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Autore: SweetPaperella    20/04/2019    7 recensioni
{CaptainSwan e outlawQueen AU}
Regina ha 38 anni ed è un famoso avvocato di Storybrooke, vive con la sua migliore amica Emma e il figlio di quest’ultima, Henry, che considera come suo. Non ha avuto un’infanzia facile e si nasconde dietro la maschera di “regina cattiva” per non soffrire. Ma se un un nuovo caso, quello di Robin Hood, scombinasse tutte le sue certezze e l’uomo riuscisse a vederle dentro come nessuno mai?
Emma, 18 anni e con un figlio di 4, lavora in un pub per mantenersi e non sa ancora cosa fare della sua vita. Può l’incontro con un ragazzo dagli occhi azzurri come il mare aprirla nuovamente all’amore? E Robin Hood il famigerato fuorilegge che è entrato nella vita di Regina, come può aiutarla a capire quale sia il suo futuro?
Incontri, scontri, un caso da seguire, nuovi amori e scomodi segreti del passato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo quattordici

Una volta in centrale si rendono tutti conto che la posizione di Neal Cassidy è compromessa e che l’uomo dovrà raccontare loro molte cose e soprattutto la verità se vorrà essere creduto e aiutato.
Emma ha mandato mentre era in macchina, un messaggio a Killian per dirgli di rimandare la loro cena e che poi gli spiegherà tutto, ma che deve fermarsi a lavoro più del dovuto.
Anche perché dopo le spiegazioni sul motivo per cui era in quell’appartamento, Emma vuole quelle personali sul perché è scappato, lasciandola sola. Non sa nemmeno dire che cosa sta provando nel rivederlo dopo quattro anni, sicuramente avverte rabbia, delusione, si sente nervosa e irrequieta per averlo davanti dopo tutto quel tempo. Improvvisamente non vede più il ragazzino dolce che l’ha conquistata con i suoi modi gentili di fare e la risata contagiosa, il suo modo di farla ridere in qualsiasi momento, anche mentre stavano studiando. Improvvisamente l’unica cosa a cui riesce a pensare è che quel ragazzetto tanto dolce le ha spezzato il cuore, l’ha fatta cadere in un baratro, l’ha spinta alla disperazione, al punto da arrivare a rubare per mantenere sé stessa e il suo piccolo, visto che appena scoperto della gravidanza è scappata dalla casa-famiglia, decidendo di andare lontano per partorire e poi darlo in adozione. Ha rubato da mangiare, ha rubato un biglietto del treno per spostarsi da Boston a una qualsiasi altra città. Ed è proprio mentre era sul treno, con un biglietto rubato, sola, smarrita e minorenne, che il controllore l’ha fermata e ha chiamato i servizi sociali e a quel punto è intervenuta Regina, come un angelo custode, quasi sapesse che era nei guai e avesse bisogno di una persona che si prendesse cura di lei.
É delusa, arrabbiata, ferita. Non riesce a incrociare i suoi occhi.
Neal al contrario della ragazza sposta spesso lo sguardo verso di lei, ma nota che invece non è altrettanto ricambiato, che l’unica volta che ha incrociato i suoi occhi è stato quando lei l’ha bloccato. Non si ricordava nemmeno che fosse così forte. Ma in quattro anni cambiano tante cose. Lui stesso è cambiato, è cresciuto, è un uomo ora, se pur ancora diciottenne. Ed è tornato per fare giustizia, per mettere definitivamente la parola fine a suo padre e vederlo marcire in galera per sempre. É a causa sua se ha lasciato Emma, se è scappato come un codardo, senza poterle dire niente, senza poterle lasciare nemmeno un misero bigliettino. Non la biasima se adesso è arrabbiata con lui, se non lo guarda negli occhi. L’ha ferita, esattamente come hanno fatto i suoi genitori, esattamente come tutti nella sua vita. Lui non è da meno, se ne rende conto perfettamente e non sarà facile farle capire che è sincero, che si può fidare di lui, ancora una volta.
«So che l’appartamento era di mio padre e volevo trovare qualche traccia per incastrarlo, voglio vederlo marcire in prigione per sempre.»
«Tuo padre? Quindi tu sei il famoso figlio di Gold, di cui nessuno sa l’identità??» chiede Booth spazientito, il ragazzo parla a morsi e bocconi e lui odia chi non è chiaro.
«Si sono io. Faccio Cassidy di cognome, come mia madre Milah Cassidy, ma solo perché lei ha sempre cercato di proteggermi da mio padre. Per molto tempo abbiamo creduto che lui fosse cambiato per noi, ma non è mai stato così, i soldi, il potere, la ricchezza assoluta è sempre stata la sua priorità, nemmeno l’amore di mia madre è riuscito a cambiarlo, nemmeno la mia nascita.» ed è così che inizia a raccontare dei traffici del padre, di come per una vita sua madre abbia cercato di proteggerlo, di non farlo entrare nel giro illecito del padre, il quale ha sempre voluto che il figlio un giorno prendesse le redini della sua impresa, ovvero il suo traffico internazionale, il suo fare i soldi facili ingannando la povera gente. Ha sempre cercato di vivere la vita come un normale ragazzo, fino al giorno in cui sua madre Milah stanca delle continue insistenze da parte del marito di fare la donna di casa e smettere di proteggere il loro figlio come se fosse una femminuccia e trattarlo da uomo vero, facendogli conoscere le persone che contano nella vita, ha deciso di lasciare la città e scappare lontano, il più lontano possibile da Boston, in un luogo in cui suo padre non potesse raggiungerli. All’epoca il giovane Neal, ingenuo ha solo creduto che sua madre fosse stanca dei continui litigi, ma non ha mai capito fino infondo cosa facesse il padre per vivere, solo che se la sono sempre passata bene e che lui poteva avere il cellulare all’ultima moda e i vestiti di marca. Ha sentito una volta rinfacciarlo alla madre, di come a lei facesse la bella vita con i soldi che lui rubava e che quando si trattava di shopping, non si faceva problemi da dove venissero i soldi... Ma Neal ha sempre saputo che sua madre non si comprava niente con i soldi sporchi del marito, lavorava di nascosto da lui, per comprarsi ciò che desiderava.
Sono scappati in Italia per quattro lunghi anni, fino a che Neal non ha sentito che qualcuno lo stava cercando e bravo a nascondersi, ha capito dai discorsi dei due uomini alti e robusti, proprio due perfetti bodyguard, dire che dovevano portarlo da suo padre, o con le buone o con le cattive. Ed è li che si è fatto raccontare tutto da sua madre, ogni informazione in suo possesso, per incastrarlo una volta per tutte ed essere finalmente libero.
