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Autore: Cloe87    18/04/2019    2 recensioni
«Tu cosa ne pensi?» domandò sottovoce Eaco, osservando di sottecchi la neo Regina degli Inferi che sfoggiava una maglietta rosa confetto, con sopra stampato il segno della pace, mentre dava le ultime disposizioni a Radamante, a cui era stato affidato l’incarico di ripulire l’Europa e l’Africa dall’ondata di zombie.
«Che ha un bel culo»
«Sto parlando seriamente, Minosse!»
«Anche io!»
«Ehi, voi due, invece di stare lì a guardarmi il fondoschiena, che ne direste di darvi una mossa? I morti non ci tornano da soli nell’Ade!» la voce della diretta interessata li fece sobbalzare.
«Sì, signora. Subito signora!» si ritrovarono quindi a dire i due Giganti, presi in castagna, per poi affrettarsi a darsi da fare.
«Dannazione! Che sia telepate?» sfuggì di conseguenza ad Eaco, preoccupato per la figura barbina in cui era appena incappato, mentre sbraitava ordini a destra e a manca ai suoi sottoposti.
«E cosa vuoi che ne sappia io! Fino a ieri nemmeno sapevo che Ade avesse una figlia!» gli rispose di conseguenza Minosse, con un’alzata di spalle.
Genere: Comico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Kanon, Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Wyvern Rhadamanthys
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le sfighe non arrivano mai sole…

ma a volte le si possono condividere!

(Prima Parte)

 

Essere costretti a stare forzatamente a letto, nonostante si sia serviti e riveriti, è sempre una gran scocciatura; e questo Chrysanthe lo stava sperimentando ampiamente sulla sua pelle dato che, dopo essersi risvegliata dal torpore curativo dei Mughetti Infernali di Luko, non riusciva a rilassarsi in nessun modo, in quanto l’immobilità di fronte allo stato di emergenza in cui versavano gli Inferi, la rendeva decisamente nervosa. La Regina degli Inferi infatti non riusciva a darsi pace per gli eventi appena accaduti. Ares infatti era stato un imprevisto calcolato e difatti aveva scelto i suoi guerrieri con cura, i quali, tra l’altro, avevano riportato delle vittorie schiaccianti sulla progenie del Dio della Guerra, il quale sarebbe finito sigillato se non fosse stato per Ecate; il cui intervento però non era stato nemmeno lontanamente preventivato.

Il pensiero di Chrys si fermò quindi sulla Signora dei Fantasmi senza però capacitarsi di un attacco così diretto nei suoi confronti, siccome con Ecate non aveva mai avuto a che fare. Nemmeno durante lo scontro greco romano aveva infatti avuto mondo di darle anche solo noia in qualche modo. In più Ecate era sempre stata rispettosa nei confronti delle scelte di Zeus, anche se scomode o ritenute inadeguate. Chrysanthe quindi non poté fare a meno di chiedersi cosa stesse bollendo in pentola, dato che l’attacco di Ares, inizialmente valutato come un voler riprendersi una rivincita, probabilmente era da inserire in qualcosa di più complesso. In più al suo risveglio, era venuta a conoscenza da Cetus e dagli altri Spettri presenti allo scontro, che l’obbiettivo di Ecate era palesemente il suo icor. Fatto che la portava a concentrarsi su un’ipotesi che non le piaceva per nulla; ovvero che quei pazzi avessero in mente di tentare di risvegliare quella che da tutte le casate divine era stata definita come la Dea Folle.

Comunque sia, nelle sue attuali condizioni, la Regina degli Inferi non poteva fare altro che seguire alla lettera le prescrizioni mediche di Luko con la speranza di riprendersi alla svelta. Infatti, nonostante le sue ferite si fossero ormai completamente risanate, il suo Cosmo era ancora piuttosto debole a causa dell’incantesimo scagliatole da Ecate, i cui attacchi a tal proposito erano decisamente insidiosi. Fortunatamente almeno i suoi Spettri coinvolti nell’attacco si erano tutti ristabiliti grazie al sapiente intervento della Driade e della sua equipe.

