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Autore: ToscaSam    15/03/2019    1 recensioni
Il finale che avrei voluto per Syberia 3
(perché credo che a nessuno di noi sia piaciuto, VERO?)
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Gli Yukol hanno attraversato il ponte.
I nemici non sono arrivati in tempo. Guardano la scena, arrabbiati e delusi, dall'alto del loro elicottero. Poi se ne vanno.
Kate e Oscar restano soli, ad osservare i nomadi che si fanno sempre più lontani.

 
« Qualcosa la turba, Kate Walker»
« Si, è vero».
Il vento soffiò, trasportando un cumulo di neve che si dissolse all'orizzonte.
« Si sta domandando cosa fare adesso? Ora che Hans ha terminato il suo viaggio e ora che gli Yukol sono finalmente liberi?»
« Si, Oscar. Me lo sto domandando».
Le orme degli enormi struzzi delle nevi stavano già scomparendo. La neve prese a scendere come una soffice pioggia gelata. I capelli di Kate si riempirono di minuscoli cristalli bianchi.
Avrebbero potuto rimanere lì in silenzio per ore, giorni, anni. Kate voleva rimanere lì per sempre, in bilico fra la fine di uno scopo vitale e la ricerca di quello nuovo. Non aveva più niente da perdere, ma nemmeno da vincere. Tutto di lei era niente, come le impronte degli struzzi: era stata qualcuno, un tempo, poi si era deformata fino a diventare irriconoscibile e infine si era dissolta. Ecco come si sentiva: un'esistenza persa nel vuoto, una goccia perduta nell'oceano, un pianeta solo nell'immensa oscurità dell'universo.
Fu la voce metallica di Oscar a svegliarla da quell'abisso infinito di pensieri. Non se lo sarebbe mai aspettato. Pensava che la neve si sarebbe pian piano assorbita i loro due corpi e che li avrebbe cancellati dall'esistenza per sempre.
« Vorrebbe tornare a New Yok?»
Una morsa le strinse lo stomaco. Rispose subito:
« È fuori discussione».
Oscar fece una pausa, poi domandò ancora:
« Vorrebbe vivere con gli Yukol?»
Kate ci pensò, poi emise un sospiro:
« No. Vorrei una casa. Una casa stabile ma che fosse in questo mondo. Non a New York. Capisco che non ha senso. È un desiderio impossibile»
« Improbabile, non impossibile».
Kate fece un mezzo sorriso e si avvicinò a Oscar. Gli cinse un fianco e si abbandonò al contatto con tutto il suo peso. La giacca imbottita le fece caldo, anche se la sua guancia poggiò sul fianco più duro e spigoloso che avesse mai sentito.
Oscar non disse niente, ma dopo alcuni secondi passò un braccio attorno alle spalle di Kate. Un gesto molto umano, eccetto il metallico cigolio che quel movimento aveva prodotto. Kate pensò che Hans avesse imitato la mente umana alla perfezione.
Rimasero così, abbracciati a guardare la neve e gli Yukol ormai scomparsi.
« Rimarrai con me, Oscar?»
« Certo, Kate Walker»
« Anche se non c'è più una missione?»
« La mia missione è proteggerla e aiutarla, Kate Walker».
Il vento continuò a soffiare. La neve li copriva ormai fino alle caviglie. Kate iniziava a sentire freddo, eppure non voleva allontanarsi dall'abbraccio di Oscar.
Con la coda dell'occhio osservò il profilo di quel suo improbabile compagno di viaggio, che non avrebbe abbandonato per nulla al mondo.
Rise:
« Il tuo braccio cigola. Non è che ti serve un po' d'olio per l'artrite reumatoide dei tuoi ingranaggi?»
« Sono un modello molto antiquato, Kate Walker, ma perfetto in ogni suo aspetto. Potrei ricordarle che sono stato definito a ragione un “bellissimo uomo metallico”»
« Modesto!»
« Sono perfettamente neutrale e obiettivo»
« E sia. L'olio per le giunture. Ma per l'apparato fonatorio del bellissimo uomo metallico, credo serva un po' di nastro isolante».

 

  
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