«Questo è tutto. Sono settimane che sono a Storybrooke, ho saputo che si era fatto una nuova compagna, Belle French e che ha sempre dietro un certo Will Scarlet, un bambolotto nelle mani di mio padre, non è stato difficile estorcergli qualche informazione facendolo ubriacare e sono così arrivato alla casa e mi avete trovato voi. Non volevo scappare, pensavo che foste uomini di mio padre, quando ho visto l’auto dello sceriffo stavo già correndo e ho continuato a farlo, ammetto che non volevo coinvolgervi... Ma... ormai dovrò farlo» ora ogni cosa è stata confessata, ogni minimo dettaglio della sua vita, di ciò che ha fatto nelle ultime settimane e che è stata sua madre a condurlo a Storybrooke, perché suo padre lo reputa il posto ideale per non farsi scoprire e mettere tutto a tacere.
Spera che così anche Emma capisca che non è mai stata sua intenzione lasciarla.
Ha notato che non è più la sua Emma, la ragazzina che ha conosciuto e di cui si è innamorato. È una Emma Swan diversa, più donna, matura, responsabile e i suoi occhi mostrano una durezza che in passato, nonostante la sofferenza subita, non aveva mai visto, almeno non con lui. Non bastano le parole per farle capire che è sincero, chissà che cosa è successo in questi quattro anni... Non sa più niente della sua vita e sinceramente non vede l’ora di scoprirlo.
I tre agenti mettono tutto a verbale e Neal Cassidy può andare, anche se deve tenersi a disposizione e non lasciare la città per nessuna ragione.
Una volta che il ragazzo lascia l’ufficio, Emma rivolta allo sceriffo, confessa che è il padre di suo figlio e che l’ha conosciuto quando aveva 14 anni e gli rivela tutte le poche informazioni che ha a sua disposizione. Di Neal che ha sempre avuto un rapporto difficile con il padre, o quanto meno che lui gli raccontava che non è mai stato presente; fino alla sua scomparsa, senza lasciare traccia e di lei che ha saputo da una vicina che aveva lasciato sicuramente la città. E solo ora sa il perché.
«Non voglio escluderti Emma, ma devi parlare con lui e chiarire la vostra posizione.» le consiglia lo sceriffo, sa che sicuramente lei a questo punto è coinvolta, ma davvero non vuole escluderla, solo che deve rimanere lucida, concentrata e sicuramente deve chiarire con il ragazzo ogni cosa, solo così potrà occuparsi del caso con imparzialità e con la giusta concentrazione tipiche di lei.
La congeda visto che il suo turno è finito da un pezzo ed Emma spera di poter rimandare almeno per quella sera l’incontro con Neal, è ancora scombussolata, ancora frastornata da tutto ciò che è successo quel giorno... Ma la fortuna non è dalla sua parte a quanto pare. Il ragazzo è fuori ad aspettarla.
«Possiamo parlare?» Le dice il ragazzo una volta che lei è uscita da lavoro, l’ha aspettata per parlare con lei.
«Si, dobbiamo. Ma prima lasciami fare una telefonata, poi andiamo nel locale dove lavoro per parlare.» risponde lei con durezza. Non sa se è pronta a dirgli di Henry.
Vuole sentire Killian prima di qualsiasi cosa, prima di tutto per rassicurarlo che è tutto okay, poi per rassicurarsi lei stessa, non l’ha ancora ammesso, ma il suo ragazzo è in grado di abbattere i suoi muri di resistenza, è in grado di tranquillizzarla come nessuno ci riesce e come mai ci è riuscito.
«Killian, ti disturbo?»
«Love, tu non disturbi mai, lo sai. È tutto okay? Ti sento nervosa.» riconosce i suoi stati d’animo e subito ha avvertito che qualcosa è successa dal tono della sua voce.
«Abbiamo fermato il figlio di Gold oggi. È... Neal.»
«Il padre di tuo figlio?»
Emma dice di sì e gli racconta la sua giornata movimentata.
«Booth mi ha detto di parlarci, sto andando al pub per parlare con lui.»
Hook deve ammettere che è rimasto parecchio sconvolto da questa rivelazione, dal ritorno improvvisato di Neal, il primo amore di Emma, nella loro vita, ma si fida anche ciecamente di lei ed è giusto che i due chiariscono e che magari il piccolo Henry conosca suo padre. Le chiede infatti se ha intenzione di dirgli di Henry.
«Non lo so... Sono confusa. Non so che fare. Vorrei dirglielo, ma qualcosa mi frena e spaventa.» confessa, ha paura della reazione di Henry, ha paura che il bambino possa rimanere particolarmente scosso dalla cosa, che possa turbare la sua stabilità, la loro quotidianità e serenità che con tanta fatica hanno conquistato e che spesso ancora tentano di conquistare.
«Se fossi in Neal vorrei saperlo e penso che sia giusto anche nei confronti di Henry» le consiglia il ragazzo, capisce perfettamente le sue paure, i suoi timori, ma qualsiasi cosa succederà, lui sarà al suo fianco, pronto a sostenerla e a sostenere il piccolo Henry.
Emma lo ringrazia sentendosi subito un po’ meglio e si scusa ancora una volta per il loro appuntamento mancato, a quanto pare non possono avere un tenero e intimo momento solo per loro. Ma ormai Emma sa che la sua vita è incasinata e che niente è semplice e lineare, nemmeno passare una serata romantica con il suo uomo.
Raggiunge nuovamente Neal e gli fa segno di salire in macchina e il ragazzo si ritrova a sorridere, Emma ha sempre avuto il desiderio di avere come macchina un maggiolino di colore giallo e nota con piacere che non scherzava per niente a riguardo.
«Maggiolino giallo noto!» accennando un sorriso che la spera vivamente che Emma possa ricambiare. Si ricorda ancora la volta in cui hanno tentato di guidarne uno, all’insaputa di tutti, ed era un vecchio maggiolino appartenente al bis nonno di Neal e poi si sono fatti beccare da sua madre, la quale si è arrabbiata profondamente, mettendolo in punizione e impedendogli di vedere Emma per una settimana, ciò come punizione per entrambi. Milah Cassidy/Gold è sempre stata molto materna con Emma, la quale ogni tanto ha accolto la giovane in casa loro, per pranzo o per cena, ma sempre in assenza del marito.
