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Autore: T612    22/04/2019    3 recensioni
Dieci anni di Marvel descritti dalle note e dai testi dei Coldplay, in un crescendo che sfiora la soglia della resa dei conti definitiva:
1. Life in technicolor II - Tony Stark
2. Cemeteries of London - Clint Barton
3. Lost! - Peter Quill
4. 42 - Steve Rogers
5. Lovers in Japan - Stephen Strange
6. Viva la vida - Loki Odinson
7. Violet hill - James “Bucky” Barnes
8. Strawberry Swing - Wanda Maximoff
9. Death and all his friends - Natasha Romanoff
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DEATH AND ALL HIS FRIENDS - Natasha Romanoff
[link alla canzone]



All winter we got carried
Away over on the roof tops, let's get married
All summer we just hurried
So come over, just be patient and don't worry
So come over, just be patient and don't worry

Natalia non ricorda di aver mai vissuto un singolo giorno della sua permanenza in Madre Russia senza la supervisione pressante del patrigno o l’ombra inquietante delle mura del Cremlino ad oscurarle il sole.
Se chiude gli occhi e si concentra, nonostante tutti i suoi sforzi, non riesce a rivivere un singolo fotogramma felice della sua intera infanzia… dopotutto la Morte Rossa non ha sentimenti, non ha radici e non ha ricordi.
Esiste semplicemente… bella ed innocente come la neve, letale e fredda come il vento glaciale che soffia d’inverno sulla steppa siberiana.
Si trascina giorno dopo giorno lungo il percorso monotono della sua esistenza… le percosse, la fame, il sesso, la tortura, la morte.
Natalia crede di non poter più essere in grado di provare un qualsiasi tipo di sentimento… mostrandosi reticente ad eseguire gli ordini solamente dopo aver riscoperto la propria anima, iniziando a porsi domande scomode, imponendosi scrupoli pericolosi. La fiammella che alimentava nel segreto di una cella era esplosa in un incendio, prorompente e devastante, carbonizzandola fino all’osso celebrando la sua cerimonia di laurea… eliminando la possibilità di un futuro, lasciandole un vuoto indefinito che non ricordava e non sapeva di preciso come colmare.
La neve aveva coperto tutti i misfatti sotto lo stuolo misericordioso della neve candida, scandendo i giorni che inseguivano la primavera con lo sgocciolio ritmato dei fiocchi di neve scongelati... rincorrendo uno sguardo color del ghiaccio sopra i tetti di Mosca, trascinando le loro disavventure lungo i vicoli insanguinati e sotto un lampadario impolverato forzatamente dimenticato.
C’era stato un sodalizio nascosto agli occhi dei padroni, un segreto consumato tra le pareti d'una stanza, divampando in fretta mitigato dall’estate russa… ma ogni stagione giunge al suo termine, il vento autunnale aveva spazzato via i fragili castelli di carta che avevano innocentemente costruito con speranze vane e sogni irrealizzabili, mentre i fiocchi di neve nascondevano gli sporchi accordi di un matrimonio ingannevole.
Negli anni a seguire Natalia si era sentita ripetere fin troppe volte di non porsi problemi, di stare al suo posto, di non preoccuparsi… ma la Morte Rossa non è fatta per stare rinchiusa in un angolo, era stata creata per mietere cuori infranti al suo passaggio, reclamando tutto ciò che è suo di diritto senza fare sconti a nessuno.
Forse i suoi padroni avrebbero dovuto pensarci un paio di volte prima di depositare tra le sue mani così tanto potere, forse suo padre avrebbe dovuto farsi qualche scrupolo in più prima di venderla al miglior offerente… che a privare la Morte Rossa di tutto ciò che ha di più sacro, nel volerla annullare confinandola nel corpo di una bambola di pezza da esporre in vetrina, non va mai a finire bene.
Continuavano a ripeterle di essere paziente, di non preoccuparsi… che i mostri cattivi sono al di là del Muro e che lei era l’arma di Madre Russia per sconfiggerli.
Ma poi era accaduto l’imprevedibile: il Muro era crollato, esondando verità nascoste, travolgendola come un fiume in piena.
Natalia aveva ricordato qualcosa, poi i dubbi erano proliferati riversandole addosso tutti i fotogrammi mancanti, troppi dettagli e troppo in fretta. Il piedistallo su cui aveva posto suo padre era crollato sotto il peso dei tranelli e delle bugie, suo marito era stato sgozzato sull'altare della patria nel vano tentativo di contenerla, in un sacrificio all’epoca ritenuto utile allo scopo… ma la Morte Rossa era scesa ugualmente tra le strade, ricoprendo di sangue il selciato, macchiando la neve immacolata che in tutti quegli anni aveva celato fin troppi segreti e misfatti, implacabile e glaciale come la Siberia di cui era figlia.

