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Autore: Bloody Wolf    23/04/2019    7 recensioni
Una breve OS nata dopo il finale di Devil May Cry V (5), quindi sì direi che, per chi non ha visto o giocato al gioco fino all'ultima missione, c'è uno SPOILER grande come una casa.
Vi ho avvisato io eh.
E' ovviamente senza pretesa perchè è molto senza senso alcuno e non so nemmeno perchè la mia mente me l'ha fatta scrivere quindi eccomi qui a presentarvela con umiltà.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dante, Vergil
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Spoiler per chi non ha visto o giocato Devil May Cry 5 quindi vi prego U.U
 

“Dont’ you dare say it!”

“Jackpot!”

 

Il fato era stato crudele con loro, due fratelli, due gemelli, due parti della stessa anima, divisi ma uniti nonostante tutto.

Quante volte le loro spade si erano ritrovate a scontrarsi con foga per differenti motivi senza portare mai a nulla?

Quante volte si era incontrati, si erano parlati sfiorandosi e facendo piangere quella ferita che li aveva separati?

Si erano amati e odiati su piani estremamente differenti, gli estremi erano così dolorosi da lasciare l’amaro in bocca ogni volta che si incontravano.

“E’ davvero mio figlio?”

I demoni si erano placati, si erano ritirati, molto probabilmente per tornare ad attaccare tra poco ma quella domanda stava martellando nella testa di Vergil, sapeva che non era una vera e propria domanda ma era più una sorta di risposta a quel caos che aveva nella testa.

“Testardo, per nulla ubbidiente e con ideali più potenti del suo stesso corpo… assomiglia a qualcuno non credi?”

Dante si ritrovò a coprire quella breve distanza che li divideva e, appoggiata una mano sulla spalla di quella parte di sé, si ritrovò a sorridere stringendo quella mano con quel qualcosa che somigliava ad amore ma che sapeva anche di tristezza.

“Vergil, so che con te sarà sempre così ma… mi sei mancato.”

Si erano persi e ritrovati troppe volte per credere che quella sarebbe stata l’ultima, sarebbe stata l’ennesima ma lì, in quel limbo demoniaco lontani da quel mondo che li aveva visti crescere, erano liberi di essere solo due mezzi demoni, due poteri e due menti diverse quanto complementari.

Vergil si ritrovò a spostare lo sguardo dalla distesa di nulla che li circondava per puntare i proprio occhi, così simili ed identici a quelli del gemello, in quelli dell’altro.

Incrinò le labbra mostrando un leggero sorriso nei confronti di quel fratello, i suoi occhi addolcirono i contorni di un poco ritrovandosi a parlare con voce cauta e ferma.

“Nonostante io sappia che me ne pentirò a vita… anche tu a me Dante.”

Il rosso si mosse facendo quell’ultimo passo che lo divideva dall’altro, strinse le braccia attorno a quelle spalle larghe e lasciò che il proprio volto si nascondesse vicino al collo di Vergil.

Titubanti le braccia del gemello andarono a cingere quella schiena possente, lasciando che i propri occhi si socchiudessero mentre l’odore dell’altro gli scorreva nella testa e nel sangue come la peggiore delle droghe.

Non c’erano parole da spendere o da mostrare, c’era solo quel flebile legame che niente e nessuno sarebbe mai riuscito a recidere, loro erano i figli di Sparda e come tali sarebbero morti.

“Dovrei odiarti sai, Ver?”

La voce calda e rassicurante di Dante sembrava essere tornata a quella di quando erano dei semplici bambini, erano cambiato tutto da quei giorni felici, sui loro volti si intravedevano i primi segni di vecchiaia e nei loro occhi si leggeva quella stanchezza che li conduceva sempre lì, vicini a cercarsi, dipendenti uno dalla vita dall’altro…

Si odiavano, si amavano, si ferivano e si uccidevano a vicenda eppure tornavano sempre, come in un cerchio che senza fine si ripete: sofferenza e piacere, sangue e piombo.

“Sei libero di farlo, Dante.”

Si allontanarono di poco senza staccare le proprie mani dal corpo dell’altro, era sempre doloroso per loro ritrovarsi perchè sembrava quasi che le loro anime si allungassero tra loro per reclamare quella pace e quel silenzio che serviva loro per leccarsi quelle ferite da lungi inferte.

“Resta questa volta… V era troppo intellettuale per i miei canoni.”

