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Autore: Caterina_98    28/04/2019    0 recensioni
Passano gli anni, si consuma la passione, finiscono i pacchetti di sigarette di Louis e terminano le melodie delle canzoni di Harry, ma non l’amore.
L’amore è eterno.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La fama e i soldi non hanno cambiato Louis: gli piace pensare che sia stata la vita a cambiarlo, ma non vuole apparire pretenzioso.

È uno scrittore, uno di quelli che fanno inaspettato successo con un romanzo commerciale e danno il via ad una carriera di best seller da esposizione, amati dal pubblico ed elogiati dalla critica.

Louis non è mediocre.

Qualcuna delle cose che ha scritto lo è, ma non lui.

Lui è sincero, eclettico, versatile.

È capace di scandagliare gli animi dei lettori e scavare nelle viscere della realtà.

Glielo diceva sempre: “Ho incontrato tante persone nella mia vita, ma ti assicuro Lou, nessuno è stato in grado di raccontarmi il mondo nel modo in cui lo fai tu”.

Lo chiamava Lou e lo baciava sulle labbra, e ogni volta aveva la tentazione di dirgli che lui, il mondo, era capace di raccontarlo, ma solo grazie ai suoi occhi verde brillanti aveva imparato a viverlo.

Era così innamorato che non si vergognava nemmeno di pensare a ridicolaggini smielate come quella.

Era innamorato. Perché ora non lo è più. Non di lui.

Certe volte si aspetta ancora di sentirlo armeggiare con le chiavi di casa, al rientro dalla sala di registrazione o da una delle sue corse mattutine— alle quali lui si è sempre rifiutato categoricamente di partecipare-, vederlo sgusciare nel soggiorno ed avvicinarsi al divano sul quale sta lavorando, per salutarlo con un bacio. 

Una routine di piccoli momenti e tocchi delicati che conservavano gelosamente.

Prima di rendersi conto che quella non è più casa sua, e il mazzo di chiavi che gli apparteneva e che ha tenuto nelle tasche dei jeans per quattro anni, è ancora accantonato sul mobile all’ingresso, dove lo ha posato prima di uscire per sempre.

I primi mesi, Louis lo ha lasciato lì sperando che tornasse a riprenderselo, ed ora non ha più un motivo per trovargli un posto alternativo.

È consapevole del fatto che sia piuttosto ridicolo rifiutarsi di chiudere sul fondo di un cassetto un mazzo di chiavi inutilizzate da mesi, ma è uno scrittore che è stato deluso dall’amore, spera sia giustificato.

Non ha smesso di credere nell’anima gemella, ha smesso di... aspettare Harry.


 

I più importanti mutamenti della sua vita sono scanditi dalla pubblicazione di romanzi di successo, che si sono modellati nella sua mente in seguito a novità che hanno caratterizzato la sua esistenza sulla terra.

Scrive perché è l’unico modo che ha di raccontarsi.

Louis, ha iniziato a scribacchiare sin da quando ha imparato come mettere in ordine le parole di una frase, prima sui diari rosa glitterati che rubava dalle stanze delle sorelle, e poi su ogni superficie che potesse accogliere i suoi pensieri: pezzi di carta, libri universitari, Moleskine dalla copertina consunta, file sul suo portatile, note sull’Iphone dagli angoli sbeccati per tutte le volte che lo ha fatto cadere.

La sua mano corre inconsapevolmente alla tasca della giacca in cui tiene il cellulare, o ad una delle penne mangiucchiate che dissemina ovunque lungo il suo passaggio, per imprimere nero su bianco qualsiasi cosa gli passi per la mente.

Parola dopo parola, riga dopo riga e paragrafo dopo paragrafo, finché da tutto quel caos di pensieri, riesce a trarne un’idea da dare in pasto alla sua casa editrice. 

Le opere migliori le ha create nel ‘periodo Harry’ – si sente un po’ Picasso quando scompone la sua vita in periodi, ma non resiste alla tentazione– perché il riccio era diventato la sua musa ispiratrice e, con le sue mani grandi a massaggiargli i muscoli della schiena, era così facile riordinare i pensieri.

Era anche merito del sesso – o amore, comunque vogliate chiamarlo –, quello era davvero soddisfacente. Ed è certo di aver letto lo studio di una qualche università americana che conferma che un corpo appagato migliora le capacità creative e stimola la memoria. 

Una consapevolezza gli attraversa la mente: Harry lo ha cambiato, molto più della fama che ha ottenuto con i suoi libri.

Sta pensando a tutto questo perché – maledetta sia la popolarità– non c’è modo di chiudere Harry dentro un cassetto nascosto della sua mente e dimenticare quello che sono stati.

Non può sperare di dimenticare nemmeno le forme toniche e perfette del suo corpo, che per anni aveva sfiorato e baciato con riverenza.

Non quando Harry è uno dei cantanti più famosi della sua generazione, ed internet è pieno di notizie e foto che lo riguardano.

Perché, l’imprevedibilità delle circostanze ha voluto che poco più di cinque anni prima, l’autore dell’ultimo successo editoriale si innamorasse dell’unico uomo –attualmente in vita – in grado di infiammare gli animi del mondo con solo un cardigan Gucci modello retrò, dello smalto mangiucchiato sulle unghie e la sua voce roca e profonda. 

E lui lo aveva ricambiato, con tutto l’amore possibile.

Avevano vissuto una di quelle storie d’amore degne dei romanzi rosa per adolescenti, che Louis evitava come la peste, ma che indosso a loro acquisiva quel tono poetico e reale, che li rendeva invidiabili.

Si spruzzava il profumo prima di andare a dormire perché Harry infilava sempre il volto nella piega del suo collo e mugugnava di piacere per l’intensità di quell’odore così familiare. 

Aveva persino anticipato la sua sveglia di un’ora, perché sapeva che Harry amava condividere con lui il momento della colazione, e per nessun motivo al mondo si sarebbe privato della sua vista con i capelli scompigliati dalla corsa appena terminata e i pantaloni attillati ancora indosso, mentre armeggiava ai fornelli. 

Lo aveva amato, incondizionatamente e totalmente, e si era sentito amato.

Poi, quattro anni dopo, così come li aveva uniti, la vita li ha divisi.

Era stata una conversazione strana. Si erano seduti come ogni sera ai due lati del divano, le gambe intrecciate in mezzo a loro a sfiorarsi:

“Dobbiamo parlare.” la voce più roca del solito e gli occhi languidi. “Di noi.”

Louis aveva annuito, sapeva che questo momento sarebbe arrivato.

I secondi erano scanditi dal ticchettio greve delle lancette dell’orologio in legno lavorato, una voragine tra i loro corpi.

“Ti ho amato con tutto me stesso Lou, non ti ho mai mentito sui miei sentimenti, ma credo che le cose tra di noi siano cambiate.” fece un respiro profondo. “Sento di non appartenere più a questo legame come un tempo.”

