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Autore: papayasorridente    24/03/2019    2 recensioni
//Ispirato al meglio del trash russo, ergo Eksponat by Leningrad AU
E Virgilio lo invitò alla mostra di Van Gogh.
Il caro Gesù aveva esaudito le sue preghiere e finalmente Dante aveva l’opportunità di diventare qualcosa di più che un amico con la sua cotta della vita. Si buttò sulla poltrona, contemplando il da farsi; aveva circa cinque ore per prepararsi, il che consisteva nel cercare un outfit elegante ma casual ma che non facesse vedere troppo quanto ci tenesse ma che fosse adatto alla quotidiana raffinatezza di Virgilio …
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dante Alighieri, Virgilio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prima di leggere questo delirio consiglio caldamente di guardare il pinnacolo del trash russo qui-> https://youtu.be/et281UHNoOU (sia perché la storia si basa principalmente su questo sia per una fondamentale cultura generale)
Premetto che io non so nulla di scarpe; e Pierre Bezuchov, per chi non lo sapesse, è il protagonista di Guerra e Pace di Tolstoj.
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E Virgilio lo invitò alla mostra di Van Gogh.
Il caro Gesù aveva esaudito le sue preghiere e finalmente Dante aveva l’opportunità di diventare qualcosa di più che un amico con la sua cotta della vita. Si buttò sulla poltrona, contemplando il da farsi; aveva circa cinque ore per prepararsi, il che consisteva nel cercare un outfit elegante ma casual ma che non facesse vedere troppo quanto ci tenesse ma che fosse adatto alla quotidiana raffinatezza di Virgilio …
Dante fece scorrere lo sguardo sulle pareti della sua stanza, cercando un segno divino che risolvesse il suo dilemma. Poi il suo occhio fu catturato dalla faccia patinata di Ottaviano Augusto su Poeatae Fair; forse le sue spalle non erano solide e definite come quelle del modello, ma l’ensemble di jeans scuri, camicia colorata e giacca da completo avrebbe potuto funzionare anche su di lui.
Poi, la terribile rivelazione; non aveva scarpe da abbinarci!
Ottaviano Augusto, nella sua magnificenza, sfoggiava un paio di Louboutin oxford della stagione precedente, ergo calzature che Dante non aveva mai posseduto né pensato gli potessero servire nella vita da studente rachitico che conduceva.
Fu preso dal panico e, come tutte le persone ragionevoli, decise di supplicare per l’aiuto del suo migliore amico. Compose il numero di Catullo e attese. Al quinto squillo una voce squillante lo assordò.
“Dantino! Scusa, sto correndo, ma ho gli auricolari quindi raccontami tutto.”
“Da quando tu pratichi un qualche tipo di sport?” Chiese Dante, tra lo stupito e il sardonico.
“Grazie come sempre del supporto, ma ho deciso che devo diventare un adone come Adone, sai quello che ha rubato la donna della mia vita …”
“Non te l’ha rubata, Clodia ti ha detto che non voleva avere nulla a che fare con te, e tu te la sei presa con quel pover’uomo.”
Un verso di lamento risuonò nell’altoparlante.
“Smettiamola di distruggere i miei sogni, Dantino; racconta i tuoi drammi al tuo amico, così posso prendermi gioco io di te.”
Dante tentennò un secondo, poi con un sorriso disse all’amico:
“Ehmm, potrebbe essere successo che Virgilio mi abbia invitato ad uscire …”
Il suono che sentì poteva essere solo quello di Catullo che inciampava.
“Ma è fantastico! Ci sono voluti solo secoli di sguardi rubati ed imbarazzo per tutti noi! Finalmente si è deciso a fare qualcosa, non come la principessa che tu sei. E dove ti porta?”
“C’è il vernissage della mostra di Van Gogh a Palazzo Giulio, e tra, oddio, quattro ore e cinquantasei minuti mi viene a prendere. Cat, devi aiutarmi, mi servono assolutamente delle Louboutin.”
“Cos’è, ora ti spacci per drag? Non che sia contrario, hai delle gran gambe, ma tu non sai camminare sui tacchi, ricordi la recita del liceo?”
“Innanzitutto, vai a quel paese, è stato sei anni fa, e mi servono delle scarpe Louboutin da uomo, come quelle che indossava Augusto nel photoshoot di Poetae Fair di gennaio.”
“Oh sì. Che meraviglia quelle foto.”
“Già. Arte pura.”
Contemplò per un attimo la rivista, poi si riscosse.
“Cat, tornando al punto, mi servono delle scarpe adatte! Tu per caso sapresti chi potrebbe prestarmele?”
“Sai cosa, ora tu esci di casa e ci vediamo da Ovidio, lui ha di sicuro qualcosa. Lo chiamo io mentre vado in là, tu datti una mossa.”
“Grazie, sei il migliore amico che si possa desiderare. A dopo.”
Dante chiuse la chiamata con rinnovato entusiasmo. Non ci poteva ancora credere che Virgilio gli avesse chiesto veramente di uscire. Si erano conosciuti in facoltà, circa due anni prima, e Dante era rimasto quasi folgorato; Virgilio era l’assistente del professore di Filologia Classica, e confuso dalla lezione, Dante si era fermato a porre qualche domanda. Il professore era però impegnato, il che l’aveva lasciato faccia a faccia con Virgilio, i suoi movimenti eleganti e il suo sorriso gentile.
