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Autore: whitemushroom    14/04/2019    0 recensioni
La sciarpa che stringi al collo non protegge dal freddo.
Lui arriva anche col sole, anche nei pomeriggi d’estate. Parla, con la sua morsa, in una lingua che ti rifiuti di apprendere.
Forse sei ancora troppo umano per il freddo.
Sotto il lago è svanita la neve.
Ghiaccio e lacrime, sciolti nel riflesso della luna.
Il freddo crea delle catene che non sempre possono spezzarsi.
Tamamo ti abbraccia, perché anche lei può sentire il freddo. E guardate il lago cento notti e mille notti, ricordando l’amore nella neve.
Sì, sei ancora troppo umano per questo freddo.

Storia con personaggi originali dedicata alla ruolata a tema Pokémon realizzata con i miei amici.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Shine till sunset, since day will rise again



Il ragazzo è arrivato alla villa.
Fa freddo, ma non di quel gelo da mettersi addosso un secondo maglione. È quell’altro tipo di freddo.
Il cancello cigola, ma si apre subito senza che debba citofonare. Un po’ di vernice vecchia gli rimane sotto le unghie. Lui ed i suoi Pokémon attraversano il vialetto, indecisi se suonare al campanello o bussare, ma la porta di casa si apre da sola.
Il ragazzo dovrebbe essere sorpreso della figura sulla soglia, eppure non lo è affatto.
“La situazione è grave, Jason”
“Se non lo fosse …” mormora il ragazzo, sfregandosi l’orologio dal polso contro la pelle “… non sarei qui”.
Theodore ha messo su pancia. Jason non glielo ha mai voluto far notare, ma negli ultimi anni si è accorto dei due o tre buchi in più alla cintura. È ancora abbastanza arzillo da bloccare tutti i giovani allenatori con le sue sfide in palestra, eppure negli ultimi messaggi che si sono scambiati ha iniziato a lagnarsi delle ginocchia che si fanno sentire con il cambio di stagione.
Anche lui, oggi, ha freddo. “Avverto Lypto?”
Lypto. Un giorno li seppellirà tutti, lui e la sua erba. Seppellirà anche lui, con buona dose di probabilità.
“Domani”.


Il freddo è capace di sussurrarti all’orecchio brutte cose, racconti tristi che rendono l’umore grigio. Il freddo all’inizio quasi te lo aspetti, perché sai che farà parte della tua vita.
Il freddo lo vedi dalla finestra la sera che i tuoi passi ti portano dal vecchio professore, invadendo lento ed inesorabile i tuoi pensieri. Da oltre il vetro lo vedi seduto sulla sedia, con la tazza di the raffreddato sul tavolino. Viene da dentro, quel freddo, dall’uomo che hai sempre ammirato. Tu e Caronte, stasera, lo prenderete per mano.
Nessuno dei poteri di guardiano può opporsi all’invasione del freddo. Arriva come una condanna, e non puoi farci nulla.
Solo aspettare, ed accettare.
Nella speranza che il freddo non ti cambi troppo.



Dalle sue spalle Hades e Cerbero escono, spostandosi nel giardino. Gli vengono incontro, ma senza la solita aria di festa. Il Mightyena è diventato enorme, grande quasi quanto il suo padrone.
Jason, per cui gli spettri sono come una famiglia, gli passa una mano nel mantello nero. È freddo anche lui. “Ormai ci rivediamo solo per queste occasioni”.
“Che vuoi farci? Maxia è diventata incredibilmente tranquilla come regione” Theo sorride, ma non con gli occhi. “Basti tu a proteggerla”.
In realtà è sempre stato più che sufficiente. Eppure, forse complice qualche telefonata un po’ meno subliminale delle altre, si è ritrovato quei tre buoni a nulla proprio nel bel mezzo di qualche missione. Passavano di là con Calamit proprio per caso, o almeno così dicevano molto ad alta voce.
Ma l’ultima volta è stato sette anni fa.
“Adesso tocca a te, Jason”.
“Tu non rimani?”
Fa freddo, e l’uomo si stringe nel cappotto. Un vecchio gesto. Un vecchio sguardo.
In molti cambiano, ma non Theo.
A lui il freddo del molo di Octopia e dell’arena di Ennapoli è rimasto dentro.
“Ci siamo congedati. A modo nostro”.
Gli dà le spalle, il suo vecchio amico. “Ti aspetto qui”.
E Jason entra, perché sa che a Theo non piace che qualcuno lo veda piangere.