Louis aveva annuito di nuovo, la gola più stretta del normale, nessuna suono era uscito dalle sue labbra mentre elaborava le parole di Harry.

Le cose tra di loro non erano più le stesse da qualche settimana, ma aveva egoisticamente sperato che il riccio avrebbe concesso a se stesso più tempo per sistemare le cose. 

“Penso di averti donato tutto ciò che avevo e che l’amore sia semplicemente finito.” la voce spezzata sulle ultime sillabe, gli occhi bassi.

Una lacrima aveva rigato il viso del maggiore, perché era un inguaribile romantico e uno scrittore di romanzi, e non poteva accettare che l’amore fosse finito.

Per intere notti aveva convinto se stesso che fosse una crisi di coppia passeggera, una nuvola scura a sporcare il cielo limpido, un breve temporale estivo, un’incomprensione da risolvere.

Mentre Harry lo aveva appena trasformato nel plumbeo cielo inglese attraverso cui è impossibile vedere il sole.

Lo guardava, quegli stessi occhi che lo avevano trovato la notte del loro primo incontro, quegli occhi che lo avevano messo a nudo, spogliato delle sue paure, senza bisogno che le mani gli togliessero i vestiti, gli stessi che erano in grado di illuminare anche le sue notti più buie.

Louis avrebbe riconosciuto il suo sguardo in qualunque angolo del mondo, ma quando sollevò gli occhi blu nel suo verde lo trovò sbiadito e umido di lacrime, e tutto ciò che fu in grado di percepire fu la voragine che lo inghiottiva dall’interno.

“Dì qualcosa, Lou, qualsiasi cosa!” lo supplicò. “Urlami contro, insultami, cacciami di casa, ma dì qualcosa.”

“Credevo avrebbe fatto meno male.  Ogni cosa è destinata a finire, ma pensavo che noi due saremmo stati un’eccezione.” un singhiozzo aveva lasciato le labbra del minore.

“Vieni qui.”

Erano rimasti abbracciati per ore, avevano condiviso lacrime e ricordi passati insieme, pelle contro pelle beandosi del calore familiare e di quel profumo che avevano imparato ad associare a ‘casa’.

“Quando lo hai capito?” aveva trovato il coraggio di chiedere Louis.

“Quando facevamo l’amore, non ti sentivo più mio. Tutto questo è diventato un’abitudine, e non riesco più a sopportarlo.”

Si erano baciati, e per un momento soltanto nei loro cuori era brillato un barlume di rinnovata speranza.

La mattina dopo Harry aveva posato le sue chiavi sul mobile accanto alla porta d’ingresso e baciando Louis un ultima volta, era uscito.

Punto, a capo. 


 

È così che doveva andare.” aveva battuto Louis, con gli occhi lucidi, sull’ultima pagina del libro che ha segnato quel cambiamento, in quelle righe che ancora oggi racchiudono la sua storia senza mai nominarlo.

Venticinque ore dopo il rilascio del romanzo sul mercato – quando ormai i loro fan si erano abituati a non vederli più insieme – aveva ricevuto un messaggio: “Mi dispiace, non avrei voluto finisse in questo modo, ma è così che doveva andare.”

Il riccio lo aveva letto quella notte, come faceva sempre quando comprava un libro che stava aspettando da tempo e gli riservava le ore di buio per assaporarne ogni parola.

Aveva capito parlasse di loro, o forse lo aveva sempre saputo.

E aveva citato le sue parole.

Non era la prima volta, Harry utilizzava spesso le frasi dei suoi libri che più lo avevano colpito, e Louis non se ne era mai lamentato, estasiato dalla voce dell’amore della sua vita che dava un tono a ciò che aveva scritto, ma questo non gli aveva impedito di ritrovarsi a singhiozzare per qualche minuto con il cellulare stretto tra le mani, quella mattina.

Si era concluso così, con la parola fine scritta a computer su una pagina intonsa.


 

Con uno scatto il liscio preme il tasto ‘home’, guarda il viso di Harry scomparire dallo schermo del cellulare e con esso i pensieri che gli invadono la mente.

Tutto questo appartiene al passato, Louis lo ha superato.

Adesso è tempo di un nuovo romanzo.

Ora c’è Calvin al suo fianco, con i suoi occhi azzurri brillanti, il sorriso morbido, la risata acuta e quell’aria giovanile e spensierata che non abbandona mai il suo viso. 

Si frequentano da poco più di quattro mesi, perché dopo la rottura con Harry aveva trascorso intere settimane chiuso in casa a crogiolarsi nel suo dolore e altrettanto tempo prima di trovare la forza di baciare altre labbra senza sentirsi sporco.

Ora, pensa di amarlo.

Però, le chiavi di casa non ha ancora avuto il coraggio di dargliele. 


 

Riceve la chiamata tre giorni dopo. È stravaccato sul divano del salotto, una gamba gettata oltre la testiera e il computer appoggiato sullo stomaco, mentre aspetta che il suo ragazzo torni con le pizze per la cena, quando il telefono inizia a vibrare. Non si preoccupa di leggere il nome sullo schermo e trascina il pulsante verde senza prestare attenzione.

“Pronto?”

“Louis, sono Niall.” una voce calda e allegra gli giunge alle orecchie.

“Ehi amico, come stai?” Niall è un cantautore, glielo aveva presentato Harry qualche anno prima ed era bastato poco perché diventassero amici: Louis pensa sia una delle persone migliori che conosca.

“Bene amico, ascolta, a breve inizierò il mio tour e ho organizzato una piccola festa a casa mia il prossimo venerdì, un buffet e qualche brindisi, nulla di troppo impegnativo, sei dei nostri?” Louis può quasi immaginarsi i suoi occhi azzurri pieni di eccitazione.

“Puoi contarci! Non posso mancare.” risponde senza pensarci, con un gran sorriso a tirargli le guance.

“Grazie amico, a venerdì.”

La chiamata si chiude e Louis impiega un tempo incredibilmente breve a rendersi conto di quello che ha appena fatto, l’ombra del sorriso sul suo volto muta in una smorfia preoccupata. Afferra uno dei cuscini accanto a sé e se lo schiaccia in volto, per soffocarci dei lamenti.

Ed Harry torna ad affollare i suoi pensieri, mentre le pizze e un altro paio di occhi vengono dimenticati.


 

Era stato tutto così semplice la prima volta. Louis, troppo giovane e ancora inesperto sul mondo dei vip, alle prese con il successo del suo primo libro, aveva partecipato ad un gala di presentazione dell’attesissimo romanzo di un collega già iniziato nel mondo della scrittura di successo, e tra antipasti di classe e qualche bicchiere di champagne di troppo, si era ritrovato con lo sguardo incastrato negli occhi verdi di un giovane, in piedi dal lato opposto della sala. 

