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Autore: shira21    15/03/2019    2 recensioni
"Posso resistere a tutto tranne che alla tentazione" (Oscar Wilde)
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sweet Bunny'
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Guardo lo schermo senza vederlo per davvero, non riesco a togliermi dalla testa il bacio dell'altra sera con Rafa. Mi sembra ancora di sentire il sapore delle sue labbra sulle mie, l'odore della vodka, il calore delle sue mani sulla mia pelle nuda. Sento le guance prendere fuoco e, se Silvana me lo chiedesse, troverei difficile spiegare perché le fatture di aprile mi hanno fatta arrossire come una scolaretta.
Inoltre, come se non fossi già abbastanza incasinata di mio, Karl è tutta la mattina che mi lancia occhiate strane. C'è da dire che nonostante i sensi di colpa mi stiano spingendo ad evitarlo con tutta me stessa, non è che ho fatto nulla di male. In fondo, non siamo mica fidanzati ufficiali. Eppure in qualche modo mi sembra di averlo tradito, lui così dolce, attento e disponibile. Il ragazzo che fin dalla prima volta ha cercato di mettermi subito a mio agio. Alzo lo sguardo e come mi aspettavo incrocio subito il suo.
Con un cenno della testa indica le macchinette, il suo modo per farmi capire che vuole parlarmi.
Ma io non ho voglia di fare nessuna conversazione, non quando sento ancora il cuore accelerato per colpa del suo amico!
Dio santissimo, mi sento la più grande stronza del pianeta Terra.
«Vivian, potresti portare fuori queste bolle a Rafael?» Mi chiede Ilda, inconsapevole di quello che per me significa. Ormai siamo amiche ma non ho ancora avuto le forze di dire neanche a lei di quel bacio. Per ora è solo una cosa mia. Mia e di Rafael!
Lei è ancora in attesa, i fogli in mano. Scatto in piedi e li prendo. Prima di andare in magazzino, lancio a Karl un'occhiata e gli mormoro uno “scusa” a fior di labbra. Lui stringe le spalle e mi rivolge il suo solito sorriso rassicurante. Un sorriso a cui oggi faccio fatica a rispondere.
Cammino nel magazzino e, quando sento il rumore del muletto, sento le ginocchia farsi molli.
Sono così patetica...
Raddrizzo le spalle e vado verso il rumore ma, quando lo vedo, sento la bocca seccarsi di colpo e le farfalle spiccare il volo dallo stomaco per svolazzare nelle vene, facendomi vibrare tutta. So che è bello, l'ho sempre saputo fin dalla prima volta che l'ho visto, e lo sapevo per certo ieri sera quando l'ho visto con la camicia bianca e i capelli pettinati all'indietro. Ma vederlo con i capelli castani completamente arruffati, i pantaloncini abbassati sulle anche e senza maglietta per il caldo… beh, è semplicemente una visione uscita direttamente da un sogno. Uno particolarmente erotico, tra l'altro.
Non mi vede subito e io non posso fare a meno di fissarlo, mangiandomelo con gli occhi.
Chi dice che ha qualche chiletto di troppo non l'ha mai visto in questo stato.
La pelle abbronzata luccica leggermente per il sudore, una cosa che mi ha sempre fatto ribrezzo ma che in questo momento mi fa venir voglia di leccargli la pelle per scoprire che sapore ha.
Scuoto la testa, certi pensieri non dovrebbero neanche venirmi in mente.
Cattiva, Viv. Bambina cattiva!
Quasi avesse sentito i miei auto rimproveri mentali, Rafa gira la testa verso di me e rimango affascinata dai suoi occhi scuri; sembra che all'interno ci sia un intero mondo pronto per essere scoperto. Mi chiedo se Cecilia si renda conto dell'estrema fortuna che ha a stare con un ragazzo simile ma sinceramente ne dubito. In fondo se si rendessero felici a vicenda, lui non si comporterebbe come se fosse single. Mio padre dice sempre che gli uomini sono semplici ed è vero: non si sforzano di cercare qualcosa che hanno già!
Persa nei miei pensieri non mi rendo subito che mi ha fatto una domanda ma quando ride sento le guance prende fuoco.
Ennesima figura di merda? Fatta!
«Scusa? Con il rumore del muletto non ti ho sentito», provo ad arrampicarmi sugli specchi e lo sappiamo entrambi, ma grazie al cielo lui fa finta di crederci e spegne il motore prima di scendere per venire verso di me.
«Ti ho chiesto se avevi bisogno di qualcosa» e piega le labbra in un sorriso malizioso. Oddio, quelle labbra. In questo momento avrei bisogno di sapere se quello che è successo fuori dal locale è reale o, in alternativa, di replicare l'esperienza. Qualcosa nella mia espressione deve trapelare la miriade di pensieri sconci di cui neanche mi credevo capace perché vedo i suoi occhi diventare ancora più scuri e scendere a guardare le mie labbra.