È pericoloso, il freddo.
Superata la prima, pungente sensazione, il cuore si abitua e sembra tutto finito, ma non è così.
Il freddo è un nemico subdolo e strisciante, non come l’uomo che ti ritrovi davanti.
A lui piace guardare i nemici in faccia. E il freddo, per lui, è un nemico come un altro. Gli anni hanno eroso i suoi muscoli, ma non gli hanno curvato le spalle.
Vi siete battuti sotto lo sguardo degli spiriti, e quelli hanno approvato.
Gatsu e Blastoise sono i primi a salire verso l’alto, rincorrendosi nella luce.
Tu aspetti l’alba, sentendo il freddo che si insinua tra le vesti del vecchio guerriero.
Il freddo sa uccidere con l’arma del silenzio. E tu sei sempre stato di poche parole.



Era stato in quella villa solo un paio di volte, e sempre perché Theo lo aveva trascinato di peso. L’equilibrio di Maxia non sarebbe stato sconvolto da una visita ai vecchi amici e da una buona tazza di Tapukocoa, diceva sempre.
Ricordava solo il disordine senza fine, ed un serraglio di bambini e Vulpix normali, Maxia e Alola. La cugina Elspeth, che quando arrivava trasformava il salotto in un’arena e comandava tutti perché era la più grande. Lo zio Flaminio, che ad ogni racconto di come si fosse fatto quella cicatrice alla mano aggiungeva almeno cinquanta Mega Lucario, salvo poi cambiare bruscamente argomento quando arrivava il padrone di casa.
Uno aveva appena catturato un Cutiefly, e lo zio Theo aveva organizzato una festa così grande che i botti li avevano sentiti pure ad Angliri.
Adesso le finestre sono chiuse. Fa freddo, nel salotto.
Sa che i ragazzi hanno preso il volo. Ognuno con la propria avventura Pokémon, con il suo lavoro. Ciascuno con una squadra pronta a farsi valere nel mondo, alla ricerca di quella scintilla che li cambierà negli adulti del domani.
La regola del mondo.
C’è un solo Pokémon ad attenderli. Fissa, potrebbe essere una statua.
Il freddo, riflette Jason, le si è posato sul manto.
“Sono felice di rivederti, Je t’Aime”.
È sempre uno dei Pokémon più belli della regione. Nonostante l’incedere non sia più quello della star dei rotocalchi più in vista della regione, le sue code sono sempre perfette, senza nemmeno un nodo. Theo non si è mai pentito abbastanza di aver mandato a Lyfia una foto di un Ninetales Alola incontrato durante un suo viaggio per le medaglie; si ritrovò lei e Je t’Aime al collo nemmeno ventiquattr’ore dopo, intenzionate a trovarle un compagno degno del suo pedigree.
Il Pokémon gli viene accanto, facendosi accarezzare.
Il suo tepore non riesce a scaldargli il cuore.
Si incammina dove sanno. Un passo alla volta, senza fretta.
E anche Jason, senza volerlo, rallenta.
Sempre cedere il passo alla vecchia regina bianca.


Il freddo, stai attento, sa scivolare nei luoghi più caldi. E quando è penetrato diventa difficile scacciarlo.
Perché il freddo fa questo effetto.
È appena arrivato e sembra che ci sia da sempre. Che non abbia mai lasciato spazio al sole, alla vita, e alla voglia di stare insieme.
Da circa quattro anni l’uomo sta male. Ha iniziato dimenticandosi il compleanno di uno dei ragazzi.
Il freddo mette voglia di abbandonare tutto.
Tu arrivi, ma lei ancora lo tiene per mano. Ti dice che non glielo porterai via. Che nessuno glielo porterà via. Bruci pure tutta Maxia.
Tutto sembra minaccioso, col freddo. Tutto sembra terribile e buio.
Lypto e Oswald l’hanno sedata per tre giorni.
Il freddo cancella il futuro. Ed è allora che il freddo vince.



