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Autore: profumoditae    22/04/2019    0 recensioni

"Lui sentendosi osservato aprì gli occhi e iniziò a fissarmi.
Gli sorrisi. Mi sorrise.
Una smorfia dipinse il mio volto. Lui si alzò di scatto. Il tempo di sentirlo pronunciare il mio nome in tono interrogativo, che ero ricaduto sul cuscino alle mie spalle."
Una giornata che non è iniziata nel verso giusto e che finirà nel peggiore dei modi.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno infatti non mi ero svegliato col piede giusto. Era tutto un casino: la sveglia che mi martellava il cervello, la luce del sole, il cane che saltava sul mio letto. Insomma la mia tana, il mio personale covo era stato disturbato da tutti questi elementi rumorosi. E allora mi venne il mal di testa. Giustamente, mancava solo quello. Tolto quel traumatico risveglio la giornata non proseguì nei migliore dei modi.

Arrivato al bar dove facevo sempre colazione, il colmo: avevano finito le mie adorate brioches senza glutine al pistacchio con la glassa ed i zuccherini colorati sopra! Insomma, non le compra mai nessuno, come avevano fatto a finirle! Sorvolando anche questa inspiegabile sfiga, quando arrivai a scuola il mal di testa non mi era ancora passato ed in più aveva iniziato a piovere. Odio la pioggia. Troppa acqua. È tutto più scuro, più grigio e… bleah. Beh, nonostante le noiosissime lezioni di filosofia ed economia, nulla era andato storto a scuola.

Il problema era sorto quando uscii da scuola. Indovina indovinello? Il diluvio. Senza ombrello. Ero senza ombrello. Fantastico. Tu dirai che non è possibile... MA LO E’, CAPISCI?! Ed io fui vittima di questa ennesima sfiga. Ovviamente, da persona saggia e matura, decisi di aspettare che smettesse di piovere. Ecco che appena smise di piovere m’incamminai verso casa.

Qui inizia la parte migliore della giornata. O forse no, non del tutto almeno, ma la prima parte è stata dolce ed amorosa.
Stavo attraversando una delle grandi strade di Tokyo, sotto lo scosciare infinito della pioggia (che aveva ricominciato a cadere, che coincidenza) quando iniziai a vedere sbiadirsi le cose intorno a me. All’inizio pensavo fosse per la pioggia, sai una goccia d’acqua nell’occhio e si vola, ma non era per quello. Sta di fatto che mi sfregai gli occhi e non cambiò nulla. Lì il mio corpo si immobilizzò e vidi le persone girare. Prima di perdere i sensi però mi sentii afferrare e poi il buio.

Mi svegliai in un letto caldo, e quasi non mi volevo alzare da quando fosse caldo, coccoloso e da quanto mi stesse abbracciando… aspetta, COSA?! Mi alzai di scatto per vedere quale strano maniaco si fosse infilato nel mio letto mentre dormivo, quando mi accorsi che non era la mia stanza. Ed iniziai a preoccuparmi fino a quando non vidi la persona al mio fianco. Lì, un sorriso spontaneo, mi nacque sulle labbra. Eccolo qui, il mio adorato ragazzo che dormiva con la bavetta alla bocca. Oh ma che cosa adorabile! Il mio sbavoso ragazzo mi aveva salvato la vita di nuovo! Lui sentendosi osservato aprì gli occhi e iniziò a fissarmi.

Gli sorrisi. Mi sorrise.

Una smorfia dipinse il mio volto. Lui si alzò di scatto. Il tempo di sentirlo pronunciare il mio nome in tono interrogativo, che ero ricaduto sul cuscino alle mie spalle.

