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Autore: Vanya Imyarek    23/03/2019    2 recensioni
Italia, 2016 d.C: in una piccola cittadina di provincia, la sedicenne Corinna Saltieri scompare senza lasciare alcuna traccia di sé. Nello stesso giorno, si ritrova uno strano campo energetico nella città, che causa guasti e disguidi di lieve entità prima di sparire del tutto.
Tahuantinsuyu, 1594 f.A: dopo millenni di accordo e devozione, gli dei negano all'umanità la capacità di usare la loro magia, rifiutando di far sentire di nuovo la propria voce ai loro fedeli e sacerdoti. L'Impero deve riorganizzarsi da capo, imparando a usare il proprio ingegno sulla natura invece di richiedere la facoltà di esserne assecondati. Gli unici a saperne davvero il motivo sono la giovanissima coppia imperiale, un sacerdote straniero, e un albero.
Tahuantinsuyu, 1896 f.A: una giovane nobildonna, dopo aver infranto un'importante tabù in un'impeto di rabbia, scopre casualmente un manoscritto di cui tutti ignoravano l'esistenza, e si troverà alla ricerca di una storia un tempo fatta dimenticare.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di Tahuantinsuyu'
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                              CAPITOLO 32

 

DOVE CI SI OCCUPA DI SGRIDARE UNA RAGAZZINA E PREVENIRE UN OMICIDIO POLITICO

 

 

 

 

 

C’era solo da aspettarselo, ma Choqo non poté fare a meno di sentirsi un po’ delusa quando il suo secondo viaggio di primissima mattina per Alcanta non le diede tutta la sensazione di novità del primo.

 Il che era anche abbastanza ridicolo, era solo ovvio … ormai aveva già visto quel nuovo aspetto della sua città, e ora le sembrava solo un’ora scomoda e fredda in cui alzarsi. Chissà se, col tempo, la sensazione di familiarità sarebbe tornata a portarle una qualche contentezza ad essere lì?

 Trovò molto più gradevole la corsa per la foresta: quei paesaggi, con le piante e i fiori e gli animali che, in momenti particolarmente fortunati, riusciva a scorgere, erano qualcosa che aveva agognato tanto a lungo che non riusciva a trovarli noiosi. E di nuovo, il trucco delle risposte secche funzionò quando Itzèn fu abbastanza sveglio da poter tentare una conversazione mentre guidava; il Sacerdote sbuffò, ma la lasciò in pace a godersi il paesaggio.

 Diversamente accadde invece quando arrivarono al villaggio, e si fermarono alla locanda della volta precedente; lì non aveva proprio niente a distrarla dalla conversazione, se non i piatti piccanti del luogo.

 “Sei andata avanti sulla storia di Corinna, giusto?”

 “Sono andata avanti più o meno con la storia di tutti quanti”

 “No, quello che volevo chiederti è … sei arrivata alla parte degli orecchini?”

 “Eh? Sì, ma non so ancora che senso abbiano. Suppongo che me lo spiegherà direttamente Linca, no?”

 “Sperando che se li ricordi. Per Corinna è stato un episodio importante, per Linca una delle tante cose successe nei millenni che ha vissuto. Peccato che tu non abbia pensato di portarli, magari l’avrebbero aiutata a ricordarseli”

 “Portati? E da dove avrei dovuto tirarli fuori, scusa?”

 “Se non ricordo male, sono stati ereditati dal tuo ramo della famiglia. Uno dei miei superiori mi ha raccontato di aver visto tua madre indossarli per il suo matrimonio, e –“

 “No, aspetta” Choqo si sentì come se il suo cervello fosse sul punto di fondersi. “Mi stai dicendo che quegli orecchini di cui mia madre non fa che vantarsi e che mi costringe a indossare quando vuole sottolineare che sono imparentata con Corinna …?”

 “Quelli”

 Li aveva avuti alle orecchie. Aveva avuto attaccati alle orecchie un paio di orecchini menzionati da Corinna stessa nella sua storia, come dono da parte dell’Incendiario, e presumibilmente creati da lui stesso. Non ci aveva manco pensato che la descrizione calzava, per lei erano sempre stati solo un fastidioso simbolo dell’attaccamento di sua madre al loro passato invece che alla sua vita presente!

 Dannazione, perché non li aveva portati, aveva ragione Itzèn … no, un attimo, Itzèn non poteva avere ragione (a prescindere), lei non poteva andarsi a immaginare la storia di ogni singolo orpello che la sua famiglia valutava più di lei. Lui non sapeva niente di come funzionavano le cose in quella famiglia, e se si aspettava che lei fosse come i suoi genitori, più estasiata da persone morte da secoli che da quelle vive e vegete, si sbagliava di grosso.

 Però stava di fatto che, la prossima volta che sua madre l’avesse costretta a indossare quegli orecchini, non si sarebbe più potuta sentire insofferente come prima.

 “Sono solo oggetti, alla fine” sbuffò con una scrollata di spalle, e si rese conto nello stesso momento in cui le parole lasciavano la sua bocca di che patetico tentativo di nascondere l’effetto che la scoperta le aveva fatto fosse. Infatti ottenne come risultato di far ridacchiare Itzèn così forte che quasi si rovesciò addosso la zuppa. Quasi, purtroppo.

 La camminata fino al monte Ayamarca fu silenziosa, e quella volta, l’essere già stata in quella situazione non le diede alcuna familiarità. Una situazione provata più volte perdeva il fascino della novità, ma più andava avanti nella lettura, più Linca le appariva come una leggenda vivente. Dal contegno del Sacerdote che la accompagnava, poteva dire che per lui era lo stesso.

 “Siete già qui?” si accigli Linca, una volta che fu a una forma abbastanza umanoide da poterlo fare. “Non ci eravamo accordati per due settimane?”

