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Autore: winnie343    12/03/2019    1 recensioni
E se il cavaliere di Gemini avesse conosciuto il suo destino? Se gli fosse stata offerta la possibilità di cambiare il corso del Fato? Questa storia narra le vicende del grasso e buffo Edgar, di come diventò il Cavaliere di Pegasus grazie all'addestramento di ben due cavalieri d'oro (Milo e Aioria) e di come, pur non possedendo un cosmo, fece di tutto per proteggere i suoi amici. Perchè non sempre gli eroi del Mito hanno i muscoli.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XXXIV

Una vita per una vita




Per Camus fu difficile liberare Hilda dal suo bacio. In un certo senso sentiva che quella sarebbe potuta essere la sua ultima possibilità. Eppure nel suo cuore sapeva cosa rispondere alla proposta della donna. L’avrebbe amata per l’intera sua esistenza e, a dispetto dei suoi lunghi anni di addestramento, non avendo un animo così temprato, sentiva di non aver la forza per rinunciare a lei.

Separò le sue labbra, ma non i suoi occhi e con lo sguardo piantato su di lei si preparò a confessarle che avrebbe rinunciato ad ogni velleità di essere un fedele cavaliere di Athena.

Un luccichio lontano, però, catturò la sua attenzione e gli impedì di pronunciare le parole che forse avrebbero cambiato il suo destino per sempre. I sensi di cavaliere lo misero in allerta.

Tutto accadde nella frazione di un istante. Ebbe giusto il tempo di voltarsi per vedere meglio cosa fosse quel bagliore che in lontananza diventava sempre più grande. Si rese conto che se non si fosse spostato sarebbero stati travolti, decretando probabilmente la morte di entrambi. Calcolò inoltre che dietro le mura del corridoio dove si trovavano in quel momento vi fossero molti degli invitati e che a quella velocità quel raggio avrebbe potuto distruggere la parete, uccidendo o ferendo degli innocenti.

Con una spinta allontanò Hilda, poi si voltò e mettendo le braccia avanti si preparò a contenere quel potente raggio. Di quell’immensa forza e luce, però ne vide arrivare solo una parte, separata e frastagliata e l’impatto con essa fu gestibile con uno sforzo contenuto. Si accorse immediatamente che un oggetto ingombrante aveva in qualche modo attutito il colpo, evitando la sua morte. Eppure non si era reso conto di avere davanti delle colonne o del mobilio.

Cercò di mettere a fuoco, ma l’urlo di Hilda attirò la sua attenzione. Con il cuore in gola si voltò ad osservarla, per cercare di capire se fosse stata in qualche modo colpita, ma quando, seguendo il suo sguardo, si accorse che stava anche lei guardando l’oggetto che aveva deviato il colpo, velocemente tornò su di esso e si rese finalmente conto che quello non era un oggetto, ma una persona.

La riconobbe dal colore dei suoi capelli. Correndo verso di lei sussurrò il suo nome, quasi come una supplica o una preghiera a che ella fosse ancora viva.

Il corpo della ragazza giaceva inerme con il volto schiacciato sul pavimento, in una posizione scomposta. Le si inginocchiò vicino e con molta delicatezza la voltò per avvolgerla nelle sue braccia. Vide il suo volto contrarsi in una smorfia di dolore e calcolò che tutto dipendesse dal fatto che buona parte delle ossa di quello scricciolo di ragazza fosse andato in pezzi. Provò a sostenerla, appoggiando il suo volto sulle sue gambe e con la voce più dolce di cui disponeva sussurrò il suo nome:


  • Mya riesci a sentirmi? Mya.


Dalla ragazza non giunse alcun suono, ma sul suo volto comparve un sorriso. Camus la strinse a se, come se quell’abbraccio potesse donarle un alito di vita in più che le consentisse di sopravvivere. Il suo inconscio lo avvertì del fatto che le loro vite erano ancora in pericolo. La sorgente di quel potente fascio di luce era ancora lì.

Sentì l’aria spostarsi e comprese che presto sarebbe partito un altro colpo. Li avrebbe sicuramente investiti o peggio avrebbe colpito Hilda, ma non riusciva a muovere alcun muscolo, immobilizzato dal senso di colpa.

Lo sentì nuovamente partire e con la coda dell’occhio lo vide dirigersi verso Lady Hilda. Doveva muoversi e doveva farlo in fretta, altrimenti la donna della sua vita sarebbe perita in quel giorno, eppure sentiva il suo corpo pesante e le sue gambe immobilizzate dal peso di quello scricciolo che continuava ad annaspare.