Erano usciti qualche volta, tra una lezione e l’altra, per un caffè e delle chiacchierate che lasciavano Dante con la testa più in alto delle nuvole e lo stomaco con troppe farfalle.
E ora sarebbero andati insieme ad un evento formale. Sante Eumenidi. Prese un respiro profondo, sentendo l’ansia accumularsi.
“Dante, è tutto a posto?”
L’interpellato alzò lo sguardo e vide il suo coinquilino, Pierre Bezuchov, sulla porta, un’espressione preoccupata in volto.
“Pyotr, va tutto bene, scusa se ti ho disturbato. Ho solo un appuntamento e mi servono delle Louboutin modello oxford, ora le vado a recuperare da un amico.”
Il coinquilino annuì; Dante raccolse telefono e chiavi e si diresse di corsa verso l’uscita.
“Buon pomeriggio, Pierre, non aspettarmi per cena!”
E scese di fretta le scale. Appena Alighieri fu uscito Pierre si ricordò una cosa: “Dante, aspetta! Prendi il pane! E se vuoi ce le ho io delle Louboutin!”
Ma, sfortunatamente, Dante era già lontano.
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Ovidio ponderò con attenzione l’amico disperato che aveva di fronte.
“Dante, Cat, ringraziate che vi voglio bene, perché state turbando il mio sonno di bellezza. Entrate, su.”
I due amici seguirono Ovidio nel suo appartamento da scapolo d’oro che era, sedendosi di fronte al tappeto di finta pelliccia d’orso al centro del salotto. Il padrone di casa guardò i due (uno, spossato da dieci minuti scarsi di attività fisica e l’altro, in preda all’ansia più ingiustificata) e decise che c’era bisogno di un aperitivo.
“Campari, Hugo o Aperol?”
“Hugo.” Risposero in coro.
Dieci minuti dopo erano a metà Spritz e Dante aveva finito di raccontare il motivo della sua disperazione.
“Dantino, ti giuro che potresti presentarti in camicia hawaiana ed espadrillas e Virgilio ti guarderebbe lo stesso come se tu abbia appeso le stelle in cielo.”
Contemplò un attimo il volto bordeaux dell’amico, e poi rivelò:
“Mi dispiace però di non poterti aiutare, tutte le Louboutin che ho le ho prestate a Saffo, le servivano per quel dannato servizio fotografico. Dovrebbe iniziare tra circa mezz’ora, magari riuscite a raggiungerla.”
Catullo sbuffò: “Accidenti a mia sorella, sembra che organizzi tutto apposta per complicarti la vita. Ov, in nome di tutte le volte che ti abbiamo portato a casa ubriaco e coperto di glitter, ci daresti un passaggio? Per favore.”
Dante fece quell’espressione da bimbo sperduto speranzoso. Ovidio sospirò ed annuì.
“Lo faccio principalmente per Virgilio, perché so che se questo appuntamento va male e Dantino qui gli dà forfait per delle benedette scarpe, me lo ritrovo sulla soglia alle due di notte, in lacrime e con tanto gelato.”
Alighieri gli sorrise: “Grazie, Ov. Mettiti dei pantaloni, magari.”
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Nel suo estro artistico, Saffo aveva deciso che uno studio fotografico era sopravvalutato e aveva deciso di fare il servizio nei padiglioni vuoti della Fiera. Quindi, i tre amici parcheggiarono all’entrata principale e dovettero vagare per l’intero stabile fino a trovare la fotografa all’ultimo padiglione.
“Dannata sorella! Dacci le Louboutin.” Esordì Catullo, facendola trasalire mentre regolava il cavalletto.
Saffo si girò.
“Perché non sono stupita che il mio stupido fratello e i suoi amici mi stiano disturbando sul lavoro in un posto sperduto?”
Guardò Catullo dalla testa ai piedi.
“E poi, Cat, con le gambe secche che ti ritrovi sembreresti uno spaventapasseri. Se tu avessi le proporzioni di Dante, ecco, staresti proprio bene con i tacchi, ma-“
“Ehmm, ci dispiace di essere arrivati così, ma in realtà servirebbero a me. Ho un appuntamento.”
La ragazza si voltò verso Alighieri e sollevò un sopracciglio.
“Cioè, non dei tacchi, non sono capace di camminarci, insomma, delle Louboutin da uomo. Per piacere.”
“Ti porta al vernissage, vero? Bene, bene, bravo Virgi. Sei sicuro che non vuoi dei tacchi? Staresti proprio bene …”
Alighieri scosse la testa veementemente.
Cat guardò la sorella perplesso: “Tu come conosci Virgilio? Con Ovidio so che fa volontariato nel gruppo Erasmus, ma tu non ci avevi mai detto nulla.”
“Mistero.” Saffo sorrise smagliante. “Ora, Dante caro, facciamo un patto. Io ti do le tue tanto agognate scarpe e tu in cambio mi fai da modello. Vieni.”
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Fu così che per le successive due ore Dante si ritrovò con moltissime paia di Louboutin tra le mani; tranne ovviamente quelle che gli servivano per la sera. Mentre Saffo si occupava degli altri modelli, vide un paio di chiamate perse da Pierre. ‘Oh, accidenti, il pane.’ Si ricordò, e cliccò sulla risposta automatica.