 “Sono passate appunto due settimane”

 “Oh. Sentite, ve l’avevo detto che qui tenere la cognizione del tempo è un’impresa, specie adesso che non ho umani ossessionati dalle date attorno ogni giorno che passa … oh be’, se continua così, credo che vi porterò a quei livelli in fretta. Sì, era il mio piano per tutto questo tempo. Dunque, dove eravamo rimasti? Ah, siete andati avanti con la storia? Malitzin? Gli orecchini? Oh, se me la ricordo quella! Troppo divertente per dimenticarsela! …”

 

                                                              Dal racconto di Linca

 

Prima però credo di dover fornire qualche piccolo antefatto.

 Poiché al mio signore faceva profondamente schifo l’idea di semplificarsi la vita, invece di spedire Simay dritto a salvare suo padre, farsi riconoscere, e installare in trono senza troppo chiasso, aveva deciso di piazzargli la bella scelta sadica: salvare la vita all’Imperatore che guarda caso era anche suo padre biologico, o andare ad assicurarsi la lealtà di qualcuno che era stato precedentemente al soldo della sua nemica principale e avrebbe presumibilmente potuto fornire un buon numero di informazioni su di lei, che guarda caso era anche stata la vittima di maltrattamenti atroci?

 In altre parole: prevenire sia i suoi problemi personali sia una crisi di potere che avrebbe danneggiato tutto l’Impero, o pensare esclusivamente al proprio tornaconto o alla difesa dei propri limitati ideali?

 Sì, era stato un vero e proprio test. Il mio signore aveva mostrato disappunto perché la scelta di Simay era stata salvare Qillalla su basi di tornaconto? No, non mi pare, il mio signore non era tipo da farsi simili problemi. Hai letto quella parte dal diario di Corinna? Mi ricordo che lei non faceva che guardare il suo compare come se volesse scuoiarlo vivo, magari quello ha colorato le sue interpretazioni.

 Tornando a noi, c’è da dire che la terza scelta non ce l’eravamo aspettata. Non avevamo neanche preso in considerazione che Simay e Corinna potessero fidarsi di noi al punto da affidarci la difesa di Manco, e il mio signore si era ritrovato a improvvisare. Però era stata una piacevole sorpresa: i ragazzi si erano mostrati abbastanza intelligenti da rendersi conto della validità di entrambe le opzioni, abbastanza spregiudicati da volerci chiedere aiuto, e abbastanza abili da tirar fuori argomenti convincenti: tutte doti che sarebbero tornate comode a dei futuri regnanti … non si poteva lasciare proprio tutto il lavoro a Malitzin, poverina.

 E in più questo avrebbe lasciato Simay in debito con noi: adesso dovevamo trovare solo un buon uso per quel debito … e possibilmente crearne altri?

 Ehi, che è quella faccia? Che ti aspettavi, che non avremmo approfittato di ogni occasione possibile per raggiungere i nostri obiettivi? Si vede che non hai mai davvero voluto qualcosa, ragazzina … che tristezza. Ah no? Ragioni morali, dici? Se il mio signore fosse stato a farsi scrupoli morali, a questo punto voi umani sareste ancora prostrati a venerare esseri cui non frega un dannato accidente di voi!

 …Hm, già, Sacerdotessa, abbiamo poco tempo, e dimostrerò meglio le mie ragioni raccontando. Tu però potevi anche portarmi qualcuno di più intelligente!

 Comunque, questo, oltre a offrirci tante belle nuove possibilità, ci dava anche due nuove incombenze: organizzare la protezione di Manco, e occuparci seriamente di Corinna.

 Per quanto riguarda la prima parte: no, noi non avevamo la più pallida idea di chi fosse la Dama Azzurra. Avevamo già cercato di condurre le nostre indagini: conoscere l’identità di un’assassina a piede libero per Alcanta ci sarebbe tornata soltanto utile, sia per assicurarci che persone a noi utili non ci finissero di mezzo, sia nel caso avessimo bisogno di ingraziarci le forze dell’ordine con una soffiata, sia per avere materiale da ricatto nel caso avessimo bisogno di un’esperta in assassinio con mezzi normali, senza bisogno di appiccare fuoco a interi edifici o di mangiare la disgraziata vittima.

 Ma con tutti i nostri sforzi, i nostri agenti non erano riusciti a trovare assolutamente nulla: raccogliere più informazioni possibili su chi si diceva abusasse la propria moglie ci aveva portati ad avere sui delitti le stesse informazioni delle guardie, molto più di quanto sapesse il cittadino medio di Alcanta, ma l’identità di quella donna rimaneva un vero mistero. L’unica pista che avevamo avuto, per qualche tempo, era dovuta all’insolita arma del delitto.

 Riguardava una famiglia nobile, cugini di terzo grado dell’attuale famiglia imperiale, che avevano la reputazione di gente parecchio eccentrica – quella cui apparteneva Parinya, se hai sentito parlare di lei -, abbastanza da vantare una vasta collezione di strani utensili: da quelli provenienti da paesi lontani, a quelli utilizzati dai Kisnar. E sì, nella loro collezione figurava proprio un coltello del tipo di quello usato per gli omicidi: la famiglia era stata tenuta d’occhio, il loro coltello sequestrato, ma gli omicidi erano continuati imperterriti e quel sospetto era stato abbandonato da tutti, noi compresi.

 L’assassina avrebbe potuto essere in combutta con Kisnar veri? Ragazza, tu ci hai mai parlato con dei Kisnar? A quanto mi risulta, adesso hanno l’autorizzazione a vivere nelle città … ma finiscono quasi sempre nei ghetti o a fare i lavori più umili, un po’ come i miei simili che cercano di integrarsi tra gli umani. Figurati come doveva essere la situazione trecento anni fa!

Una qualsiasi Soqar avrebbe avuto un attacco di vomito al solo pensiero di avvicinarsi a un Kisnar, a meno che non fosse una questione di vita o di morte. E se anche fosse stata di mentalità abbastanza aperta, c’era da considerare l’altro lato della medaglia. Una comunità Kisnar non avrebbe nemmeno lasciato avvicinare un’umana sana, a meno che non fosse lì per conto di un parente che necessitava delle loro cure. Se avesse chiesto un loro coltello per fare la giustiziera misteriosa? L’avrebbero visto come un tentativo di spalare la colpa su di loro e l’avrebbero cacciata a calci.

