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Autore: Signorina Granger    25/03/2019    7 recensioni
“Dicono che sia impossibile resistere al tuo fascino, Monroe, sei davvero così speciale?”
Louis parlò con tono quasi annoiato, senza battere ciglio e osservandolo placidamente, il mento sorretto dalla propria mano. Richard invece piegò le labbra in un sorrisetto, sfoggiando la piccola cicatrice sulla guancia che spesso veniva scambiata per una fossetta, e rispose senza scomporsi, con tono cantilenante:
“Dicono che tu sappia vedere dentro le persone, Murray, sei davvero così speciale?”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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The Sin of Wrath with the dragon symbol 




 
La farfalla monarca si appoggiò con grazia su una margherita, muovendo delicatamente le ali nere e arancioni che la rendevano un’esemplare ammirato e molto noto in tutto il mondo.
Udendo un debole fruscio d’erba l’insetto si immobilizzò pochi istanti dopo, librandosi in aria con un colpo d’ali appena in tempo per evitare di essere afferrata da un paio di piccole, pallide ma decise mani. 

Richard Monroe, cinque anni di pura curiosità e determinazione, sbuffò con aria contrita quando si ritrovò a stringere il nulla, lamentandosi a gran voce e pestando il piede sinistro sul prato:

“Mi è scappata!”
“Lascia in pace le farfalle amore, oltre ad essere belle sono insetti molto importanti, sai?”

La voce dolce e gentile di sua madre gli giunse alle orecchie quasi a fatica, debole come un fruscio che si perde in un soffio di vento. Richard si voltò verso la strega, che se ne stava seduta su una coperta all’ombra pochi metri più in là, impegnata a leggere e a scarabocchiare qualcosa su una pergamena. 
Il bambino trotterellò verso di lei e le sedette accanto per chiederle cosa stesse facendo, mosso dalla curiosità labile tipica della sua età. Clarisse gli sorrise, gli sfiorò i lisci capelli castani con affetto e gli disse che si stava occupando dei suoi studi di Magiarcheologia.

“La nonna l’altro giorno ha detto che una donna come te non dovrebbe occuparsi di certe cose, mamma.”
“Io e tua nonna la pensiamo diversamente su molte cose, piccolo. A volte le persone che appartengono ad un elevato rango sociale non apprezzano le… vene artistiche. Ma io penso che seguire le proprie passioni sia molto importante, e tutti dovrebbero essere liberi di farlo. Tu cosa vorresti fare da grande?”

“Voglio saper fare un sacco di magie e sapere un sacco di cose! Mamma, perchè quella farfalla aveva quei colori?”
“Beh, è strano, le farfalle monarca sono diffuse in America, non certo da queste parti… solo un bambino speciale come te poteva imbattersi in una farfalla che qui è così rara, Richard.”

Clarisse gli sorrise e Richard ricambiò, guardandola con occhi blu pieni di affetto e pensando che sua madre era, senza alcun dubbio, la donna più gentile e bella del mondo. 


*


Sua madre, per quanto fosse Purosangue e di famiglia abbiente, non piaceva ai suoi nonni paterni, Richard non ci mise molto per rendersene conto. Suo padre Julian non aveva tenuto in considerazione le loro obiezioni e aveva sposato Clarisse Selwyn di sua spontanea volontà, asserendo che la sua famiglia avrebbe dovuto accettare la cosa o rinunciare al loro unico erede, ma i Monroe ritenevano la giovane strega di salute cagionevole e sopratutto troppo legata ai suoi “futili interessi” per essere la degna moglie del loro unico figlio, ma a Julian non sembrava importare e sosteneva Clarisse nel suo lavoro e nel suo grande impegno nello studio di alcune antiche steli egizie, definendosi molto fiero di lei. 

Certo le visite dei nonni erano sporadiche, ma la loro freddezza nei confronti della madre spinse il nipotino, fin da piccolo, a nutrire scarso affetto nei loro confronti. Dal canto loro, i coniugi speravano che il bambino non diventasse troppo simile alla madre, ma che potesse rivelarsi un degno erede della loro vasta fortuna. 
Altrettanto papabile era, tuttavia, l’affetto sincero che legava i suoi genitori, e Richard – sentendo spesso altri piccoli Purosangue descrivere quadri domestici molto diversi – non poteva che esserne felice: in fin dei conti non gli importava dell’effetto dei nonni, se poteva contare su dei genitori così uniti.