Okay, forse quello di cui avrei bisogno è una doccia fredda!
«Ilda mi ha chiesto di portarti questi!» Sbotto alla fine, incapace di continuare quel gioco di sguardi, e li sposto in avanti verso di lui allungando il più possibile le braccia. Rafa guarda me poi i fogli e poi di nuovo me, ancora quel sorrisetto sul volto. Si avvicina lentamente, decisamente più simile a una pantera che ha avvistato la preda che a un tenero coniglietto, e arriva talmente vicino a me che riempe tutto il mio spazio visivo. Non mi sono mai definita una ragazza fragile o piccola ma vicina a Rafael è proprio così che mi sento. Prende in mano i fogli e quando le sue dita sfiorano le mie è come essere colpiti da un fulmine: mi si mozza il fiato e sento tutta la pelle formicolare.
«Volevi solo questo?» Ora la sua voce è un roco sussurro. Io abbasso lo sguardo sulle sue labbra, ho sognato tutta notte come sarebbe stato quel bacio da sobri. Si avvicina di un altro passo e ho quasi paura che possa sentire il mio cuore battere forte. Distrattamente appoggia i fogli dietro di sé mentre con l'altra mano mi alza il mento, delicato ma fermo. «Vivian, volevi solo darmi i fogli?» Chiede una seconda volta e come sempre adoro il modo in cui pronuncia il mio nome, arrotondando le v come se le assaporasse sulla lingua. E io sembro aver messo radici su questo pavimento perché non riesco a muovermi. La vocina della mia parte razionale mi sta praticamente urlando di allontanarmi e tornare al lavoro, di fare la brava ragazza. Ma non scherzavo ieri sera quando gli ho detto che sono stanca di essere sempre buona e brava. M'inumidisco le labbra con la punta della lingua e lo vedo seguire con lo sguardo quel movimento. Sono affascinata dal modo in cui il suo pomo d'Adamo va su e giù, mi fa sperare di non essere l'unica scombussolata da tutto questo.
Poi, in un attimo di follia, scuoto la testa e mormoro «Volevo vederti». E stavolta quando si schianta sulle mie labbra, quando sento le sue braccia stringermi a sé, non posso neanche dare la colpa all'alcol. Con la lingua segue lo stesso percorso che aveva fatto la mia pochi secondi fa prima di mordermi il labbro inferiore. Non è delicato o dolce come Karl. Morde con forza facendomi sentire le scosse di piacere fino alle dita dei piedi. Ansimo e gemo mentre infilo le dita tra i suoi capelli per tirarlo più vicino a me. In questo momento tra i nostri corpi non c'è neanche un millimetro eppure mi stringo ancora di più contro il suo petto, il seno dolorante che sfrega contro il pizzo del reggiseno. È come se tra ieri sera e stamattina non ci fossimo mai fermati, quasi queste ore facessero tutte parte dei preliminari. Ma che dico? È come se questi mesi fossero dei lunghi, estenuanti, logoranti preliminari. Mentre la sua bocca saccheggia la mia e le nostre lingue si sfiorano e giocano, infila le mani sotto la mia maglietta. Le sue dita sembrano appiccare fuoco in ogni punto che sfiorano e mi sfugge un suono dalla gola che è un misto tra un gemito di piacere e un lamento di frustrazione. Lo sento sorridere sulle mie labbra prima d'indietreggiare e portarmi con se. Pochi passi e la sua schiena va a sbattere contro il muletto ma all'inizio non ci faccio neanche caso, eccitata fino alla spasmo. Accarezzo quel poco di barba che gli ricopre la mascella, che sfrega contro i miei polpastrelli e mi chiedo che sensazione farebbe questo leggero grattare tra le mie cosce. Impaziente sposto le mani lungo il collo, le braccia, la schiena muscolosa.
Non ne ho mai abbastanza. Adoro il suo corpo, è semplicemente perfetto. Mi ricorda un moderno apollo, dorato e longilineo.
Quando si stacca brontolo piano, troppo piena di emozioni per riuscire ad articolare una frase di senso compiuto. «Lo so, bambolina» e sentirmi chiamare di nuovo così mi fa eccitare tanto quanto i suoi baci. Poi, prima che me ne renda conto, si siede sul muletto e mi porta con se. Penso che quello che mi sfugga dalle labbra sia un vero e proprio squittio perché in questa posizione, con le mie gambe a destra e a sinistra delle sue, le nostre parti intime coincidono perfettamente. Sento il grosso rigonfiamento sfregare proprio lì dove i miei nervi sono più tesi, dove sento il sangue pulsare sempre più forte. Rafa mi sorride malizioso e con un gesto rapido mi toglie la maglietta.
Lo so, qualcuno potrebbe entrare e vederci ma in questo momento la mia parte razionale è andata in vacanza e la mia mente è in una nebbia di ormoni.
Inoltre penso che questa cosa mi ecciti ancora di più.
