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Autore: Oblio    19/04/2019    1 recensioni
Amarsi per sempre è semplice. Ma ricordarsi?
Quando il tempo passa, la bellezza svanisce e la memoria si annebbia, è troppo difficile.
Perciò ricordami, ricordami almeno fino a domani.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta un meraviglioso castello dalle alte mura, in riva al mare d’estate.

Con le sue alte torri che si slanciavano verso il cielo, la corte adornata di rampicanti sempre fioriti e i piccoli edifici a graticcio, doveva essere il più bel maniero della regione; per questo, ogni mattina Thomas ringraziava il Cielo di viverci.

Egli era infatti il principe di quel paradiso e non c’era servo, nobile o mercante che non lo adorasse e lo servisse costantemente.

Così, ogni mattina Thomas si svegliava all’alba e, seguito da un fedelissimo amico, passeggiava per i corridoi e i cortili, osservando con gioia che la sua casa, invece, non aveva mai smesso di lavorare.

Nelle cucine, il profumo di pane e dolci appena sfornati lo avvolgeva, porgendogli un saluto docile quasi quanto quello dei servi e i cuochi, che non smettevano di impastare e infornare. Proseguendo, questa volta i colori e i leggeri odori dei fiori, le cui piante venivano curate e ordinate sapientemente dai giardinieri, lo facevano sorridere, invitandolo a continuare il suo cammino, salendo sulle mura.

Lì, in cima al suo regno, respirava la tranquillità che il mare gli sussurrava. Amava restare in silenzio, anche per ore, immaginando la vastità e la bellezza delle terre oltre al mare che non aveva mai attraversato, dunque si tratteneva sulle mura anche per ore.

Quel giorno, però, il suo amico parlò, interrompendo il suo riposo. 

-mio signore, forse dovremmo scendere, la regina attende- disse sottovoce, risvegliandolo.

Thomas si ricordò allora di lei, la sua regina, che, nelle sue stanze, lo attendeva ogni metà mattina per il loro incontro. Scese allora le scale, passò per le gallerie e i corridoi, mentre le passatoie, che come morbido prato ricoprivano i pavimenti, nascondevano il suono dei suoi passi veloci.

Ed ecco, la regina lo aspettava sempre seduta allo stesso antico tavolo di mogano.

Era una donna bellissima, dalla pelle d’avorio e i capelli d’ebano, quel giorno intrecciati in una crocchia ordinati.

Si stupì di vederla vestita di abiti consoni alla sua posizione, dato che conosceva la di lei passione per i costumi e i travestimenti. La trovava a volte confusa tra i servi, altre passeggiando oltre le mura, altre ancora persa a conversare tra i mercanti.

Quando si accorse della sua presenza, la donna sussultò. 

-mi ricordi oggi?-

-perché dovrei dimenticarti?-

Non rispose. Lo invitò a sedersi, invece, e cominciò a cantare.

Thomas si ritrovò in altre terre, in altre storie e in altri mondi, come accadeva sempre seguendo i racconti della donna.

E non più un principe, un uomo stanco e anziano viveva in lui. Un uomo che non poteva raggiungere il mare, poiché troppo pericoloso, e nemmeno il cielo, tanto vicino.

Un uomo dalla vita serena, che aveva incontrato la sua regina in un bar del centro, dopo una lunga giornata di lavoro. Aveva dato appuntamento a una ragazza conosciuta la sera prima, ma lei non si era presentata; si era messo allora a parlare con la cameriera, quella che la famiglia di turisti stava assillando di indicazioni.

Si erano frequentati, erano stati insieme per quattro anni. la chiesetta in montagna in cui ci siamo sposati era un amore

-mi ricordi?- gli chiese la sua regina, recitando ancora la sua storia.

Sorrise, e la ascoltò finché ella volle. Le si era affezionato ormai, e la sua regina non aveva colpa per la follia che da tempo l’aveva colpita.

-tornerò domani- le disse uscendo.

Nei labirintici corridoi del suo bel castello risuonò la voce: -mi ricorderai?-

   
 
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