“Un giorno troverai anche tu una bellissima e intelligente ragazza come io ho trovato la mamma piccolo, e allora sarai fregato. Ma anche molto fortunato.” 

Julian sorrise nel pronunciare quelle parole una sera, seduto sul letto del figlio, dopo avergli letto una storia. Gli arruffò affettuosamente i capelli prima di lasciare la stanza, ridendo quando sentì il bambino affermare con stizza che “a lui le femmine non piacevano” e non potendo immaginare di essere andato molto vicino alla verità. 


*


Clarisse aveva versato non poche lacrime nel salutarlo prima di guardarlo partire per Hogwarts, ma Richard se l’era aspettato, lasciandosi abbracciare dalla donna e ascoltando pazientemente le sue raccomandazioni.
Si era premurato con il padre, serissimo in volto, di prendersi cura di lei e poi era salito sul treno senza il minimo timore o indugio, impaziente di iniziare il suo percorso ad Hogwarts. 

Sentì un piccolo nodo alla base della gola quando vide sua madre dal finestrino, certo, ma il piccolo, fiero Monroe si premurò di non farlo mai sapere a nessuno. 


*


Il Cappello Parlante ci mise parecchi minuti per collocarlo, indeciso tra Corvonero e Serpeverde: fu lo stesso ragazzino a consigliargli dove smistarlo, e il vecchio cappello incantato convenne che la Casa di Salazar fosse quella giusta per lui. 

Con gran sollievo dei genitori, Richard non ebbe la minima difficoltà ad ambientarsi a scuola, anzi, sembrava riuscire perfettamente in tutto, mostrando una spiccata intelligenza, curiosità verso le novità e inclinazione verso le materie pratiche. Non solo, il ragazzino sapeva come attirare l’attenzione della gente, tanto da far parlare di sè anche tra gli studenti più grandi. 

Una particolare amicizia nacque tra le mura di Hogwarts dopo pochi mesi, sul treno di ritorno dopo le vacanze di Natale: Richard si ritrovò seduto di fronte ad un Corvonero del secondo anno che conosceva di vista e di fama, ma con cui non aveva mai scambiato una parola. Del resto, chi non conosceva Louis Murray e i suoi penetranti occhi inquisitori?

Richard aveva sentito molte storie su di lui e sulla sua famiglia, si diceva che sapesse “leggerti dentro”… ma lui non ci credeva, naturalmente.

“Dicono che sia impossibile resistere al tuo fascino, Monroe, sei davvero così speciale?”

Louis parlò con tono quasi annoiato, senza battere ciglio e osservandolo placidamente, il mento sorretto dalla propria mano. Richard invece piegò le labbra in un sorrisetto, sfoggiando la piccola cicatrice sulla guancia che spesso veniva scambiata per una fossetta, e rispose senza scomporsi, con tono cantilenante:

“Dicono che tu sappia vedere dentro le persone, Murray, sei davvero così speciale?”

Louis non rispose, non subito. Si limitò ad abbozzare un sorriso, poi allungò una mano e offrì al ragazzino un calderotto alla menta. 


*


“Ophelia, per favore!”
“No.”
“Ti prego, non ti chiederò niente mai più!”

Ophelia alzò gli occhi al cielo mentre riponeva un libro di Pozioni sullo scaffale della Biblioteca, restia a credere alle parole del compagno. Dopo quelli che a Richard erano parsi interminabili minuti passati a seguirla tra gli scaffali la ragazzina si fermò, smettendo di mettere a posto i libri per voltarsi verso di lui, guardandolo impassibile.

“Ammettilo.”
“Che cosa?”
“Che sono più brava di te.”
“Questo mai, Ophelia.”
“Allora perché mi chiedi aiuto per aiutarti ad evocare il tuo Patrono?”