Come lui, anche Harry stava cavalcando l’onda dei suoi primi successi, uscito vincitore da un talent show televisivo, stava lavorando ad un album musicale di tutto rispetto e organizzando un tour di concerti in giro per l’Inghilterra. 

Lo aveva scoperto qualche ora più tardi, quando lo sconosciuto dai ricci morbidi e le mani grandi lo aveva raggiunto sull’ampio balcone in cui si stava concedendo una sigaretta.

Gli aveva allungato il pacchetto senza proferire parola, ma il compagno aveva scosso il capo.

“Non fumo, sono venuto per conoscerti.” Louis gli aveva sorriso mentre spegneva la sigaretta che gli pendeva dalle labbra e si passava una mano tra i capelli scompigliati dalla brezza primaverile.

“Sono Louis, piacere di conoscerti.”

“Harry.” aveva risposto, allungando una mano in mezzo a loro.

La manica della camicia si era sollevata leggermente lasciando intravedere l’inchiostro di un tatuaggio sul polso e Louis si era chiesto cos’altro nascondesse quel sottile strato di tessuto azzurro. 

Avevano parlato per ore: delle rispettive carriere, dei progetti per il futuro, del clima inglese. Avevano commentato le facce annoiate dei partecipanti, bevuto altro champagne, riesumato ricordi adolescenziali e riso di se stessi, mentre l’imbarazzo iniziale lasciava il posto a sorrisi sinceri e sguardi intensi.

Harry gli aveva raccontato di essere cresciuto in un piccolo paese nel Cheshire, e di essersi trasferito a Londra solo da pochi mesi, dopo il contratto con la casa discografica. Condivideva l’affitto di un modesto appartamento con un promettente cantautore irlandese e non aveva amici nelle zone, così aveva finito per prendere l’abitudine di andare a correre a zonzo per la città ogni volta ne avesse l’occasione. 

Harry amava la fotografia, l’arte e la cucina, non capiva la matematica, odiava il traffico di Londra e non aveva mai letto il romanzo di Louis. 

“Non voglio accelerare le cose Louis, ma mi piacerebbe rivederti.” gli aveva confessato Harry molto tempo più tardi, appoggiato alla balaustra in ferro battuto dello stesso balcone sul quale si erano conosciuti.

Il liscio gli aveva accarezzato una mano, il sorriso brillo ad illuminargli il viso.

“Anche tutti i giorni.”

Ed era andata esattamente così, fino a che avevano imparato a vivere per due.


 

Questa volta è diverso, nel mezzo ci sono quattro anni di tocchi premurosi, di baci infuocati, di ‘ti amo’ sussurrati pelle contro pelle.

Ci sono pianti, urla, gemiti, silenzi, e tutto l’amore che Louis avesse mai provato.

Come sarebbero potuti stare nella stessa stanza senza la possibilità di toccarsi?

Come sarebbe potuto bastare uno sguardo?


 

Si tira a lucido, con i capelli acconciati morbidi sulla fronte e una camicia azzurro polvere che gli tira nei punti giusti; indossa dei pantaloni dal taglio elegante, blu notte, adatti perché le rotondità perfette delle sue natiche si intravedessero senza essere volgari.

Si sta sistemando il colletto della camicia con attenzione, orgoglioso del risultato, quando incrocia il suo sguardo assorto dentro l’immagine riflessa nello specchio.

Lo sta facendo per Niall, non deve dimostrare nulla a nessuno e non teme il giudizio di nessuno.

Non è così?

Sospira mentre afferra la giacca e il mazzo di chiavi prima di dirigersi verso la sua auto. 


 

La festa è esattamente come se l’era aspettata: intima, piena di alcool e divertente.

Un po’ come il proprietario di casa che, in piedi sul divano con una bottiglia piena per metà di birra dorata, canta e si dimena a ritmo di musica.

Niall è la persona più orgogliosamente irlandese che Louis abbia mai conosciuto: pensa sarebbe capace di decorare il palco sul quale si esibirà con una riproduzione mastodontica di un quadrifoglio gigante per rendere onore alle sue origini, ma mentre lo guarda ballare e ridere di gusto, non può che provare un moto di orgoglio verso ciò che ha costruito per il suo futuro.

Ha lottato con le unghie e con i denti per potersi sedere alla sedia dei vincitori, lavorando duramente per rendere la sua musica lo specchio della sua anima, ed ora, a braccetto della sua fidata Gibson elettrica, è pronto per portare la sua arte nelle più grandi arene del mondo.

Sono sufficienti pochi attimi perché i suoi occhi riconoscano tra i corpi stretti nel soggiorno la figura slanciata di Harry, è attratto da lui con la stessa forza con cui il sole attrae a se i pianeti— non ha scelto a caso la metafora, perché Harry non è una semplice calamita, no, ha sempre pensato fosse il sole-.

Lo guarda mentre canta a pieni polmoni e anche se non la sente, Louis, può immaginare la sua voce profonda che raggiunge anche le note più alte.

Indossa una camicia rosa a pois bianchi, che non può passare inosservata e il maggiore sente l’irrefrenabile voglia di ridere di fronte a quel quadro di innocenza e fanciullezza sotto cui, sa, si nasconde l’animo tenace di un leone e un corpo che potrebbe scaldare anche l’Antartide. 

Erano bastati pochi secondi a Louis per rimanere incantato dagli occhi verdi di Harry, una manciata di minuti per trovare affascinante il suo sorriso gentile e l’abitudine di riavviarsi i ricci con la mano, qualche ora per apprezzare il suo modo di parlare lentamente, e poco più di una settimana per eccitarsi di fronte alla sua nudità.

Lo aveva ammirato, centimetro dopo centimetro, accarezzandone l’epidermide e baciandone ogni imperfezione, ogni piega, ogni angolo.

Harry possiede una personalità che riempie le stanze, sta al centro dell’attenzione senza risultare saccente, ha sempre una parola gentile per tutti, sa come far sentire gli altri a proprio agio, ma conosce il suo corpo, e sa che potere ha sulle persone.

Sfrutta le sue qualità e Louis non è mai stato capace di resistergli. 

È immorale, e decisamente ingiusto nei confronti di Calvin, che in questo momento crede di aver lasciato il fidanzato in mano ad innocui amici di vecchia data. 

E lo sa, che è stato meschino anche digli una mezza bugia, ma è giustificato: odia le scenate di gelosia.

Resta in disparte per qualche secondo, con lo sguardo puntato verso la stanza attrezzata a pista da ballo, ma la calma si rompe bruscamente nel momento in cui Niall si volta nella sua direzione e lo vede.

“È arrivato Lewis!” lo indica, storpiando completamente la pronuncia del suo nome, nonostante tutti i tentativi, per spiegargli che è un nome francese, e gli innumerevoli “Sì, ma qui siamo in Inghilterra.” ricevuti in risposta.

