Storie originali > Nonsense
Ricorda la storia  |      
Autore: MerasaviaAnderson    02/04/2019    1 recensioni
·{Breve OneShot ~ Ispirata alla canzone "Walking the wire" degli Imagine Dragons ~ 1315 parole}
"Sul terrazzo del Grattacielo di Poss, due giovani erano seduti sul cornicione, pativano il freddo stretti nei loro vestiti troppo leggeri e meditavano su come fosse possibile raggiungere il tetto del Palazzo di Bret su quella fune così instabile e sottile. La paura divorava il loro animo secondo per secondo, doversi gettare nell'ignoto di una strada incerta per raggiungere la loro Salvezza era devastante."
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Walking the wire

 

 

La città di Poss era piccola, disagiata e troppo tranquilla, i suoi criminali erano quelli che rubavano il pane per vivere o un po’ di vino per dissetarsi.

Al contrario, la vicina città di Bret, godeva di uno stile di vita frenetico e notevolmente più agiato, dove non esisteva la miseria e gli abitanti vivevano felici nella loro semplicità.
Erano due facce della stessa medaglia, divise da un muro troppo alto per poter essere scavalcato e l'unico collegamento tra le due città era una fune che collegava il Grattacielo di Poss al Palazzo di Bret. Due costruzioni simboliche, identiche, erette per simboleggiare una inesistente unione.
La fune che univa i due edifici illuminati sembrava infinita, si riusciva a vedere a malapena dove sembrava che terminasse.

Quella notte entrambe le città erano molto tranquille: poche macchine circolavano a quell'ora tarda e Poss era illuminata soltanto dalla luce lunare, mentre Bret dalle numerose insegne luminose dei suoi negozi.
Sul terrazzo del Grattacielo di Poss, due giovani erano seduti sul cornicione, pativano il freddo stretti nei loro vestiti troppo leggeri e meditavano su come fosse possibile raggiungere il tetto del Palazzo di Bret su quella fune così instabile e sottile. La paura divorava il loro animo secondo per secondo, doversi gettare nell'ignoto di una strada incerta per raggiungere la loro Salvezza era devastante.

Ma sarebbero morti comunque, colpevoli solo di aver protestato contro le ingiustizie della loro città.
«Dobbiamo andare via finché è notte o al mattino ci scopriranno.»
Così Ardèm, il più grande dei due giovani, si fece coraggio e mise piede sulla corda per primo, tremando come una foglia. D'altra parte, la sua compagna Ariadnèa lo guardava apprensiva, sperando che riuscisse a raggiungere l'altra sponda sano e salvo e che lei avrebbe al più presto trovato il coraggio di seguirlo.

Teneva le dita incrociate, cercando dentro lei la forza di alzarsi da quello scomodo cornicione e non rassegnarsi al triste destino che le sarebbe toccato a Poss.
Ma improvvisamente, dopo pochi passi, Ardèm si bloccò, ancora più terrorizzato di quando era partito: il suo volto era una tela bianca, su cui un pennello intriso di panico stava dipingendo la peggiore delle emozioni.
«Non riesco a continuare.» le lacrime avevano solcato i suoi occhi piccoli e scuri e rigavano le sue guance olivastre mentre si girava lentamente verso Ariadnèa, alla ricerca di un mero conforto «Ho paura di cadere.»

Vedere il compagno di viaggio in quelle condizioni, in bilico tra ciò che era la vita e la morte, fece scoppiare una scarica improvvisa di coraggio nel petto della ragazza, che scattò in piedi sul cornicione, sopraffatta e convinta da quell'adrenalina che non riusciva a controllare.
«Non muoverti, fermati lì.» si mise in spalla lo zaino dove entrambi avevano raccolto i propri pochi averi e si diresse spedita verso l'amico «Sto arrivando.»
«No! No!» ancora più spaventato, faceva fatica a mantenere l'equilibrio, mentre altre lacrime scendevano silenziose sui suoi lineamenti stanchi «No, prego, resta lì.»
«Sto arrivando.» sussurrò, mettendo, con cautela, il primo piede sulla fune «Sto arrivando.» continuò a ripetere, forse più a se stessa che al giovane «Non aver paura.»
A piccoli passi lenti e tremanti arrivò da Ardèm, con il cuore in gola dal terrore e gli occhi lucidi, incredula di aver percorso così tanta strada in quel precario equilibrio. Solo in quell'istante si rese effettivamente conto dell'improvviso momento di incoscienza che aveva vissuto per raggiungere il suo compagno di viaggio e salvarlo da se stesso. Ce l'avevano quasi fatta, mancava solo quell'ultimo grande passo, raggiungere Bret, e tutto sarebbe andato bene.
«Sono qua adesso, non sei solo.» avvolse il suo busto con un braccio, stringendolo forte a lei e posando la sua guancia tra le sue scapole «Non siamo soli.»
«Ho ancora paura.»
«Anche io, ma starò al tuo fianco, te lo prometto.» sussurrò, cercando di infondergli quel coraggio che neanche lei aveva «Io sono qui.»
«Non riesco ad andare avanti.» il ragazzo tremava sempre di più dalla paura, un tremore che poteva essergli fatale. Non riusciva a smettere di guardare giù, teneva gli occhi spalancati sulle poche luci sfarfallanti che gli facevano girare la testa.
La giovane Ariadnèa, allora, alzò una mano e delicatamente gli coprì gli occhi, facendolo trasalire.
«Non guardare giù.» sussurrò prontamente al suo orecchio, cercando di guidarlo verso quella sottile strada «Io sono qui con te, camminiamo insieme.»
E pian piano iniziarono a camminare sul filo, insieme, percorrevano quella strada per la salvezza che li avrebbe portati fuori dai guai.

