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Autore: KiarettaScrittrice92    30/03/2019    0 recensioni
La carriere di Austin Moon è finita nel momento esatto in cui ha confessato al mondo di amare Ally Dowson sul palco dei Worldwide Music Award.
Il tour di Ally è cominciato da ormai due settimane e mezza e i due fidanzati sono in viaggio sul pullman, quando comprendono che nulla li avrebbe mai più separati.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ally Dawson, Austin Moon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un amore dietro le quinte


Il pullman rosso del “Ally Tour” stava sfrecciando lungo l’autostrada, ormai erano partiti da più di due settimane. Trish li aveva abbandonati alla terza tappa, quella di Philadelphia, per incrociare i Boynado, una di quelle band per cui era riuscita a farsi assumere come manager ai Worldwide Music Award, mentre Dez chiamava tutte le sere per raccontare le sue giornate a Los Angeles. 
Quella sera la giovane cantante non si era esibita, la tappa successiva prevedeva un tragitto più lungo, perciò stavano viaggiando da ormai un giorno intero e, probabilmente, l’autista si sarebbe fermato solo la mattina successiva, continuando a guidare tutta la notte.
Ally era seduta su uno dei sedili, il gomito poggiato sul tavolino, con la mano che reggeva il viso, nell’intento di leggere uno dei tanti libri che si era portata dietro per il viaggio, mentre il biondo se ne stava seduto sul divanetto, dal lato opposto del pullman, strimpellando qualcosa con la chitarra. A dirla tutta da quando, due settimane e mezzo prima, Jimmy Starr l’aveva licenziato, buttandolo fuori dalla sua casa discografica e tenendosi tutti i diritti delle sue canzoni per i prossimi dieci anni, il ragazzo non avrebbe potuto nemmeno suonare quella chitarra, ma in quel preciso instante erano solo loro due e non si stava esibendo per nessuno in particolare, semplicemente stava cercando di passarsi il tempo.
Alzò lo sguardo dallo strumento, puntandolo sulla ragazza ancora poggiata sul tavolino e intenta a leggere, per poi farlo scivolare su ogni parte del suo corpo, dai suoi capelli mossi che sembravano onde del mare anche se avevano il colore del cioccolato con i riflessi caramello, al suo piccolo naso, per poi scendere sulla sua bocca dalle piccole ma perfette labbra rosee, che più di una volta aveva baciato avidamente, continuando poi sulle dita smaltate d’oro, che tamburellavano sulla guancia vellutata.
Nell’osservarla non si rese conto che le sue dita avevano cominciato a suonare un motivo diverso, un motivo a lui molto familiare, come se le sue mani stessero seguendo il suo cuore e i suoi sentimenti, esprimendoli in note. Quelle note che più di un anno prima l’avevano portato a scrivere il suo primo pezzo da solo.
Quando si rese conto davvero di che cosa stava suonando, anche la sua voce seguì la stessa irrefrenabile sensazione delle dita facendolo, quasi involontariamente, cantare a mezza voce.
«Call me criminal, I won’t deny you make me want it all everything you are. So lock it up go on and try it, no matter what you do I'm gonna steal your heart.»
Nel sentirlo cantare Ally rivolse finalmente l’attenzione su di lui, su quel ragazzo che dal ballo scolastico, poteva finalmente definire il suo fidanzato.
Ricordava benissimo anche lei quella canzone e la vicenda che si era creata attorno ad essa, esattamente come ricordava la gioia nello scoprire che l’aveva dedicata a lei, nonostante allora erano solo amici, o meglio avevano deciso di rimanere tali dopo quel tentato primo rapporto andato decisamente male. Chissà come mai quella volta le cose erano andate in quel modo, forse perché allora erano ancora troppo giovani e imbarazzati, per lo meno lei sicuramente, ma nemmeno lui sembrava il solito Austin. Poi, in qualche modo, erano cresciuti e nel frequentare altre persone si erano resi finalmente conto di non poter fare a meno l’uno dell’altra e che l’amicizia era troppo poco per loro.
Quel ragazzo le aveva davvero rubato il cuore e più lo guardava, più ne era sicura.
Austin staccò la mano destra dalle corde, battendola proprio di fianco a lui, sul cuscino del divano su cui era seduto, facendole così segno di raggiungerla.