Vergil ridacchiò scuotendo leggermente il capo, avere a che fare con Dante alle volte sembrava di avere tra le mani lo stesso bambino che, anni addietro, non era in grado di pensare prima di parlare.

“Non sei mai stato quello intelligente tra noi.”

Il mezzo demone in blu lasciò scivolare una mano verso la schiena del fratello afferrando una delle due pistole e, puntando alla cieca, sparò colpendo in pieno volto un demone di basso livello.

“E io che pensavo che volessi avvicinarti a me, abbracciarmi... prima regola di avere a che fare con te...”

Dante afferrò l’altra pistola scivolando di fianco all’altro poggiando la schiena contra la sua e puntando dall’altro lato ridacchiando emozionato da tutto ciò che lo circondava.

“Mai credere a ciò che fai, serpe che non sei altro.”

Vergil sorrise combattendo contro quei demoni che sembravano spuntare da ogni angolo e ombra, si stavano facendo forza uno con l’altro, si incoraggiavano e si spronavano ogni volta che i loro sguardi e i loro corpi si sfioravano, si muovevano come se fossero un solo corpo.

“Potrei offendermi…”

Dante si ritrovò a sorridere a quella provocazione, suo fratello se l’era presa con lui per qualsiasi cosa, fin da quando aveva memoria Vergil era quello che si arrabbiava facilmente e che saltava a conclusioni a cui il suo cervello, nonostante fossero gemelli, non riusciva nemmeno a concepire.

Dopo tutti quegli anni in cui erano rimasti divisi ora erano lì, a combattere assieme, l’uno la spalla dell’altro e, in un attimo di tregua, il rosso parlò con tono divertito e scherzoso, consapevole che suo fratello avrebbe riso.

“Non ti ho mai visto sorridere così tanto, diventare padre ti ha reso di buon umore, Ver?”

L’occhiata divertita da parte di quello lo fece scoppiare a ridere e, in pochi secondi, entrambe ridacchiavano seduti spalle contro spalle con la testa abbandonate sulle spalle dell’altro.

Il silenzio calò tra loro come un velo, non era pesante o teso, era lì, a riscaldare e a sanare quella ferita dell’anima che lambiva entrambe.

“Mi sono sentito tradito, abbandonato da tutti quella notte… mi sono chiesto più volte cosa avresti fatto tu al mio posto.”

Dante chiuse gli occhi a quella rivelazione mentre il dolore dei ricordi gli scorreva in testa come il peggiore dei veleni, si ritrovò a stringere il pugno guardandosi attorno e negando con quel capo che sfiorava ancora quello del gemello.

“Mi sono chiesto milioni di volte se potevo fare qualcosa per te, ho passato anni a spacciarmi come Tony ma dentro di me mi chiedevo dove tu fossi, se eri ancora vivo o eri morto quella notte…”

Vergil si alzò facendo sbilanciare Dante che scivolò con la schiena a terra, si guardarono e, se da un lato c’era un sorriso di scherno, dall’altro c’era uno sguardo di disapprovazione verso quello “scherzo” infantile e inutile.

Sospirò prima di guardarsi attorno con occhi vacui e lontani, occhi che guardavano un passato che era andato e che doveva solo essere dimenticato per poter lasciare spazio a quel presente che, attimo dopo attimo, si muoveva verso loro con impellenza.

“Dante, ho passato la mia intera vita alla ricerca di un potere più grande, un potere che mi sarebbe servito a difendervi e solo riunirmi con V mi ha reso consapevole del male che ero pronto a farti.”

Tutta la loro storia era una conseguenza di quella notte, tutto era iniziato lì ed era quasi come se l’intero destino fosse stato diramato da quelle poche ore in cui il fuoco aveva lambito quella casa, in quel susseguirsi di tempo che aveva portato i demoni ad uccidere quella madre che li aveva cercati di proteggere, minuti che li aveva visti tramutarsi da gemelli a nemici.

“E’ una dichiarazione di amore? Oppure mi stai dicendo spassionatamente che sono più forte di te?”

Vergil si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo, cominciando a camminare per allontanarsi da quella metà che riteneva odiosa e a dir poco fastidiosa.

Si dovette fermare per via di alcuni demoni che gli intralciavano il cammino, i demoni erano sempre in mezzo a loro, nel passato e nel presente,non c’era un singolo combattimento che non contasse quelle odiose creature.

“Fastidioso e petulante, ecco cosa sei Dante.”