So come over, just be patient and don't worry
And don't worry

Natalia non sa secondo quale criterio suo padre abbia eletto Budapest a luogo sicuro per nascondersi, se lo ritiene un posto abbastanza lontano per sfuggire dal crollo imminente del grande impero di Madre Russia.
Suo padre credeva di avere ancora un qualche tipo di controllo sul suo operato, che Natalia sia ancora la sua docile piccola ballerina progettata per ballare in punta di piedi sul cuore sanguinante degli uomini, illudendolo ma progettando con pazienza calcolatrice e morbosa ogni più piccolo dettaglio per potersi dare alla fuga senza lasciare tracce.
Natalia sa che un americano armato di frecce le sta dando la caccia, ma non aveva ritenuto opportuno avvisare suo padre del pericolo imminente o dei suoi piani per fronteggiare il nuovo alleato travestito da nemico, decidendo di abbandonarlo a cuor leggero.
Le ultime parole che rivolge a suo padre hanno il retrogusto dell’inganno in atto: lo rassicura dicendogli di essere paziente, di non preoccuparsi… omettendo che l’arma di Madre Russia ormai parteggia per gli americani, che i mostri cattivi non sono mai stati al di là del Muro, ma che ci ha convissuto sotto lo stesso tetto per troppi anni.
Gli ripete con ironia fatalista lo stesso monito con cui suo padre era solito ingannarla, il medesimo mantra che si ripete per impedire il proprio crollo nervoso, mantenendo immutata la sua solita facciata algida e imperturbabile… mentre rade al suolo tutto ciò che la circonda.

Natasha è terribilmente consapevole che la sua nota rossa grondi sangue, che si è macchiata di troppe colpe perché possano essere lavate via da qualche buona azione… non importa quante volte Clint tenti di difenderla a spada tratta dalle grinfie di Fury, ormai si è rassegnata a servire l’America, ma impuntandosi nel voler eseguire esclusivamente gli ordini del Colonnello.
La Morte Rossa ha competenze specifiche che la rendono eccezionale, ascoltando le motivazioni di Fury che le spiega che sarebbe un vero delitto non sfruttare al meglio le sue inclinazioni naturali… al di là del Muro sgretolato le permettono di avere dei sentimenti, di affondare radici, di costruirsi dei ricordi, così Natasha accetta l’accordo concedendosi di chiudere un occhio, mantenendo la propria coscienza sufficientemente pulita su tutto il resto.
Sa di chi sono le bugie che racconta, rassicurando Clint dicendogli di essere paziente e di non preoccuparsi, di chiudere anche lui un occhio sul sangue che non può fare a meno di versare.
Non importa se il sangue sparso è il proprio, con il fianco trapassato tra le strade di Odessa per colpa di una mano amata e perduta nel tempo, oppure se è l’icore violaceo degli alieni che sfrecciano nei cieli di New York.
Ripete ai compagni d’armi che sarà divertente e di non darsi per vinti… mangiando shawarma, mentre fuori dal ristorante li proclamano eroi.