Lei sorrise divertita e, dopo aver preso il segnalibro colorato che stava tenendo sul tavolo e averlo infilato tra le pagine del libro, si alzò facendo quei due semplici passi che colmavano la distanza tra loro.
Quando finalmente si sedette vicino a lui, portò di nuovo la mano alla chitarra, ricominciando a suonare. Questa volta però la canzone era cambiata e, non appena Ally la riconobbe, sorrise e cominciò a cantare.
«When you're on your own, drowning alone and you need a rope that can pull you in, someone will throw it...»
Quella, più di tutte le altre, poteva essere definita la loro canzone: per qualche strano motivo, ogni volta che cantavano quella melodia, qualcosa si muoveva in loro, come se ogni singola parola risvegliasse nei loro animi quel forte sentimento che li univa, in fin dei conti era proprio grazie a quella canzone che si erano baciati la prima volta.
Quella sera non fecero eccezione, per tutta la durata della canzone entrambi sentirono il cuore battere a mille e chi li avesse visti dall'esterno avrebbe comunque notato l'intesa incredibile e quell'amore quasi palpabile nel momento in cui incrociavano gli sguardi.
«You can come to me... Yeah!»
Anche quando la canzone finì non smisero a guardarsi negli occhi, nemmeno mentre Austin si allungò, per poggiare la chitarra sul tavolino di fronte: quello su cui poco prima Ally stava leggendo. Poi, con quella stessa mano le sfiorò la guancia, facendola passare sotto i capelli fino a farla scivolare dietro al suo collo e sospingerla così verso di lui, in modo che le loro fronti si sfiorassero.
«Non avresti dovuto rinunciare...» disse lei, il suo tono della voce era leggermente triste, mentre il pensiero di tutto ciò che era successo più di due settimane prima le tornava in mente, ripensando a quanto quel meraviglioso ragazzo avesse rinunciato per lei.
Il biondo sorrise, un sorriso tra il dolce e l’amareggiato, tanto che lei stessa non comprese cosa stesse a significare fino a che non parlò.
«Non avrei mai rinunciato a te, la mia stessa carriera musicale non avrebbe senso senza di te. Ogni canzone, ogni nota che abbiamo composto insieme, ogni testo che mi hai scritto, mi ricorda quanto ti adoro. Mi sarebbe impossibile cantare, sapendo che non posso amarti.» rispose, rimanendo sempre fronte contro fronte.
A quelle meravigliose parole, Ally ridusse le distanze tra le loro labbra, baciandolo, proprio come era accaduto nel momento esatto in cui lui, sul palco dei Worldwide Music Awards, aveva decretato la fine della sua fama, per stare con lei.
Percepì le sue labbra pronte ad accoglierla, come se non aspettasse altro, in un bacio che ricordava di avergli dato solo una volta, nella loro burrascosa relazione di alti e bassi, ossia durante le riprese del rockumentario di Dez, dopo quella terribile litigata che avevano avuto. Era bastato loro cantare quella canzone, quella stessa canzone che avevano cantato poco prima, e in un attimo si erano ritrovati bocca contro bocca, in un intenso bacio, proprio come quello che si stavano dando in quel momento.
La mano di Austin, presa dalla foga, scivolò giù, passando da dietro il suo collo, fino al petto, sfiorandole la pelle leggermente scoperta dalla maglietta gialla che in quel momento stava indossando.
«Ah... Austin...» fece lei, allontanandosi leggermente e guardandolo confusa.
Il ragazzo tirò indietro le labbra, bloccando la mano e guardandola con quegli occhi colpevoli, ma allo stesso tempo innocui. Quasi come le volesse chiedere perdono, ma non avesse potuto farne a meno.
«Scusami... È che pensavo che... - sospirò - forse corro troppo...» concluse, lasciandola andare completamente.
La giovane cantante scosse la testa, più volte.
«Non sei tu Austin... Il fatto è che io...» in un attimo si afferrò una ciocca di capelli e se la portò alla bocca, strofinandola sulle labbra e facendolo sorridere.
Nonostante fosse cresciuta e non si masticasse più i capelli, come faceva tre o quattro anni prima, quel vizio non le era passato.