La risata giunse alle orecchie di Vergil in modo cristallino e spensierato, lo osservò con la coda dell’occhio prima di distruggere quei pochi demoni che si erano azzardati a intralciargli il cammino.

Si teneva lo stomaco continuando a ridere a bocca aperta e lacrime agli occhi, era così strano essere lì, in quel mondo demoniaco assieme a combattere per lo stesso motivo…

“Serioso e troppo arrogante, ecco cosa sei Vergil.”

Gli occhi di quest’ultimo si strinsero a sottili fessure mentre un leggero ringhio si innalzava dalla sua gola con contegno, quell’idiota era l’unico che riusciva a mandarlo fuori dagli schemi e la cosa lo rendeva sempre scontroso.

Stava per rispondergli quando la voce di un demone lo richiamò da quel loro battibecco, si ritrovò a voltarsi per guardare quel fratello che, ridacchiando indicava con la punta della spada il demone che se ne stava accucciato alla loro destra.

 

L’orda demoniaca si placò e, quasi guidate da vita propria, le lame delle loro spade si scontrarono, generando un rumore metallico e stridente.

I fendenti si susseguirono come in una lenta danza macabra, Dante colpì la spada del gemello respingendolo indietro con il fiatone.

“Punto per Dante! Sono sopra di uno.”

Vergil si ritrovò in ginocchio a puntare la spada a terra e rimanere così, fermo anch’esso con il fiato corto, rispose al gemello con tono piccato e vagamente infastidito.

“Dove hai imparato a contare? Siamo pari.”

Il rosso barcollò leggermente sulle gambe stanche, piegandole e lasciandosi sedere a terra con un tono stanco ma divertito.

“Sai, inizio a pensare che tutto ciò non avrà mai fine.”

Anche Vergil si mise seduto, a pochi metri dall’altro guardandosi con occhi di chi ne aveva passate tanto ma che erano pronti a passarne ancora altrettante seppur insieme.

“Forse. Abbiamo un sacco di tempo.”

Sulle labbra di entrambe si andò a disegnare un sorriso che debole cresceva sempre di più di fronte a quella semplice frase che segnò la fine di quella pausa che si erano presi per riprendere fiato.

Si rialzarono e le loro spade si scontrarono nuovamente, con forza e con decisione facendo sentire quelle due anime perdute nuovamente una cosa sola.

Il fragore metallico si interruppe solo quando le lame cozzarono nuovamente e i due giovani si ritrovarono ad utilizzare entrambe le mani per tenere la propria spada per imprimere quella forza che prepotentemente stavano facendo valere.

Sui loro volti c’erano due sorrisi emozionati ed eccitati che, però, andarono a scemare quando attorno a loro altri demoni iniziarono ad accalcarsi obbligandoli a dividersi e a combattere quella nuova “minaccia”.

Dante evitò un fendente diretto ad un demone vicino a lui spostando il capo con naturalezza osservando l’espressione del gemello e, sorridendo, capì che, nonostante tutto erano così tanto connessi nel profondo da sapere esattamente cosa stesse per dire l’altro.

“Non osare dirlo!”

Vergil alzò la voce per dire quelle tre parole come se esse potessero fermare quel gemello dal dire qualcosa di così inutile e loro.

Era consapevole che ogni volta andava a finire in quel modo e si ritrovò ad impugnare le sue due fidate pistole ed incrociati i polsi decretò la fine di quel povero demone che aveva di fronte con un sorriso schiacciante e decisivo.

“Jackpot.”

 

Fine.



Note "autrice"
Questa cosa nasce dall'ultimo pezzo dell'ultima missione, loro parlano e, praticamente l'ultima parte, sono loro dialoghi.
E' un videogioco che non viene doppiato ma solo sottotitolato quindi se volete guardare quell'ultimo pezzo di combattimento che giuro che fa venire le lacrime andate a guardarvelo.
Allora questi due zucconiio li ho sempre shippati a mille, li ho sempre adorati perchè in fondo si osno sempre inseguiti tra ideali diversi e fazioni contrapposte e Vergil in un momento di quest'ultimo capitolodella saga lo ammette, voleva solo essere amato di più e si chiede cosa avrebbe fatto Dante a ritrovarsi in quella sua condizione di abbandono e di dolore in cui ha vissuto per anni.
Ok, detto ciò me ne vado a sotterrarmi perchè è giusto così, come rovinare un gioco così meraviglioso come Devil May Cry 5? Basta che ci scrivo sopra io yeeeeeeeeeeee
Addiooooooooooooooooo
 
   
 
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