“Prenditi una birra e vieni qui con noi, Louis.” lo apostrofa nuovamente il proprietario di casa mentre scende dal divano, e afferrata una bottiglia ancora piena gliela mette tra le mani.

“Non agitarti Irlanda, stavo assistendo al balletto, pensavo ti saresti lanciato in uno spogliarello.”

“Per quelli sei tu il migliore.” ridacchia allora, lanciando un occhiata ammiccante ad Harry, che è completamente assorto nei suoi pensieri con lo sguardo fisso nella loro direzione.

Un irlandese e una birra, non dovrebbero mai trovarsi nella stessa frase.

Sono passati cinque minuti e vorrebbe già sprofondare dieci metri sotto al pavimento. Perfetto.

Qualche ora, diversi balli e troppe birre dopo, Louis si ritrova sulla terrazza, con il filtro di una sigaretta stretto tra le labbra e il vento autunnale a raffreddare il velo di sudore che gli imperla il collo.

Non pensa a nulla, lascia che il silenzio della notte svuoti la sua mente, mentre aspira il fumo e lo soffia verso il cielo.

È riuscito ad evitare il contatto diretto con Harry fino a quel momento, ma maledice se stesso qualche minuto più tardi, quando Niall fa il suo ingresso trionfale imprecando in qualche dialetto irlandese, sorretto per un gomito dal riccio.

“Guarda Harry, c’è Louis.” biascica al suo orecchio, in un tono decisamente più alto del normale.

“Lo vedo Niall, grazie.”

E no, Lo stomaco di Louis non si stringe un po’ al sussurro roco che lascia le labbra del riccio.

“Gloriosamente ubriaco!” ridacchia.

Spegne la sigaretta e la getta nel vuoto della strada sotto di sé, prima di ricordare quanto Harry odiasse quella maledetta abitudine di non gettare mai i mozziconi nei cestini.

“Scusa.” sussurra senza pensarci, incrociando per pochi attimi i suoi occhi verdi.

“Louis, lo sai che la prossima settimana vado in tour?”

“Sì Irlanda, dannazione, stiamo festeggiando per quello.” Harry si lascia andare ad una risata rumorosa e dopo più di un anno dall’ultima volta che l’ha sentita, a Louis sembra possa illuminare anche quella notte cupa. 

“E lo sai che anche Harry sta preparando il suo?” 

“Ah sì?” 

“Sei un guastafeste, idiota.” una gomitata nel costato del cantante lo lascia traballante sul posto “Non è ancora nulla di organizzato, ci sto lavorando.”

“Sono felice per te, Harry, farai un ottimo lavoro.” riesce a dire Louis.

Niall sembra essersi ripreso dal dolore inflittogli dal riccio perché alza di scatto la testa.

“Harry, ci canti qualcosa?” chiede con gli occhi pieni di trepidazione “Siamo i tuoi amici, ci meritiamo un’anticipazione.”

“Dovresti farlo tu Niall, è la tua festa.”

“Non dire stronzate, sono troppo ubriaco per suonare.” poi, semplicemente, afferra le mani di Harry e Louis e li trascina incespicando dentro casa, mentre la storica coppia di amanti si guarda confusa, dimentica per un istante del muro che hanno eretto tra loro.

Il soggiorno si è trasformato in un centro di accoglienza notturno per gli ospiti troppo ubriachi o troppo stanchi per poter tornare a casa sulle proprie gambe, che al momento giacciono scompostamente tra divano e pavimento, mentre i pochi sopravvissuti seguono con lo sguardo i movimenti fluidi di Harry che si siede di fronte al pianoforte nell’angolo della stanza e che, sollevato il coperchio, preme qualche tasto con i polpastrelli delle dita.

“Farete meglio a non fare rumore perché Harry sta per suonarci un inedito!” gracchia Niall.

Harry prende un respiro profondo, cercando di concentrarsi nonostante l’alcool ingerito e la stanchezza che gli rende la testa pesante. “Questa è una canzone molto importante per me, l’ho scritta qualche mese fa. Non so perché lo stia facendo ma spero possa piacervi.”

Non attende oltre e una melodia dolce prende possesso della stanza. Quando inizia a cantare l’attenzione di tutti i presenti è su di lui.

“Just stop your crying
It's a sign of the times
Welcome to the final show
Hope you're wearing your best clothes
You can't bribe the door on your way to the sky
You look pretty good down here
But you ain't really good”

Louis smette di respirare, gli occhi puntati sulla figura di fronte a sé, i palmi delle mani umidi di sudore.

Quanti mesi sono passati dall’ultima volta che lo ha sentito cantare dal vivo? 

Nessuno può restare impassibile davanti ad uno spettacolo del genere: è questo il potere di Harry, è capace di farti traballare l’anima.

“If we never learn, we been here before
Why are we always stuck and running from
The bullets?
The bullets
We never learn, we been here before
Why are we always stuck and running from
The bullets?
The bullets”

Nella mente dello scrittore riaffiorano le immagini di Harry steso sul loro letto matrimoniale, con solo il lenzuolo a nascondere la sua intimità, in una mano il taccuino dalla copertina in pelle che Louis aveva trovato in una bancarella di antiquariato mesi prima e una penna a gel nell’altra. Louis accanto a sé.

Passavano ore intere in quella posizione, ognuno concentrato sul proprio lavoro, scambiandosi di tanto in tanto baci languidi.

Harry che a volte si alzava per afferrare la sua chitarra e suonare quelle note che fino ad allora aveva solo immaginato, e lui che sollevava la testa dal suo portatile e, leggendogli qualche spezzone di ciò che stava scrivendo, gli chiedeva consigli.

C’era qualcosa di così intimo in quei momenti che Louis percepiva la stessa vibrante emozione del sesso.

“Just stop your crying
It's a sign of the times
We gotta get away from here
We gotta get away from here
Just stop your crying
It'll be alright
They told me that the end is near
We gotta get away from here”

Pensa all’uomo che ha lasciato nel suo appartamento, steso nello stesso letto che in passato aveva accolto il cantante, ad attendere il suo ritorno.

Pensa alle ferite che tanto accuratamente ha curato sul suo corpo, alle notti in cui la tristezza si faceva più prepotente e lui lo stringeva senza fare domande.

Percepisce quella nuova piccola luce che brilla nel suo petto, alla rinnovata idea che l’amore non può finire.

Ma quando torna a guardare le mani delicate del pianista, ripiomba nell’incertezza di chi teme di aver lasciato scappare la sua anima gemella.

“Just stop your crying
Have the time of your life
Breaking through the atmosphere
And things are pretty good from here
Remember everything will be alright
We can meet again somewhere
Somewhere far away from here”.

Improvvisamente tutto diventa troppo da gestire.

Le emozioni che aveva tenuto nascoste sembrano scalpitare e produrre un frastuono che supera le note dolci e strazianti della canzone.

Perché non è giusto.