Un leggero picchiettare alla porta della sua camera interruppe però il fiume di pensieri di Chrys, la quale, dopo aver dato l’assenso ad entrare, vide fare l’ingresso nella stanza di una giovane ancella con in mano un vassoio con una cloche.

«Mia Signora, il vostro pranzo» e detto questo l’inserviente le porse il vassoio, aiutandola a sistemarsi meglio i cuscini dietro la schiena.

«Chissà cosa c’è di buono oggi!» esclamò quindi Chrys, sperando in qualcosa di invitante per tirarsi su il morale dai cattivi presagi che la stavano attanagliando.

Peccato che non appena scoperchiò il piatto ogni sua fantasticheria andò in frantumi.

«Ancora verdure bollite?» fu infatti la replica delusa di Chrys davanti all’ennesimo piatto in perfetto stile ospedale.

«Sono desolata, Mia Signora, ma di stilare il vostro menù se ne occupa personalmente Messer Luko della Driade» si discolpò quindi l’innocente ancella, mentre il diretto interessato faceva il suo ingresso nell’ambiente, dopo aver rispettosamente chiesto il permesso.

«Divina Chrysanthe, sono venuto a vedere come state» disse quindi la Driade, per poi notare l’espressione decisamente contrariata della dea: «Qualcosa non va, Mia Signora?» fu quindi portato a chiedere cautamente Luko alla sua dea.

«Dimmi un po’ Luko… mi hai preso per un coniglio? È da una settimana che mi fai rifilare verdure in tutte le salse!» fu infatti la replica della dea, stufa di quel regime alimentare ospedaliero.

«A dire il vero vi sto facendo seguire un regime alimentare bilanciato ed idoneo alla vostra convalescenza. E poi non è vero che vi serviamo solo verdure. Nel menù settimanale sono compresi anche pasta, pollo, formaggi e frutta» la riprese però Luko.

«Il tutto rigorosamente insipido. Qualcosa di più psicologicamente confortante no?» Ribatté però Chrys e Luko emise un sospiro rassegnato.

«Vedrò di inserire anche qualcosa di più sfizioso» acconsentì quindi la Driade.

«E i dolci, grazie!» precisò quindi Chrys, mentre un trambusto proveniente dall’anticamera delle stanze private della dea mise la Driade in allarme.

«Rimanete qui, vado a vedere che succede» disse quindi Luko rivolto alla Dea e all’ancella.

Fu così che Luko si ritrovò di fronte a Pandora e a Christine che stavano cercando di calmare Eaco di Garuda, intenzionato ad alzare le mani sul fiore all’occhiello dell’equipe medica di Luko, che senza il minimo accenno di timore, stava facendo loro una ramanzina con i fiocchi.

«Siete dei maleducati! Lady Chrys Archer è in convalescenza! Ha bisogno di riposo! Quindi non potete piombare qui senza un minimo di buone maniere! Un po’di decoro insomma! Non avete la minima creanza! Vergognatevi» rinfacciò infatti la dottoressa al Gigante infernale, puntandogli contro una penna.

«Ma ti rendi conto con chi stai parlando donna?» Sbottò quindi Eaco, risentito per l’essere stato apostrofato senza il rispetto dovuto.

«Non mi interessa! La salute della paziente viene prima di tutto!» sentenziò però la donna, sostenendo lo sguardo inceneritore del Garuda, dando prova di avere due palle non da poco.

«Dana, hai ragione, dovevamo avere più tatto, e la prossima volta cercheremo di essere più educati, ma ora dobbiamo assolutamente parlare con la dea!» s’intromise quindi Christine, cercando di placare gli animi.

«Ma si può sapere cosa sta succedendo qui?» intervenne quindi Luko, rivolgendosi a Pandora.

