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Autore: It hurts too much    23/03/2019    1 recensioni
Più Vero di Questo
Niente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro,
Oggi ho una paura enorme, una paura che affievolisce la forza delle gambe più del solito, più di sempre.
Oggi dovrò affrontare uno dei miei demoni peggiori: la mia immagine.
Quell'aspetto di me con cui ho sempre fatto la guerra, perché ho sempre pensato fosse la testimonianza del mio essere una persona difettosa.

Lo so, lo so, dovrei assumere un atteggiamento maturo, dovrei accettarmi così, una volta per tutte, perché con certi difetti, non puoi fare altro se non conviverci.
Un corpo senza particolari segni o deformità è il sistema di controllo centrale ad andare a puttane; anche stare ben composti su una sedia è da considerarsi una vittoria, bere un bicchiere d’acqua senza rovesciarselo addosso come un bimbo, anche a quarantanni, tagliare con forchetta e coltello o mangiare spaghetti senza far trasparire il timore di soffocare.
Tutte queste azioni, il “normale” per intenderci, a me è sempre costato una gran fatica ed un dibattito perenne con quella vocina interiore tanto flebile quanto cattiva:” ma non lo vedi? Sembri ritardata, fai casini pure per infilarti le scarpe.”

Sono cresciuta lentamente e con questa convinzione tanto comoda e tanto sconsolante: la situazione non cambierà mai, quindi, perché affannarsi? Perché credere inutilmente di poter restare in verticale ancora per qualche anno? Vivere alla giornata, mi basta.
Poi qualcosa è successo: ti ho conosciuto, ti ho conosciuto prima con le mie parole e poi, solo dopo un po’, mettendo fuori ciò che non ho mai tollerato: viso e corpo.
In quel momento ho subito pensato:” Ecco, parta il conto alla rovescia verso l’ennesima fuga.”
Invece no.
Tu hai confutato la mia tesi, mi hai sorpreso, come il ritrovamento del giocattolo che si adorava da bimbi e così ritorna a galla quell'emozione di semplicità grazie a cui per sentirsi Re d’Inghilterra o Astronauta basta un pizzico di fantasia.

Tu hai scelto di conoscere quei difetti che io, ho digerito meno: il piede equino, per esempio, una postura che fa camminare sulle punte e come se si fosse perennemente ubriachi, anche da astemi.


-     Io cammino sulle punte e sembro sempre sul filo.
-      Sulle punte? Allora hai l’eleganza innata, come una ballerina. 

Mi lasciasti senza parole e questo, credimi, accade molto raramente.
Ormai la scintilla era nata e non ha ancora intenzione di spegnersi.
Guardarmi, curarmi, farmi ma soprattutto sentirmi bella non appare più così sbagliato.
Come sia finita fra di noi, perde addirittura di senso, tu mi hai dato gli occhi, la Vita, mi hai mostrato la possibilità di essere chiunque io voglia.

Vorrei vedessi tutto questo, vorrei vedessi la stanchezza, quella sana, delle ore passate in clinica fra due parallele e poi in piscina a scoprire nuove prospettive di movimento ed allenando quelle già consolidate.
Vorrei potessi sentire il coraggio investito, la fame di diventare Donna.
Il tuo sguardo mi manca ma non smetto di cercarlo fra i ricordi, per non perdere la strada, lo scopo.
Più tardi, davanti a quell’Obbiettivo, penserò alla promessa: Qualunque cosa accada, lascerò la sedia con le ruote.

Grazie.
 
 
 
   
 
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