La ragazzina inarcò un sopracciglio e Richard sbuffò piano, esitando: lui e Ophelia erano amici, in un modo un po’ particolare forse, ma anche in stretta competizione. Erano universalmente riconosciuti come i più dotati della loro Casa, sebbene fossero solo al secondo anno, e l’idea di dire ad Ophelia di ritenerla migliore di lui non lo allettava particolarmente. Eppure, sapeva che nessun insegnante avrebbe mai accettato di insegnargli un incantesimo così complesso, quindi di fatto quella straordinaria ragazzina gli serviva.

“… Va bene. Ophelia, in Difesa contro le Arti Oscure sei più brava di me.”

“Senza il tuo sorrisetto irritante, Monroe.”  

Ophelia lo guardava, impassibile, gli attenti occhi verdi da felino fissi su di lui. Richard esitò, poi annuì e parlò sollevando le braccia in segno di resa:

“D’accordo. Ophelia, ammetto che sei più brava di me, ma solo in questa materia… puoi aiutarmi, per favore?”  Questa volta parlò senza sogghignare è la compagna di Casa, dopo un istante, annuì con un sorriso divertito, le mani dietro la schiena:

“Così va meglio. Va bene, domani dopo il thè.”
Detto questo girò sui tacchi, allontanandosi con i lunghi capelli castani chiaro che le ondeggiavano sulla schiena ad ogni passo, soddisfatta. 

 Richard la seguì con lo sguardo, la fronte aggrottata: come poteva aver imparato da sola a produrre un incantesimo così complesso? Odiava ammetterlo, ma forse aveva davvero bisogno del suo aiuto se voleva fare altrettanto. 


*


Suo padre gli stringeva una spalla con la mano, in piedi accanto a lui senza proferirà una parola. Gli occhi di entrambi, così come di tutti i presenti, erano puntati sulla bara di Clarisse, che si stava magicamente spostando da sola nella fossa scavata nel cimitero di famiglia dei Selwyn. 

Richard, gli occhi rossi, stringeva le mani a pugno mentre, vestito di tutto punto, ogni tanto spostava lo sguardo sui nonni paterni, guardandoli parlare a bassa voce. Vestiti di nero, ma per il resto i due non mostravano il minimo cenno di lutto, come se si trovassero al funerale di una sconosciuta e non della nuora. 

Guardò le persone con cui si era sforzato per anni di essere educato e gentile solo per amore di sua madre, per non sollevare problemi, e si disse che da quel momento le cose sarebbero cambiate. Era certo che non gli importasse del dolore di suo padre, ma che probabilmente infondo fossero quasi felici di essersi liberati della donna che non avevano mai accettato. Richard non si sarebbe sorpreso nel scoprirli a progettare di trovare una nuova moglie al padre entro la fine dell’anno. 


*


Si assentò da scuola per due settimane, e al suo ritorno ritrovò un considerevole numero di persone pronte ad accoglierlo con occhi pieni di compassione, abbracci e pacche sulle spalle. 
Fu molto grato a Louis, che gli diede un breve colpetto sul braccio, gli chiese come stesse e gli fece le condoglianze senza dilungarsi in lunghi discorsi che lo avrebbero solo messo a disagio o in difficoltà, ma più di tutti ad Ophelia, che silenziosa come un gatto lo raggiunse al centro della loro Sala Comune e lo abbracciò, mormorando che lo avrebbe aiutato a recuperare tutte le lezioni perse senza ricatti, questa volta. 

Gli preparò anche dei biscotti, più di una volta, ma non si dilungò mai a chiedergli di parlare di sua madre e di come fosse morta: dopo tre anni aveva capito che Ophelia era fatta così, parlare di certe cose la metteva in difficoltà. Preferiva rendersi utile facendo qualcosa di concreto per le persone che la circondavano, ma Richard non se ne dispiaceva e anzi, era piacevole non dover parlare di come si sentisse inutile per aver perso sua madre senza aver potuto fare niente per lei: il Vaiolo di Drago l’aveva presa e trascinata con sè e lui, lontano, non aveva potuto far altro che leggere la sua ultima lettera, dove gli chiedeva di non preoccuparsi per lei, prima di apprendere della sua morte da suo padre.