 In pratica, tutto quel che concretamente avevamo era la quasi assoluta certezza che si sarebbe fatta viva per un caso simile: aveva ampiamente dimostrato che la sua ideologia trascendeva le limitazioni di classe. C’era solo da chiedersi: era il tipo di ‘giustiziera’ che compiva i suoi delitti solo dopo accurate indagini sull’effettiva colpevolezza dell’imputato, o caricava a testa bassa assumendo che le voci popolari fossero le voci degli dei?

 Il mio signore era propenso a credere alla seconda. Di preciso, chi poteva avere prove certe che le vittime maltrattassero le proprie mogli?

 Avevamo rintracciato le origini dei pettegolezzi attorno a loro a donne dello stesso ceto delle mogli, loro amiche e confidenti. In solo un paio di casi c’era una persona identica. Loro avrebbero sentito tutto dalla viva voce di quelle poverine, forse anche visto dei lividi, ma non si conoscevano tra loro, erano donne diverse in tutti i casi. Stesso dicasi per una farmacista che avrebbe potuto vendere loro pomate curative: avrebbe certo visto i segni, ma la farmacista che possono permettersi delle nobili e quella che può permettersi una fornaia sono spesso persone molto diverse.

 Avevamo brevemente considerato la possibilità della figlia di una guardia, ma l’ipotesi era stata scartata: non era reato picchiare la moglie, avrebbero perfino potuto ammazzarla se avessero dimostrato un valido movente come l’adulterio, e cavarsela semplicemente con una multa. Sì, orribile quanto vuoi, ma era così che le cose funzionavano allora.

 Questo aveva aperto le possibilità che la ‘Dama Azzurra’ fosse in realtà un’identità collettiva, composta da più persone in vari strati della società unite da un’unica causa; ma in tal caso sarebbe stato veramente strano se noi non ne avessimo saputo niente. Avete idea di quanto sia difficile stabilire e mantenere un’organizzazione spionistica di quelle dimensioni? Trovare e mantenere le persone giuste, avere i mezzi per persuaderle o ricattarle, e accertarsi che non abbiano lealtà precedenti ad altri gruppi criminali che avrebbero potuto acquisire potere su di noi invece?

 Nei giri giusti c’era chi sapeva l’identità di alcuni nostri informatori … solo che non sapevano per chi lavorassero. E viceversa: noi sapevamo chi nei bassifondi facesse l’informatore … e anche per conto di chi, di solito, erano solo alcuni millenni che facevamo quel lavoro. E non avevamo saputo niente di un’ ‘Organizzazione Dama Azzurra’.

 O qui si trattava di un vero e proprio genio del male, o di una persona sola che aveva l’intelligenza e l’abilità per portare a compimento i suoi crimini ma non per controllare le sue fonti e assicurarsi di non stare andando in giro a scannare innocenti. Il che, fidatevi, non è così contraddittorio o insolito come può sembrare.

 Tutto questo discorso ci porta alla conclusione: considerare possibili piste di indagine che la Dama Azzurra avrebbe potuto seguire nei suoi accertamenti (ad esempio cercare la persona da cui erano partite le voci, corrompere o trovare altri modi di far parlare le guardie o gli esperti di tortura o i custodi delle carceri) non ci avrebbe condotti a nulla. Più probabile che cercasse immediatamente il modo di avvicinarsi a Manco abbastanza da piantargli un coltello in corpo.

 Stabilito questo probabile modus operandi, non ci restava che organizzare le nostre contromosse attorno ad esso. Iniziammo col sacrificare le ore libere di Malitzin.

 Andai ad acchiapparlo non appena il vecchio le ebbe dato il cambio, la mattina seguente all’inaspettata irruzione di Simay e Corinna nella nostra bottega; magari non sarà stato il massimo averlo lì mezza addormentata, ma la riportammo sul nostro stesso piano di coscienza con una buona dose di foglie chora.

“Ma cosa mi avete dato? E’ come se mi fossi appena alzato dopo una buona notte di riposo … aspettate, sono quelle cose che ogni tanto ho visto masticare ai vostri soldati?”

 “Foglie di chora, pianta esclusiva di queste parti, a quanto mi risulta. Diminuiscono il senso di stanchezza e fame, aumentano la concentrazione. Ora che non siamo più in guerra e le produzioni non saranno tutte indirizzate al fronte, inizierai a vederne circolare tra gli schiavi”

 “Una sostanza meravigliosa. Eventuali effetti collaterali tipici delle sostanze meravigliose?”

 “Nessuno, a meno che tu non decida di mangiarne diversi chili al giorno. Ma temo che al momento abbiamo faccende più pressanti di una lezione di botanica. I ragazzi hanno fatto la loro scelta”

 “Ebbene? Cos’hanno deciso?”

 “Una terza opzione”

 Malitzin fu rapidamente portata al corrente di quanto era accaduto, e informata sulla Dama Azzurra e le nostre conclusioni in proposito.

 “Sarà davvero necessario in primo luogo?” osservò Malitzin. “Stiamo parlando dell’Imperatore, non di un fornaio o di un nobile di bassa lega. L’unica persona che possa immaginare più protetta di lui è l’erede al trono”

 “E hai ragione, ma anche quei nobili erano protetti. Il loro rango permetteva loro di avere dei veri e propri soldati a difesa delle loro case … e nonostante questo, non solo li hanno trovati morti, ma l’assassina non è mai stata rintracciata. Chiunque sia questa donna, sa il fatto suo … e devo dire, questo mi rende ancora più curioso di scoprire chi sia: non riesco a immaginare come una persona del genere possa aver avuto le risorse e la possibilità di sviluppare le sue doti di infiltrazione e omicidio. Ma torniamo a noi: per come la vedo io, la nostra donna ha tre possibili modi per entrare a palazzo: infiltrarsi passando per le stanze delle schiave dell’harem, scavalcare i muri, o presentarsi alle guardie all’ingresso e chiedere educatamente di essere lasciata entrare”

 “… come?”