Emma a sua volta accenna un sorriso, ricordando anche lei della loro avventura e non potendo non sorridere.
Il tragitto in macchina, a parte, quel breve accenno al maggiolino, se ne sono rimasti in silenzio. Emma per paura di dire qualcosa di sbagliato al momento sbagliato e Neal per non sapere che cosa dire o per voler dire troppo, ma non sapendo da che argomento cominciare.
Una volta che hanno raggiunto il pub, Emma saluta qualche collega e clienti fissi, per poi sedersi al tavolo con Neal, ha scelto il locale dove lavora per sentirsi più a suo agio, è un luogo che conosce bene e si sente in un certo senso protetta.
«Emma... mi dispiace, io non avrei voluto lasciarti.» inizia il giovane a parlare, non riuscendo più a trattenersi.
«Almeno un messaggio di addio potevi lasciarmelo, mi hai fatto sentire rifiutata, disprezzata, esattamente come hanno fatto i miei genitori. Mi sono sentita abbandonata di nuovo... E ora, ora non puoi tornare qui e pretendere di rimettere le cose a posto, anche se tutto ciò non è dipeso da te. Io mi sono rifatta una vita e sto cercando di essere felice. Sono cambiate tanto cose in quattro anni.» gli getta in faccia tutta la sua rabbia, il suo dolore, l’ha trattenuto e represso per anni, immaginando il momento in cui l’avrebbe rivisto e ciò che lui avrebbe detto per giustificarsi.
«Lo so... Non pretendo che tu mi perdoni, ma te lo chiedo lo stesso. Non ho mai smesso di pensarti in questi quattro anni, può crederci o meno, ma è così. Mi sono sempre chiesto dove fossi, se finalmente avessi trovato la tua strada e fossi diventata meno giovane ribelle.» le dice dolce, cercando di sorridere. Ma Emma non ha nessuna intenzione di ricambiare il sorriso, è delusa e lo guarda glaciale.
«Ma non mi sembra che tu mi abbia cercata, quindi chi mi dice che tu non me lo stia dicendo per liberarti la coscienza?»
«Mi conosci Emma, lo sai che non ti mentirei solo per farti contenta.»
«Non mi mentiresti? Allora che cosa hai fatto dal primo giorno che ci siamo conosciuti eh? Mi hai sempre fatto credere che tu padre fosse una persona importante e quindi impegnato a lavoro, assente, é vero, ma non un delinquente. Mi hai taciuto una parte importante della tua vita, avrei potuto comprenderti, capirti, starti accanto... Nessuno meglio di me sa che cosa significa soffrire per avere due genitori stronzi, che pensano solo a sé stessi.» ci vuole provare, vuole provare a capirlo, ma non è facile, tutto il suo dolore, il dolore che ha provato per la sua perdita sta tornando a galla. Ha rubato per non soffrire, ha scoperto di essere incinta di Henry in un carcere, dopo aver vomitato l’anima in uno squallido bagno di una prigione. Come può dimenticare tutto ciò? Non ci riesce, nonostante sia andata avanti, nonostante ora stia cercando di rimettere insieme alcuni cocci rotti del suo passato, nonostante ora stia con un uomo meraviglioso, di cui forse si sta innamorando seriamente.
«Era complicato Emma, nemmeno io volevo ammettere a me stesso che avessi un padre così schifoso... O pensi che per me sia stato semplice accettarlo?»
«No, non lo penso. Ma avrei potuto capirti, farti sentire meno solo o quanto meno potevi dirmelo quando sei partito, avrei evitato di fare le cazzate che ho fatto a causa tua, avrei evitato di fare tante cose a dire il vero... come...» sta per dirgli “come aver fatto l’amore con te” e quindi di conseguenza della gravidanza, ma non ci riesce, si blocca spaventata dalla sua reazione, spaventata dal fatto che lui sappia di Henry, vuole proteggerlo e forse vuole proteggere anche se stessa, da Neal, da Gold, da tutto quel casino che è la sua vita. Non può mettere in mezzo Henry in questa storia, ha solo quattro anni, non vuole che suo nonno venga a scoprire di lui.
«Come cosa?»
«Niente lascia stare.» taglia corto lei, appoggiandosi con la schiena alla panca di legno in cui sono seduti.
«Noto però che il mio portachiavi con il cigno, lo hai ancora» le fa notare, vedendolo attaccato alle chiavi della macchina, che lei ha appoggiato sul tavolo.
«Per ricordarmi di non fidarmi più di nessuno, o meglio di te.» prendendo le chiavi e staccandolo da esse per restituirglielo. L’ha conservato solo per restituirglielo se un giorno l’avrebbe rivisto e ora che questo momento è giunto, non ha più senso che lei lo tenga ancora.
Si ricorda ancora il giorno in cui lui le ha portato il portachiavi a scuola. Dopo aver dato un bacio, le ha fatto chiudere gli occhi e ha aperto il suo armadietto, conoscendo la combinazione, anche se lei non gliela aveva mai detta e solo a quel punto le ha fatto cenno di guardare che cosa ci fosse al suo interno e ha trovato il portachiavi che spuntava da una delle pagine dei suoi libri. “Ho pensato a te appena visto, sei il mio cigno” le aveva detto mentre i suoi occhi si illuminavano per lo stupore, seguito da un bacio mozzafiato, se pur nei corridoi scolastici.
Neal sta per replicare, ma viene interrotto dallo squillo del cellulare di Emma.
La ragazza risponde senza esitazione, vedendo che è Regina a chiamarla, se chiama nonostante le abbia detto che sta ancora a lavoro, vuol dire che è successo qualcosa e pensa subito a Henry.
«Henry sta male, ha la febbre alta e chiede di te.»
«Arrivo, dammi cinque minuti e sono a casa. Dì ad Henry che sto arrivando.» chiude la telefona e poi si rivolge prontamente al ragazzo davanti a lei, dicendogli che deve andare subito a casa.
«Devi arrangiarti a tornare... Io devo scappare. Continuiamo a parlare un altro giorno.»
Corre fuori in direzione della sua macchina, ma il ragazzo la segue prontamente fuori.
«Emma, é successo qualcosa?» preoccupato, ha visto il suo sguardo cambiare improvvisamente, non l’ha mai visto quello sguardo, uno sguardo totalmente diverso da solito, preoccupato sì, ma sicuramente per qualcuno di molto importante per lei.
«Niente che ti riguardi.» risponde duramente, aprendo la sua macchina.
«Stai mentendo» sa che sta mentendo, che gli sta nascondendo qualcosa.