Ero cosciente. Lo vedevo ma non lo sentivo. Era come se fossi in una bolla. Lui mi scuoteva e mi chiedeva cosa avevo, ma io non riuscivo a rispondergli. La bolla me lo impediva. Gli dicevo che non lo sapevo neanche io cosa avevo, ma lui insisteva. Mi faceva arrabbiare! Non capiva che non riuscivo a rispondergli. Lui continuava a scuotermi ed io piano piano smettevo di vedere il suo volto. Tutto intorno a me iniziava a sfuocarsi mentre lui teneva qualcosa in mano. “Ah è il suo telefono!” mi dissi.
Lo sentivo parlare stava forse chiamando qualcuno? “Forse un’ambulanza” pensai. Quando si girò verso di me, gli sorrisi e finalmente riuscii a parlare. Biascicavo le parole, ma almeno potevo parlare. Gli dicevo che lo amo e sentivo le guance umide, ma non sapevo bene il perché. Sorrisi e poi il buio più totale.

E’ così che sono morto. Sono morto di avvelenamento da pastiglie. Quelle che prendevo da anni per la pressione. Non erano adatte a me. In pratica le prendevo ma a me non servivano. Non facevano effetto. Mi sono avvelenato.
Ma la cosa peggiore è che ho assistito a quello che è successo dopo che ho chiuso gli occhi. L’inferno. Dopo che ho chiuso gli occhi, Lui impallidì. Lo stesso colore del lenzuolo. Si formarono grosse gocce agli angoli dei suoi occhi e lui cominciò a tremare. Mi chiamava. Lui mi chiamava, e io non gli rispondevo. Non potevo. Arrivò l’ambulanza. Un medico, o paramedico che ne so, poggiò due dita alla base del mio collo e la sua espressione cambiò. Il suo volto si era totalmente rilassato e guardando Lui scosse la testa.

Ero morto. Non poteva più fare niente. E Lui si accasciò a terra. Piangeva e gridava. Ed io non sapevo cosa fare. Poi si alzò si avvicinò al mio corpo. Il medico gli diceva che gli dispiaceva, ma che era meglio che non si fosse avvicinato a me. Spinse via il medico e strinse tra le sue braccia. Sentì subito un calore invadermi. Ma un calore piacevole. Era quello del suo corpo. Era un abbraccio disperato, quasi come se si volesse aggrappare al mio corpo. Come per non dimenticarmi. Lui mi parlava, diceva che mi amava. Mi chiedeva perché me ne fossi andato. E Piangeva. Piangeva tanto. Allora mi sentii in colpa. E mi avvicinai a lui. Lo strinsi in un abbraccio, da dietro. Lui continuava a piangere ed io a sussurrargli che mi dispiaceva.

Lo amavo, e lo amo tutt’ora. Ora che lui piange su una lastra di pietra fredda. Sono passati tre mesi. Prova a parlarmi tra le lacrime. Sperando che io lo senta ma senza averne la certezza. Ha dei fiori in mano, i miei preferiti. Sorrido. Ha un’auricolare nell’orecchio, l’altra penzola vicino al suo cuore. Vuole che io senta. È la nostra canzone. E piango. Piango tanto. Piango con lui, che è disperato. Dice che mi ama e che gli manco tanto. Se solo sapesse quanto manca a me, che lo vedo ogni giorno. Ogni giorno è come se fossi la sua ombra, sono sempre con lui. Mi avvicino a lui. Gli accarezzo la guancia ma la mia mano gli passa attraverso. Piango.

Mentre lo sto abbracciando da dietro, per fargli sentire che io ci sono, inizio a sparire. E sorrido tra le lacrime. È un sorriso amaro. È giunto il mio momento. Inizio a dirgli tante parole. Parole che sanno di malinconia e d’amore. Mi mancherà. È l’ultima volta che vedo Lui. La mancanza mi ha già ucciso due volte. Gli dico che anche da lassù io sarò il suo angelo custode. Lo amo, e lo farò per sempre.


~ ~ ~ Ehi! È la prima volta che condivido qualcosa su questa piattaforma e sono molto in ansia. Inutilmente però okay. Non so bene perché io abbia scritto questo, però ne avevo bisogno.^^ In ogni caso spero che vi sia piaciuta, magari in futuro posterò anche altro. Idk. Alla prossima, forse. ^•^
   
 
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