“Hai mai visto un fuoco che si spenge, Jason?”
La voliera era stata l’unica parte della casa progettata soltanto dal vecchio prefetto. Jason ricorda quella della centrale della polizia e quella del salone di Lyfia, ma questa le supera entrambe. Il giardino interno, grande forse quanto il resto della villa, ospita un ricovero dalle sottili colonne in ferro battuto; la sommità, realizzata in vetro, lascia filtrare una luce bianca, fredda.
Le uniche ombre sono quelle lasciate dalle ali della regina nera, l’enorme Swanna Maxia appollaiata sul tetto.
Lo riconosce, e flette il lungo collo.
Quando sospinge il cancello nessun Pokémon tenta di uscire dalla voliera. Lo scrutano, silenziosi. Inquieti. Un Fearow si avvicina a Ra, ma si allontana dopo qualche istante.
Sono tutti intorno a lei.
E il ragazzo capisce che l’inverno è arrivato. “A volte, Lyfia. Ma il fuoco non è sempre uguale”.
“Tu dici?”.
Lyfia ha quasi sessant’anni, ma ne dimostra venti di più. Sotto gli occhi chiari vi sono delle chiazze porpora. I capelli, che fino a due anni prima erano più luminosi del sole, sono di un bianco confuso. È come fissare un camino spento.
Lo Skarmory le viene vicino, lasciandosi accarezzare dalla sua mano, poi gli rivolge uno sguardo furioso. Jason ha il sospetto di avere qualcosa che infastidisca quel tipo di Pokémon.
I Pokémon.
Intorno a lui, oltre cinquanta tipi Volante lo scrutano. Il vanto del vecchio prefetto. Persino un giovane Articuno.
Lo aveva catturato insieme a lei.
“Il fuoco non è fatto per essere eterno. Non sarebbe fuoco, altrimenti”.
Il ragazzo li ha sempre trovati misteriosi. Un enigma, l’origine del suo viaggio. Qualcosa che forse agli umani non è dato capire fino in fondo.
Per Theo sono stati un modello, una voglia infinita di crescere insieme. E per Eucalypto, l’unico Eucalypto, dei propri pari.
Con Lyfia, invece, la questione è sempre stata diversa.
“Alcune fiamme possono durare anche secoli”
“Ma tutte, prima o poi, diventano cenere” mormora. “Non dirmi che non ci hai ancora fatto l’abitudine, Jason”.


La sciarpa che stringi al collo non protegge dal freddo.
Lui arriva anche col sole, anche nei pomeriggi d’estate. Parla, con la sua morsa, in una lingua che ti rifiuti di apprendere.
Forse sei ancora troppo umano per il freddo.
Sotto il lago è svanita la neve.
Ghiaccio e lacrime, sciolti nel riflesso della luna.
Il freddo crea delle catene che non sempre possono spezzarsi.
Tamamo ti abbraccia, perché anche lei può sentire il freddo. E guardate il lago cento notti e mille notti, ricordando l’amore nella neve.
Sì, sei ancora troppo umano per questo freddo.