Quando le forti luci di Bret comparvero sotto ai loro corpi, una piccola speranza si accese nell'animo della ragazza.
«Siamo a metà. Abbiamo appena attraversato il confine.» sorrise terrorizzata ed ed eccitata al tempo stesso, con gli occhi lucidi, continuando a tenere gli occhi bendati all'amico «Giù è così bello… La nostra Salvezza, Ardèm...»
«Davvero?» la flebile voce di Ardèm si spezzò in un sorriso tremante. «Siamo a Bret?»

«Sì.» annuì, lasciando scorrere due lacrime sulle guance. «Vuoi guardare?»
«D'accordo.»
Il ragazzo si fece coraggio, così lentamente l'amica gli scoprì gli occhi, consentendogli di guardare l'immensa bellezza di Bret, la forma della salvezza.

Un ultimo sforzo e sarebbero riusciti a raggiungere il Palazzo.
«Hai ancora paura?» domandò Ariadnèa, tremando dal freddo, che congelava le sue lacrime sulle guance.
«Sì, ma...» e Ardèm scosse la testa, non riuscendo a trovare le parole adatte.
«Continua, ci siamo quasi.» strinse forte la sua mano, giunta sull'addome di lui «Presto saremo salvi. E liberi.»

Così ripresero a camminare, entrambi con gli occhi aperti e proiettati verso il loro futuro da persone libere, con un lavoro, una casa e sempre del cibo e dell'acqua sulla tavola.

Non appena i due giovani erano a tre quarti del percorso, stretti tra loro e quasi sorridenti, in un solo terrificante istante tutto attorno a loro iniziò a tremare, i due neanche si resero conto di star cadendo a picco verso le strade di Bret, sulle quali sarebbero morti, ormai a pochi passi dalla loro salvezza.

L'incanto si spezzò definitivamente quando anche il Palazzo iniziò a crollare. Non ci sarebbe stato più un futuro, l'ultima speranza era stata risucchiata dai corpi morti di Ardèm e Ariadnèa e dalle macerie dei Palazzo di Bret.

 

La giovane si svegliò di colpo, sobbalzando: il vecchio e piccolo teatro abbandonato dove avevano trovato rifugio era freddo, i pavimenti scomodi dei camerini non permettevano mai una notte di sonno comoda e tranquilla, se mescolata alla paura di essere scoperti e agli incubi sulle torture che avevano subito, delle quali ancora portavano i segni, specialmente Ardèm, con il quale ci erano andati molto più pesanti.

Di fatti, non avrebbero potuto proseguire il loro percorso di fuga finché il ragazzo non si fosse ristabilito completamente.

Ariadnèa si mise lentamente a sedere, raggomitolandosi nella coperta il più silenziosamente possibile, per non svegliare il compagno. Sospirò, guardandolo dormire rannicchiato su se stesso, continuò a fissarlo finché egli non iniziò ad agitarsi nel sonno, borbottando qualcosa con un tono allarmato e notevolmente spaventato.

Immediatamente la ragazza scattò in suo aiuto, avvicinandosi a lui e posando una mano sulla sua spalla.

«Va tutto bene, Ardèm.» tentò di tranquillizzarlo, parlando a bassa voce per non farlo spaventare «Sta’ tranquillo.»

Indugiò un istante e allungò timorosamente una mano nei suoi capelli, carezzando piano i suoi riccioli scuri.

Quel movimento sembrò calmarlo leggermente e la ragazza fu grata che dormisse, che non avrebbe mai saputo di quel gesto d'amore nei suoi confronti.

Ritrasse la mano e sedette affianco al corpo di Ardèm, guardandolo dormire.

Ariadnèa vide le prime luci dell'alba dalla finestra: il Grattacielo di Poss si ergeva in lontananza, proprio di fronte al Palazzo di Bret, entrambi collegati dalla famosa fune.

Presto si sarebbero ritrovati lì, a camminare sul filo.

 

 

Note d'Autrice

Parto scusandomi per il fatto che stavolta l'editor sia più scialbo e meno carino, ma purtroppo sono costretta a pubblicare dal cellulare.

La storia nasce dalla necessità di mettere nero su bianco il rapporto e i sentimenti che provo per una persona molto speciale, con cui condivido tanto... Troppo.

Spero vi sia piaciuta e che, per quanto fosse nosense, vi sia piaciuta.

Grazie di cuore.

Merasavia Anderson.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: MerasaviaAnderson