Una vita per una vita.

Come poteva scegliere di sacrificare Mya? Avrebbe dovuto essere più razionale, in fondo non si trattava neanche di sentimenti: per la ragazza dai capelli rossi non c’era più speranza, per Lady Hilda sì. Eppure rimase ancora una volta immobile, preparandosi a vedere quel colpo uccidere il suo amore e la sua vita.

Non era così, sentiva che non lo era.

La sua era speranza e non rassegnazione.

Sentiva che qualcuno sarebbe arrivato. Ma come poteva pensare una cosa del genere? Abbassò lo sguardo e vide che la piccola Mya stava stringendo il suo braccio. Si spostò ad osservare il suo volto e ancora una volta la vide sorridere, la sentì sussurrare le parole: “abbi fede”. Comprese, allora, che era lei che gli stava trasferendo quel sentimento di speranza. Decise, per una volta di credere al fatto che quella ragazzina conoscesse il suo destino. Chiuse gli occhi e desiderò con tutto se stesso di non sbagliarsi.

Il suo desiderio si realizzò dal momento che nella scena irruppe Edgar.

Senza pensarci due volte il buffo ometto si buttò a capofitto per proteggere la celebrante di Odino. Riuscì nell’intento di proteggerla, ma il colpo che lo travolse mandò in pezzi l’armatura di Pegasus e lo scaraventò dalla parte opposta del corridoio. Per il forte impatto svenne.








Milo era pronto a lanciare per l’ennesima volta il suo colpo. Lo avrebbe fatto per colpire tutti e tre i cavalieri di Asgard. Sapeva che una tale mossa, impegnativa da eseguire, li avrebbe messi tutti in difficoltà. Avrebbe avuto bisogno di uno o al massimo altri due colpi, ma con un po’ di fortuna si sarebbe liberato di loro in poco tempo.

Si apprestò ad eseguire il suo Scarlet Needle, ma con la coda dell’occhio si accorse che qualcosa si stava muovendo ad elevata velocità verso Shaina. Non fece in tempo ad avvertirla che la sacerdotessa guerriero si trovò circondata da un branco di lupi. La risata di Luxor echeggiò nei corridoi:


  • E ora, nobile cavaliere? Cosa farai? Lancerai il tuo colpo o salverai la tua bella?


Prima che Milo potesse rispondere, Shaina espanse il suo cosmo al massimo delle sue possibilità e avvolgendo il suo colpo di un sentimento di rabbia spazzò via i lupi che la minacciavano.


  • Io non sono la sua bella e non ho bisogno di essere salvata da nessuno. Io so salvarmi da sola!


A Milo scappò un sorriso. Se la situazione fosse stata diversa le avrebbe chiesto all’istante di sposarlo, tanto era ammirato della forza e del carisma di quella ragazza.

Quel dolce pensiero, però, venne spazzato via dalla sensazione che qualcosa di terribile stava accadendo. Sapeva che Edgar non possedeva alcun cosmo, eppure in quell’istante avrebbe giurato di aver percepito l’aurea del suo buffo amico andare in pezzi.

La rabbia lo avvolse, insieme alla voglia di correre in suo soccorso e così senza farselo ripetere lanciò il suo colpo in direzione dei tre cavalieri, riuscendo ad atterrarli tutti. Prima che potesse prepararsi a lanciare il secondo, venne colpito a sua volta.

Prima di rovinare a terra, realizzò che quel colpo non veniva da nessuno dei suoi avversarsi: apparteneva ad un cavaliere molto più potente di quei tre.

La voce di Shaina lo fece trasalire. Si guardò le mani, rendendosi conto di averle sporche di sangue, il suo sangue e poi, voltandosi vide giungere sulla scena colui che lo aveva colpito: Siegfried.

La situazione ora si sarebbe complicata terribilmente.








Edgar giaceva a terra, privo di sensi. Camus era certo che il suo amico fosse ancora vivo, ma per quanto ancora? Inoltre sapeva di dover lasciare andare Mya, ormai spacciata, per poter salvare Hilda ed Edgar, ma qualcosa nel suo corpo si rifiutava di eseguire quel pensiero così logico. Eppure qualcosa doveva fare.