Non è giusto che la vita abbia privato proprio loro di quell’amore che li aveva fatti sentire cosi bene.

Non è giusto che sia di fronte a quel piano circondato da altre persone ad ascoltare per la prima volta una canzone di Harry, di cui non conosce nemmeno il titolo.

Fino ad un anno fa, ascoltava le canzoni prima anche dei manager, fino ad un anno prima, dannazione,  scriveva le canzoni per lui!

Non è giusto nemmeno che Harry sia così bello, e forse la sua è solo la sindrome di Stendhal, perché in quel momento, con il capo chino sui tasti e la voce delicata, appare come l’opera d’arte più preziosa su cui Louis abbia mai posato gli occhi.

“We never learn, we been here before
Why are we always stuck and running from
The bullets?
The bullets
We never learn, we been here before”
Why are we always stuck and running from
The bullets?
The bullets”

Si rende conto di star piangendo solo quando una lacrima cade sulle sue mani unite, trattiene a forza un singulto ed esce dalla stanza, mentre il ritornello della melodia fa eco ai sui passi.

Mette più distanza possibile tra sé e quel suono, e si chiude la porta del bagno alle spalle. Sa che presto dovrà tornare di là e spiegare ai presenti perché sia fuggito in quel modo, ma in quel momento non crede di poter reggere ancora la vicinanza di Harry senza la possibilità di toccarlo come succedeva un tempo.

Quando esce dal bagno ha il viso leggermente arrossato, della melodia del riccio non c’è più traccia, nessuno sembra aver fatto caso alla sua assenza, troppo concentrati su ciò che stavano ascoltando.

Esce sul balcone, lasciandosi travolgere ancora una volta dal freddo della notte, si lascia cadere su una delle sedie in vimini e chiude gli occhi mentre cerca di riacquistare la calma.

Li riapre quando sente un rumore di passi avvicinarsi e il buio gli impedisce di vedere il volto della persona, ma i contorni di quel corpo alto e muscoloso non lasciano dubbi sulla sua identità.

Harry si accomoda sulla sedia accanto alla sua.

“Perché sei scappato? Non ti piaceva?”

Louis rilascia un sospiro, non se ne è reso conto nessuno eccetto che lui.

“Non sono scappato, avevo bisogno del bagno.”

“Louis, credi ancora di potermi mentire? Non mi serve nemmeno guardarti in faccia per capire che non è vero.”

Lo scrittore percepisce un tono di rimprovero nella voce del minore, ma preferisce concentrarsi sul suono prodotto dal suo nome tra quelle labbra.

“Avevo dimenticato quanto amassi l’onestà.” ridacchia. “Mi è piaciuta Harry, davvero.”

“E allora perché-”

“Perché non ero pronto, dannazione.”

“Lou...”

“Stai zitto, non scusarti. Non hai fatto niente di male, non so perché ho reagito in quel modo.”

“Anche tu mi sei mancato.”

Il silenzio cala prepotente su di loro, Louis avverte l’ormai familiare stretta alla bocca dello stomaco. Vorrebbe gridargli che se è vero che gli è mancato avrebbe potuto non andarsene, o che sarebbe bastato anche che tornasse a riprenderselo.

Tace per il bene di entrambi.

Si è abituato al buio e i tratti del riccio hanno acquistato nitidezza, è ancora più bello di come lo ricordasse.

“Ti stai frequentando con qualcuno?” 

Ma che cazzo ha in testa? È stato lui a scappare, era suo diritto rifarsi una vita. Eppure, quel “Sì, si chiama Calvin, ci frequentiamo da poco.” suona così sbagliato.

“Tu?”

“Sì, si chiama Nicholas.”


 

Louis sbuffa e tenta di alzarsi dalla sedia— questa serata è stata già abbastanza complicata senza bisogno di starsene seduto lì a farsi umiliare– ma viene fermato dalla voce di Harry. “Non andartene, prometto che starò zitto.”

Non vuole che stia zitto, gli piace il suono della sua voce.

Estrae una sigaretta dalla tasca dei pantaloni e rilascia una risatina quando Harry alza un sopracciglio nella sua direzione. “Non guardarmi in quel modo, non sei riuscito nemmeno tu a farmi smettere, quindi è impossibile che lo faccia da solo.”

Harry non dice nulla ma sorride nella sua direzione e si sistema meglio sulla sedia.

“Come stai?” passano diversi secondi, il silenzio interrotto ancora una volta dalla risata del maggiore. “Puoi parlare, giuro che non me ne andrò.”

“Bene, sto bene, sono molto impegnato con il nuovo album. Voglio che sia tutto perfetto.”

“Lo è sempre stato, sono sicuro stupirai tutti.” 

“Tu, Louis, come stai?” ha quel tono di chi è davvero interessato a saperlo, di chi è pronto ad ascoltarti per tutta la notte.

“Bene, credo. Vado a prendere da bere, hai sete?” questa volta non si ferma nemmeno quando Harry inizia a ridere di gusto. Sta scappando. Di nuovo.

Torna dopo pochi minuti con una bottiglia di rum vuota per metà.

“Non ho trovato i bicchieri.”

“Cosa è quella roba? Sono riuscito a rimanere sobrio fino ad ora, stai cercando di farmi ubriacare per abusare di me?”

Louis prende un sorso abbondante dalla bottiglia e dopo essersi asciugato la bocca con il dorso della mano la passa ad Harry.

“Non ho bisogno di farti ubriacare Styles, sappiamo entrambi che effetto ho su di te.”

Harry ride, l’atmosfera si è notevolmente alleggerita e tra racconti sulla loro vita e rum cubano, ritrovano la complicità che li aveva sempre caratterizzati.

“Come stai, Lou?”

“Smettila di chiedermelo, perché ti interessa?”

“Perché voglio sapere come stai. Mi interessa di te.” 

Mi interessa sapere come stai. Niente di più semplice. Niente di più complicato.

“Bene.”

“La sintassi dello scrittore.”

“Cosa vuoi che ti dica?”

“La verità.” 

Diretto. Un proiettile che centra il bersaglio.

“Dovrei essere a casa a letto con il mio ragazzo, dovrei pensare a lui e non stare seduto su questo balcone del cazzo aspettando il momento in cui mi bacerai. E dovrei smetterla di pensare a te, sempre a te ormai da cinque anni, ma internet è pieno di tue foto e poi ci sono ancora le tue chiavi del cazzo sul mobile dell’ingresso, e io non riesco a spostarle da lì, e questa è solo colpa tua, perché te nei sei andato senza preoccuparti di me, e io ho bevuto e sto parlando troppo, ed è esattamente quello che avrei voluto evitare, e vaffanculo.” 