«Cosa vuoi Neal? Cosa vuoi sapere eh?» spazientita, le sta facendo perdere solo tempo, lei vuole solo andare dal suo ragazzino, che ha bisogno di lei. Henry con la febbre é abituato ad avere la sua mamma sempre accanto, visto che lei da quando è nato gli è sempre stata vicino durante l’influenza, non facendogli mai mancare nulla, proprio per non fargli sentire la sensazione di essere solo, come è successo a lei. Non vuole che lui inizi a sentirsi solo proprio adesso.
«Da chi devi andare con tanta urgenza? Chi era al telefono e chi è Henry?»
«Mio figlio, ecco chi è.»
«Tuo cosa? Quanti anni ha?» cercando di capire, Emma ha un figlio? Ecco a cosa alludeva quando ha detto che molto cose sono cambiate in quattro anni, ecco a cosa ha alluso per tutta la serata, se pur ha cercato di nasconderglielo e per quale motivo? Un pensiero inizia a farsi spazio in lui, che fosse suo, loro?
«4 anni, sei contento ora che lo sai? E sì, sei tu il padre ovviamente.» intuendo la prossima domanda, gliel’ha detto senza pensare, presa dalla rabbia.
Lo lascia con la bocca aperta, senza riuscirei dire altro per lo sconcerto, per la sorpresa. Ha un figlio di quattro anni e lo viene a sapere così, non riesce a crederci.
Emma intanto ha messo in moto, per tornare verso casa. Dal suo ragazzino.
Una volta a casa, si precipita nella stanza del suo piccolo ometto, il quale è ancora sveglio, ma ha decisamente gli occhi rossi e stanchi, così gli si siede subito accanto e lo stringe forte a sé, per rassicurarlo, per infondergli la sua presenza e farlo finalmente addormentare. Vederlo così fragile, ad Emma spezza il cuore... Vorrebbe prendersi lei la sua influenza, pur di proteggerlo e non vederlo così abbattuto. I bambini non dovrebbero mai stare male, per i genitori é una tortura ogni volta, se pur é una semplice influenza di stagione.
Il piccolo rassicurato dalle braccia della sua mamma, si addormenta molto velocemente, sfinito dalla febbre. Emma resta a guardarlo dormire e gli accarezza dolce i capelli e la guancia.
Vorrebbe proteggerlo, vorrebbe a volte, che il suo piccolo ometto non scoprisse quanto può essere schifosa la vita, ma ahimè non può impedirgli di soffrire, di vivere. Solo che sperava di tenerlo lontano dal dolore ancora per un po’, almeno per qualche anno. Fargli vivere la sua infanzia nel modo più ingenuo e onesto possibile, ma a quanto pare con una mamma come lei, ciò non è possibile. La sua vita é sempre stata un casino e adesso lo è anche quella del suo bambino, inevitabilmente. Ci mancava solo che fosse il nipote del signore oscuro.
Come può proteggerlo da ciò? Come può non coinvolgerlo, quando è coinvolta lei in prima persona e non solo per le indagini che sta seguendo. Il caso Gold ha coinvolto tutta la sua famiglia e la sta travolgendo con la forza devastante del male... Lei, Emma Swan, deve proteggerla a costo della sua vita.
Cercando di non svegliare Henry, che dorme beatamente accoccolato a lei, chiama Killian. Ha bisogno di parlare con qualcuno e il ragazzo si è rivelato l’unico che può capirla, oltre ad essere il suo ragazzo, sa essere un ottimo ascoltatore e lo considera anche un suo amico. Ha sempre desiderato avere una relazione basata sul rispetto reciproco e il voler confidare tutto all’altra persona, esattamente com’é il loro rapporto. Onesto e sincero, basato sul rispetto reciproco e la voglia di aiutarsi in ogni circostanza.
«Ehi Swan.» la voce cristallina di Killian le scalda subito il cuore.
«Stavi dormendo?» non è tardi, sono appena le dieci, ma visto che anche lui è stato impegnato tutto il giorno a lavoro, immagina che sia piuttosto stanco.
Il ragazzo gli dice di no e che possono benissimo parlare, ha capito che Emma ha bisogno di sfogarsi e lui è pronto ad ascoltarla, non desidera altro. Gli piace sapere che lei lo prende come punto di riferimento, che si confidi, che si fidi così ciecamente di lui, che creda così intensamente nel loro rapporto. Lui, Killian Jones, non ha mai avuto un rapporto con una donna così sincero, leale, fatto di rispetto reciproco. Metterebbe in mano ad Emma il suo cuore, se solo potesse o forse, metaforicamente parlando, l’ha già fatto. Il suo cuore appartiene alla ragazza dai biondi capelli e dagli occhi verdi come smeraldi, che è entrata nella sua vita, con la sua ventata di freschezza, al punto da allontanare ogni suo dubbio, incertezza. Si sente finalmente un uomo, un uomo vero accanto a lei, non più un invalido o una persona cattiva, come spesso si è sentito, per la sua poca stabilità nella sua vita, per i suoi continui divertimenti dovuto ad alcool e donne. Emma l’ha fatto anche smettere di bere troppo, se pur non rinuncia al suo amato rum ogni tanto, quello fa parte di lui e del suo essere così dannatamente sexy.
«So che avrei dovuto essere più comprensiva con lui, in fondo non è colpa sua se Gold é suo padre, se é dovuto scappare... Ma ho paura. Ho paura per Henry. Non voglio che venga coinvolto in tutto questo, lui è così piccolo... Ora è qui tra le mie braccia, con la febbre e io mi sento in dovere di stargli accanto per una semplice influenza, pensa dal doverlo proteggere da questo schifo di mondo, da persone come Gold. A volte vorrei che non fosse nato... Non fraintendermi, lo amo con tutta me stessa, ma... Se solo avessi saputo che Neal fosse il figlio del signore oscuro, forse non avrei fatto tante cazzate...» si sfoga tirando fuori tutto il flusso di pensieri che occupa la sua testa. Gli ha raccontato tutta la conversazione con Neal e di come si sia lasciata sfuggire che hanno un figlio e poi è scappata per andare da Henry malato.
«Love, é normale avere paura, anch’io l’avrei al tuo posto. Non meriti questo peso, non lo merita Henry... Ma ti garantisco che finché ci sarò io, tuo figlio sarà al sicuro e se vuoi posso esserci anch’io la prossima volta che parli con Neal o quando lo conoscerà.»