«Non ho tempo di spiegarti. Con permesso…» e detto questo l’ancella nera, infischiandosi di tutti, entrò nella stanza di Chrys, lasciando a Luko la patata bollente di placare l’ira del Garuda offeso e nel mentre salvare il collo alla sua migliore collaboratrice, spiegandogli che era nuova degli Inferi e quindi di portare pazienza.

Intanto, mentre le infauste notizie portare da Pandora sulla sparizione dei corpi dei Gran Demoni facevano allarmare non poco la Regina degli Inferi, Valentino dell’Arpia si concedeva il lusso di sprofondare esausto sulla poltroncina del suo studio all’ambasciata, dopo aver concluso un’estenuante trattativa con un latifondista Texano.

Da quando la Regina degli Inferi era partita per Londra, per poi tornare in condizioni pessime nell’Ade, lo studio finanziario era infatti stato affidato a lui, avendo portato a casa una laurea in Economia a pieni voti, mentre a Pharao della Sfinge era toccato affiancarlo come mediatore linguistico dato che l’Arpia non era poliglotta come la dea, mentre il giovane egiziano parlava fluentemente molte lingue avendo frequentato tale facoltà.

Valentino aveva così toccato con mano quanta pazienza e autocontrollo aveva Lady Chrysanthe per non mandare all’altro mondo i clienti, nonché quanto fosse massacrante un lavoro d’ufficio, tanto che ai suoi occhi il Cocito in confronto era diventato un paradiso. In più gli ultimi avvenimenti che avevano coinvolto l’Ade erano stati notevoli fonti di stress e preoccupazione per lui, dato che lo stato di salute del suo comandante non era stato dei migliori e che, nonostante si fosse rimesso, la Viverna pareva comunque una belva in gabbia tanto era nervoso per via di come era stata ridotta la loro Regina. In più il fatto che Lady Chrysanthe non avesse ancora rimesso piede nello studio finanziario, la diceva lunga su quanto fosse ancora debilitata, siccome era da quando l’aveva aperto che ogni giorno si presentava puntuale nel suo ufficio per ricevere i clienti più importanti.

Valentino si passò quindi stanco le mani sul viso, sul quale campeggiavano due belle occhiaie, causate dalle notti in sonni passate a vegliare Radamante in Infermeria, nonostante Luko avesse cercato di fargli capire in tutte le salse che non era necessario, dato che il personale del reparto ospedaliero era più che sufficiente.

«Ehi, Valentino, tutto bene? Sembra che ti abbia investito un tir!»

La voce di Pharao, che era entrato nel suo studio con in mano due buste con sopra stampato il logo di un ristorante cinese d’asporto, attirò la sua attenzione.

«Sì, tutto a posto. Solo non è facile sopprimere gli istinti omicidi che i clienti sono in grado di suscitare» rispose l’Arpia, mentre prendeva la busta che il collega gli stava porgendo, con dentro il suo pranzo.

«Capisco. Comunque ti consiglio di cercare di dormire di più. Hai due occhi che non si possono guardare e nel nostro settore anche l’immagine conta» gli rinfacciò la Sfinge, che a tal proposito aveva accorciato i capelli con un taglio più moderno, a discapito della sua vecchia scodella in perfetto stile antico Egitto.

«Hai ragione. Sta sera proverò a prendere dei sonniferi. La salute del Sommo Radamante ultimamente mi ha dato da pensare e quindi ho sofferto d’insonnia» si lasciò quindi sfuggire l’Arpia. Cosa che fece alzare basito un sopracciglio alla Sfinge.

«A me pare che sia ormai in ottima forma, quindi non vedo il motivo per cui tu ti debba preoccupare così. Piuttosto è la dea a cui dovremmo rivolgere il nostro pensiero, non trovi? Infatti, nonostante sia fuori pericolo, l’attacco a tradimento di Ecate pare l’abbia indebolita parecchio» gli fece infatti notare Pharao, tenendo per sé la considerazione che forse Caronte non aveva tutti i torti a ritenere Valentino un filino troppo apprensivo con il Gigante della Viverna, tanto da risultare sospetto.