Abbassò lo sguardo verso la ragazza per incrociare i suoi occhi: si sorprese nel vederli così pieni di serenità. Comprese che quello sguardo, così cristallino, lo stava spronando a fare quello che doveva. Annuì e senza aggiungere nulla, si alzò e si preparò a dare battaglia. Ma prima che potesse sferrare il suo colpo venne fermato dalla voce rabbiosa di Maya che giunta, anch’ella sulla scena, inginocchiandosi accanto alla sorella, inveì verso la direzione da cui erano giunti i colpi:


  • Ma come hai potuto colpire tua figlia! E per che cosa poi? Per un trono che non ti appartiene?

  • Ti sbagli! – dal fondo del corridoio emerse l’artefice dell’attacco, Calliope, sconvolta e alterata, quasi impazzita – puoi accusarmi di tutto, figlia, ma non di questo! Essere celebrante di Odino era scritto nel destino, per me o per una delle mie figlie! Ah ah ah ah e come vedi così è stato, in fondo. Il destino ha deciso che sarai tu Maya la prescelta.

  • Tu sei pazza! PAZZA! – dagli occhi di Maya sgorgarono lacrime di rabbia e indignazione.

  • E tu sei un’ingrata! Ma non ha importanza, figlia mia. Il destino si compirà che tu lo voglia o meno. Io ti ho visto con lo scettro di Odino. Sì ti ho visto chiaramente. E ora, tolta di mezzo questa usurpatrice, tutto ciò che ho visto nel futuro si avvererà.

  • Ti sbagli! – Maya strinse il braccio di sua sorella, per cercare di darle conforto – quello non è ciò che accadrà, ma ciò che tu vorresti che accadesse. Confondi i tuoi desideri da ciò che è reale. L’ho capito, sai? Finalmente ho capito che non tutto quello che vediamo si avvera. Tu dovresti saperlo, sono sicura che lo sai! La tua brama di potere, il desiderio di ottenere riconoscimenti e onore ti hanno annebbiato la mente madre mia. Ti ho sempre voluto bene e ho sempre pensato che alla fine saremmo riuscite ad essere felici, ma ora non più. Ora che hai fatto così tanto male a Mya non più.

  • Non farmi ridere! Da quando ti interessa di tua sorella? L’hai sempre disprezzata, mi hai sempre detto che era una debole e fragile. Beh! Avevi ragione, ha sacrificato se stessa per un amore non ricambiato: che stupida! E ora che finalmente ti do ragione, ora che vedo chi delle due è veramente degna del mio amore, tu cosa fai? Mi butti addosso il tuo odio?

  • Si! Ti odio! Ti odio! E’ colpa tua se non ho mai apprezzo come avrebbe meritato mia sorella. Lei non è debole e fragile, è la più coraggiosa perché ha il coraggio di portare avanti ciò in cui crede, senza tentennamenti. E’ lei la migliore perché ama senza mai preoccuparsi di essere derisa. E’ lei la più forte perché ha sempre saputo da che parte è la giustizia. Tu non sei riuscita ad insegnarmi niente e per quanto possa rispettare il fatto che nonostante questo tu sia ancora mia madre, non potrò mai perdonarti di aver fatto questo a Mya. Per questo ti ucciderò!


Maya si alzò rapidamente, pronta a colpire sua madre. Sapeva di non avere la forza sufficiente per ucciderla, ma questa convinzione non l’avrebbe fermata, tanta era la rabbia per quello che aveva fatto a sua sorella e al povero Edgar. Perché in fondo al suo cuore sentiva quanto fosse ingiusto anche quanto era accaduto a quel povero ragazzo. Subire quel terribile colpo, soffrire e provare dolore per qualcosa che in fondo non lo riguardava neanche. Non era un cavaliere, tutti lo sapevano, lo stesso Edgar lo sapeva, eppure si era gettato nella mischia sempre, senza mai indugiare. Avrebbe fatto di tutto per impedire a sua madre di fare ancora del male.

Si buttò con tutta la rabbia e l’energia che sentiva addosso verso di lei, ma la mano di Camus le impedì di proseguire oltre lui. Provò in tutti i modi a liberarsi. Lottò e impreco, ma senza alcun successo.

I suoi occhi incontrarono lo sguardo del cavaliere e in quel profondo blu, per la prima volta Maya si sentì protetta e compresa. La sua rabbia e la sua frustrazione erano le stesse che albergavano in quel blu, così nitido e chiaro per lei, da sentirsi affrancata dalla battaglia. Si rilassò e il cavaliere liberò la presa. La sua vendetta sarebbe stata compiuta dal cavaliere di Aquarius.