Il biondo allungò la mano sfiorandole il polso e facendo in modo che lasciasse la presa sui capelli.
«Qual è il problema Ally?» domandò, con una voce talmente dolce che le sciolse subito ogni timore, almeno per un paio di secondi, giusto il tempo perdersi un attimo nel suo sguardo castano, per poi sentire subito dopo il panico impossessarsi di lei.
«Io non... non ho mai...» tentò di dire, non riuscendo però a continuare.
Eppure il ragazzo capì subito cosa stava cercando di dire e quasi si trattenne dallo spalancare la bocca.
«Tu non hai mai fatto...? - Ally gli rispose scuotendo di nuovo la testa, prima che finisse la domanda - Nemmeno con Gavin?» chiese ancora.
La castana ripeté il movimento per la terza volta.
A quella risposta muta, Austin sorrise di nuovo, questa volta era un sorriso dolce, uno di quelli che l'abbagliavano sempre, stordendola: tanto che quasi non si accorse che si era avvicinato nuovamente a lei, riprendendosi solo quando le sfiorò la guancia. Lo vide leccarsi le labbra, come se stesse cercando le parole giuste da dirle.
«Dammi la possibilità di essere la tua prima volta.» disse poi, con voce sommessa e talmente carica di emozione da farle salire un brivido lungo la schiena.
Anche lei si allungò verso di lui, sfiorandogli il volto e vedendolo chiudere gli occhi, nel tentativo di godersi al meglio quelle attenzioni.
«Sono terrorizzata...» sussurrò allora lei, mordendosi le labbra e facendogli riaprire gli occhi.
«It’s like I’m balanced on the edge, It’s like I’m hanging by a thread, but I’m still gonna push ahead so I tell myself...» le cantò lui, sempre con quel tono dolce.
Ally capì subito cosa volesse dire. Un altra canzone che avevano scritto insieme che ricordava benissimo. Ecco cosa doveva fare: doveva buttarsi e non guardare giù.
Fece un cenno con la testa, per poi lanciarsi sulle sue labbra, facendole sue.
Austin sorrise, contro la sua bocca, e subito dopo ricambiò il bacio che, in poco tempo si fece nuovamente più intenso.

 

Ally aprì gli occhi castani, leggermente stordita, faticando a mettere tutto a fuoco. Quando finalmente ci riuscì, si accorse di essere ancora sul divanetto della parte giorno del van. I suoi vestiti erano buttati a terra e lei era completamente nuda, eccetto per le slip. 
Tentò di muoversi, ma un mugolio e una presa ferrea attorno alla vita la bloccarono. Voltò la testa, quel poco che riusciva bloccata in quel modo, e la prima cosa che vide fu il capo biondo di Austin proprio alle sue spalle, fece scivolare lo sguardo lungo tutto il suo corpo, notando che anche lui era senza vestiti, con solamente i boxer neri che gli fasciavano il sedere tonico.
Il pensiero di quella notte si fece vivo in lei: ogni carezza, ogni bacio, ogni sussurro. Tutto le riaffiorò alla mente, facendola sorridere.
Rimase ancora qualche minuto lì, nella sua stretta, mentre lui continuava a dormire, dopodiché, con un po’ di fatica, cercò di liberarsi dalla sua presa ferrea e scivolare dalle sue braccia.
Quando fu finalmente in piedi, il più silenziosamente possibile, prese un plaid da uno degli armadi e glielo sistemò addosso, coprendolo.
Rimase ancora qualche secondo ad osservare quel viso infantile e sorridente, mentre dormiva beato, ripensando al loro primo incontro e domandandosi com’era possibile che quel ragazzino immaturo che suonava la batteria del Sonic Boom con dei corn dog, mentre il suo migliore amico lo riprendeva, potesse essere diventato la sua prima volta, ma soprattutto non poteva credere che quello stesso ragazzino che, involontariamente o no, le aveva rubato una canzone per perseguire il suo sogno di diventare una superstar, avesse rinunciato a quel suo grande sogno e alla sua carriera per lei.
Si chinò su di lui, sorridendo.
«Ti amo Austin…» gli sussurrò, per poi dargli un leggero bacio sulla guancia.

  
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