Non sopportava l’idea di non aver fatto niente per lei, forse infondo non era così brillante e avrebbe potuto impegnarsi di più per cercare di aiutarla. Di questo però non parlò mai con nessuno, anzi, furono in molti a trovarlo molto più taciturno dal suo ritorno dopo le settimane di permesso, e anche meno interessato a ciò che prima lo appassionava, come gli allenamenti della squadra di Quidditch: nella mente di Richard si era formato un punto fisso che non voleva saperne di svanire, ovvero spingere ancora di più le sue potenzialità come mago.


*


Aveva iniziato ad intrufolarsi quasi tutte le notti nel Reparto Proibito della Biblioteca per fare le sue ricerche, non voleva che niente di importante potesse sfuggirli, non gli importava se certi volumi erano riservati.
Ormai era tardi per salvare sua madre, Clarisse se n’era andata, ma non era troppo tardi per iniziare a documentarsi, per cercare di capirci di più. Magari avrebbe potuto aiutare altre persone, in futuro. 

Qualcuno ad aiutarlo gli avrebbe fatto comodo, ma non osava chiederlo ad Ophelia, o a Louis, che sembrava non capire il suo scarso interesse per i divertimenti e le cose mondane. 
Richard trovò un aiuto in un Tassorosso di un anno più giovane di lui, un ragazzino gentile, sorridente ma molto sveglio, anche se pochi tra i suoi compagni di Casa sarebbero stati pronti ad ammetterlo, trattandosi di un Tassorosso.

Noel finì col diventare un vero e proprio amico per Richard, e farsi aiutare da lui nei suoi esperimenti era piacevole. O almeno finchè la situazione non sfuggì dalle mani del giovane Purosangue, che per quanto brillante non aveva poi grandissima esperienza. 


La scuola era in subbuglio da due giorni, non si parlava di un evento simile ad Hogwarts da… beh, da mai per quanto ne sapeva, si disse Ophelia mentre camminava a passo spedito lungo un corridoio del quinto piano. 
Sentendo un paio di voci maschili bisbigliare con fare concitato la strega accelerò il passo, non stupendosi affatto nel trovare Richard in compagnia di Louis Murray vicino alla statua di Gregory il Viscido, dove lei stessa sospettava si trovasse un qualche passaggio segreto.

“Te l’ho detto, non è stata colpa mia, non ho potuto fare niente!”
“Beh, fa’ in modo che non possano risalire a te, per fortuna nessuno vi vedeva mai insieme… dovevate fare più attenzione!”

Ophelia, immobile, guardò il Corvonero serrare le labbra con irritazione prima di accorgersi della sua presenza, tramutando la sua espressione accigliata in una maschera di indifferenza:

“Ti serve qualcosa?”
“Un ragazzino è morto, e ho idea che tu sia coinvolto, Richard. Che diavolo è successo?!”

Richard si voltò verso l’amica prima di abbassare lo sguardo, scuro in volto, mormorando che era stato un incidente mentre si passava mano tra i capelli scuri leggermente lunghi rispetto alla norma.

“Non ne dubito, ma voglio e posso aiutarti, Richard. Potrei dire che quella sera stavamo studiando insieme… ne hai passate tante quest’anno.”

Di rado l’aveva sentita parlare con un tono così gentile e premuroso e Richard le sorrise con gratitudine mentre Louis, davanti a lui, alzava gli occhi al cielo:

“Commovente Ophelia, davvero.”
“Chiudi la bocca, Murray. Qualcun altro lo sa, oltre a noi tre?”
“No.”
“Bene, allora nessun altro dovrà mai saperlo. Sembra che avremo un segreto in comune.”

Ophelia si strinse nelle spalle mentre Richard annuiva piano, pensando con un peso sullo stomaco al povero Noel, che ci aveva rimesso la vita per aiutarlo nei suoi studi, nei suoi esperimenti. Buffo, lo stava facendo per essere d’aiuto, ma qualcuno aveva pagato a caro prezzo i suoi tentativi.

“Bene, anche se questo non significa che ora diventeremo inseparabili e ci faremo le treccine, Ophelia.”
“Non ho interesse a farmi le treccine, Louis.”