“Ci sono ancora molte cose che puoi fare”.
“Ma nessuna che io voglia davvero fare”.
Aramis la osserva, ma lei le restituisce lo sguardo. La vecchia Talonflame manda un verso di protesta, ma così sono sempre state. Lyfia è il capobranco, il predatore più forte.
E anche adesso, simile ad una manciata di cenere, tutti i Pokémon in quella casa diventerebbero braci insieme a lei. “I ragazzi hanno trovato la loro strada. Nasha è abbastanza grande da gestire il salone senza di me, e Max la adora. Ho avuto tutto ciò che volevo, Jason”.
Ma, anche sotto le braci, c’è sempre qualcosa che cova. “Spero tu possa dire lo stesso”.
Il ragazzo dovrebbe rispondere.
Ma non può.
La sua risposta, d’altronde, non può sperare di ottenerla in una sola vita degli uomini.
Oggi, forse, vi andrà un passo più vicino.
“Semplicemente … è il momento. Ed i Pokémon se ne sono accorti ben prima dei ragazzi. Hanno preso tutti lo spirito deduttivo di Aifread, temo” sussurra, grattando con affetto il becco dello Skarmory. Tra i due passa qualcosa, e Jason si concede la fantasia che possa trattarsi di un sorriso. “Karen e Raido sono andati via ieri. Non sono tipi da addii. E sul monte Minus c’è bisogno di qualcuno con un po’ di carattere in grado di tenere i Pokémon più esagitati al loro posto”.
Allontanare chi si ama.
La capisce, ed allo stesso tempo no.
Theo, però, è ancora lì fuori.
Ha portato legna per risvegliare quel camino più di chiunque altro. È qualcuno che crede nella vita, Theo.
“Quindi sei pronta?”
“Sei tu che non lo sembri affatto” mormora. “Saresti potuto non venire. Non te ne avrei fatto una colpa, lo sai”.
Ma ha trascorso gli ultimi anni sapendolo. Ephtar lo aveva avvisato.
Dice che è come una scossa di freddo.
Lasciar andare persone che si è conosciuto per anni richiede forza. Guardare le persone che hanno davvero cambiato la tua vita … richiede altro. Non è forza. Né debolezza. Forse, come gli mormora il canto di Tamamo, richiede amore. Quello vero, quello che scioglie il gelo.
Lo ha Jason Tomodachi questo amore? “Non ti lascerò andare da sola”.
“Ma io non sono sola”.
Si avvicina ad un pannello della voliera. Un tocco, un click leggero. Col cigolio di meccanismi mai messi in funzione da anni il tetto della struttura si apre. Entra l’aria, quella del domani. Quella che ti ricorda il motivo per cui accetti questo freddo, questo vespro. “Fuori tutti, muovetevi! Aramis, alza le penne!”
Si guardano tutti. Indecisi, confusi.
“Forza, muovete le piume! È una bellissima giornata per volare!”
Si sollevano piano, uno alla volta, poi sempre più convinti. Jason sente le piume di ogni colore, forma e consistenza alzarsi nell’aria, in un turbine di sconfinata bellezza. La lunga coda dell’Articuno gli sfiora la guancia mentre un Salamence per poco non lo travolge per mordicchiare un’ultima volta la mano della sua amica.
Volano il rosso e il bianco, il verde e l’azzurro.
C’è anche il nero, ma quello non se ne va. Le ali di Nautilus scendono a terra, consentendo a Lyfia di salirle in groppa. Si muove ancora bene, nonostante le apparenze. E, prima che possa aprire bocca, sente Ra picchiettargli contro la spalla; il suo amico adora l’aria del domani. “Facciamo un po’ di strada insieme, Jason?”
“Perché, ho la possibilità di dirti di no?”
Perché sotto la cenere c’è sempre un fuoco. Anche se si spenge, e forse vuole soltanto dormire. C’è chi cerca di raccoglierla a mani nude per portare ordine, e scopre anche nel freddo del primo mattino quei lampi rossi che rimarranno per sempre. Che sono nascosti, che molti ignorano, la sono ciò che rende la fiamma l’unica in grado di ergersi contro il freddo. È cenere quella che si alza in volo, in mezzo ai Pokémon che spalancano le ali, e lei è quel fuoco che li guida tutti in alto, senza paura.
E anche lui vola, insieme a Ra.
Dovrebbe indicarle la strada, ma il cigno d’ombra gli si affianca, lo supera, e ridono all’idea di arrivare lassù prima di chiunque altro, nella loro eterna bellezza.
Volano i Pokémon, volano loro, e qualcuno, da sotto, canta.
Stonato come Jason lo ha sempre ricordato, ma l’unico a cui è permesso rimanere lì.
Lo Swanna Maxia si ferma per qualche istante e, anche se la casa e la voliera sono soltanto un punto sotto di loro, Jason sa che l’occhiataccia di Lyfia è arrivata alla voce solitaria. Per poi diventare, forse, un sorriso sghembo.
Nuove note, un nuovo viaggio.
Non gli è concesso decidere se sia giusto o sbagliato. Lui è il Guardiano, e può solo accettare.
La voce si alza, e si immerge nelle mille piume di questo strano sogno. Una, del colore della notte, gli cade proprio tra le dita.
Può solo puntare al cielo, e farlo insieme a lei.
“Più in alto, Nautilus!”

Scivola, e non se ne va.
Fa sempre più freddo, e gli mangia il cuore.
Ma ne ha davvero uno, di cuore?
Fa freddo, e l’uomo arriva.
Il freddo arriva dopo il vespro, quando la luce del giorno si dimentica del mondo. Gli piacciono gli angoli bui, al freddo, quelli dove le lacrime possono scendere senza che nessuno possa vederle. La piuma nera sembra fatta di ghiaccio.
Non ha bisogno di dire nulla a quell’uomo.
Anche lui ha sentito tanto freddo.
Gli ha detto che il gelo arriva solo dopo tempo, che si prende il tempo giusto per trovarlo.
Fa freddo nella voliera vuota.
Due mani gli appoggiano un mantello sulle spalle.







Grazie mille, Valyx, Roxo, Syris e Sunny. Questo mondo non è mai stato così bello.
  
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