 “Ah, nella tua educazione da consigliere, ti avranno insegnato che quando sono date loro poche informazioni su una situazione, spesso le persone danno per scontata l’ipotesi che a loro pare più logica, e in base ad essa agiscono, giusto?”

 “Senz’altro. Pensi che funzionerà anche con una donna probabilmente estranea alla corte che richieda un’udienza privata con l’Imperatore? Di notte, magari, visto che a quanto ho capito tutti i precedenti delitti si sono svolti col favore del buio?”

 “Mi stai chiedendo se le guardie troveranno qualcosa di strano in una donna, probabilmente giovane e tutta abbellita, che si presenta chiedendo ‘udienza privata’ con un Imperatore che vanta un harem dei più rispettabili visti finora?”

 “Ma se fosse davvero così facile, sarebbe stato già assassinato da un pezzo. Non faranno almeno una perquisizione, per accertarsi che la donna non abbia armi con sé?”

 “Oh, certo che la faranno” rispose il mio signore con un gran ghigno. “E infatti, se dovesse scegliere quel percorso, la donna sarà molto probabilmente disarmata”

 “Vuoi dire che cambierà modus operandi, e lo avvelenerà o soffocherà con un cuscino”

 “Ne dubito fortemente. Raramente gli assassini come lei cambiano il loro modo di agire, soprattutto se vogliono mandare un messaggio chiaro con i loro delitti. Se Manco fosse trovato morto come tu hai suggerito, si penserebbe a un qualche tentativo di indebolire l’Impero da un regnante destituito o che teme di essere aggredito per prossimo … o potresti essere accusata anche tu: la tua vendetta per la tua patria conquistata o la tua famiglia distrutta”

 “Per fortuna che la Dama Azzurra mi proteggerà, suppongo. Hai ragione, se cambiasse modo di agire, nessuno capirebbe che quella è la punizione per ciò che sarebbe successo a Nuala. Ma allora, come farebbe ad agire senza portare con sé armi?”

 “L’arma sarebbe già nascosta all’interno del palazzo. E’ l’unico modo in cui potrebbe farlo, seguendo questa possibilità … il che ci fornirebbe anche un indizio sulla sua identità: se lo facesse, sarebbe o una donna nobile o avrebbe un complice nascosto nella nobiltà disposto a sistemare l’arma. Questa sarebbe davvero la possibilità a noi più favorevole … e dunque, secondo le leggi naturali, quella che probabilmente non si verificherà. Un’altra possibilità è quella che scali le mura del giardino, il che le permetterebbe di infiltrarsi con tutte le armi che vuole. Quel lato del giardino è protetto in modo davvero patetico, dovresti solo vedere tutte le volte che Simay e Corinna sono riusciti a raggiungere la mia bottega di notte passando da lì, ma c’è un buon motivo per quella mancanza di protezione: le mura sono pressochè invalicabili: troppo alte per essere scavalcate con puro sforzo fisico, e assolutamente lisce e prive di qualsivoglia appiglio. Quei ragazzi hanno usato il potere di un Sacerdote della Terra per passarvi sotto, e che un sant’uomo volesse infiltrarsi di nascosto nel palazzo è qualcosa che quegli abili costruttori non hanno considerato. Reputo estremamente improbabile che la Dama Azzurra riesca in qualche modo a passare di lì”

 “Potrebbe essere una Sacerdotessa lei stessa” suggerì Malitzin. “Potrebbe usare a sua volta la magia della Terra, o usare quella dell’Aria per volare … le possibilità non mancano, quando si tratta di invocare il potere degli dei”

 “Ed è per questo che pur ritenendola improbabile, non mi sento di escludere completamente la possibilità. Certo, che usi la magia dell’Aria o della Terra è impossibile, i Sacerdoti di quei culti sono esclusivamente maschi, ma una Sacerdotessa dell’Acqua potrebbe invocare quella delle fontane per farsi sollevare e trasportare all’interno … certo che se fosse una Sacerdotessa dell’Acqua, dovrei trovarla solo per potermi inchinare al suo cospetto per averla fatta in barba a quell’essere odioso che hanno come Somma Sacerdotessa”

 “Sono sicura che Malitzin qui è molto contento delle divagazioni” lo richiamai all’ordine.

 “Giusto. Una Sacerdotessa di Energia potrebbe fare appello alle straordinarie capacità fisiche garantitele dal suo culto per sorpassare le mura saltando, e una di Decadimento … avrebbe potuto far erodere la pietra a velocità immensamente superiore a quella naturale, ma sono state tutte cacciate. Questo, naturalmente, senza considerare come e perché una Sacerdotessa si sia voluta porre su questa strada, ma è una domanda che le porremo noi stessi dovesse rivelarsi questo il caso. Infine, la nostra terza possibilità, è che cerchi di introdursi tramite le stanze delle schiave dell’harem”

“Che potrebbe essere effettivamente la più facile” commentò Malitzin. “In quelle stanze è il caos totale, tra donne che hanno effettivamente bisogno di assistenza e altre che hanno solo un bisogno disperato di una distrazione. Oppure potrebbe arrivare abbastanza tardi la notte perché tutti stiano già dormendo, ma in tal caso, ha già ampiamente dimostrato il suo talento nel muoversi silenziosamente”

 “Pensi che schiave e concubine non noterebbero una perfetta estranea tra loro?” obiettai.

“Non dico questo, quelle donne si conoscono tra loro, ma nel viavai generale, se qualcuna dovesse farsi strada, magari con il viso molto truccato e poco distinguibile, non ci farebbero troppo caso, darebbero per scontato che sia una delle loro”

 “Ottimo ragionamento. Ora, queste tre possibilità si sistemano facilmente. La posizione della mia bottega la rende perfetta per osservare chi entra ed esce dalle porte principali; Linca assumerà la sua forma arborea e sorveglierà il giardino; tu, Malitzin, ovviamente baderai a chi entra o esce dall’harem. Prenditi tutti i turni di guardia, anche quelli del vecchio, ci penseremo noi a provvederti di foglie chora se ne avrai bisogno. Fra tutti e tre, dovremmo coprire tutti i possibili ingressi. Ma la quarta possibilità è dove nascono i problemi: nel caso in cui la Dama Azzurra riesca a introdursi nel palazzo di giorno e a rimanere lì, potrebbe essere nascosta veramente ovunque. Io mobiliterò tutti i miei assistenti nel palazzo, a qualunque rango essi appartengano, perché tengano gli occhi bene aperti, ma non è garanzia di successo”

 “E dunque?”