Louis odia piangere e odia mostrarsi debole— per questa sera pensa di essersi messo fin troppo in imbarazzo-, ma per qualche secondo la bolla nel quale ha chiuso le sue emozioni esplode, e senza poter scappare in bagno o fingere che tutto sia sotto il suo controllo, finisce per singhiozzare su quella stupida poltrona in vimini sul terrazzo di Niall.

“Dio, Lou, vieni qui.”

Le braccia di Harry gli circondano il busto in un istante e quando il suo volto trova il posto nella curva morbida del collo del riccio, può finalmente tornare ad inspirare il suo profumo e tutto sembra tornare al posto giusto.

“Perché non mi hai detto che aspettavi un mio bacio?” gli chiede pochi minuti più tardi quando sembra aver riacquistato la calma.

“Perché quel coglione del tuo ragazzo si arrabbierebbe e tu sei uno stronzo ma non un traditore.”

“Non è il mio fidanzato, usciamo e facciamo sesso.”

“Che sono più o meno le stesse cose che fanno i fidanzati.”

“Mi stai rifiutando quindi?” le braccia di Harry sono ancora posate attorno ai fianchi di Louis, i loro volti più vicini di quanto lo siano mai stati nell’ultimo anno, il vago odore di sigarette e rum mischiato al profumo della terra bagnata dalla pioggia inglese.

“Chiudi mai quella bocca del cazzo?”

Non aspetta una risposta, si spinge sulle labbra carnose e fredde del compagno, lascia che le loro bocche si incrocino e danzino tra loro in un miscuglio di saliva e sospiri, porta una mano ai ricci e la immerge completamente, mentre si spinge contro il suo viso per cancellare ogni distanza che ancora li separa.

“Cazzo Styles, non ti ricordavo così passionale.”

“Chi è che non chiude mai la bocca?” Harry sorride mentre torna a riappropriarsi delle labbra del liscio e passa ripetutamente le mani grandi sulla camicia celeste di Louis tracciando i contorni della colonna vertebrale e provocando brividi nel corpo dell’altro.

“Pensi che il tuo fidanzato si ingelosirà se ti scoperò stanotte?” chiede Louis in un ghigno.

“Non è il mio fidanzato.”

Harry lo solleva di peso e lo porta traballando all’interno della casa, le gambe del maggiore saldamente attorcigliate attorno alla sua vita, le labbra premute contro il collo, i petti uno contro l’altro.

“Essere il migliore amico di Niall può avere i suoi vantaggi.” Il riccio stacca un braccio dal corpo di Louis e spalanca una delle porte lungo il corridoio, accende una piccola lampada che illumina debolmente un ampio letto e un armadio a specchi.

“Quali?”

“Che ho il completo monopolio sulla stanza degli ospiti, ovviamente.”

Harry posa Louis sul letto e si posiziona a carponi di fronte a lui, riprende a baciarlo con passione, mentre sfila la camicia dai pantaloni e prende ad accarezzargli i fianchi morbidi.

Dagli skinny è ormai ben visibile la sua eccitazione e Louis, staccandosi dalle sue labbra, glieli cala fino a metà coscia, per poi percorre l’intero contorno dell’erezione con la lingua, bagnando di saliva la stoffa dei boxer e provocando brividi sulla pelle ormai accaldata di Harry. 

“Questi pantaloni mi manderanno in manicomio se non te li levi subito, Lou.” soffia Harry con voce ansante pochi minuti più tardi, mentre stringe tra le mani le natiche dello scrittore, ancora coperte dai pantaloni blu notte.

“Non lo so, sono piuttosto fiero del mio outfit.”

Si spogliano reciprocamente, prendendosi il tempo necessario per ammirare i loro corpi, per riconoscersi. 

Louis percorre con i polpastrelli delle dita il contorno della farfalla dipinta sullo stomaco del riccio, mentre quest’ultimo lascia baci umidi su ogni angolo di pelle che riesce a raggiungere.

È tutto naturale tra di loro, familiare, un azione interiorizzata impossibile da dimenticare.

Le gambe del minore spalancate e la lingua dello scrittore che ne accarezza le cosce tese, i gemiti soffocati che lasciano le loro labbra, le dita delle mani intrecciate.

Quando il primo dito di Louis varca l’anello dei muscoli di Harry, quest’ultimo lascia cadere la testa all’indietro e ansima forte aprendosi totalmente al ragazzo davanti a lui, la mano infilata nei suoi capelli caramello, il membro eretto che tocca il suo ventre.

Louis è completamente affondato nelle carni di Harry, si muove lentamente, lasciandosi cullare dalla sensazione di essere letteralmente immerso nel corpo del riccio, i muscoli delle gambe tesi allo spasmo e la pelle ricoperta da un velo di sudore.

“Mi sei mancato così tanto.”

Guarda le difese di Harry crollare definitivamente mentre si fa spazio dentro di lui, le labbra rosse di baci leggermente aperte alla disperata ricerca di aria, mentre si aggrappa alle sue spalle per non farlo allontanare troppo.

È come tornare a casa.

Harry viene per primo, il seme scivoloso tra i loro ventri, mentre Louis si concede le ultime spinte tra quelle pareti bollenti e si lascia andare a sua volta, facendosi cadere sul corpo dell’altro, in preda al piacere devastante e totalizzante dell’orgasmo.

Il riccio se lo tiene stretto addosso ancora per qualche minuto, permettendosi di godere della sensazione di pienezza nell’averlo dentro di sé, si puliscono a vicenda con un asciugamano che Niall ha lasciato nella camera e si addormentano stretti l’uno all’altro come erano soliti fare molto tempo prima. 

“Buonanotte, Lou.”

“Buonanotte, Haz.”


 

Quando la sera prima si era addormentato tra lenzuola che profumavano di vaniglia e sesso, Louis aveva immaginato decine di possibili risvegli, con Harry che lo baciava delicatamente o lo stringeva al proprio petto.

Di certo, non si sarebbe mai immaginato di svegliarsi e trovarlo seduto a pochi centimetri da sé, con le gambe strette al torace e negli occhi lo stesso sguardo che gli aveva riservato più di un anno prima, quando lo aveva informato che d’ora in avanti avrebbe dovuto imparare a vivere senza di lui.

E Louis, non è pronto a perdersi nuovamente in quegli occhi, non lo sarà mai.

“Haz...”

“Mi dispiace.”

“Non puoi farmi questo, non di nuovo.”

“Tu hai Calvin che ti aspetta a casa, Nick vorrà delle spiegazioni, non è giusto per nessuno, non avremmo dovuto farlo.”

“È giusto per me, cazzo. È giusto per noi. Nick questa notte non era il tuo fidanzato e ora è diventato il centro del tuo mondo?”

Questa volta sa già come andrà a finire, non si lascerà cogliere impreparato dal dolore, non può lasciarlo vincere ancora.

“Sai cosa, Styles, evidentemente per te è tutto un gioco, lo è stato prima e lo sarà sempre. Proclami il grande amore ma nemmeno tu sai cosa sia.”

