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Autore: Ily Briarroot    14/03/2019    4 recensioni
[Fanfic partecipante al contest "Imagine your Otp Contest", indetto da Arianna.1992]
Ai chiude gli occhi, cullandosi in quelle sensazioni meravigliose. Adesso sorride, il sorriso più bello e vero del mondo. Quello forte, che ha voglia di mettersi in gioco e amare, ma anche fragile.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Anche fragile


[Non ti fidare
Sai quando ti dico che va tutto bene così
E perdonami, sono forte, sì
Ma poi sono anche fragile]
Elisa



Il buio della sera cala all'improvviso quasi in punta di piedi, con una tranquillità quasi inaspettata.
La bambina dai capelli ramati si guarda intorno spaesata quando se ne rende conto; d'altronde, l'oscurità fa sempre un po' paura, soprattutto quando si cerca di fuggirne da sempre.
I suoi occhi non smettono un istante di abbassare la guardia, anche se vorrebbe farlo, almeno una volta.
Conan la osserva, spiandola di nascosto attraverso occhiate curiose e tese, sperando che lei non ricaschi nel miscuglio di emozioni capaci di terrorizzarla, spogliandola di ogni sorta di autocontrollo e fiducia, e di lasciarla sola con la propria fragilità. In quei momenti, il detective percepisce la sicurezza che lo contraddistingue svanire di colpo, lasciando il posto a un amaro senso di colpa mai sperimentato prima. Quando succede, si chiede se sia corretto poter giudicare ed entrare negli angusti anfratti della sua paura, controllare gli avvenimenti a suo piacere, a detta della razionalità pura, anche se ciò possa significare farla soffrire.
Conan capisce che non ha più voglia di provarlo, di sperimentarlo. L'unica volta in cui si è permesso di usarla come esca è stato anche il giorno in cui ha rischiato di non vederla più.
Da quel momento, ha promesso a se stesso di non esporla ad altri pericoli, non ancora.
Anche se la vede negare e mentire. Anche se la vede trattenere un segreto enorme, forse di più. Non le chiede niente, perché in fondo sa di essere uguale a lei. E lo capisce ancora guardandola negli occhi.
Mentono entrambi per lo stesso, identico, motivo.



Il silenzio è assordante dal momento in cui sono rimasti soli; persino il rumore del vento tra le fronde degli alberi riesce a rassicurarli, in confronto.  
"Sai, Kudo, forse... forse dovrei soltanto andare via. Vi eviterei altri problemi".
La sua voce sottile s'incrina appena, tradendo la solita compostezza. Si fermano sul marciapiede e, adesso, in quegli occhi verde smeraldo si nota chiaramente il barlume delle lacrime nascoste.
Conan la guarda lievemente impacciato; i movimenti dell'amica non gli sfuggono per niente. Rimane in attesa di una conclusione per quel discorso che ormai ha sentito tante volte, ma che è sempre riuscito a deviare, in un modo o nell'altro.
Tuttavia, Ai non risponde e il detective decide di prendere la parola al suo posto. La conosce da due anni, ormai, ma vederla fragile - così fragile - gli fa ancora un effetto strano e incomprensibile: percepisce la solita fitta al petto mentre osserva di sottecchi quello sguardo basso, che riesce a distinguere chiaramente nonostante l'oscurità.

L'avrebbe sempre aiutata a lasciarla indietro, quella maledetta oscurità.
Anche se lei non ci crede.

"Smettila di dire certe cose. Con noi sei al sicuro... e poi, ti ho fatto una promessa, no?".
Ai solleva lo sguardo di scatto, mentre l'ennesima folata di vento gelido fa rabbrividire i loro corpi minuti.
Le sue braccia si stringono istintivamente intorno alle spalle, nel vano tentativo di trattenere i movimenti quasi impercettibili causati dal freddo.
Conan le si avvicina dopo qualche attimo, togliendosi la giacca blu e bianca che ha addosso da quel pomeriggio. La sua preferita, rispetto al resto dell'abbigliamento adatto a un bambino di otto anni.
Lei lo segue con il viso senza fiatare, incerta, come se farlo equivalesse a spezzare quell'armonia, quella dimensione piacevole che si sta creando; trattiene il respiro e sgrana gli occhi quando percepisce la stoffa pesante sulle spalle.
"Ma questa... ".
"Tienila, se ti ammali chi lo sente il dottor Agasa? Me la restituirai domani".
La tipica espressione superficiale di Conan incrocia quella di Ai, totalmente stupefatta.
Qust'ultima non insiste nel ridargliela come farebbe normalmente, né ribatte. La accetta volentieri, chiudendo la cerniera con calma.
"D'accordo, allora vorrà dire che domani questo sarà il mio primo pensiero" gli risponde, senza comunque accennare
un sorriso.
Non può mostrarglielo, nonostante il suo cuore stia già scalpitando da un po'.
 Lui alza appena gli occhi al cielo, divertito e rassegnato. "Va bene".
Trascorrono altri istanti di puro silenzio nel quale entrambi sono persi nelle loro dimensioni invisibili ma stabili. Così dannatamente palpabili.
"Riguardo il tuo discorso di prima, intendi dire che mi proteggerai?".
L'amico rimane in silenzio un istante, prima di annuire con decisione.
"Beh... ne dubiteresti?".
Quando le loro strade si dividono e ognuno imbocca la propria, entrambi percepiscono il cuore più leggero.


Ai preme freneticamente le dita sulla tastiera del computer, l'attenzione rivolta verso il monitor. L'unica fonte di luce proviene proprio dallo schermo; il buio che ha intorno adesso non fa paura.
Si ferma un istante e afferra la tazza di caffè caldo con la mano destra. Quando inizia a sorseggiarlo, una piacevole sensazione di tranquillità la riempie del tutto.
Si stringe automaticamente nella giacca di Conan; un calore che ha già percepito in precedenza, una sicurezza che vorrebbe tenere sempre per sé.
Quella stoffa calda è la stessa che lui le ha posato sulle spalle anche tempo fa, dopo averla soccorsa dagli uomini in nero la prima volta. Se lo ricorda molto bene, così come il dolore delle pallottole nella pelle e il bruciore delle ferite aperte. Non è mai riuscita a dimenticarsi il sollievo e la gratitudine provate subito dopo, il profumo della salvezza, del ragazzo che la protegge da sempre.
È la stessa giacca che si è sgualcita e sporcata nel momento in cui il detective, istintivo come al solito, si è buttato dal finestrino di un autobus pieno di bombe solo per salvarle la vita.
Ai chiude gli occhi, cullandosi in quelle sensazioni meravigliose. Adesso sorride, il sorriso più bello e vero del mondo. Quello forte, che ha voglia di mettersi in gioco e amare, ma anche fragile. Così fragile che soltanto Conan saprebbe come maneggiarlo senza rischiare di rompere irrimediabilmente quel cristallo perfetto, lo sa.
Probabilmente la terrò io. Capito, Kudo?






***************




Note dell'autrice

Questa breve oneshot è stata ispirata dal contest al quale partecipo, appunto, ed ecco qui il risultato! Riguardo la citazione iniziale e il titolo ho preso spunto dalla bellissima canzone di Elisa "Anche fragile".


  
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