«Lo faresti davvero?» chiede, trovandosi a sorridere per la prima volta in quella lunga giornata.
«Certo, love. Lo sai. Ora dimmi, come sta Henry, ha la febbre tanto alta?»
«Adesso 37,5, ha preso la Tachipirina, ma prima aveva 38. Non è altissima, ma io... L’ho abituato alla mia presenza quando sta male. Anzi scusa se parlo piano, ma non voglio svegliarlo, sono qui in stanza con lui, non voglio lasciarlo solo a dormire, se ha bisogno di me durante la notte voglio essere già al suo fianco» rivelando le sue debolezze ancora una volta.
«Non ti facevo così mamma premurosa, Swan.» le dice ridendo, ma capisce perfettamente che cosa voglia dire, ogni bambino vuole accanto i suoi genitori quando sta male e ogni genitore vuole dargli il meglio affinché stia meglio e non gli possa mancare nulla.
«Solo perché so che cosa significa voler qualcuno al proprio fianco quando si sta male, anche per una semplice febbre... Ti assicuro che in una casa famiglia ammalarsi fa schifo, ti senti sola, nessuno che ti consola, nessuno che ti coccola. Non voglio che mio figlio si senta così.» dice un po’ piccata da quella sua affermazione, rialzando ancora una volta il suo muro di protezione, anche se sa che con il ragazzo non ne ha bisogno.
«Lo so Swan, l’ho capito. La mia voleva solo essere un’osservazione scherzosa. Scusami.» l’ha detto semplicemente per allentare la tensione, non ha immaginato che la ragazza potesse prenderla a male, ma immagina anche la giornata faticosa che ha dovuto affrontare ed é normale che adesso inalza nuovamente il suo muro di protezione, ma non deve farlo con lui.
«Scusami tu... Ho avuto una giornataccia, non volevo prendermela con te. É che mi sento in colpa, domani dovrò andare a lavoro e lasciare Henry con Regina, lei è fantastica, ma vorrei starci io con lui. E poi dovrò dirgli di suo padre.» ha subito capito di aver esagerato, tutto lo stress di quella faticosa giornata sta iniziando a farsi sentire.
«Tranquilla love, sono qui anche quando sei nervosa e mi vorrai insultare.»
«Ma da dove esci Killian Jones, da un libro di favole?» chiede ridendo, lui ancora una volta é riuscita a farla calmare.
«Questo penso che sia il miglior complimento che mi hai fatto, oltre a quello sulle mie mani fantastiche che ti toccano, durante il nostro primo appuntamento.» ribatte prontamente.
«Non ho detto che hai delle mani fantastiche... Ho solo detto... Lascia perdere. Mi rimangio tutto, sei un pervertito.» imbarazzata per la piega che sta prendendo la conversazione, Killian Jones è sempre il solito, riesce sempre a fare battute a doppio senso e lei anche se ormai lo conosce, riesce sempre ad arrossire.
«Il tuo pervertito preferito però. Notte Swan, riposati adesso»
«Notte amore.» gli dice dolce, non riflettendo subito su come l’ha chiamato, ma gli è uscito spontaneo, tanto da rimanere lei stessa senza parole, oltre che far rimanere il suo pervertito ragazzo senza parole.
Emma chiude la telefonata e si stende accanto al suo Henry per poi cercare di addormentarsi anche lei.
Una Regina che ha sentito involontariamente la conversazione dei due, si ritrova ad asciugarsi le lacrime. Non ha mai sentito Emma ammettere apertamente di essersi sentita sola, triste, senza punti di riferimento per  quattordici anni della sua vita, lei non l’ha mai ammesso con lei ad alta voce e per fortuna... Non avrebbe saputo reggere quel confronto. Solo ora si rende conto di quanto abbia sofferto, di quanto abbia sbagliato tutto con lei, di quanto male le abbia fatto. Deve dirle la verità e deve farlo al più presto, se pur non è il momento adatto, visto che è tornato anche Neal, il quale é il figlio del signore oscuro, e ancora una volta la vita la sta mettendo a dura prova.

Il giorno seguente, fuori dall’ufficio trova ad aspettarla Neal, il quale sa solo dove lavora e non ha potuto fare altrimenti che aspettarla lì.
Non si sono lasciati bene la sera precedente, lei è stata dura, ma sopratutto la rivelazione di avere un figlio insieme, l’ha sconvolto. Ci ha riflettuto tutto la notte, sicuramente non si sente pronto a fare il padre, almeno non così da un giorno all’altro, ma vuole conoscerlo. Vuole conoscere suo figlio, ha tutto il diritto di farlo ed Emma non può impedirglielo. È lì per dirglielo. E magari... Con il tempo possono tornare anche ad essere una famiglia. Lui lo spera, non ha smesso un solo istante di pensare a lei e ora che l’ha rivista, si può dire, sempre se ciò sia possibile, che lei sia ancora più bella e che lui è rimasto nuovamente colpito. Come se fosse stato colpito nuovamente da un colpo di fulmine nei suoi confronti.
Lei non appena lo vede le si avvicina e intuendo che il ragazzo le voglia parlare, lo invita a farlo per quella sera a cena, alla pausa pranzo vuole andare da Henry.
Neal accetta e non disturbandola ulteriormente, perché ha capito che lei ha premura di andare a lavoro, le dà appuntamento a quella sera, ma non prima di essersi scambiati il numero, Emma ha sottolineato che escono solo se Henry starà senza febbre.
Per fortuna Henry sta decisamente molto meglio, quando Emma torna a casa per la pausa pranzo, trovandolo intento a giocare ai videogiochi e a bere la cioccolata calda con la cannella, cercando di spiegare a Regina, come sconfiggere i mostri del suo gioco. È una scena davvero comica. Regina che gioca ai videogiochi è qualcosa da dover immortalare.
«Mamma! Finalmente. Mamma Regina è una schiappa con i videogiochi. L’ho battuta a ogni gioco. Giochi tu?»
«Ehi ragazzino, porta rispetto eh. Prima o poi batterò Emma e anche te.» risponde Regina finta piccata, ma subito dopo gli scombina i capelli e gli sorride, lasciando più che volentieri il gioco a Emma.
«Ne dubito Mills, sono io la regina dei videogiochi» mettendosi accanto al suo ometto, per giocare con lui.