Milo si preparò a subire l’attacco del nuovo venuto, ma questo non arrivò. Nel frattempo i tre cavalieri si alzarono, pronti a muovere nuovamente battaglia per lavare via l’umiliazione appena subita. Siegfrid però si pose davanti a loro. Rimase in silenzio ad osservare i due cavalieri di Athena, mentre gli altri accettarono passivamente l’ordine silenzioso impartito loro dal nuovo venuto. Milo era colpito dall’eleganza e dalla forza mostrata da quell’uomo. Se avesse avuto più tempo gli avrebbe offerto il suo lato più nobile, ma aveva fretta di concludere il combattimento per andare in soccorso di Camus ed Edgar, perciò utilizzò il suo approccio più spiccio:


  • Avanti cavaliere di Asgard, sferra il tuo colpo, in modo che io possa sconfiggerti e andare oltre.

  • Quanta arroganza! – furono le parole pronunciate da Hagen – pensi veramente di poter sconfiggere il più valoroso cavaliere di Asgard?

  • Certo, così come ho fatto con voi.


Milo sorrise, ma nel suo sorriso non c’era nulla di comico. Siegfrid comprese che le ragioni che muovevano quel cavaliere erano nobili e legittime, per questo indugiava. L’istinto gli suggeriva che quello era uno scontro nato sotto una stella ingiusta, ma al tempo stesso, l’idea che un cavaliere di Athena si fosse preso gioco dei suoi compagni era difficile da accettare.

Il cavaliere di Asgard indugiava e nell’attesa fu Luxor ad intervenire, aizzando nuovamente i suoi lupi contro Shaina. La ragazza, distratta, non si accorse dell’attacco e venne morsa e atterrata dal branco.

La reazione di Milo fu immediata, come quella di Siegfried: mentre il primo lanciò ancora una volta il suo Scarlet Needle verso Luxor, il cavaliere della stella di Orione sferrò il suo Orion Sword per difenderlo. Luxor franò a terra in preda a forti dolori, mentre Milo si ritrovò travolto e scaraventato in alto dal colpo di Siegfrid. Il cavaliere di Athena riuscì comunque ad atterrare sulle sue gambe, ma il colpo ricevuto gli diede la conferma che dell’ultimo arrivato avrebbe dovuto temere ogni mossa.

Si voltò immediatamente per accertarsi che Shaina stesse bene e quando la vide rialzarsi, volse nuovamente il suo sguardo verso Siegfrid:


  • E’ dunque questo quello che vuoi?

  • Quello che voglio è capire il motivo del vostro scontro, solo così potrò decidere il da farsi.

  • Mi sembra giusto e ragionevole – Milo sorrise – però ho paura che questa domanda dovrai rivolgerla ai tuoi amici, perché io onestamente non lo so il motivo per cui stiamo combattendo.

  • E’ semplice – fu Hagen a rispondere – avete aiutato Maya a fuggire di prigione e la stavate scortando non so bene per fare cosa.

  • Maya è fuggita da sola di prigione – fu Shaina questa volta a rispondere – e noi stavamo solo cercando di evitare che qualcuno morisse.

  • Di cosa stai parlando? – lo sguardo severo di Siegfrid si posò su di lei, ma istintivamente la donna non ne ebbe paura perché in lui trovò gli occhi di una persona ragionevole.

  • Maya mi ha chiesto di aiutarla a cercare sua sorella, perché temeva per la sua vita.

  • D’accordo. Siete liberi – Siegfrid con il gesto della mano bloccò le rimostranze dei suoi compagni d’armi – ma io verrò con voi. Il fatto che Maya giri liberamente per il palazzo può rappresentare un pericolo per Lady Hilda e il nostro compito è proteggerla.

  • Lo senti anche tu, vero? – Milo si fece più serio.

  • Sento cosa, cavaliere?

  • Questo cosmo ostile! E senti anche la battaglia, vero?


Siegfrid non rispose, ma con decisione mosse i suoi passi verso la direzione in cui erano scomparsi Edgar e Maya. Shaina spostò il suo sguardo verso Milo, il quale gli fece cenno di seguirlo. Qualcosa stava accadendo, anche lei sentiva le turbolenze nell’aria e sospettava che se non avessero accelerato il passo, il loro aiuto sarebbe potuto arrivare tardi.









