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Autore: Isara_94    19/03/2019    1 recensioni
Resilienza. Una parola difficile da pronunciare, e più difficile ancora da definire.
Come quelle porcellane giapponesi, che pure rotte in mille pezzi, tornano splendide con un po’ di lacca e polvere d’oro. Mi ero detta che erano una metafora perfetta, una rappresentazione fisica di un concetto difficile da capire.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ancora me lo ricordo, il giorno in cui mi ero imbattuta in quella pagina del dizionario.

Resilienza.

Una parola difficile da pronunciare, e più difficile ancora da definire. Quella capacità di resistere ai traumi, ricostruirsi al meglio possibile raccogliendo i propri cocci sparsi in giro e cercando di riparali al meglio possibile.
Come quelle porcellane giapponesi, che pure rotte in mille pezzi, tornano splendide con un po’ di lacca e polvere d’oro.

Ricordo che all’epoca mi era parsa una parola magnifica, con un suono poetico, una qualità da avere per forza. Non ci avevo riflettuto bene. Mi era bastato guardare quel vasellame per restarne ispirata. Erano oggetti belli, preziosi, pronti a tornare alla loro utilità. Mi ero detta che erano una metafora perfetta, una rappresentazione fisica di un concetto difficile da capire.

Pensavo di poter fare lo stesso. Tutti quei traumi subiti, tutto quel dolore… ho cercato tutti i pezzi che mi ero lasciata intorno, uno alla volta, li ho rimessi insieme meglio che potuto e alla fine l’unica cosa rimasta a testimonianza del danno era una riga d’oro malferma, incerta. Ma pur sempre d’oro, che per male che sia fatta la riparazione, vale sempre qualcosa.

E sono andata avanti, pensando di aver fatto un lavoro quasi discreto. Non faceva più male, quello che inizialmente era dolore è sbiadito in una tristezza latente che torna a farsi sentire solo una volta ogni tanto.
Solo ora ho capito la vera fregatura, perché ho fatto l’errore di credere di aver riparato i peggiori traumi che potessero capitarmi.
Stupido da parte mia, e fin troppo ottimista. Se una cosa può andar male, vorrà farlo in grande stile.
Stavolta i cocci da ricostruire sono talmente tanti, infinitesimali e piccoli… sono anche difficili da trovare, col rischio che anche facendo un buon lavoro, qualcuno andrà comunque perso irrimediabilmente. È questa la verità: puoi incollare di nuovo ogni frammento al suo posto, puoi usare il più prezioso dei materiali… il danno sarà sempre lì, meno evidente di una cicatrice, ugualmente indelebile pur senza lasciar segni fisici e sotto gli occhi di chiunque abbia un minimo di attenzione.

Col tempo, forse, riuscirò a ritrovare ogni frammento del disastro che sono ora, in frantumi come un vaso caduto. A scovare quelli più nascosti ci metterò un po’, sarà difficile cercarli. L’oro li renderà un po’ più gradevoli a vedersi, ma non nasconderà mai la loro vera natura. Saranno solo più preziosi rispetto a prima.

E da maneggiare con cura.
   
 
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