, figliolo... -
Milah lo guardò rimanendo interdetta per un secondo, poi si alzò dal tavolo senza dire nulla, cinse le spalle del piccolo e lo guidò fuori dalla taverna, seguita dal marito.
Passarono vicino al tavolo al quale era seduta Belle, che li seguì con lo sguardo. Quando incrociò i suoi occhi celesti con quelli castani e indicibilmente tristi di Rumpelstiltskin, sorrise; non un sorriso di scherno o di compatimento, ma un sorriso comprensivo e solidale, quasi di scuse, un incoraggiamento a credere che, un giorno, le cose sarebbero andate meglio.
L'uomo lo notò ma non fece in tempo a rispondere a quel gesto, inoltre voleva allontanarsi il più in fretta possibile da quel luogo in cui si era sentito umiliato da tutti, a partire dalla sua stessa moglie, la quale, come se niente fosse, si lasciava stringere nell'abbraccio di un altro uomo, un pirata, proprio di fronte a lui e a loro figlio.


Durante il breve tragitto verso casa nessuno disse una parola.
Una volta arrivati, Rumpelstiltskin mise a letto Bae mentre Milah si dava una sistemata e s'infilava sotto le coperte, con la testa che le girava e doleva a causa del troppo bere.
L'uomo fece scaldare dell'acqua e preparò una tisana di erbe per la moglie.
- Davvero avresti voluto che fossi morto nella guerra degli orchi? - chiese piano mentre le porgeva una tazza fumante.
La donna, distesa a letto, non sostenne il suo sguardo né rispose subito, come se fosse indecisa tra l'essere brutalmente sincera o indorare la pillola a beneficio del marito.
- Avrei voluto che avessi almeno provato a combattere. Tu no? -
- Be', però così sono vivo e sono qui con te... e con Bae. Sono tornato da voi. - disse lui, sedendosi sul bordo del letto.
Milah scosse la testa. - Questa non è vita, Rumpel. Non per me. -
L'uomo sospirò stancamente: avevano già affrontato quel discorso.
- Perché non ce ne andiamo? - continuò la donna, insistendo su un'idea che aveva sottoposto al marito più e più volte.
- Ne abbiamo già parlato. -
- Non devi per forza essere il codardo del villaggio. Potremmo ricominciare da capo. Andare dove nessuno ci conosce e vedere l'intero mondo che c'è oltre questo villaggio! -
Rumpelstiltskin scosse la testa e si alzò. - So che questa non è la vita che avresti voluto, ma può comunque essere una bella vita. Non c'è bisogno di andarcene. -
Il filatore si sedette al tavolo dando le spalle alla moglie con l'aria più abbattuta che mai.
- Almeno provaci. Fai un tentativo. Se non per me... fallo per Bae. -
Milah si massaggiò una tempia e chiuse gli occhi con un sospiro stanco. - Ok, ci proverò. -
Quando il marito la raggiunse a letto e spense con un soffio la lanterna che era rimasta l'unica fonte di luce nella casupola, i due non si erano mai sentiti più lontani l'uno dall'altra.


Belle aveva bisogno d'aria.
Non sopportava più l'atmosfera della taverna e l'odore acre di alcol e sudore, senza considerare il fatto che la scena alla quale aveva assistito poco prima le aveva messo una gran voglia di strangolare qualcuno e, per la sicurezza di tutti, dato che aveva anche bevuto e non si sentiva del tutto responsabile delle proprie azioni, decise di andare a fare quattro passi per sbollire la rabbia e ritrovare un po' di lucidità.
Ovviamente tutti i lumi delle case erano spenti a quell'ora tarda e le stradine del villaggio erano deserte, ma alla ragazza non importava, anzi apprezzava particolarmente quell'atmosfera quieta e silenziosa dopo tutto l'allegro baccano della taverna.
I suoi pensieri continuavano a tornare a quell'uomo, allo sguardo pieno d'amore che aveva riservato a suo figlio e al modo tremendo in cui sua moglie l'aveva trattato davanti a tutti.
Belle sentì di nuovo montare la collera dentro di sé nei confronti di quella donna.
Fortunatamente, il giorno seguente sarebbero ripartiti e lei non avrebbe mai più dovuto rivederla.




Da Stria93: Bentrovati, dearies!
Ecco un'altra bozza saltata fuori dallo “scrigno dei lavori incompiuti” e che risale alla lontanissima 2x04. Devo aver scritto le prime righe di questa storia pochi giorni dopo aver visto la puntata per la prima volta quindi fate pure voi il calcolo degli anni che questa fanfiction ha trascorso in un angolino del mio PC, dimenticata, incompiuta e con urgente bisogno di essere riveduta e corretta.
Be', qualche tempo fa ho deciso di riprenderla e ho sistemato un po' di cose qua e là per renderla pubblicabile.
A breve farò lo stesso anche con i capitoli successivi. Mi scuso se molte parti sono prese pari pari dalle scene della serie, ma il progetto era proprio di aderire il più possibile a queste inserendo però l'elemento “Belle”.
Grazie come sempre a chi leggerà, a chi inserirà la storia in una raccolta e a chi sarà così gentile da lasciarmi il proprio commento.
A presto con il seguito!

  
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