Ophelia scoccò un’occhiata annoiata al Corvonero prima di prendere Richard sottobraccio, mormorando che lo avrebbe accompagnato in cucinare per fargli preparare una cioccolata calda prima di allontanarsi.
La morte di Noel venne data per un triste incidente dovuto alla sconsideratezza dello studente, e in futuro avrebbero finto che quella conversazione non fosse mai esistita, ma nessuno dei tre poteva sapere che quella sarebbe stata solo la prima di una lunga serie di circostanze che avrebbero condiviso.


*



Gli ultimi anni ad Hogwarts trascorsero sereni e senza tragedie, ma Richard, superando la perdita della madre, non perse mai il desiderio di aumentare e sfidare le sue stesse abilità, tanto da diplomarsi con il massimo dei voti.

Lui e Ophelia, che avevano sempre avuto un rapporto particolare, si salutarono una volta a King’s Cross e Richard guardò quella che quattro anni prima gli era stata vicina – seppur a distanza – dopo la morte di sua madre, sorridergli allegra e porgergli la mano:

“Sono sicura che sentirò parlare di te, Richard Monroe, penso che ti aspettino grandi cose. Buona fortuna.”
Richard la guardò e, ripensando alle piccole gentilezze che lei gli aveva riservato senza mai esporsi troppo o risultar invadente, si chiede perché sapesse così poco di quella straordinaria strega e della sua vita oltre le mura del castello.

“Anche a te. Penso che ci rivedremo, magari per contenderci il medesimo, ambito posto di lavoro.”
“Sarebbe una bella sfida. Divertente, senza dubbio.”

Ophelia gli strizzò l’occhio e poi, girando sui tacchi, si allontanò senza che nessuno la venisse a prendere, camminando con passo deciso tra la ressa e con i bagagli al seguito.


Richard la osservò brevemente e, prima di sentire suo padre chiamarlo, non potè fare a meno di pensare che quella era sicuramente una strana strega. 
Avevano dormito nella stessa Sala Comune per sette anni, ma all’improvviso sentiva di ignorare moltissimo su di lei. 


*


Richard e suo padre non avevano mai avuto il rapporto speciale che lo aveva legato, da bambino, a sua madre, molto simile a lui per certi versi. Certo Richard voleva bene all’uomo, ma tutto ciò che avevano costruito – e che si era fortificato dopo la morte di Clarisse – venne spazzato via quando il ragazzo, tre anni dopo il Diploma, si ritrovò tra le mani l’invito ad un matrimonio. 

Il matrimonio di suo padre con Maribel Rosier, una ragazza che aveva solo cinque anni più di lui. In pratica, stava per diventare sua matrigna una ragazza che avrebbero potuto benissimo scambiare per sua sorella maggiore.

La mascella contratta e gli occhi blu lampeggianti, Richard fece a pezzi quell’invito infiocchettato che era certamente opera di sua nonna e lo gettò nel camino, disgustato. 
Da quella donna se l’era aspettato fin dalla morte di sua madre, ma non da Julian, non da suo padre. 

Farsi piegare così, senza nemmeno avere il coraggio di dirgli nulla… non poteva sopportarlo. 
Conosceva la futura sposa, naturalmente, l’aveva incontrata a qualche ricevimento negli anni precedenti, e nella sua mente era etichettata come una graziosa ochetta in cerca di qualcuno a cui concedere la propria dote. 

Gli occhi fissi sulle fiamme, il mago strinse le mani a pugno, non potendo tollerare l’immagine di quella svampita nella casa di sua madre. 

Sua madre.

Perché sembrava che fosse l’unico ad aver serbatoio intatto il suo ricordo?


*


Il matrimonio si sarebbe celebrato a casa loro, dove lui era cresciuto. Si prenderò vestito di tutto punto ma con una faccia spenga, tutt’altro che allegra, come se l’avessero trascinato con la forza. 
Non salutò i nonni paterni e rivolse a malapena un cenno alla sposa, preoccupandosi solo di chiedersi con che coraggio suo padre avesse accettato di sposarsi dove aveva sposato la prima moglie, molti anni prima. 