«Hai ragione anche in questo, Pharao. Ma è decisamente troppo nervoso. Non l’ho mai visto così. Ed è da secoli che sono al suo servizio, sia come comune mortale, prima del risveglio della mia Stella Malefica, che dopo come Spettro» considerò quindi Valentino.

Il suo Signore infatti da quando era saltata fuori Lady Chrysanthe era decisamente diventato molto più irascibile quando si toccava l’argomento divinità. Non che prima non fosse sempre in prima linea quando si trattava di difendere l’Ade, con il suo attaccamento al dovere e la sua immancabile dedizione assoluta alla causa, cosa che tra l’altro era ciò che lo affascinava del suo comandante, ma con la Nuova Regina degli Inferi aveva notato che Radamante aveva iniziato a prendere le cose molto più sul personale di prima. In più quando non poteva prendersi carico direttamente della protezione della dea, diventava decisamente di malumore.

«Siamo probabilmente sull’orlo di una nuova guerra. È normale che sia nervoso. Minosse, a cui è stata affidata la protezione dell’ingresso degli Inferi e di sovraintendente ai lavori di potenziamento delle difese della prima linea, salta per un nulla. Chiedi a quei poveracci di Stand, Ivan e Oxe che si sono trovati a lavorare come capicantiere tra il fuoco incrociato di Nasu, curatore del progetto architettonico delle fortificazioni del tribunale, nonché esteta di primordine e perfezionista, e il Grifone che frigge perché il tutto sia in funzione il prima possibile e senza inutili fronzoli» fu però la considerazione di Pharao, che tra l’altro, aveva dovuto curare una parte relativa all’impianto acustico del progetto e quindi sapeva bene cosa voleva dire avere a che fare con quei due che erano diametralmente opposti.

L’Arpia sospirò rassegnato. Forse la Sfinge aveva ragione, ma non riusciva comunque a non preoccuparsi per il Sommo Radamante.

«Ehilà, si batte la fiacca oggi?» la voce canzonatoria di Caronte irruppe nella stanza insieme allo spettro di Acheronte con ancora indosso il suo cappotto e con in mano la sua 24ore.

«Siamo in pausa pranzo. Aggiorna il fuso orario!» lo rimbeccò quindi acido Valentino, per nulla intenzionato a lasciarsi apostrofare da Caronte come uno scansa fatiche.

«Mamma mia, quanto sei permaloso Arpia!» ribatté quindi Caronte, rimuginando tra sé un “tale Gigante Infernale, tale vice. È proprio vero che gli dei prima li fanno e poi li accoppiano!”.

«A proposito, come è andata l’asta d’arte in Russia?» chiese invece Pharao, per cambiare discorso. Non aveva proprio voglia di sedare una rissa. Senza contare che si trovavano nello studio finanziario, nonché ambasciata del regno degli Inferi, quindi poi Garnet chi la sentiva.

«Un babà! Ho tirato su un mucchio di verdoni che manco immaginate!» trillò Caronte sventolando con orgoglio la sua valigetta. La dea infatti, notando il naso per gli affari e l’occhio lungo del Napoletano sugli oggetti di valore, gli aveva affidato un traffico d’affari legato alle aste d’arte, rendendolo felice come un bambino in un negozio di caramelle.

«Ottimo, la dea sarà sicuramente contenta e magari le si solleverà il morale» considerò Pharao, mentre Caronte si rabbuiava in viso al pensiero di ciò che la Vivre gli aveva riportato al telefono, sugli scontri di Londra.

«Piuttosto, come sta Lady Chrysanthe? Ho saputo tutto da Garnet. Quella balorda di Ecate e quel pezzo di merda di Ares c’è la devono pagare!» disse quindi Caronte, ma le sue parole passarono velocemente in secondo piano per l’ingresso nello stabile di un Cosmo a loro noto e non molto gradito.

