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Autore: Death Lady    28/04/2019    0 recensioni
Questa volta però, accanto al suo volto, ne trovò un altro più piccolo e delicato. Portò una mano allo specchio, come se potesse toccare la figura davanti a lui. Viso squadrato, nasino all’insù, piccole labbra rosse e due meravigliosi occhi blu dal taglio dolce. Era sicuro di averli già visti, ma non ricordava dove.
–Chi sei? – chiese Harry.
Il giovane accanto a lui non gli rispose, continuando a fissarlo attraverso lo specchio.
Sentiva che la figura riflessa nello specchio fosse alle sue spalle ma qualcosa dentro di lui gli diceva che forse sarebbe stato meglio non girarsi. Riusciva a sentire il respiro calmo e regolare perfettamente sincronizzato all'alzarsi e abbassarsi del petto del ragazzo di fronte a lui.
–Io sono Harry– disse.
Il ragazzo sorrise come se già lo conoscesse, gli occhi luminosi.
–Posso girarmi? – chiese.
La figura cominciò ad indietreggiare, scuotendo vigorosamente la testa.
–Ti prego! – chiese ancora.
Il permesso gli venne negato un’altra volta ma Harry, sopraffatto dalla curiosità, non riuscì a trattenersi.
Tutto quello che trovò alle sue spalle quando si girò fu solo una stanza vuota, e quando riportò nuovamente lo sguardo allo specchio non vide altro se non sé stesso.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tanto tempo fa, in un paese lontano lontano, un giovane principe viveva in un castello splendente.
Benché avesse tutto quello che poteva desiderare il principe era viziato, egoista e cattivo.
Accadde però che una notte di inverno una vecchia mendicante arrivò al castello e offrì al principe una rosa in cambio di un riparo dal freddo pungente.
 
–Chi sei? Cosa cerchi, vecchia? –
–Il mio nome è Gemma. Sono in cerca di un riparo dal freddo. Solo per questa notte –
–E cosa ne ottengo in cambio? –
–Non tutto si fa per ricevere in cambio qualcosa, giovane principe. Però posso offrirle una rosa in dono. È molto particolare–
 
Lui, che provava repulsione per quella vecchia dal misero aspetto, rise del dono e la cacciò.
Ma lei lo avvertì di non lasciarsi ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova nel cuore.
Il principe la respinse di nuovo
 
–Sparisci dalla mia vista, vecchia! Cosa me ne faccio io di una rosa? Sono un principe! –
 
e in quel momento la bruttezza della mendicante si dissolse ed apparve una bellissima fata.
Il principe si scusò, ma era troppo tardi, perché lei aveva visto che non c'era amore nel suo cuore e per punirlo lo tramutò in una orrenda bestia e gettò un incantesimo sul castello e su tutti i suoi abitanti.
 
–Da oggi tutti vedranno chi sei davvero: una Bestia. Non c’è bontà nel tuo cuore principe. E se un re non sa amare, come possono i suoi sudditi prendere esempio da lui? Se prima del cadere dell’ultimo petalo non troverai qualcuno in grado di farti provare amore e in grado di innamorarsi di te, tu e tutto il tuo castello e i suoi abitanti rimarrete sotto il mio incantesimo per sempre–
 
Vergognandosi del suo aspetto mostruoso, la bestia si nascose nel castello con uno specchio magico come unica finestra sul mondo esterno.
La rosa che gli aveva offerto la fata era davvero una rosa incantata e sarebbe rimasta fiorita fino a che il principe avesse compiuto 21 anni.
Se avesse imparato ad amare e fosse riuscito a farsi amare a sua volta prima che fosse caduto l'ultimo petalo, l'incantesimo si sarebbe spezzato; in caso contrario sarebbe rimasto una bestia per sempre.
 
Con il passare degli anni il principe cadde in preda allo sconforto e perse ogni speranza.
Chi avrebbe mai potuto amare una bestia?
 

 
********

 
Il paesino di Modest! -rigorosamente con il punto esclamativo, aveva detto il sindaco- era piccolo e carino, non più di quattrocento abitanti. L’aspetto era semplice: le case erano tutte uguali con un piccolo giardino privato nel retro e il cortile all’ingresso; ognuno aveva la propria cantina; le strade erano sempre in ordine; i servizi funzionavano e la domenica mattina la messa si svolgeva sempre in orario. Gli abitanti non erano persone particolari, anzi uno dei protagonisti di questa storia direbbe che erano particolarmente noiosi e fastidiosi. Era insomma un tipico paesino di campagna, ma come in tutti gli ambienti di questo tipo, i cambiamenti non erano visti di buon occhio. Il “nuovo” e il “diverso” facevano paura: qualunque cosa avrebbe potuto sconvolgere la loro tranquilla quotidianità.