Natasha credeva di sapere di chi erano le bugie che raccontava, aveva dovuto ricredersi quando i burattinai nascosti nell’ombra avevano mosso i fili, portandola al cospetto del presunto cadavere del Colonnello da cui riceveva gli ordini.
Credeva di lavorare per i buoni… disillusa e temeraria, aveva dato una mano al Capitano a radere al suolo quella che credeva casa.
Si era sporcata le mani in prima linea, stanando i mostri che l’avevano cresciuta, contrastando il fantasma del зимний солдат identificandone le origini a distanza di anni, impedendo alla scoperta di interferire con la sua missione, tentando di regolare i conti con l’inferno da cui era fuggita.
Alla fine la polvere si era assestata sui rottami fumanti precipitati nel fiume, i topi erano scappati mentre la barca affondava, lasciandola vulnerabile e senza nessuno a coprirle le spalle per la prima volta dopo troppo tempo, ergendosi a scudo del suo Capitano in mezzo ad un’aula di tribunale affollata senza che qualcuno gliel’abbia chiesto.
Quando Steve riapre gli occhi su un letto d’ospedale, lo rassicura dicendogli di pazientare e di non preoccuparsi… se ne occupa lei, mentre riassembla i cocci di ciò che rimane di sé stessa, fornendogli la prima pista per calcare le orme del fratello perduto.

No I don't want a battle from beginning to end
I don't want a cycle of recycled revenge
I don't want to follow death and all of his friends

Natasha credeva di essere arrivata ad un passo dalla morte quando aveva fiancheggiato Steve dall’alto del precipizio creato da Sokovia, contemplando il panorama sconfinato, l’aria sempre più rarefatta mentre attendevano tutti in religioso silenzio lo schianto inevitabile.
Si erano salvati, non sapeva bene nemmeno lei come… ma a battaglia conclusa non erano stati acclamati nuovamente come eroi, il danno era stato enorme, le perdite erano state troppo elevate.
Il malcontento li aveva spinti a sedimentare l’idea che aleggiava già da tempo di trasferirsi al Complesso fuori New York, ma gli avvoltoi e i problemi li avevano seguiti comunque, presentando il conto delle conseguenze derivanti dal loro operato.
Natasha conosceva abbastanza bene le dinamiche che portavano avanti le sorti del mondo da sapere a priori che, prima firmava quel pezzo di carta, prima l’incubo avrebbe avuto una fine… forse avrebbe dovuto leggere tutte le postille degli Accordi, ma si conosceva abbastanza bene dal sapere che le direttive su di lei non si applicavano mai totalmente, che in caso di necessità avrebbe sicuramente trovato il modo di piegare le regole a proprio favore.
Di certo le tempistiche non erano state dalla loro parte, prima di approdare a Vienna c’era stata una brusca sbandata verso Londra… presenziando ai funerali della leggendaria Margaret Carter.
Natasha non la conosceva poi così bene, ma si era sentita in dovere di stringere la mano a Tony in fondo alla chiesa durante l’omelia e di abbracciare Steve in mezzo alla navata ormai vuota a funzione conclusa.
Il rintocco delle campane e l’avvio del corteo verso il cimitero avevano avuto una ripercussione nefasta su tutta la sua famiglia adottiva, in un monito che rifletteva i dissapori che avevano iniziato a formarsi tra le fila dei vendicatori, mettendoli davanti alla realtà dei fatti… tutti loro si erano scoperti tragicamente fragili ed umani di fronte agli errori di ognuno, sfatando il mito degli eroi leggendari ed invincibili, rimpiangendo i tempi in cui riuscivano ancora a dormire sonni tranquilli.
Natasha aveva tentato di salvaguardare tutti loro da un disastro annunciato con ogni mezzo a sua disposizione, rendendosi conto che avevano tutti superato il limite consentito generando uno scontro armato in piena regola a Lipsia. Un conto erano i battibecchi al tavolo delle trattative, un altro era arrestare i compagni perché difendevano il libero arbitrio per cui anche lei si era battuta strenuamente fino al giorno prima… imponendosi di fermarsi prima di compiere l’irreparabile, disertando, scegliendo il male minore.
Natasha aveva taciuto colpevole di fronte ai lividi di Steve, condividendo i segreti sepolti tra i resti di un bunker in New Jersey, limitandosi a medicargli le ferite, impedendo a tutti coloro che erano rimasti di piangere sul latte versato.
La Morte Rossa si era stancata di combattere, scoprendo di aver sviluppato un rifiuto per Morte e tutti i suoi amici, desistendo e dissuadendo gli altri dal imbracciare le armi per una vendetta fine se stessa… ripiegando nella latitanza, adattandosi al minore dei mali per saldare pazientemente sottobanco i cocci di ciò che resta della sua famiglia.