«E adesso che cazzo vuole Libra? In un momento come questo ci mancavano solo i saint in mezzo ai coglioni!» fu infatti l’esclamazione non proprio aulica di Caronte, mentre i tre Spettri si affrettavano ad andare ad accogliere il Saint di Atena.

 

New York era una città decisamente interessante, cosa che aveva fatto intuire a Doko il motivo della decisione della nuova Regina degli Inferi di sceglierla come base per i suoi affari. In più, il fatto di piazzare l’ambasciata del Regno dei Morti in punta ad un vertiginoso grattacelo dal quale era possibile ammirare un panorama mozzafiato della megalopoli statunitense, aveva fatto capire al Saint di Libra che, nonostante Chrysanthe preferisse tenere un profilo più basso rispetto a Saori, sapeva comunque giocare bene con i simboli di potere del mondo corrente.

Era infatti indubbio che l’ascensore in vetro che permetteva di godersi la vista durante alla salita per raggiungere l’Ambasciata, non faceva certo invidia all’impatto scenico di Villa Kido o delle 12 case.

Certo era però che il Saint di Libra, con alle spalle ben due Guerre Sacre, non era minimamente pronto a trovarsi di fronte a tre Spettri in giacca e cravatta, in perfetto stile broker di Wall Street, che lo studiavano palesemente poco entusiasti di vederlo.

«Valentino dell’Arpia, Caronte dell’Acheronte e…» Doko ci mise un po’ a riconoscere anche la Sfinge con il nuovo taglio di capelli: «… Pharao della Sfinge?»

«Già! Che c’è Libra? Non hai mai visto prima gente vestita come si deve?» lo sfotté quindi Caronte, notando l’espressione decisamente sbalordita del Gold Saint, che mai si sarebbe aspettato di trovarsi di fronte a degli Spettri conciati in quel modo. Era proprio vero che il mondo stava cambiando!

«E che senza armatura ho stentato a riconoscervi!» non poté quindi fare a meno di ammettere Doko, non riuscendo a distogliere incredulo gli occhi dai tre.

«D'altronde questo, oltre ad essere l’Ambasciata del Regno dei Morti, è anche a tutti gli effetti uno studio finanziario. Quindi è più che naturale che non possiamo girare con la Surplice» gli fece quindi notare Pharao, mentre Valentino, che non aveva la minima voglia di socializzare con un saint, gonfiava minaccioso il suo Cosmo (cosa che fece intuire a Doko che, nonostante l’outfit, era comunque saggio andarci cauti con quei tre).

Infatti l’Arpia andò subito al nocciolo della questione:

«Spero che tu abbia un buon motivo per presentarti qui Libra, dato che non credo tu sia venuto per una consulenza finanziaria. Inoltre ti avviso che, nonostante Lady Chrysanthe non abbia intenzioni ostoli verso il Santuario, rimani comunque un ospite non gradito» tagliò difatti corto Valentino, cosa che fece comprendere a Doko i timori di Sion, nonostante l’ottimismo di Atena nei confronti di Chrysanthe. D'altronde secoli di sangue e conflitti non si potevano cancellare con uno schiocco di dita, solo perché il vertice di un Regno era cambiato.

«A dire il vero Valentino, se sia un ospite gradito o meno, spetta a me decretarlo» la voce di una donna però spezzò il clima di tensione che si era andato a creare nella sala d’accoglienza dello studio e Doko si ritrovò a fissare una donna decisamente affascinante con in dosso un elegante e sensuale tubino nero e un vertiginoso tacco 12.

«Vi chiedo scusa per le maniere villane del mio collega, la carenza di sonno lo rende indisposto» si scusò quindi la Spectre rivolgendosi al Gold Saint di Libra, per poi presentarsi: «Io sono Madame Garnet della Vivre. Responsabile dell’Ambasciata del Regno dei Morti. In cosa posso esservi utile, nobile Saint di Libra?» disse quindi Garnet, sotto lo sguardo truce di Valentino, che non provava molta simpatia per la Vivre, dato che spesso e volentieri si faceva beffe del Sommo Radamante… e di lui.

