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Autore: Danail    13/04/2019    0 recensioni
Durante la notte di caccia, una dei Cacciatori forestieri perde di vista i propri compagni poco prima di scoprire la sua natura.
E' fra le belve di Yharnam che ne ritrova uno, proprio mentre la bestialità comincia a farsi strada nella mente della donna.
[Storia partecipante alla mini-challenge del gruppo "Il Giardino di EFP" su Facebook]
Genere: Dark, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Il Cacciatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La caccia sapeva inebriarla come nulla al mondo.
Forse soltanto il sangue che la guariva era altrettanto potente, ma null'altro era equiparabile alla violenta gioia dell'uccidere.
Sentire la lama lacerare le gole delle prede, la pistola che a ogni colpo sparato vibrava e s'infiammava, le belve che si lanciavano su di lei per poi guaire per il dolore quando la mannaia spezzava le loro ossa e le loro vite.
Nel furore della battaglia, il sangue ribolliva e correva euforico lungo il corpo, dal cervello alle gambe, invitandola ad abbandonarsi alla caccia selvaggia. E come rifiutare?

Ma c'era anche qualcos'altro, per lei, che in quanto a sensazioni le dava qualcosa del genere.
La gioia più pura la donò non una belva morente, ma un altro Cacciatore.
Un passo falso, e il licantropo che stava facendo a pezzi la scaraventò contro la parete, felice al pensiero di ridarle tutto il male inflittogli.
Era mentre pensava già al suo ritorno al Sogno del Cacciatore -forse avrebbe trovato Gehrman da qualche parte- che la bestia ruggì frustrata, per poi rivolgersi a un altro tipo di fastidio.
Un fastidio che usa un fucile e un bastone filettato.
Aveva provato a rialzarsi per dare man forte, ma le ginocchia non ressero e cadde di nuovo.
La testa le pulsava in modo orribile. Si accasciò a terra e sentì il lupo morire con un ululato disperato. Sorrise, nonostante le ferite ora le annebbiassero la mente
Un fastidio con una grossa cicatrice sulla guancia e che odora di sigari pensò guardandolo in viso appena lui s'abbassò per soccorrerla.
La gioia era sentire la sua voce disperata chiamarla -era rimasto umano! Umano!-, era sentire le mani tremanti dell'altro cercare fra le sue vesti le fiale del sangue raccolto, era fissare la luna piena di Yharnam mentre sentiva le energie tornarle in circolo tramite la trasfusione.

La gioia più grande era, fra la morte e il tormento di una città folle, sentire un corpo amico abbracciarla fra le lacrime, sentire la sua felicità e sicurezza che tornavano per rinfrancarlo, era poter consolarlo senza preoccupazione, era lasciarsi andare per un istante e godersi quei secondi di pace.

La gioia più grande era ritrovare l'umanità in un mare di nera disperazione.


 


 


 


 


 

Note dell'autrice.

È da un po' di tempo che non scrivo più, o almeno in modo serio. L'università e la mancanza di ispirazione mi hanno portata a sospendere questo hobby e mi hanno portata su altri lidi.

Lidi composti dalle schermate di Maya che crasha e dagli incubi di Yharnam. Grazie Bloodborne per tutti gli sgorbi che ora popolano i miei sogni, grazie <3

Ad aiutare lo sblocco è stato sia il prompt per la challenge ( “A viene attaccato da un mostro e B interviene per salvarlo” ) che la campagna su Sine Requie a cui sto partecipando nei ritagli di tempo.

E che è Sine Requie? Bhe, è un gioco di ruolo in cui l'ambientazione prevede un finale diverso della Seconda Guerra Mondiale, che è terminata in maniera catastrofica perché... beh, sono arrivati gli zombie. Quindi, perché non legare l'ambiente decisamente allegro con quello rose e fiori del gioco?

In principio, volevo realizzare ciò includendo tutti e quattro i personaggi del party, ma la mancanza di tempo e le mie conoscenze ancora parziali del gioco mi costringono a ripiegare solo sui due Cacciatori di Morti del party. Perché da squartatori di zombie ad assassini di aborti deambulanti è un attimo.

Forse un giorno questo crossover si realizzerà. Forse.

   
 
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