 “E dunque, passata una certa ora, la mia assistente tra la servitù baderà a posizionarsi nei pressi delle camere dell’Imperatore. Nessuno baderà a una schiava che tira a lucido i pavimenti, e se qualcuno dovesse questionare l’ora tarda, lei dovrà usare come scusa una punizione di Dylla. Non appena vedrà una persona sospetta avvicinarsi, me lo segnalerà accendendo una particolare lanterna che io le avrò consegnato, e io a mia volta allerterò voi due”

 “E i rischi collaterali?” intervenne Malitzin. “Stiamo parlando di una persona fermamente convinta della sua missione. Chi ci garantisce che non ucciderà innocenti schiave che puliscono … o guardiani dell’harem che fanno il loro lavoro … pur di arrivare a Manco?”

 “Nessuno, e in effetti è molto probabile che lo faccia” replicò il mio signore con un sorriso sereno che probabilmente suscitò al suo interlocutore pensieri poco consoni a un sostenitore della non violenza. “Ed è per questo che avrai una dotazione particolare per questo lavoro. Una lanterna come quella della mia assistente, per avvertirmi dell’arrivo del nostro bersaglio, e … a te non è stato dato addestramento nelle armi, vero?”

 “Non ero un uomo. Quindi, no”

 “Bene, cosa dare a qualcuno che non sa usare assolutamente nulla … lei sarà armata di coltello … qualcosa di piccolo, che possa essere facilmente nascosto … ah, sì. Linca, portami il pigliatutto, per favore”

 Il pigliatutto era un falcetto. Era utilizzato nei rituali di un culto strampalato in un’isola sperduta dall’altra parte del globo, aveva un suo nome specifico … noi non ce lo ricordavamo, e lo chiamavamo il pigliatutto per le notevoli capacità di presa della sua lama ricurva.

 “E’ maneggevole” osservò Malitzin, provando l’oggettino come se fosse un esperto di armi. “Non pesa troppo, e si può nascondere facilmente. Direi che va bene”

 “Anche perché è l’unica cosa adatta a te qui dentro. Tieni però a mente che la primissima cosa che dovrai fare sarà accendere la lanterna, altrimenti ti giocherai il nostro soccorso”

 “Certamente, capisco. E l’altra ragazza?”

 “Lei, una volta accesa la lanterna, dovrà semplicemente allontanarsi. Se la nostra Dama è intelligente, si avvicinerà alle stanze imperiali con la massima tranquillità e senza alzare un dito su di lei: verrebbe naturale interpretarla come l’ennesima delle amanti di Manco che si avvia a fare il proprio lavoro”

“E qui c’è qualcosa che vale anche per una possibile perquisizione: questa donna non si farà problemi a esporre il proprio viso a qualcuno che potrebbe ricordarla e riconoscerla?”


“Domanda più che giusta, ci ho riflettuto anch’io. Il punto rimane che fino a questo momento nessuno l’ha ancora presa: ciò può voler dire che questa donna non si è fatta vedere da nessuno, o che è riuscita a farsi vedere ma non notare. Non sono esattamente la stessa cosa”

“Nemmeno con un omicidio di mezzo?”

“La mente umana ha questa curiosa tendenza a ignorare ciò che si inserisce perfettamente in un contesto. Chiedi a una qualsiasi delle dame della corte di Llyra la descrizione di una specifica schiava che la serve quotidianamente: ti sentirai dare una descrizione estremamente generica, con al massimo le caratteristiche più salienti. Chiedi a un’artigiana se ricorda una specifica tra le varie decine di clienti che le sono capitate in una giornata: molto probabilmente non riceverai neanche la descrizione generica, a meno che la donna non abbia avuto un comportamento molto fuori dalla norma. E sono sicuro che la nostra Dama lo sappia benissimo, così come sappia che differenti trucchi, accessori e addirittura una diversa postura possono completamente trasformare l’aspetto di una persona. Se un testimone dovesse vedere la stessa donna in un diverso contesto, dubito la riconoscerebbe”

 “Dunque, considerando che uscire dall’harem sarebbe davvero un comportamento fuori dalla norma, l’unica posizione davvero a rischio è la mia? Quale onore. Ma una volta che ci troveremo a confronto con la Dama, cosa faremo?”

 “Dipende dal luogo. Se l’incontro avverrà nei giardini, confido che Linca sarà perfettamente capace di trattenerla, potendo sfruttare anche il vantaggio della sorpresa. Se invece quella donna dovesse riuscire a eluderci abbastanza da raggiungere Manco, sarai tu a entrare in azione, perché avrai la perfetta conoscenza che quella donna nasconde un’arma … naturalmente, se ti chiederanno come fai a saperlo, dichiarerai che ti è stato detto da un giovane novizio di Achesay. Infine, qualora la donna dovesse riuscire a sfuggire a entrambi, mi occuperò io stesso di fermarla. Temo però che i miei metodi non saranno propriamente adatti ad essere rivelati al pubblico. Cercherò di mantenerla in vita, così da poterla convincere a testimoniare a favore di una congiura contro Manco, ma se non dovessi riuscirci, sarà la giusta punizione divina che la tentata regicida sia andata a sbattere contro uno dei bracieri nella sua fuga”

 Malitzin non sembrava propriamente entusiasta della possibilità: ma del resto, qui era una vita contro una vita, solo che una delle due sarebbe tornata vantaggiosa per proteggerne altre, mentre un’altra era quella di un’omicida. Non sarebbe stato difficile convincerlo che eravamo nel giusto, se avesse presentato rimostranze.

 “Dunque, la vita dell’Imperatore è … ben sorvegliata, non parlo di certezze di sopravvivenza nel caso siate superstiziosi. E per quel che riguarda il ragazzo? E’ già stato istruito su cosa dire quando gli sarà attribuito il merito della salvezza del sovrano?”