«Milady, il Santuario mi ha incaricato di recarmi qui per avere delucidazione sugli accadimenti di Londra, dato che la divina Atena non è riuscita a contattare Lady Chrysanthe in altro modo» spiegò di conseguenza Doko. I vertici del Grande Tempio infatti erano decisamente preoccupati, sia per i cosmi divini avvertiti nello scontro, sia per ciò che poteva star combinando l’Ade. D'altronde era comprensibile che il Grande Sacerdote, dopo averci combattuto per ben due volte, non riuscisse a non saltare sul trono ogni volta che avvertiva cosmi di Spettri aggressivi in giro per il Mondo. E obbiettivamente anche Doko non poteva a dargli torto, vista l’accoglienza poco cordiale dell’Arpia (nonostante uno Spettro al Santuario, nella situazione di Doko, avrebbe ricevuto lo stesso trattamento di diffidenza, se non peggio).

«Capisco. Prego mi segua» e detto questo Garnet girò sui tacchi facendo strada a Doko, ma non prima di aver rifilato, con un ghigno satanico stampato in volto, un plico di faldoni a Valentino ricordandogli gli appuntamenti del pomeriggio, sottolineando il tutto con un ironico “Buon divertimento”.

«Stronza!» fu il conseguente sibilo dell’Arpia, mentre Caronte tirava l’occhio sulla minigonna della nobildonna.

«Quanto è gnocca però!» fu infatti il commento del napoletano, che si era preso una mezza cotta per la procace Spectre.

«Fatti dare un consiglio, Caronte, lascia perdere. Non te la sgancerà mai! È infatti quella che in gergo si dice “una figa di legno”» lo smontò però Pharao che un po’ più di esperienza di Caronte in fatto di donne c’è l’aveva, essendo diventato piuttosto popolare tra le ancelle dell’Ade.

Intanto Doko era stato fatto accomodare nello studio di Garnet, che più che un ufficio, era una specie di salottino.

«Cosa gradite nobile Saint di Libra? Whisky, brandy, vodka, sakè?» domandò la Vivre frugando nella vetrinetta degli alcolici, per poi passare al frigo bar: «Oppure abbiamo coca-cola, tè freddo, aranciata…»

La lista venne però bloccata da Doko, che non era certo lì per una bevuta in compagnia: «Dell’acqua va benissimo» fu infatti la richiesta del Saint, che intanto cercava di collocare la donna nei suoi ricordi, dato che nonostante avesse combattuto due Guerre Sacre, non riusciva a focalizzare Garnet, anche se era sicuro di averla già sentita nominare.

«Come volete» rispose quindi la Vivre, servendogli il richiesto, per poi accomodarsi anch’essa su una delle poltroncine, per poi passare a quesiti più serie: «Allora, ditemi pure. Vedrò di fare il possibile per chiarirvi ogni dubbio» disse infatti la Vivre e Doko decise di andare dritto al sodo.

«I cosmi aggressivi degli Spettri e quelli divini identificati come Ares e progenie, più quello di Ecate, che abbiamo percepito fino al Santuario, nonché quello della vostra Signora che abbiamo avverto esplodere per poi svanire quasi del tutto, ci hanno decisamente impensierito. Quindi gradiremmo sapere cosa sta succedendo» disse infatti Doko, con aria decisamente seria.