Fu inevitabile, Camus sentiva di compiere il destino che era stato scritto per lui, lanciò il suo colpo, così elegante e così devastante. Non diede neanche il tempo a Calliope di preparare una difesa, né a Maya di accettare la morte della madre. Sferrò il suo colpo con tutta la rabbia che possedeva e sì che le energie fredde richiedono calma e sangue freddo, ma almeno per quella volta, forse impietosite dal dolore del loro custode, le divine acque concessero a Camus di colpire al massimo della sua potenza pur in quelle condizioni così sbagliate da risultare alla fine perfette.

L’Aurora Execution travolse Calliope, compiendo il loro dovere.

Il custode delle energie fredde non si curò di accertarsi della morte della sua rivale, né delle condizioni di Edgar, che sapeva e sentiva essere ancora vivo, seppur malconcio. Non si preoccupò neanche della donna amata né della giovane Maya, che tanto stava perdendo in un giorno così infausto.

Si abbassò sul corpo della sua salvatrice, andando alla ricerca dei suoi occhi e del suo perdono. I loro sguardi si incontrarono e per la prima volta il cavaliere di Aquarius, abbracciando quello scricciolo di ragazza fra le sue braccia, provò un senso di sconfitta. Mya cercò di allungare la mano per toccare il suo volto, ma anche quel semplice movimento le risultava troppo grande per le poche energie rimaste. Camus le prese la mano e l’avvicinò al suo volto, facendola sorridere:


  • Ti prego Camus, lasciami andare.

  • Cosa? – il ragazzo la guardò stupita.

  • Se tu continuerai a stringermi io non avrò coraggio di andare.

  • Andare dove, Mya?

  • Lo sai … non ho molto altro da fare qui. Le mie forze stanno svanendo e il mio cuore si sta spengendo, ma se tu mi tieni stretta a te, non si abbandonerà mai del tutto. Eppure il mio tempo è finito e il mio destino si è compiuto. Perciò Camus, mio amato Camus, regalami un bacio, onora il dono che ti ho fatto rimanendo vivo e lasciami andar via.

  • Non posso – Camus la strinse ancora più a se – quello che mi chiedi di fare non posso farlo. Non posso portare il peso del tuo sacrificio sulle mie spalle.

  • Ben altri pesi dovrai portare con te, mio cavaliere. Salvandoti la vita, l’ho complicata e forse arriverà il giorno in cui mi odierai, ma non potevo vederti morire … no … proprio non potevo.


La voce di Mya si fece più flebile. Anche se Camus l’avesse stretta a se per l’eternità, di lì a pochi istanti il cuore della ragazza si sarebbe spento per sempre e così, a malincuore, il cavaliere decise di lasciarla andare. Dopo aver posato le sue labbra sulla sua bocca, con le lacrime che solcavano il suo volto, la strinse ancora una volta per sentir esalare tra i suoi capelli il suo ultimo respiro. Per un istante perse la cognizione del tempo e dello spazio e un vortice di immagini lo sovrastarono. Per l’emozione rischiò di svenire, ma con la lucidità che lo contraddistingueva, riuscì a riprendere il bandolo della matassa.

Dopo aver poggiato delicatamente il corpo senza vita di Mya sul pavimento, si alzò lentamente, ritrovandosi al fianco di Maya, in lacrime per la perdita della sorella e di Edgar, che nel frattempo era riuscito a rialzarsi con non poca fatica. Con la coda dell’occhio poteva vedere anche Hilda, inginocchiata e annichilita da quanto accaduto: eppure lui sentiva di non avere più nessuna energia da regalare ne sostegno da dare per confortare. Qualcosa se ne era andato, forse la sua gioventù, insieme all’innocenza di Mya.

Una vita per una vita. La vita di Mya in cambio della sua. Si domandò cosa il destino avesse in serbo per lui da aver permesso il sacrificio di quell’anima così gentile e provò un senso di impotenza per una decisione presa senza il suo consenso e provò vergogna per i suoi sentimenti così terreni, che gli avevano impedito di comprendere fino a quel momento la nobiltà dell’animo di quella ragazza così indifesa eppure così forte da scarificare se stessa per amore.






Ach … quasi non ci credo. Questo è il penultimo capitolo …. Solo uno alla fine di questa storia … cosa farà ora Camus? Accetterà di amare Hilda ora che Mya si è sacrificata per lui, rinunciando anche al suo ruolo di cavaliere? E Edgar rimarrà cavaliere di Pegasus … ovviamente no …. Sappiamo tutti che quell’armatura appartiene a Seiya … ma chissà … magari per lui inventeranno l’armatura dell’Armadillo …. Next stop ultimo capitolo.

  
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