 “Sopravvaluti la docilità con cui Simay sarebbe disposto a seguire i nostri piani. No, lui non sa neppure che gli verrà attribuito il merito; al massimo potrà immaginarlo, se ha capito il nostro modo di ragionare. Ma non contraddirà le nostre affermazioni, saranno i suoi stessi superiori a impedirglielo, proprio ora che il Tempio della Terra ha disperatamente bisogno di risollevare la propria reputazione. Farà un bell’esercizio di creatività inventandosi una scusa per giustificare la sua conoscenza”

 “Capisco. E riusciremo a far risalire la responsabilità di questo attentato all’Imperatrice?”

 “Temo di no. Llyra ha scelto una mossa astuta, in questo genere di pettegolezzi non si riesce mai a risalire al vero responsabile. Quel che otterremo, sarà il favore di Manco per Simay”

 “Quando inizieranno i nostri turni di sorveglianza?”

 “Oggi stesso. Mi dispiace di doverti imporre delle notti in bianco senza preavviso, ma se può servire a farmi perdonare, hai il diritto a tutte le mie foglie di chora”

 “E non faremo indagini preventive? Credo ci sarebbe estremamente utile avere un’idea di chi sia la Dama prima che colpisca”

 “Lieto di vedere che nonostante la stanchezza non hai perso la lucidità. I miei poveri assistenti stanno lavorando come dei disperati per tenere traccia di chi dà particolarmente credito alla voce su Nuala. Nel caso dovessero esserci sviluppi, sarai la prima a saperli dopo di noi”

 “Un piano solido. E adesso, se vorrete scusarmi, credo di dover crollare a dormire, specie se stanotte dovrò generosamente offrirmi di fare anche i turni del mio collega”

 “Eccoti la chora”

 E bene: una volta riassunte le nostre ore di discussioni su come fosse meglio organizzare le sorveglianze e le comunicazioni e aver introdotto un povero principe in disgrazia all’uso delle droghe, ci restava solo da aspettare.

 Non avete idea di quanto il nostro lavoro fosse composto di attese. Attese che i nostri informatori comunicassero quel che avevano scoperto, attese che certe persone si decidessero a fare esattamente quel che avevamo progettato facessero … e in questo caso, attesa che una certa novizia Sacerdotessa si facesse viva.

 E infatti.

 “Okay, che cazzo vogliono dire questi?!” arrivò alle nostre orecchie qualche giorno dopo, mentre il mio signore stava finendo i rilievi sulla placca d’oro di una collana.

 “Dammi solo un momento …”                       

 “Un momento un bel cazzo!”

 Un tentativo di distrarlo agitandogli una mano sotto gli occhi risultò in detta mano quasi colpita da uno scalpellino. La ragazza dovette rassegnarsi a guardarlo furiosa, brontolando espressioni decisamente oscene a mezza voce. E sì, adesso ci arriviamo alla faccenda degli orecchini!

 Il mio signore, da bravo bastardo infame qual era, se la prese pure comoda nel finire quella placca: Corinna sembrava letteralmente sul punto di esplodere dalla rabbia.

 “Bene!” concluse lui alla fine, mettendo la placca da parte con un gran sorriso. “Temo che questo sia un reclamo? Non è solito, da queste parti, farne su regali …”

 “Togliti quella faccia di merda e rispondimi seriamente: perché cazzo me li hai mandati? Come facevi a sapere di quell’incidente? Cosa te ne frega?”

 “Quale incidente? Ho mandato gli orecchini in omaggio a un’aspirante Sacerdotessa che, quali che siano le sue motivazioni, svolge il suo compito con tutta la serietà e la dedizione che la situazione richiede, senza farsi sviare da ripicche infantili …”

 Corinna continuò a guardarlo male, e lui sospirò. Il suo sorriso si attenuò decisamente.

 “Corinna. Tu ti consideri una sorta di … ribelle alle regole, giusto?”

 “E che cazzo stai dicendo con questo?” protestò lei, a voce più bassa rispetto a prima. “Tu sei decisamente l’ultima persona che può farmi una ramanzina in merito”

 “Io sono esattamente la prima persona che può farti osservazioni in merito” replicò lui. “Perché se c’è una cosa che disprezzo quasi quanto un’obbedienza cieca e stolida, è una ribellione acritica e insensata”

 “Acritica e insensata? Ma che cazzo? Da che parte stai?”

 “Che cosa stai cercando di affermare, quando insulti chi per gerarchia ti è superiore, quando ignori i loro ordini e agisci direttamente contro di loro?”

 “Io sono fatta così! Ho un carattere ribelle, perché dovrei reprimerlo per delle stupide regole?”

 “Un carattere ribelle, dici! Una vera e propria carica distruttiva, verso le leggi e le autorità che vorrebbero costringerti!”

 Corinna annuì appena, guardandolo accigliata.

 “E che cosa crei?”

 “Eh?”

 “Una volta che hai affermato la tua volontà al di sopra di queste norme e di questi capi che vorrebbero comandarti … con cosa sostituisci le loro leggi? Che valori affermi, una volta ignorati quelli di chi ti circonda?”

 Corinna rimase a boccheggiare. “Ma –ma questo cosa c’entra? Chi sei tu per giudicami?”

 “Io sono uno che ha vissuto più di quanto tu sia capace di contare, e che ha visto un’infinità di ragazzetti che si ribellavano senza motivo, che spaccavano e distruggevano ogni vestigia di civiltà attorno a loro – e poi restavano lì impalati a guardarsi attorno, cercando di capire cosa farsene di sé e della propria vita una volta tolto ogni limite, finché non arrivava qualcuno con idee e volontà precise a toglierli di mezzo per costruire qualcosa dalle macerie. Il caso di ieri è stato solo un esempio: hai visto l’ordine di assistere quell’uomo morente come un ordine fastidioso, qualcosa che tu normalmente avresti evitato, e ti sei resa conto che dietro all’ordine c’era un essere umano solo quando ti sei ritrovata davanti alla sua famiglia. Non è stata una sensazione molto piacevole, o sbaglio?”