Si sta rivestendo senza prestare attenzione a quello che fa. “Vaffanculo!”

Si infila le scarpe appoggiato al portone di casa del cantante, senza preoccuparsi di cercare la sua giacca nel marasma del guardaroba dove l’aveva posata poche ore prima. Non torna indietro nemmeno nel momento in cui si rende conto che le chiavi della sua auto sono rimaste nell’appartamento di Niall, sbuffa sonoramente e si incammina a piedi mentre lascia che il freddo vento mattutino gli sferzi il viso e asciughi le poche lacrime sfuggite al suo controllo.

Odia i taxi. Li odia con tutto il cuore.

Ci mette quasi due ore per arrivare a casa, si ferma tre volte per bere da fontanelle arrugginite trovate sul percorso e fa almeno sei soste su panchine solitarie per riprendere fiato, il leggero mal di testa dovuto alla sbronza della sera precedente gli ronza nelle orecchie, ma è solo un sottofondo ai pensieri che gli inondano la mente.

Harry. Harry. Harry.

Harry che balla, Harry che suona il piano, Harry che ride seduto sulla terrazza di Niall, Harry che lo stringe a sé, Harry nudo sotto di lui che lo prega di avere di più.

Quando rientra in casa il pallido sole mattutino illumina il soggiorno. In situazioni normali, a quell’ora non si sarebbe ancora nemmeno svegliato, ma pensa che sarebbe potuto andargli molto peggio, perché avrebbe potuto dover camminare sotto la pioggia.

Manda un messaggio a Niall per scusarsi di essere scappato all’alba, e perché la sua auto è ancora parcheggiata davanti a casa sua. Tornerà a riprenderla.

Si sfila le scarpe con le punte dei piedi e si spoglia all’ingresso, ha bisogno di farsi una doccia e lasciare che l’acqua elimini i resti del seme del riccio che creano venature trasparenti sul suo addome, il suo odore e la sensazione delle sue mani sulla pelle.

Quando volta il capo, nota le chiavi posate sul mobile e capisce di essere sempre stato lui quel mazzo, fermo nel passato ad aspettare che l’unico uomo a cui sia mai appartenuto torni a riprendere ciò che ha volutamente dimenticato.

Improvvisamente la loro vista gli è insopportabile, si dirige in bagno, sperando che il getto caldo della doccia porti via anche il ricordo di quella notte.


 

Louis ha tanti difetti: è pigro, iroso, polemico, saccente, ha per natura quell’ironia tagliente che manda in bestia metà delle persone con cui parla.

Però è sincero, quando pensa una cosa la dice, e quando la dice corrisponde quasi sempre alla verità.

Per questo motivo tre docce, due scatole di gelato e una maratona di Harry Potter dopo, racconta a Calvin che la loro storia non può continuare. 

“Lo amo ancora, e anche se non sarà mai corrisposto, non meriti di essere preso in giro.”

Calvin si rivela essere molto più maturo di lui, perché si limita ad abbracciarlo e “Lo avevo sempre sospettato, nessuno parla del proprio ex nel modo in cui tu parli di Harry. Per qualunque cosa sai dove trovarmi, prenditi cura di te.”


 

Un giorno dopo la gloriosa festa di Niall, Louis sta pensando di andare a riprendersi la sua roba. Potrebbe fare uno strappo alla regola e prendere un taxi, per evitare di essere riconosciuto mentre si aggira per le strade londinesi.

Prima di iniziare a frequentare Harry, era tutto più facile. “Gli scrittori non li riconosce nessuno” diceva spesso. “Le persone conoscono le tue opere, le amano, ma alla mano che le scrive è dedicata non più di una foto quadrata sul fondo della copertina”.

Poi aveva iniziato ad apparire in foto con un cantante universalmente conosciuto, volto di una campagna di abbigliamento di Gucci, e... quella era stata la fine della sua privacy. E grazie tante.

Sta valutando se alzarsi dal divano e prepararsi ad uscire o rimandare ancora di qualche ora, quando il campanello trilla.

Si sarebbe aspettato di trovare chiunque sull’uscio di casa propria, eccetto che Harry Styles, con la sua giacca tra le mani e la sua auto parcheggiata alle spalle.

“Che cazzo ci fai qui?”

“Non chiudermi la porta in faccia, ti prego.”

“Ripeto. Che cazzo ci fai qui?” il tono è duro.

“Devo parlarti.”

“Non voglio ascoltarti.”

“Lou-“

“Non chiamarmi Lou.”

“Louis per favore, ho davvero bisogno di parlarti.”

Siano maledetti quegli occhi verdi ed espressivi, e il fatto che Louis non potrà mai negargli nulla.

“Entra.”

Harry si siede sul divano, le gambe divaricate che muove in continuazione, le mani strette in grembo e gli occhi bassi, respira velocemente alla disperata ricerca di parole che sembrano aver perso il loro significato. 

“Harry.” il maggiore richiama la sua attenzione, un po’ della rabbia nel suo tono di voce è scemata e una nota di curiosità, forse preoccupazione, prende il suo posto.

“Ti amo ancora.”

Ha sganciato una bomba e Louis è stato colpito in pieno. 

“Come?” balbetta

“Ti amo ancora.”

“Che cazzo stai dicendo?”

le capacità cognitive dello scrittore sembrano essersi azzerate, mentre il mondo attorno a lui perde importanza e nella mente gli rimbombano solo le parole del riccio.

“Saresti così gentile da spiegarti, dannazione? Solo ieri mattina mi hai cacciato dalla tua vita!”

“Non l’ho capito fino a quando non ti sei chiuso la porta alle spalle, ti amo ancora. Forse non ho mai smesso di farlo. Un anno fa sono scappato di fronte ad un cambiamento, quando avrei potuto prendere in mano la situazione e affrontarla da uomo maturo. Mi dispiace.”

Louis ha le mani infilate tra i capelli, difronte a sé si è materializzato il suo sogno più grande, e mentre una parte vorrebbe solo goderselo, ha paura di svegliarsi da un momento all’altro e ripiombare nella cruda realtà.

Sta pensando a cosa rispondere quando Harry ricomincia a parlare.

“Ti amo ma non possiamo stare insieme.” un respiro tremolante. “Ho firmato un contratto, Nick sarà il mio fidanzato pubblico. Per questo ti ho rifiutato l’altra mattina.”

Ed eccola, la realtà, quella bastarda. 

Nemmeno il tempo di valutare le opzioni.

“E non-”

“Sto già provando a fare qualcosa, ma lo sai, no? È praticamente impossibile che mi accontentino, e se lo faranno passeranno mesi prima che tutto torni come un tempo. E non posso chiederti di sopportare tutto questo.”

Eccolo, Harry. Non il cantante, non la superstar, non il personaggio. Solo Harry. 

