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Autore: Darlene_    13/03/2019    2 recensioni
Londra, in una notte nevosa.
Una donna coraggiosa compie una sacra promessa, destinata un giorno ad avverarsi.
Un piccolo scorcio del passato di Brona Croft.
Storia scritta per il contest: missing moments in flashfic
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brona Croft
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per il contest: 
Missing Moments in Flashfic
Di Ghostmaker




Personaggio: 
Brona Croft,
Penny Dreadful






L’ultima promessa






 
La notte avvolgeva le strade di Londra, ma non riusciva a smorzare il candore dei fiocchi di neve che, dopo aver volteggiato nell’aria ricadevano sul terreno.
Brona aprì gli occhi, ancora stordita. Restò immobile, avvolta da uno strano senso di pace. La sua mente era ancora troppo intorpidita per rammentarle gli ultimi eventi e i muscoli talmente intirizziti da impedirle di percepire il freddo. Per quel che ne sapeva poteva essere stesa su un morbido letto, le gote posate su un candido cuscino. Non un rumore turbava la quiete, non un passante. Poi arrivò il dolore: forte e penetrante come quello schiaffo che l’aveva fatta cadere a terra. Ricordò le mani robuste di quell’uomo dal viso rubicondo, dita moleste che violavano la sua pelle. La sete di possesso negli occhi di quel mostro mentre, con la testa posata sui suoi seni, la sbatteva contro il muro. E a quel punto desiderò di morire, abbandonarsi al gelo e lasciare che la neve la seppellisse, per trovare finalmente la pace. 
Una campana lontana rintoccò per dodici volte. Mezzanotte. 
Con gambe tremanti si alzò in piedi, il desiderio di morte cancellato dall’urgenza. Corse, incurante del dolore e della sottana della gonna, ormai fradicia, che la ostacolava nei movimenti. 
Quando aprì la porta della lurida soffitta le braci erano ormai spente da ore. Grazie alla luce dei lampioni che penetrava dalla piccola finestra vide il corpicino esile, steso a terra, accanto al camino. La piccola era avvolta dagli stracci e le coperte non erano bastate a donarle tepore. Brona si precipitò dalla sua bambina, accarezzandole la fronte ghiacciata, spaventata da quel visino cereo. La prese tra le braccia, cercando di infonderle calore, ma non c’era più nulla da fare. La tenne stretta mentre le lacrime scendevano copiose, congelandosi sulle sue gote. Restò a lungo immobile, in attesa di un respiro, ma il silenzio era spezzato solo dai suoi singhiozzi. 
Piano piano le nuvole si diradarono, lasciando intravedere la luna piena. Guardando il cielo Brona urlò. Fu un grido agghiacciante, spaventoso, simile a quello di un animale selvatico. Avvolta dal dolore promise a se stessa che un giorno avrebbe vendicato la sua piccola Sarah e tutte le donne oppresse, maltrattate dai mariti, recluse, usate come oggetti. Giurò alla luna e al cielo, inconsapevole che, dall’altra parte del mondo, un uomo stava anche lui ululando, le zanne ricoperte di sangue. 
  
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