 Corinna lo guardava ancora male, ma annuì impercettibilmente, e continuò ad ascoltare quel che il mio signore aveva da dire.

 “E se ciò è successo, abbiamo un motivo ben preciso: per te l’infrazione agli ordini è l’ideologia in sé, non uno strumento per raggiungere i tuoi scopi. A prescindere da ogni altra moralità, per te un ordine, qualcosa che un superiore ti dice di fare, è da contraddire. E questo è perché, semplicemente, non sei affatto la ribelle che credi di essere”

 “Ma insomma, il mio problema è che sono ribelle o no? Ti vuoi decidere?” protestò lei, ma il tuo tono molto più fiacco del solito e la sua postura, come se non desiderasse altro che voltarsi e uscire di lì, non diedero una grande impressione di convinzione.

”Le tue ribellioni … ho osservato il modo in cui agisci e parli, lo sai? Non fai altro che disobbedire a qualcosa solo perché si può definire come ordine, insultare persone solo perché ricoprono figure di autorità … è semplicemente un’immagine stereotipata di quel che una persona ‘ribelle’ dovrebbe fare, o sbaglio? Non vedo altra spiegazione, dal momento che sei priva di convinzioni tue”

 La ragazza strinse le labbra e i pugni, mi aspettavo che ci avrebbe mandati alla Notte, ma non disse nulla, di nuovo. Magari c’era qualche speranza, per lei.

 “Non ti interessa davvero essere oppositrice di un sistema troppo chiuso o corrotto o una qualsiasi altra ragione per opporlo, vuoi soltanto apparire tale: attribuirti l’aura affascinante e trasgressiva di un ribelle, senza assumerti la fatica di creare, di porre una scala di valori che sia tua e solo tua e affermarla al di sopra degli altri. Il motivo di ciò è molto semplice: tu non sei latro che una ragazzina insicura, come se ne vedono molte in giro”

 Corinna fece una risata forzatissima. “Insicura? Io? Oddio, qui hai davvero toppato! Senti, coso, questo discorso non ha senso. Io sono felice di me stessa!”

 “Tu non vedi alcun valore in te stessa” fu la risposta. “Ti vedi come debole e insignificante, hai paura di essere trascurata e vista come poco importante da chi ti circonda. Credi di non aver valore se gli altri non te ne daranno uno, ed eccoti qui, ad essere il perfetto stereotipo di una ribelle per avere la loro attenzione e, al contempo, dare l’idea che tu sia migliore e più sicura degli altri. Ed è questo quel che più mi diverte, è che non riesci neppure a pensare a un modo personale di ribellarti: ho visto capi rivoluzionari legittimare le pretese della propria fazione sfruttando null’altro che la burocrazia a loro favore, senza spargimenti di sangue su alcun fronte, altri che non hanno mai rivolto un’arma o neppure un insulto personale contro le autorità cui si opponevano, ottenendo vittorie a suon di scioperi e resistenze pacifiche … tu lanci insulti e ignori gli ordini senza neppure criticarli, perché è quello che un ribelle dovrebbe fare. A modo tuo, sei legata all’idea di ‘dovere’ far qualcosa tanto quanto il disgraziato Simay che tanto critichi”

 Ah, questa sì che aveva colpito nel segno. Corinna arrossì violentemente, fece per dire qualcosa, non ci riuscì, rimase a fissarci un altro paio di secondi, poi ringhiò ‘fanculo’ e uscì.

 “Mi aspettavo qualcosa di più con quella crisi di rabbia preliminare” commentai. “Credete di aver ottenuto quello che volevate, mio signore?”

 “Assolutamente, Linca” rispose lui. “Ormai quella ragazza non potrà fare altro che meditare sulle proprie azioni. Dovesse cercare di proseguire nel suo percorso di ribellione cieca, non riuscirebbe a pensare ad altro che alle mie parole, e si renderebbe conto che tale insistenza non ha altro scopo che disprezzare il sottoscritto, che non è esattamente un grande ideale per il quale vivere. Oppure diventerà improvvisamente una fanciulla docile e obbediente, giusto per provarmi in errore … ma a quel punto si renderà conto che, di nuovo, sta agendo senza alcun ideale a sostenerla. Oppure andròà dritta al corso di azione cui anche i precedenti dovrebbero portarla: rifletterà seriamente su sé stessa e sulla propria vita, si deciderà a creare dei propri valori da affermare, e ogni sua azione successiva sarà n virtù di essi”

 “Oppure si vedrà in un vicolo cieco ideologico e, credendo di non poter fare qualcosa che non sia un qualche modo un obbedire, si suiciderà”

 “Davvero non credo che questo sia il suo caso, Linca. E’ giovane, si è dimostrata superficiale, ma ha anche dimostrato di saper avere delle buone priorità, quando non si distrae per fare la trasgressiva”

 “Avevate detto questo anche per Durnie …”

 “E allora varrà lo stesso discorso che è valso per lui: sarà stata un errore, non valeva la pena del mio tempo fin dall’inizio, sarà stato debole e si sarebbe suicidato lo stesso in seguito perché non adatto alla vita …”

 Rimasi a fissarlo.

 “Hai ragione tu” ammise. “Quello che mi fa morire, è che non so nulla di questa ragazza. Non so come si sia formata queste convinzioni, questo desiderio di ribellione, che importanza abbia esattamente per lei sentirsi tale … Energia mi ha rifilato una bella lama a doppio taglio, con lei. Ma al fianco di Simay ci serve un’Imperatrice che ne condivida gli ideali avendo contemporaneamente una mente autonoma e la volontà di aiutarlo, e siccome non sono Myangan Nüdtei né ce l’ho a portata di mano, non ho che questo test per far sì che lo diventi”

 “E se dovesse notare la vostra considerevole ipocrisia e mandarvi alla Notte prima che arrivi al punto da voi desiderato?”