Regina li osserva giocare e nota il grande affiatamento che c’è tra loro, come Emma sia maturata molto da quando lavora come tirocinante sceriffo e da quando frequenta Killian. Non che prima non lo fosse, ma lo è ancora di più. Ora sembra sapere cosa fare della sua vita e ciò la rende orgogliosa. Non è più la ragazzina impaurita e sola, indecisa e insicura, sta facendo uscire la sua grinta, la sua determinazione, in qualcosa di positivo per il suo futuro.
Vuole anche parlare con lei sulla questione Neal, esserle vicino in questo momento, a lei e Henry, proteggerli se serve.
«Senti, quando hai finito la partita vieni un attimo in cucina?» le dice ed Emma annuisce, restando però concentrata sul gioco.
«Lasagna per pranzo» dice solamente prima che la donna mora possa raggiungere la cucina.
«Siii, lasagna» le va subito dietro il piccolo. Adora la lasagna, esattamente come la sua mamma. In gusti culinari sono identici.
Regina scuote la testa, ma non aggiunge nulla, dato che sarebbe fiato sprecato con quei due.
Poco dopo Emma la raggiunge in cucina, mentre lei è intenta a scongelare una teglia di lasagna nel microonde.
La giovane si siede sulla sedia della cucina, aspettando che la più grande inizi a parlare.
«Ieri ho sentito la conversazione tra te e Hook, so che non avrei dovuto... Ma sentendo che è tornato Neal, non ne ho potuto farne a meno. Cosa hai intenzione di fare?» é senza dubbio preoccupata e se all’inizio si è arrabbiata sul fatto che non sia venuta subito a dirglielo e se lo stava tenendo per sé, poi ha ragionato sul fatto che non sarebbe mai andata di sua spontanea volontà a dirle qualcosa, la conosce molto bene, tende a isolarsi davanti ai problemi. Si stupisce infatti di come si sia aperta con Jones.
«Scusa se non te l’ho detto, so che tieni molto ad Henry e avrei dovuto farlo... Lo avrei fatto dopo aver parlato con lui questa sera. Ma visto che lo sai... Pensavo che sia giusto che Henry sappia la verità, ha un padre ed é giusto che lo conosca. Tu che dici?» le chiede consiglio, ha già deciso in realtà che cosa fare, ma vuole consultarla, visto che sa già la verità.
«Si. Penso che sia giusto che conosca suo padre. Per quanto riguarda il fatto che sia il nipote di Gold, puoi stare certa che finché ci sarò io, non torcerà un solo capello a Henry, a costo della mia vita.» se c’è una cosa di cui è certa, è che dovranno prima passare sul suo cadavere, se vogliono fare del male al suo piccolo Henry e a Emma. Tiene a entrambi e farebbe qualsiasi cosa per difenderli.
«Grazie Regina. In realtà volevo dire a Neal di incontrarlo solo qui in casa nostra, perché non voglio che Gold scopra, per qualche ragione, che Neal é in città e decide di seguirlo e venire così a sapere di Henry.»
Regina gli dice che è una buona idea, che è sicuramente meglio fare così o che possono anche incontrarsi nel suo ufficio, visto che ha una sala giochi dedicata ai suoi clienti con i bambini, per non farli annoiare mentre attendono i genitori che finiscono.
Emma si ritrova a confidarsi anche con Regina delle sensazioni che prova e che ha provato nel rivedere Neal, la rabbia, la sofferenza del suo passato che è tornata improvvisamente a galla, senza poter far nulla per fermarla. Le racconta ogni cosa e deve ammettere che adesso che anche lei sa la verità, si sente decisamente molto meglio, non sa perché non sia andata prima dalla donna, in fondo prima di Killian, era lei la sua confidente. È, nonostante Killian, la sua confidente. È sempre stata come una mamma, o quanto meno é la figura più vicina a tale concetto per Emma e nessuno meglio di una mamma può capirti.
Regina è felice che Emma abbia deciso di aprirsi e crede che finalmente sia arrivato il momento della verità anche per lei, che finalmente tiri fuori i suoi scheletri nell’armadio e che la ragazza sappia tutto. Fa un sospiro profondo e alza lo sguardo su di lei. Ora o mai più.
«Emma... Anch’io devo dirti una cosa.» le dice e la giovane alza lo sguardo a sua volta per incrociare gli occhi marroni di Regina. Facendole segno che l’ascolta.
Ma proprio quando Regina sta per dirle la verità, quando finalmente ha trovato il coraggio per farlo... Ecco che qualcosa accade.
Il telefono di Emma squilla, interrompendo il momento della verità.
«Scusa devo rispondere, è Graham» scusandosi con la sua amica e prendendo subito il telefono per rispondere alla telefona del vicesceriffo.
«Che cosa? Will Scarlett morto? Arrivo subito. Dammi 10 minuti.» risponde prontamente, non appena il ragazzo gli dice che hanno ritrovato il cadavere di Will Scarlet nei boschi di Storybrooke e da una prima analisi del corpo, sembra che sia morto da 24h. Ovviamente il primo sospettato è il signor Gold, ma non possono escludere nessuna pista e ovviamente non possono non interrogare Neal, il quale a quanto pare ha conosciuto l’uomo solo qualche giorno prima della sua morte e l’ha fatto bere per farsi dare informazioni sul padre, inevitabilmente è nella lista dei sospettati.
Emma si prepara di corsa e si scusa con il suo ragazzino per andare via così presto.
«Nel week end ci rifacciamo.»
«Si, avevo già programmato tutto con Killian.» risponde il piccolo, ha parlato con il pirata, poche ore fa, approfittando che lui abbia fatto una chiamata a Regina.
La giovane scuote la testa non appena sente che suo figlio ha parlato con Killian, a quanto pare anche lui non può più fare a meno del giovane pirata dagli occhi azzurri. Deve ammettere che sia felice di ciò.
«Ah, ehm... Regina cosa mi dovevi dire?» prima di uscire, si ricorda che Regina aveva qualcosa da dirle, sembrava anche piuttosto urgente, vista la sua faccia.
«Ma niente, nulla di importante. Vai pure.» risponde la più grande e le sorride, anche se deve ammettere che le dispiace che non sia riuscita a rivelarle il suo segreto, proprio ora che finalmente aveva trovato il coraggio per farlo, nonostante le conseguenze. A quanto pare sembra destino che non debba dirglielo. Non ancora almeno.


La giornata di lavoro di Emma é stata lunga e stancante, non è ancora finita per giunta. La sera é di turno al pub, in cui l’ha raggiunta Killian e di conseguenza Neal, il quale é stato convocato in centrale per il giorno seguente.
