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Autore: Kira Eyler    07/04/2019    4 recensioni
[Leggere le note a inizio testo!]
"[...] C’eri tu, col tuo sorriso sinistro e i fili rossi cuciti sotto le spalle e gli occhi resi vivi dalla sicurezza che solo l’Oscurità ti dava.
Eri in piedi a poca distanza da me, che invece stavo seduta con le ginocchia sul pavimento – oh, quanto ci tiene la mia mente a ricordarmi che a vincere, a controllare, a capitanare eri sempre tu? Quanto ci tiene a ricordarmi che ero io quella vinta, quella che guardava il mondo tramite i tuoi occhi e le tue parole, quella che obbediva? [...]"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Marionetta pazza'
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Chi non muore si rivede! Giusto? Giusto. Dannata scuola, purtroppo. Mi ritrovo in ritardo anche con le recensioni... Bando alle ciance, iniziamo con le note:
-OCs anonimi come sempre! Ho preso ispirazione da un sogno e come al solito, mi diverto a modificare le cose. Potrei farlo anche con le situazioni che succedono in aula... Btw, se ci sono ripetizioni, è perché ho provato ad inserirle: essendo un POV di un OC, dovevo davvero narrare come se fossi lui/lei.
-La storia, senza canzone, non arriva a essere una One-Shot, ma un Flash. Chiedo consiglio a voi: conto anche i versi della canzone e lascio "One-Shot", o modifico e metto "Flashfic"? Sono stata in dubbio per parecchio su questa semplice nota.
-La canzone citata è "Lovely" della bravissima Billie Eilish. Ha una voce adatta a temi cupi, tristi e talvolta Horror, anche se è una persona davvero divertente.
-Se ci sono errori, ditemelo perché mi sfuggono in continuazione! E detto questo, buona lettura e grazie per aver cliccato questa storiella.
 

La tua realtà

Ti ho visto. C’eri tu, questa notte.
Non mi sento più al sicuro neanche nei miei sogni: mi hai raggiunta fino lì.
C’eri tu, col tuo sorriso sinistro e i fili rossi cuciti sotto le spalle e gli occhi resi vivi dalla sicurezza che solo l’Oscurità ti dava.
Eri in piedi a poca distanza da me, che invece stavo seduta con le ginocchia sul pavimento – oh, quanto ci tiene la mia mente a ricordarmi che a vincere, a controllare, a capitanare eri sempre tu? Quanto ci tiene a ricordarmi che ero io quella vinta, quella che guardava il mondo tramite i tuoi occhi e le tue parole, quella che obbediva?
 
Thought I found a way
Thought I found a way out
But you never go away
So, I guess I gotta stay now
 
Ti ho visto mentre ti avvicinavi. Ho provato a svegliarmi, perché sapevo che stessi sognando, ma non ci sono riuscita e sono rimasta bloccata in una dimensione da cui avevo bisogno di fuggire. Ti sei seduto accanto a me, mi hai abbracciata e io ho ancor più bramato di tornare alla realtà.
Ho provato a dimenarmi, a liberarmi da quell’abbraccio che non volevo – e ci ho provato davvero, questa volta! Sono stata una brava ragazza, non è vero? –, ma mi hai stretta ancora più forte e quella possessività mi ha prosciugato via tutte le forze. Mi sembrava di essere tornata un manichino, perché non sono riuscita a muovere una singola parte del mio corpo e mi sono sentita pesante; se non ci fossi stato tu a sorreggermi col tuo abbraccio, sarei crollata ahi, che male che fa dire questa frase!
Le mie labbra si sono sollevate in un sorriso gioioso. Non volevo, lo giuro, non volevo sorridere, ma non sono riuscita a controllare il mio corpo! E non ho smesso, non ho smesso di sorridere perché non ci riuscivo, anche se lo desideravo! E d’improvviso sono stata circondata dalle tenebre, hai coperto i miei occhi affinché non vedessi, e stretta a te mi è sembrato di tornare a casa.
A casa... A casa... A casa, eri tu la mia casa!
 
I hope someday I’ll make it out of here
Even if it takes all night or a hundred years
Need a place to hide, but I can’t find one near
Wanna feel alive, outside I can’t fight my fear
 
«Ti amo di bene», mi hai detto. Volevo urlare – se la mia bocca non fosse stata cucita da un sorriso, lo avrei fatto – e volevo svegliarmi, lo agognavo ancora. Sapevo cosa stava per accadere, volevo aprire gli occhi prima che avvenisse. «Mi manchi,» hai aggiunto, «perché mi hai lasciato lì a soffrire?»
«Mi manchi anche tu».
Non volevo dirlo e lo giuro su quanto ho di più caro! Quelle parole sono uscite dalle mie labbra da sole, non le ho nemmeno pensate: il mio corpo non obbediva ai miei comandi, mi trovavo in un guscio vuoto governato da una mente che non era la mia, ma la tua.
Quando mi sono svegliata, ho fissato le pareti bianche. Derisa dalla mia stessa testa, mi sono odiata per un po’. Mi sono chiesta il perché mi stesse succedendo una cosa simile.
«Non mi manchi. Non mi sei mai mancato e non inizierai a mancarmi adesso. Sono forte, più forte di te, e l’ultima battaglia l’ho vinta io», ho detto, sicura di me per una volta, guardando il soffitto. Ma tu eri lì, a poca distanza da me, e hai riso di questa convinzione.
 
Isn’t it lovely, all alone?
Heart made of glass, my mind of stone
Tear me to pieces, skin and bone
Hello, welcome home.
   
 
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