 “Oh, essere definito un ipocrita è più o meno il punto. Ricordati, Linca, io non sono tra gli umani per guidarli: io sono qui per dar loro qualcosa da superare”

 

 

 

 

 

GLOSSARIO (e qualche trivia):

Mekilo: essere simile a uno scoiattolo, solo molto più grande, con zampe molto più lunghe e la coda in fiamme. Essendo un animale legato al fuoco, non è considerato sacro a nessun dio, ma sfruttabile da tutto il genere umano. Viene usato soprattutto per trasportare merci e persone.

Occlo: bovino ricoperto di squame e con protuberanze lunghe e sottili, simili a serpenti che stanno al posto delle corna e da cui esce fuoco. Anch’esso animale legato al fuoco, ma per la sua pericolosità e la capacità di controllare i loro getti di fuoco sono quasi esclusivamente cavalcature da battaglia.

Kutluqun: capre anfibie con alghe al posto della pelliccia. Sono considerate sacre al dio Tumbe, e per questo, per allevarle o catturarne di selvatiche, è necessaria l’autorizzazione di un sacerdote di quel dio.

Lymplis: pesci volanti, con le pinne coperte di piume. Sono sacri alla dea Chicosi, dunque è necessaria l’autorizzazione di un suo sacerdote per possederne uno. Malgrado ciò, sono popolari come animali da compagnia presso la nobiltà.

Kyllu: uccelli simili a cigni, fluorescenti. Sono sacri al dio Achemay, e allevati solo all’interno del palazzo imperiale. Il loro piumaggio è usato per decorare le corone dei sovrani.

Lilque: creature con corpi simili a quelli degli esseri umani, ma con code di serpente al posto delle gambe. Servitori del dio Thumbe, vivono presso il mare, i laghi e in qualche caso i fiumi, quasi mai in corsi d’acqua più piccoli.

Duheviq: piante dalla capacità di mutare il proprio aspetto, assumendo qualsiasi forma desiderino. Originariamente questo veniva usato per catturare prede dei cui fluidi nutrirsi, ma con l’avanzare della società umana, ne hanno approfittato per integrarvisi. Un tempo servitori della dea Achesay, organizzati in tribù-foreste rigidamente isolate dagli esseri umani; solo i sacerdoti della dea potevano avvicinarli senza essere bollati come cibo. Al tempo di Choqo, mentre i più anziani vivono ancora tradizionalmente, i più giovani hanno preso a mescolarsi con le popolazioni umane, finendo spesso vittime di discriminazioni e relegati ai lavori meno nobili o remunerativi. Mantengono comunque un rigido codice di valori, di cui la fedeltà è il più alto.

Shillqui: piante in cui scorre un liquido per aspetto e consistenza simile al miele, che causa a tutto l’albero di agitarsi violentemente. Se bevuto, questo liquido dà gli stessi effetti agi esseri umani, ma è difficilissimo metterci le mani sopra. Pianta sacra a Pachtu, i suoi sacerdoti ne devono bere la linfa durante le cerimonie.

Likri: fiori simili a gigli rossi, dalle temperature bollenti, che esalano un fumo sottile. Se tuffati in acqua gelida e canditi, sono considerati ottimi per la pasticceria, ed essendo legati al fuoco, l’unico limite al coglierli è potersi permettere buoni guanti protettivi.

Sangue della Terra: erba che influenza la circolazione sanguigna, usato per diversi effetti nelle gravidanze.

Zullma: pianta le cui varie componenti hanno diversi usi; le radici sono considerate un potente lassativo.

Kiquicos: erba di colore blu, parassitaria dei Duheviq. Pericolosa per le sue capacità di depistare animali e viandanti, ma molto ricercata per le sue molteplici virtù.

Guyla: praticamente un Moment.

Tably: erba che secondo le credenze popolari risolve l’insonnia e i problemi di incubi frequenti.

Ago di Luce: essere a metà tra lo stato animale e quello vegetale, si nutre di sangue, ma può essere utilizzato per aspirare anche altri fluidi corporei.

AQI: esseri simili a tassi dal pelo violaceo, che emanano ormoni che fanno marcire le sostanze inorganiche attorno a loro. Soggetti a disinfestazioni a tappeto e contenuti in gabbie speciali, sono frequentemente offerti in sacrificio, con la testa dedicata a Chicosi, il cuore ad Achemay, e il resto del corpo, a seconda che l’animale sia maschio o femmina, a Tumbe o Achesay.

Fylles: insetti con ali a forma di fiore e polline al centro del corpo. Poiché si nutrono di altri insetti, sono molto usati dagli agricoltori, anche se prima necessitano di un permesso di un Sacerdote di Chicosi.

Chora: foglie contenenti una sostanza chimica che, assunta in piccole quantità, fa passare fame e stanchezza, e aumenta la concentrazione (liberamente ispirata alle foglie di coca).

 

Qillori: cristalli di colore azzurro chiaro, molto usati in oreficeria.

Achemairi: cristalli di colore dorato, anch’essi comuni per l’oreficeria.

Tablyk: pietra di colore rosato, usata nell’oreficeria.

Kislyk: pietra dall’aspetto simile alla tablyk, ma molto più dannosa.

 

Notte: entità primordiale da cui tutto il mondo ha avuto origine.

Achemay: dio del sole, entità più importante del pantheon Soqar.

Achesay: dea della terra.

Chicosi: dea dell’aria.

Tumbe: dio del mare, dei fiumi e dei laghi.

Sulema: dea del fuoco.

Pachtu: dio dei fulmini e della vita.

Qisna: dea della morte e delle paludi.

Supay: esseri più collegati al folklore che alla religione vera e propria, sono creature della Notte,

incaricati di torturare le anime dei peccatori che lì vengono gettate

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

altro capitolo in cui si preparano i casini a venire! Lo so che vi sto facendo penare per un po’ di azione vera, ma tra il salvataggio di Qillalla da una parte e l’indagine sulla Dama Azzurra dall’altra le cose dovrebbero farsi interessanti abbastanza presto. Di sicuro Corinna ha imparato una lezione che tornerà in gioco in futuro.

Grazie a chi vorrà commentare il capitolo, o mettere la storia tra le preferite/seguite!


  
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