I due ragazzi sono seduti a chiacchierare al bar mentre Emma lavora. I due sembrano andare anche molto d’accordo, come se già si conoscessero e la cosa a Emma non dispiace per niente, anzi... Le fa piacere che Killian trovi simpatico Neal, visto che a quanto pare é tornato a far parte della sua vita e che presto ci entrerà definitivamente, visto che conoscerà Henry quanto prima.
La giornata di lavoro sembra non finire mai, ma finalmente il turno finisce ed Emma si può avvicinare ai due uomini, lo fa con un vassoio riempito con dei bicchierini. Rum e pera.
Se deve affrontare una conversazione con il suo ex, senza dubbio ha bisogno di almeno uno short alcolico.
«Non ci crederai, Swan, ma io e Neal ci siamo già conosciuti.» le dice Killian, quando lei si siede accanto a lui, evitando però di baciarlo, è decisamente imbarazzante baciare il proprio attuale ragazzo, davanti al proprio ex. È già imbarazzante che sono tutti riuniti intorno a un tavolo. Quanto pare il mondo è davvero piccolo e Emma in soli due giorni se n’è resa conto sulla sua pelle. Cos’è il fato per caso si stava divertendo a giocare con lei? Le sta forse dicendo che tutte le persone che ha incontrato nella sua vita, le ha incontrate per un preciso scopo? Lei non ha mai creduto a tutto ciò, ma deve iniziare ad ammettere che forse, a volte, le coincidenze non esistono.
Incredula, senza riuscire a dire molto, talmente è sorpresa da quella rivelazione che lascia semplicemente che Killian inizi a raccontare.
“Quando si sente triste l’unica cosa che riesce a farlo sentire meglio è il mare. E lui ultimamente si sente sempre così. Solo. Triste. Vuoto. Privo di emozioni. Come si esce da una tempesta? E nel suo caso non è solo metaforico, lui è uscito davvero da una tempesta di pioggia, ma solo fisicamente, mentalmente ed emotivamente essa lo trascina ancora affondo, gli distrugge il cuore. Non può smettere di pensare ai suoi genitori, a suo fratello, morti per salvare lui. Il piccolo della famiglia. Senza considerare che adesso senza di loro si sente perso e che vorrebbe raggiungili per smettere di soffrire, di provare tutto questo dolore. Poi con chi può prendersela? Con nessuno, se solo avesse un motivo per vendicarsi, qualcuno su cui scaricare la sua rabbia, ma non c’è un capo espiatorio. Nella sua storia è solo, non può nemmeno a aggrapparsi alla vendetta. Non gli è concesso niente.
È talmente assorto nei suoi pensieri che non si accorge subito che qualcuno gli si è seduto accanto, un bambino.

Un bambino di 11 anni, con l’affanno e completamente sudato dalla testa ai piedi, per aver corso per ben sei isolati senza mai fermarsi, guarda il giovane ragazzo negli occhi. Si è seduto sul molo senza pensare, per riprendere finalmente fiato e mette in ordine in pensieri. Ma si accorge ben presto che non è solo. Un giovane dal bel aspetto, che ha lo sguardo perso e triste, è al suo fianco. Non è solo. E a dirla tutta è felice di ciò, perché non sa esattamente dove si trovi e inizia ad avere paura. È scappato perché qualcuno è entrato in casa sua, mentre tornava da scuola. I suoi hanno iniziato a fidarsi a lasciarlo solo in casa, visto il suo senso di responsabilità, ma stavolta non lo è stato molto, visto che è scappato senza avvisare sua mamma. Ma ha avuto paura. Ha avvertito uno sparo nel retro della casa e ha pensato al peggio... Ha visto due uomini chini su un altro e picchiarlo e ucciderlo. Ciò che si chiede è perché proprio a casa sua. Il bambino non si è accorto che poco più distante, di un’altra figura. Per fortuna. Perché l’avrebbe riconosciuta e forse non sarebbe scappato, ma sarebbe rimasto segnato per il resto della vita.
«Ti sei perso piccoletto?» gli chiede Killian quando i loro occhi si incrociano e vedendo le condizioni del bambino.

Il piccolo annuisce e poi vedendo che il ragazzo non sembra un maniaco o un pazzo, si presenta.
«Neal Cassidy e sì mi sono perso, mia mamma sarà preoccupata.» non rivela ciò che ha visto, suo padre una volta gli ha detto di fidarsi, ma mai troppo di uno sconosciuto e di chiunque altro. Non sa perché sta seguendo i consigli di suo padre, il quale non c’è mai a casa e tutto si può dire tranne che è tale. Neal lo sa che lo considera un pappa molle, non degno di portare il suo cognome, non per niente ha quello di sua madre. Non sa davvero che cosa fare per guadagnarsi la sua fiducia e dopo che è scappato così, da codardo, facendoli preoccupare sicuramente, quanto meno a sua mamma, non crede di guadagnarsela. Ma in realtà suo padre non è tanto più coraggioso di lui, scappa davanti alle difficoltà, alle sue necessità di padre e marito, spesso li ha lasciati ad affrontare situazione difficile da soli. A lui e sua madre.
«Okay Neal. Io sono Killian Jones. Dimmi dove abiti e ti riaccompagno io, conosco abbastanza bene la città.»
Il piccolo Neal si è fidato di quel ragazzo e ha lasciato che lo riaccompagnasse a casa.

Lungo il tragitto hanno chiacchierato, più che altro del più e del meno e si sono conosciuti meglio.
Una volta arrivati a destinazione si sono salutati e Killian ha aspettato che il piccolo entrasse in casa per allontanarsi. La luce del salotto è accesa, segno che non sarebbe stato solo e che sicuramente la sua mamma lo sta cercando.
Si sono scambiati un ultimo saluto, prima di non rivedersi probabilmente mai più."

Emma non riesce a credere alle sue orecchie, tanto che dopo il racconto di Killian e di Neal, resta senza parole per gran parte del tempo e l’unica cosa che riesce a fare, è bere anche il rum con la pera, che il ragazzo più giovane ancora non ha toccato. Senza nemmeno chiedergli il permesso.
«Lo so, il mondo è piccolo a quanto pare. Chi l’avrebbe mai detto che sarei diventato il salvatore dell’ex ragazzo, della mia attuale ragazza.» sottolineando, che Emma adesso, è la sua di ragazza. Si stanno simpatici, si sono già conosciuti, hanno condiviso parte della loro storia di vita, ma questo non significa che lui non sia disposto a lottare se ha intenzione di riprendersela.
«Già.» riesce solo a dire la giovane.