In cerca di un po' di sollievo, sposto i fianchi in avanti e sfrego contro la sua erezione. Lui emette un basso ringhio mentre affonda le dita nella mia pelle chiara. Sorrido, rendendomi conto per la prima volta che lui è preso tanto quanto me. Ansimo forte mentre le sue dita giocano con il mio capezzolo attraverso il pizzo, un misto di dolore e piacere che mi sta portando sull'orlo della pazzia. Muovo ancora i fianchi su e giù, mentre ansimiamo entrambi. Mi sembra di avere dentro una corda che si tende sempre di più ad ogni mio movimento, ad ogni tocco esperto delle sue mani. Colta dalla stessa follia di quando sono entrata, abbasso il volto alla piega del suo collo. Faccio scorre la punta della lingua, inseguendo una linea immaginaria; sa di sole, di salato, di un dolce proibito e mangiato di nascosto. Chi l'avrebbe mai detto che un uomo sudato con ancora un accenno di profumo mi avrebbe fatto andare su di giri?
Al tocco della mia lingua sul suo petto affonda una mano sul mio fianco, facendo premere più forte contro la sua erezione. Mugolo di piacere ma non è ancora abbastanza!
«Mi fai diventare matto, Vivian», la sua voce roca e tesa mi fa vibrare più forte. Slaccia il bottone dei jeans e abbassa la cerniera, svelando un triangolo dei miei slip di pizzo nero abbinati al reggiseno. Neanche sotto tortura ammetterò che ho scelto questo intimo pensando a lui, però!
Rafa mi guarda e sorride, il sorriso del predatore pronto a scattare. Porta una mano nella zona appena scoperta, sfiora con la punta delle dita il pube attraverso la stoffa e io gemo un po' più forte, spingendo ancora di più verso di lui. Mi bacia il collo e mi mordicchia il lobo dell'orecchio.
«Sei già bagnata, bambolina? Se ti toccassi proprio lì dove spasimi di più, saresti già pronta per me?»
«N-no...» mento spudoratamente, sapendo di mentire. Diamine, lo sa anche lui!
Sento le sue dita pronte a smentirmi quando uno scatolone cade all'improvviso. Ci raggeliamo all'istante, in attesa di vedere spuntare qualcuno. Salto giù dal muletto e dalle sue gambe cercando di chiudere i jeans e coprirmi il petto contemporaneamente. Ed ecco spuntare… una coda bianca? Oddio, non ci credo. È la stupida cagnetta dei capi. Mi porto una mano alla bocca mentre la stronzetta abbaia e Rafael scoppia a ridere. Mi giro e vedo che ha buttato all'indietro la testa e, in effetti, la scena è stata davvero assurda! Sento le spalle rilassarsi mentre, mio malgrado, mi scappa un sorriso. «Torna dentro, bambolina, prima che si chiedano dove sei finita e mandino delle squadre di ricerca!»
So che ha ragione ma fremo ancora dalla voglia di toccarlo, assaggiarlo, leccarlo, morderlo... in poche parole, averlo vicino. Mi fa l'occhiolino «Avremo tempo» e la sua voce è una promessa carica di sottintesi. Annuisco e recupero in fretta la maglietta.
M'infilo nelle file di scatoloni mentre cerco di tornare ad un aspetto normale ma sono certa di avere la pelle arrossata, le labbra gonfie e le pupille dilatate. In pratica o stavo facendo sesso o mi stavo facendo di qualche droga pesante!
Sto per aprire la porta quando sento un nasino bagnato contro la gamba nuda. Aspetta, sono sicura di avere indosso i pantaloni...

Apro gli occhi e mi metto a sedere talmente velocemente che Vincent, il mio cagnolino, guaisce e fa un salto all'indietro. Ho il respiro corto e il battito del cuore impazzito come in quello che realizzo essere stato solo un sogno. Non ho mai baciato Rafael, né da ubriaca né tanto meno da sobria, ma in compenso il mio ragazzo mi sta guardando dal suo lato del letto come fossi pazza.
«Tutto bene?» Karl ha ancora la voce impastata di sonno eppure riesce ad esprimere tenerezza anche così. No, non va tutto bene; vorrei urlarglielo, scriverlo a caratteri cubitali su un muro. Ho una cotta per Rafael da decisamente troppo tempo, il mio cervello è talmente strafatto di ormoni impazziti che faccio sogni hot su qualcuno che non posso e non avrò mai. Invece mi piazzo un sorriso e annuisco «Torna a dormire, porto Vic giù in giardino».
Grazie al cielo, lui si limita ad annuire. Io gratto il mio piccolino tra un orecchio che si muove a tutta velocità e quello tagliato prima di alzarmi e fargli segno di seguirmi. Ma una volta uscita dalla stanza faccio solo un paio di passi prima di accasciarmi al suolo: perché, perché per amor del cielo non riesco a smettere di fantasticare su quel ragazzo?
   
 
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