Entrando, Richard non potè fare a meno di notare come l’interno fosse cambiato: confuso, si rese conto che non c’era alcuna traccia di foto, o soprammobili e oggetti che erano appartenuti a sua madre.
Persino il suo ritratto, che lo stesso Julian aveva fatto realizzare dopo la nascita del figlio, era svanito, e con lui ogni traccia della permanenza di Clarisse Selwyn in quella casa. 

Richard non poteva credere a quanto fossero potuti cadere in basso, e ascoltò senza proferire parola, scuro in volto, la giovane Maribel pavoneggiarsi con le damigelle della posizione che era riuscita ad ottenere, del suo imminente e vantaggioso matrimonio e di come il suo “figliastro” fosse 
persino terribilmente attraente. 

Le risate acute di quelle stupide, che non erano neanche lontanamente degne di percorrere i corridoi che un tempo sua madre aveva attraversato con le braccia piene di libri, non avrebbero mai lasciato la sua mente, così come le soddisfatte parole che sua nonna mormorò durante la cerimonia al marito:

“Finalmente una donna degna di mio figlio.”

Nessuno fece alcun riferimento a Clarisse, neanche una volta, e suo padre a stento lo guardò in faccia. 

Di certo le parole di sua nonna, che il ragazzo odiava ormai da anni, accesero una scintilla che era stata assopita per molto tempo. 
Nessuno ebbe voglia di festeggiare, dopo la cerimonia, e il banchetto nuziale si trasformò in un vero e proprio spettacolo dell’orrore. 

Le risate si trasformarono in grida spaventate quando Maribel si accasciò senza vita sulla preziosa tovaglia di lino bianco, seguita dal novello sposo. 
Richard tenne sua nonna per ultima, ma non l’ascoltò implorare, non gli interessava, e quando I Cavalieri Sacri arrivarono, poco dopo, trovarono l’artefice del bagno di sangue seduto su una sedia al centro dell’ingresso, immobile e in attesa, mentre i cadaveri giacevano nella stanza accanto e gli altri ospiti erano fuggi terrorizzati già da un pezzo.

Non proferì parola e si lasciò portare via, non obbiettò di fronte all’accusa dell’omicidio a sangue freddo dei suoi nonni, della sua matrigna e di suo padre. 
Infondo era colpevole, così come della morte di Noel. Solo che, questa volta, non provava alcun rimorso.


*


Gli avevano incatenato i polsi alle pareti e non poteva muoversi, in piedi con gli occhi fissi sulla prete di fronte, i capelli scuri spettinati e in disordine. 
Un uomo, davanti a lui, era impegnato a tracciare delle linee sul lato destro del suo costato, ma Richard non opponeva resistenza, lasciandolo fare. Il drago dell’ira stava prendendo forma sulla sua pelle, ma all’interno era presente già da molto tempo.


*


Aveva seguito il Ministro fino a quella stanza e ora guardava, incredulo, la ragazza che gli sedeva di fronte. 
Era lei, ne era certo, ma non era sicuro fosse possibile: come poteva Ophelia Lewis, la sua vecchia compagna di scuola, trovarsi lì, seduta intorno a quel tavolo con altri sei criminali?

Non sentiva parlare di lei da tempo, ma mai avrebbe immaginato uno scenario del genere.
Ophelia ricambiò il suo sguardo, e quei freddi occhi verdi, più di quanto ricordasse, gli parvero più familiari che mai. 

Era magra, molto magra, forse troppo. Pallida in volto, con gli zigomi scavati e le borse sotto gli occhi, aveva tutta l’aria di chi ha passato del tempo senza mai vedere la luce del sole. Eppure, conservava una certa fierezza nei suoi occhi, gli stessi che lo avevano scrutato molte volte in passato.

“Ironico trovarsi qui, verso Monroe?”

Ophelia abbozzò un sorriso, stanco ma divertito, e Richard, senza parole, non delle cosa dire. 

Vedere Louis Murray lì, vicino a lui, non era un grande shock, sapeva da che famiglia veniva e aveva avuto modo di conoscerlo… ma Ophelia era un altro discorso, era quasi troppo assurdo per essere reale. 
Stava per chiedersi che cosa avesse fatto per fare rinchiudere, ma la voce del Ministro lo precedette, rubandogli la parola:

“So che ci state chiedendo che cosa ci facciate qui, signori… ma non temete, le vostre domande stanno per trovare risposta.”