Nonostante tutte queste novità inaspettate, però devono anche parlare di Henry, ed è quello il motivo per cui si sono visti.
Emma prima di iniziare a parlare guarda Killian, il quale le infonde con il suo sguardo ulteriore coraggio e le prende la mano per stringergliela da sotto il tavolo. Quel tocco gentile, dolce e protettivo fa subito sentire la giovane più sicura.
«Ascolta Neal, è giusto che tu conosca Henry, sei suo padre. Solo che se hai intenzione di sparire di nuovo, dimmelo subito, perché non ti faccio proprio entrare nella vita di mio figlio. È un bambino molto sensibile e si affeziona facilmente... Se lo fai soffrire, giuro che ti vengo a cercare in capo al mondo, stavolta, per fartela pagare.» e la prima cosa è stata messa in chiaro. Se solo si azzarda a far stare male il suo ragazzino, stavolta lo va a cercare davvero in capo al mondo per prenderlo a schiaffi. Può, forse, perdonarlo per come sono andate le cose tra loro, ma se stavolta fa soffrire Henry, non glielo perdonerà mai. La felicità del suo piccolo, viene prima di tutto e lei deve proteggerlo, per quanto le sia possibile, dalla sofferenza. Specie se a infliggergliela è suo padre.
«Non ho intenzione di sparire Emma, voglio davvero esserci. Ammetto che ancora non realizzo, insomma ho 18 anni e ho già un figlio, ma ci voglio essere.»
«Oh bè, anch’io ho 18 anni e ho un figlio. Da te.» replica piccata Emma all’ultima affermazione del ragazzo.
«Scusa, hai ragione. Tu hai dovuto crescerlo da sola a 14 anni e immagino non sia stato facile. Sono sicuro comunque che sia un bambino bellissimo. Hai una sua foto?» chiede curioso di vederlo.
«Si, è bellissimo, dolcissimo e intelligente e non lo dico solo perché sono la sua mamma. Henry è sveglio, in gamba, non dimostra 4 anni, sembra un bambino di 6 almeno. È curioso, attento e pieno di fantasia. Ama sentire storie sempre nuove e adora quando gli leggo le fiabe.» non si accorge che i suoi occhi brillano a parlare del suo piccolo Henry.
Killian e Neal però se ne accorgono immediatamente e la guardano entrambi, incantati. È bellissima, è di una bellezza mozzafiato quando parla del suo ragazzino e si vede che i due hanno un rapporto unico.
Rendendosi conto di avere entrambi gli sguardi addosso, arrossisce visibilmente e cerca di tornare seria, hanno ancora un altro argomento di conversazione da affrontare. Prima vuole mostrargli Henry, loro figlio, ed estrae il cellulare dalla tasca per mostrargli il suo blocca schermo: in cui c’è una foto di lei con il suo piccolo, mentre fanno una faccia buffa per rendere spiritosa la foto. E gliene mostra anche altre, scorrendo tra la sua galleria di foto.
«È bellissimo, hai ragione. E dallo sguardo sembra anche molto furbo» suggerisce Neal, vedendo lo sguardo vispo e allegro del bambino.
«Lo è. Eccome se lo è, pure troppo.» scoppia a ridere, seguita dal ragazzo più giovane e da Killian, il quale non ha mai lasciato la mano di Emma. Non interviene nella conversazione, lasciando che siano i due a parlare tra loro, ma può fargli sentire che lui è lì, anche come un semplice gesto di tenerle la mano. E sa che Emma apprezza molto di più.
«Neal, il secondo punto di cui voglio parlarti... È che non voglio che tuo padre sappia di Henry, quindi ti chiedo di essere discreti. Gold non sa che sei in città, è vero, ma sai anche che Will Scarlett è morto... E potrebbe scoprire che sei qui e ti cerchi. Quindi ti chiedo di venire sempre a casa nostra o nell’ufficio di Regina, lo so, non è il massimo... Ma speriamo di arrestare quanto prima tuo padre e poter portare Henry dove desideri.»
«Lo capisco Emma, hai perfettamente ragione. Non voglio che mio padre estorci un solo capello a nostro figlio.» non lo conosce ancora il piccolo Henry, ma per il solo fatto che è suo figlio, già sente di volergli un po’ bene, specie dai racconti di Emma su di lui. Gli somiglia molto caratterialmente.
Chiacchierano ancora un po’, stabilendo il giorno dell’incontro con Henry e poi si dirigono tutti fuori dal locale, visto che il proprietario deve chiudere. Emma poi è decisamente stanca da quella lunga giornata.
Killian l’accompagna a casa e dopo essersi scambiati un lungo bacio della buonanotte, cosa che non hanno fatto per tutta la sera e per la strada verso casa, impegnati a parlare dell’incontro con Neal, più che altro é stata Emma a voler sapere il punto di vista del suo ragazzo e lui è stato bene felice di darglielo, si è sentito ancora una volta parte integrante della sua vita e non chiede di meglio.




Spazio autrice: Ciao a tutti, buon sabato ma soprattutto buona Pasqua a tutti voi. :** Eccoci qui al solito appuntamento quotidiano, spero di continuare ad essere così costante nel pubblicare, perchè adesso che sono giunta a scrivere il capitolo 18 la situazione si fa complicata e sto scoprendo le prime difficoltà a scrivere di un caso giallo, senza farlo risultare banale. Ma ancora c'è un po' di tempo e non sto qui a tediarvi, anche perchè le idee in merito non mi mancano (per fortuna).
Ma veniamo al capitolo, è quasi tutto interamente concentrato su Neal, il suo passato e quello di Emma, il suo coinvolgimento e il motivo della sua fuga... Ha anche scoperto di Henry e ora dovrà conoscerlo (ciò avverrà nel prossimo capitolo, questo mi sembrava già chilometrico e non volevo farvi addormentare sulla tastiera ahahahahahaha). Non è tutto però... Will Scarlett è morto. Chi è stato? Perchè? Presto tutte le domande verranno a galla.
E soprattutto, ve lo aspettavate che Neal e Killian già si conoscessero? Ebbene sì, ho voluto in un certo senso collegarmi alla nostra amata serie e creare anche nella mia un collegamento ed eccolo qui.
Detto questo io vi saluto, vado a rileggere la mia tesi prima di inviarla (bella che conclusa) alla mia relatrice. Vi auguro una buona giornata e ancora una volta vi rinnovo i miei auguri di buona Pasqua.
Alla prossima.




 

   
 
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