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Autore: Fiore di Giada    26/03/2019    1 recensioni
Avevano effettuato tante scoperte, ma non erano stati in grado di individuare del sangue infetto.
Nessuno si era preoccupato!
Credevano di essere tanto moderni, eppure si erano macchiati di una grave trascuratezza.
Un singhiozzo si spezzò nel suo petto. Ma non poteva incolpare solo gli altri di una colpa in parte anche sua.
Del resto, lui era un medico e aveva il compito di vigilare su quanto accadeva.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Armando camminò attraverso il centro storico di Napoli, lo sguardo fisso davanti a sé .

Un senso di vuoto stringeva il suo cuore. Tutto gli sembrava assurdo, in quel momento.

Gli occhi verdi dell'uomo si riempirono di lacrime. Come era possibile?

Avevano effettuato tante scoperte, ma non erano stati in grado di individuare del sangue infetto.

Nessuno si era preoccupato!

Credevano di essere tanto moderni, eppure si erano macchiati di una grave trascuratezza.

Un singhiozzo si spezzò nel suo petto. Ma non poteva incolpare solo gli altri di una colpa in parte anche sua.

Del resto, lui era un medico e aveva il compito di vigilare su quanto accadeva.

A causa di questa negligenza, sua figlia Lisa era spirata in ospedale, colpita da una grave forma di epatite C.

Non aveva nessuna colpa, era una ragazza atletica e sportiva, dedita al suo sogno di diventare nuotatrice olimpionica, eppure quella sacca di sangue infetto l'aveva uccisa.

Presto, il suo colore roseo si era degradato nel giallastro dell'ittero.

Bambina mia... Perdonami... – mormorò. Lui era un ottimo medico, eppure non aveva saputo vedere la verità e la vita di Lisa si era trasformata in un inferno.

Vita? Ma si poteva parlare di vita?

Quello era un inferno privo di redenzione.

Nessun farmaco avrebbe ridato a Lisa la salute perduta.

La morte, per lei, era stata una liberazione.

Bambina mia... Se tu vedessi, dal cielo, come ci hai lasciati... – sussurrò l'uomo. Con la morte di lei, la famiglia, prima felice, si era disgregata.

La perdita li aveva travolti, come una valanga.

Sua moglie, Paola, aveva chiesto il divorzio, mentre Tiziano, suo figlio minore, aveva deciso di abbandonare la Campania.

Tale scelta era stata giustificata con ragioni di studio, ma Armando sapeva che era colpa sua.

Non voleva più rivederlo.

Non riusciva ad accettare che suo padre, noto dottore, non avesse compreso nulla e avesse lasciato morire sua sorella maggiore.

E non poteva dargli torto.

Il rabbioso sguardo nero di suo figlio perseguitava ogni suo sogno e gli negava la serenità.

La solitudine era la sua compagna.

Cosa posso fare? Cosa posso fare? – mormorò. Da tempo, il suo cuore elevava preghiere a Dio, affinché potesse avere una risposta alla tragedia da lui vissuta.

Desiderava, bramava, anelava ad una spiegazione.

Ma Dio, da tutti ritenuto buono e giusto, restava distante e freddo, come una remota statua di marmo.

Nulla gli dava, se non la compagnia di una pena sempre maggiore.

Il senso svaniva, dinanzi ad una morte tanto assurda.

La pioggia cominciò a cadere e riempì l'aria di lunghe gocce, che si infrangevano sulla strada, mentre il bagliore di un lampo accendeva di metallici bagliori il cielo.

I capelli neri dell'uomo si appiattirono e il suo giaccone si inzuppò d'acqua.

Incurante, continuò a camminare e si allontanò dal centro della città.

   
 
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