Aggrottando la fronte, Richard guardò Louis, poi Ophelia, infine il Ministro. 
Sapeva di essere un mago dalle grandi capacità, così come Louis, e naturalmente anche Ophelia. Non poteva essere un caso.

Il mago, per la prima volta dopo molto tempo, inclinò le labbra nel sorrisetto che per anni lo aveva contraddistinto: forse iniziava a capire che cosa ci faceva lì, e l’idea non gli dispiaceva.


*


Era sicuro di non aver mai provato niente per Ophelia ad Hogwarts, ma con lo scorrere del tempo si sentiva sempre più attratto da lei. Parlarono molto, si raccontarono l’un l’altro cos’avevano fatto, seppur Richard, per la prima volta, si trovò in difficoltà nell’affrontare la sua colpa: non sapeva perché, ma l’idea che lei lo ritenesse un mostro non gli piaceva affatto.

“Non importa, è il passato. Qui nessuno giudica nessuno, ricordatelo. Cielo, dovrò abituarmi a chiamarti Salem!” 
Ophelia sorrise e lui ricambiò, annuendo prima di raccontarle, senza guardarla in faccia, che cos’aveva fatto stringendo la sua mano pallida e sottile. 

La strega rimane in silenzio ad ascoltare e alla fine lo abbracciò, assicurandogli che non lo avrebbe mai ritenuto un mostro. 

“Ti conosco da molti anni, so come sei davvero, Richard. E anche se adesso cambieremo vita e volteremo pagina, con dei nomi diversi, non penso che dovremmo mai dimenticare chi siamo veramente.”


*


“Che cos’è?”
“Polpettone, assaggialo e ammetti che è migliore di quello di Hogwarts.”

Salem – che aveva scelto quel nome in ricordo delle storie raccontategli dalla madre anni prima sulla caccia alle streghe messa in atto proprio in quella città – scoppiò a ridere alle parole della strega, prendendola per un braccio e costringendola a sedersi sulle sue ginocchia prima di baciarla. Non avrebbe mai pensato di poter provare qualcosa di simile dopo la condanna, ma si sentiva felice come non mai: aveva degli amici, una famiglia strana ma sorprendentemente unita, e soprattutto aveva lei. 

“Tu non dimentichi niente, vero?”
“Dovresti conoscermi, dopo tutti questi anni.”

Mac gli sorrise, sfiorandogli i capelli, e Salem ricambiò guardandola adorante, mormorando che voleva che andasse con lui l’indomani per scortare il Ministro.

“No, non mi va. È noioso.”
‘Ti ricordo che sono il Capitano e che mi dovete stare a sentire?”
“Ti ricordo che sono io a sfamarti e che devi starmi a sentire de non vuoi morire di fame?”

Mackenzie sorrise divertita prima di alzarsi, udendolo sbuffare e sottolineare come fosse ancora la stessa ragazzina testarda di un tempo.

“Sempre stata e sempre lo sarò, mio caro.”

Con quelle parole la strega uscì dalla stanza per raggiungere Ebe e Sider sotto lo sguardo del Capitano, che capì perché fosse così facile e piacevole stare con lei e averla vicino: lei era l’ultima parte della sua vecchia vita, un piccolo ed indelebile frammento di passato, di un bel passato, che ormai era lontano. 
Mac – Ophelia – aveva un che di familiare, di qualcosa che sapeva di casa, che gli era mancato per molto tempo. Qualcosa a cui adesso non voleva rinunciare, per nessun motivo al mondo.








…………………………………………………………………….
Angolo Autrice: 

Buonasera! 
Dopo quella che mi sembra un’eternità rieccomi di ritorno, anche se ho voluto iniziare con la OS di un altro dei nostri Peccati anziché con un capitolo… ma non disperate, sono sicura che anche quello arriverà presto. 
Spero che la OS su Salem vi sia piaciuta, a presto! 
(E di nuovo scusate per la lunga attesa)
Signorina Granger 
   
 
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