No I don't want a battle from beginning to end
I don't want a cycle of recycled revenge
I don't want to follow death and all of his friends

Natasha è stanca di combattere battaglie, di generare conflitti per la giusta motivazione o di concludere guerriglie per una causa infame… dopo New York il conto dei morti era aumentato drammaticamente, spingendoli forzatamente tutti verso il baratro, invischiati dal primo all’ultimo in una spirale di vendette, non detti, lingue morsicate e unghie conficcate nei palmi.
La Morte Rossa aveva mascherato ad arte il proprio tumulto interiore, adeguandosi alle nuove regole del gioco su scala intergalattica, prodigandosi per chiudere definitivamente il cerchio a sei anni di distanza… la resa dei conti era giunta, gli invasori avevano cavalcato di nuovo i cieli di New York, finendo per spargere cenere e sangue tra le radici della giungla wakandiana.
Natasha, con le ginocchia affondate nel terreno cosparso di cenere, vorrebbe illudersi di aver abbandonato da molto più tempo la scia di sangue che colora le sue orme, continuando a ripetersi con tono sempre meno convincente che alla morte ci si abitua… ma ciò che rimane, quando la polvere si assesta, è un cumulo di resti, una manciata di bugie e fin troppe speranze infrante.

And in the end we lie awake
and we dream of making our escape
And in the end we lie awake
and we dream of making our escape
[-The Escapist]

“Hai quello che hai quando ce l’hai… sii paziente, non preoccuparti”... prova a ripetersi il mantra per un'ultima volta, ma le parole di auto-consolazione suonano vuote alle sue stesse orecchie, rinunciando anche a quell’ultima terribile bugia… abbandonandosi alla valle di lacrime, naufragando in acque sconosciute.



Commento dalla regia:
Con mio sommo piacere annuncio la conclusione di questa raccolta, ringrazio di cuore chiunque mi ha seguita fino a qui e tutti coloro che hanno recensito e/o inserito la storia tra le preferite/ricordate/seguite! <3
Non mi dilungo troppo sui sentimentalismi, passando subito alle informazioni pratiche: questo capitolo è il punto di partenza e allo stesso tempo il punto di arrivo dell’intera raccolta, non a caso la canzone conclusiva dell’album riassume e condensa le tematiche sviluppate nei capitoli precedenti, come non è un caso che questo brano sia associato a Natasha, che si è sempre mossa nell’ombra legando con un filo rosso tutti i membri male assortiti della famiglia alquanto disfunzionale degli Avengers.
Il testo, il mio scritto e il sound della canzone sono legati a doppio filo, in questo capitolo molto più che nei precedenti, quindi ci tengo a sottolineare che la suddivisione dei tre paragrafi centrali corrispondono a quei due picchi sonori intraducibili a parole cantate.
Per quanto riguarda il primo paragrafo, la mia pignoleria per i dettagli mi impone di spiegarvi i retroscena per i meno ferrati in materia di fumetti: Natalia (classe 1928) entra nel programma Vedova Nera da bambina su ordine del patrigno guadagnandosi l’epiteto di “Morte Rossa”, la rivolta adolescenziale viene sedata con la cerimonia di laurea, lasciando scaturire la scintilla per generare i primi dissapori con i capi del Cremlino, culminando con le conseguenze nefaste della sua relazione con il Soldato d’Inverno… risvolti traducibili con un matrimonio combinato, un reset mentale e la successiva dipartita del marito nel tentativo (fallimentare) di asservirla nuovamente alla causa di Madre Russia. A seguire, menzioni speciali di vario genere, distribuite tra: il Muro di Berlino, il ‘91, Budapest e Clint, i primi anni allo SHIELD, fino agli eventi conosciuti ai più.
Detto questo, confido che quest’ultimo capitolo sia stato di vostro gradimento, nella speranza di essere riuscita a trasmettervi anche solo una piccola parte dell’amore che provo verso questi personaggi!
Buon “Avengers - Endgame” (e probabile collasso emotivo relativo) a tutti, baci,
_T <3

   
 
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