Lo stesso Harry di cui si è innamorato Louis cinque anni prima, il giovane riservato e altruista che necessita di essere preso per mano e guidato nel mondo, che ha bisogno di certezze, che si priva della propria felicità per non rovinare quella degli altri.

“Sono venuto qui perché l’idea che tu mi odiassi mi è insopportabile.”

“Non ti odio. Non potrei mai odiarti. Come puoi anche solo pensarlo?”

Louis posa una delle mani sul ginocchio del riccio.

“Harry, guardami.” occhi negli occhi, anima contro anima. “La supereremo insieme.”

“No Louis, non posso chiederti questo, non posso mettere a repentaglio tutto. Prima o poi ci scoprirebbero, e a quel punto possiamo dire addio alle nostre carriere.”

“Un anno fa ti ho lasciato uscire da questa casa senza dire nulla e non puoi chiedermi di farlo nuovamente, Harry.”

È tremendamente incosciente da parte sua aprire la porta della vita alla persona che più di tutte lo ha fatto soffrire, e che solo poche ore prima con una manciata di parole ha preso a pugni le sue emozioni.

Ma la verità è semplicemente che, per Harry, Louis non si limiterebbe ad aprire la porta. La spalancherebbe. Potrebbe persino scardinarla se fosse necessario.

“Mi dispiace Lou, mi dispiace cosi tanto.”

Il sapore del riccio torna ad invadergli la bocca, mentre dischiude le labbra per lasciarlo entrare e lo stringe tra le braccia, non vuole pensare che sia un addio.

Non di nuovo.

Non potrebbe sopportarlo.

Si limita ad annullare ogni distanza tra di loro, modellandosi sul corpo del compagno, per sentire la presenza di Harry e imprimersela nella mente.

Fanno l’amore sul divano, Harry a riempire Louis e Louis ad accogliere Harry, godendosi il momento senza l’alcool a rallentare i pensieri.

La stanza si riempie dei gemiti del liscio, il suono sordo e inconfondibile dei loro corpi che si incontrano, i sussurri rochi del riccio mentre ammira il compagno contorcersi sotto di sé, ansimante e sull’orlo del piacere.

Resi folli dalla loro passione e umani dal loro amore.

Restano abbracciati a lungo, anche dopo che il loro seme si è seccato.

Le stelle puntellano il cielo quando lo scrittore accompagna il riccio alla porta.

Fa che non sia l’ultima si ritrova a pensare Louis. 

Non per l’ultima volta.


 

I primi mesi sono difficili.

La sensazione di avere l’amore della propria vita ad un palmo dalla mano, e i piedi incatenati al terreno che ti impediscono di raggiungerlo.

Si vedono sporadicamente, quasi sempre a casa di Louis— che è presa meno di mira dai paparazzi– nel tentativo di ricreare quella quotidianità che non gli appartiene più.

Louis ha fatto la conoscenza di Nick e, dopo aver messo in chiaro cosa può e cosa non si deve azzardare a fare con Harry, ha constatato sia una piacevole compagnia.

Non è gelosia, è il barbaro istinto di protezione. 

Harry è concentrato sulla sua musica, ha rilasciato un album che ha riscosso incredibile successo e passa la maggior parte delle sue giornate ad organizzare il tour, che inizierà a distanza di pochi mesi.

Louis ha ripreso a scrivere con rinnovata passione, a volte con il vinile di Harry che ruota nel giradischi, altre con il profumo del riccio ancora appiccicato addosso.

Ma ci sono i giorni in cui Harry deve farsi vedere con Nick e nonostante le effusioni romantiche siano ridotte al minimo, sono quelle le notti in cui si presenta alla porta di Louis, e lascia che gli si stringa addosso più intensamente.

Ci sono lo stress per le loro carriere, la lontananza dalle famiglie, i giornalisti che scrivono spazzatura.

E più di tutto, la segretezza.

Ogni loro mossa è controllata: non possono concedersi nessuna svista, nessun passo falso. 

Sono gli attori della loro stessa vita, e le quinte sono già sollevate.


 

L’arrivo della primavera porta con sé il nuovo romanzo di Louis, Harry impiega tredici pagine quella notte per capire che tra le fessure delle parole dell’autore si insinua prepotentemente il suo nome.

Resiste fino alla pagina 82, ci sono quindici parole sul foglio bianco:

Ti amo ma non so cosa fare

Ti amo ma non c’è niente da fare.”

Una manciata di minuti più tardi sta suonando al campanello della casa dell’amore della sua vita, anche se è notte fonda, anche se piove e lui indossa solo un maglione di cotone che usa per dormire, anche se non gli è concesso essere lì.

Louis impiega troppo poco tempo per aprire la porta e quando lo fa indossa una vecchia tuta come pigiama e solo un paio di calzini ai piedi.

“Mi stavi aspettando?”

“Ovviamente no.”

Sì.

“Ti amo anche io e ti prometto che ce la faremo.”

“Sei venuto fin qui, sotto la pioggia, per dirmi questo?”

“No, sono venuto per dirti che una cosa da fare, in realtà, ci sarebbe.”

Si lasciano travolgere dal contatto delle loro labbra, mentre Harry solleva il maggiore da terra per permettergli di allacciare le gambe attorno al suo bacino per non prendere freddo. 

È un bacio diverso da tutti quelli che si sono scambiati fino a questo momento, è la tacita promessa di esserci.

È Louis che si mette in gioco.

È Harry che ha deciso di smettere di scappare.

E lo sanno, che non sarà facile, ma fino a quando la bussola punterà verso casa e il veliero seguirà la rotta, saranno al sicuro.


 

Si vedono la sera successiva, cenano con i pochi avanzi rimasti nel frigorifero del maggiore e fanno l’amore di nuovo, tra le coperte del letto matrimoniale che conserva ancora il ricordo delle notti che hanno condiviso in passato.

Emozionati come ragazzini alle prese con la prima cotta – ed eccitati quanto adolescenti–, incapaci di smettere di toccarsi e con il cuore più leggero di quanto lo sia stato nell’ultimo anno.


 

È l’alba di qualche giorno seguente, Harry sta per lasciare la casa di Louis, quando quest’ultimo può scorgere i suoi occhi soffermarsi qualche secondo di troppo sul mobile dell’ingresso, dove è posato il suo mazzo di chiavi, nello stesso posto di sempre.

“Sei l’unico che può riprendersele, ti appartengono.”

Vorrebbe dirgli che lui gli appartiene allo stesso modo, che prendendo quelle chiavi sta suggellando un patto, quello di non lasciarlo solo di nuovo. 

Harry le solleva, si infila il cerchio metallico che le tiene insieme all’anulare sinistro e sorride a Louis.

“A domani.”


 




Amici e amiche lettrici, grazie di cuore per essere arrivati fino qui, spero non siate pentiti della scelta! 
Qualsiasi commento, parere o consiglio è ben accetto.
Vi voglio bene.
C.

   
 
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