A Pyotr Interno 12 da Dante:
‘Scusami, non penso di riuscire a fare la spesa, prova a vedere se è rimasto del pane in cassetta.’

Vide di sfuggita che il coinquilino gli aveva mandato diversi messaggi, ma Ovidio lo chiamò prima che potesse leggerli.
Gli amici erano spaparanzati nell’area buffet, tra trucchi e pop corn, Catullo che sogghignava a qualcosa che l’altro gli stava mostrando al telefono.
“Dante, penso che non ci arriverai alla mostra di Van Gogh.”
Ovidio rise alla faccia perplessa dell’amico e gli porse il cellulare. Dante si ritrovò a fissare delle foto di se stesso, su delle Louboutin tacco 12 inviate allegramente al suo appuntamento di stasera da quei fedifraghi degli amici.
“Io vi ammazzo. Vi do in pasto alle Erinni, vi lanciò giù dalla Rupe Tarpea.”
I due stavano ridendo senza ritegno, attentando pericolosamente all’integrità delle ciprie intorno a loro.
“L’abbiamo fatto per il tuo bene! Guarda cos’ha risposto e ringraziaci.”
Sospettoso, Dante, scese nella conversazione.

A Ovidio Erasmus da Virgi:
‘Dici che è molto scortese saltare le tappe e saltargli addosso?‘
‘Non fargli vedere questo messaggio.’
‘Ov? Sono serio, poi pensa male di me.’
‘Glielo stai facendo vedere. Lo so. Ti odio.’
‘Già che ci sei digli pure che ha delle belle gambe.’

La faccia di Dante era ormai dello stesso colore della suola delle Louboutin.

A Virgilio Erasmus da Ovidio:
‘Grazie mille. Non potrei mai pensare male di te; ti aspetto stasera.’

Sorrise senza volerlo e sentì tutta l’ansia accumulata dissiparsi. Alla fine, era sempre il brillante, affascinante e adorabile Virgilio; poteva anche mettersi le espadrillas.
Ridiede il cellulare ad Ovidio e sostenne le facce sornione degli amici con quanta più dignità possibile.
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Saffo gli diede delle Louboutin Decolleté con tanto di occhiolino e Ovidio ebbe la gentilezza di accompagnarlo a casa. Dopo aver buttato fuori casa gli amici con la promessa di raccontare loro tutto, si rinchiuse in doccia, lavandosi trucco e brillantini.
Uscito dal bagno, si ritrovò Pierre Bezuchov di fronte.
“Non so se ti servono ancora, ma avevo capito ti servissero delle scarpe da sera da uomo, giusto? Te le presto io, tanto abbiamo lo stesso numero.” Disse il coinquilino con un sorriso.
Dante scoppiò in una risata isterica. “Sì, ti prego.”
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Alle sette in punto Virgilio era sulla porta, vestito impeccabile e con un rossore sulle guance che non gli aveva mai visto prima. Fissò Dante per qualche secondo con sguardo indecifrabile.
“Speravo avessi messo le Louboutin, ma stai benissimo anche così.”
I due risero brevemente, poi si guardarono, tra l’imbarazzato e l’euforia di poter uscire così, loro due.
Dante gli prese la mano: “Andiamo, non facciamo aspettare Van Gogh.”

 

   
 
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