«Comprendo i vostri timori e non vi nascondo che la situazione non è delle migliori. La dea infatti durante un viaggio d’affari a Londra è stata attaccata da Ares e figli, con lo scopo di vendicarsi di un’offesa subita molto tempo fa, o almeno così era parso all’inizio. Di conseguenza lo scontro è stato inevitabile, ma purtroppo, nonostante stessimo riportando una vittoria decisiva, l’intervento a sorpresa di Ecate ha vanificato gli forzi dei miei colleghi e la dea ha riportato gravi danni, dato che la Signora dei Fantasmi è riuscita a sottrarre una notevole quantità di icor a Lady Chrysanthe nonché indebolirne il cosmo. Quindi c’è l’alta probabilità che ci sia dell’altro sotto» spiegò Garnet, facendo capire a Doko il motivo per cui Saori non era riuscita a mettersi in contatto diretto con la Regina degli Inferi, né telefonicamente, né tramite il cosmo.

«Ovvero?» domandò quindi Libra, rimasto basito alla notizia della sottrazione dell’icor della Regina degli Inferi.

«Per ora solo ipotesi. Appena avremo conferme più certe provvederemo ad informarvi» rispose però Garnet rimanendo sul vago, dato che per ora era ancora tutto molto top secret.

«Quindi c’è la possibilità che presto o tardi ci sarà un nuovo conflitto» considerò quindi Doko.

«È molto plausibile. Ma non dovete preoccuparvi per il coinvolgimento dell’umanità… almeno da parte nostra. La Dea infatti ha premura nel cercare di coinvolgere meno civili possibili negli scontri. In caso contrario non si sarebbe fatta problemi a scontrarsi in pieno centro e non in una zona dismessa della periferia di Londra, riuscendo così a fare passere l’esplosione come la conseguenza di una fuga di gas» spiegò Garnet, ad un pensieroso Libra.

«In ogni caso forse è meglio che anche il Santuario si tenga pronto. Per ogni evenienza» rimuginò Doko, dato che il fatto che due divinità fossero scese in campo alleate non gli piaceva per nulla, così come era ben conscio del potere che il sangue di un dio poteva sprigionare; di conseguenza sapere che un’ingente quantità di quello della dea della morte fosse in mani poco raccomandabili non li garbava per nulla. In più ultimamente anche loro avevano avuto dei bei grattacapi riguardanti cosmi non meglio identificati, che erano riusciti ad eliminare tutti i saint inviati ad indagare su di loro. Quindi anche se formalmente per ora il Grande Tempio era estraneo ai fatti, era meglio comunque stare allerta.

«Onestamente vorrei tanto che si trattasse solo di un fuoco di paglia legato a vecchi rancori, ma purtroppo ho la sensazione che presto ci troveremo ad affrontare qualcosa di molto peggio che le guerre tra Atena ed Ade. Quindi se può esservi utile un mio consiglio, è meglio per tutti tenersi pronti» ammise la Vivre, mentre un picchiettare alla porta interruppe il loro dialogo, costringendo Garnet ad andare ad aprire.

«Cheshire, che ci fai qui? Sto ricevendo un ospite importante!» venne quindi redarguito il giovanissimo spettro, il cui viso cereo però fece preoccupare Garnet.

«Tutto bene? Sei pallido come un cencio!» fu infatti la considerazione della Vivre, mentre Cheshire buttava l’occhio in direzione di Libra, che li fece un cenno di saluto con il capo.

«A proposito del tuo ospite… la dea vuole vederlo nonostante le sue condizioni non proprio rosee. Pare infatti che siamo nei guai. Guai grossi. E comunque la dea incazzata fa veramente paura. Non invidio sua Eccellenza Pandora!» sfuggì al ragazzino che aveva assistito ad un pezzo della lavata di capo che Chrysanthe aveva fatto alla sacerdotessa dopo essere venuta a conoscenza della sua negligenza nel sorvegliare quattro dei più spietati assassini muniti di cosmo del creato.

Garnet si rivolse quindi a Doko, che nel mentre era scattato sull’attenti alle parole di Cheshire.

«Messer Doko, come penso abbiate sentito vi chiederei nuovamente di seguirmi. La Somma Chrysanthe ha piacere di ricevervi!»

 

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AUGURI DI BUONA PASQUA A TUTTI!

  
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