Sulla via principale del paese che portava alla piazza c’era la casa della signora Calder. Lei amava nascondersi dietro le tende della finestra della cucina per guardare cosa accadeva in strada, e trovava assolutamente necessario spiare, dalle tapparelle della sua camera da letto, la strada della panetteria per ascoltare le ultime novità che le vecchie signore e le giovani ragazze in fila per il pane si raccontavano. Alcune persone pensavano fosse proprio questo il motivo del suo lunghissimo collo. Alla sera, dopo aver dedicato il suo pomeriggio a preparare una gustosa cena per il marito, era solita sedersi sulle scale davanti alla porta per fare quattro chiacchiere con la sua amica della casa accanto. Il suo passatempo preferito era però riferire le sue scoperte alle signore del circolo de tè. Era una vera tradizione: ogni domenica, a pranzo concluso, si incontravano tutte a casa della signorina Swift, che aveva la casa più bella di tutte, bevevano il tè, mangiavano biscotti e riempivano il loro pomeriggio di chiacchiere.

Il loro argomento preferito era Harry Styles, il giovane figlio della panettiera del paese che amava portare i capelli lunghi, preferiva passatempi più leggeri rispetto a quelli a cui, essendo un ragazzo, avrebbe dovuto dedicarsi, e leggeva molto. Probabilmente era colpa della madre che non lo aveva educato bene, o forse, aveva detto la Calder trovando tutte le altre d’accordo, il problema era stato crescere senza la presenza di una figura maschile in casa che gli insegnasse a comportarsi come si deve. Dopotutto, Anne, la madre, era considerata un po’ matta in tutto il paese: così libera, così allegra, non aveva versato neanche una lacrima quando il marito era andato via di casa, andava sempre in giro da sola e non frequentava nessuno dei circoli per signore del paese: non quello di cucito, non quello di giardinaggio, o quello di ricamo, né quello del tè - non che in quest’ultimo sarebbe stata ben accetta, sia chiaro. Adorava, dopo l’orario di chiusura della panetteria, chiudersi in casa e da quel momento iniziavano a provenire strani rumori e a fuoriuscire strani fumi. Una volta al mese partiva con il suo carretto e il suo cavallo Philip alla volta del paese accanto, per vendere tutte quelle diavolerie che produceva nel suo salotto. Lo sapevano tutti che il marito era scappato perché Anne era sempre stata troppo strana per quel luogo, troppo attaccata ai libri, troppo vivace e troppo piena di iniziativa. Gli uomini, una volta che entravano nella vita di una donna dovevano essere al primo posto, specialmente un uomo come Dan Styles abituato a vivere nel lusso. Era l’uomo più bello del paese: troppe lacrime erano state versate il giorno che lui e Anne si erano messi insieme. Una mattina però, dopo pochi anni dal loro matrimonio e dalla nascita del figlio, l’uomo era partito e non era mai più tornato, lasciando la moglie a crescere il bambino da sola. Anne non era sembrata troppo dispiaciuta, avevano detto le signore del paese, sicuramente era stata lei con il suo comportamento strano, anormale, a spingere quel bravo ragazzo ad abbandonare tutti i suoi affetti.
In paese però, molto più che in altri posti, vige la regola del “Tieniti stretti gli amici, ma i nemici ancora di più” (soprattutto se hanno dei bei figli) e tutti facevano buon viso a cattivo gioco.

Harry era sempre stato particolare: da bambino amava studiare e preferiva rimanere dentro casa a leggere o andare nel parco a cogliere fiori, piuttosto che giocare a palla come tutti gli altri maschietti della scuola, adorava cucinare ed era sempre pronto ad aiutare la madre nelle faccende di casa. Non aveva mai fatto a botte, non aveva mai espresso il desiderio di giocare nel fango, di andare a caccia o di imparare qualche lavoro da vero uomo, come spaccare la legna o fare il fabbro. Adorava aiutare la madre nel negozio e cucinava dei dolci favolosi. Quando era morto il cane che aveva avuto fin da piccolo si era lasciando andare a un pianto disperato, nonostante tutti sapessero che piangere non è da uomo. Indossava pantaloni troppo stretti e camice troppo aperte.

Harry con la sua figura magra e slanciata, i suoi capelli ricci -troppo lunghi a detta della parrucchiera- gli occhi verdi, le fossette sulle guance che spuntavano ad ogni sorriso e i suoi lineamenti delicati era, senza ombra di dubbio, il ragazzo più bello di tutto il paese. Era dolce, simpatico, sempre gentile con tutti. Era il partito che ogni madre avrebbe voluto accanto alla propria figlia. Era evidente però che quello strano ragazzo aveva gusti molto particolari: non amava le figure morbide delle ragazze, ma preferiva quelle toniche e muscolose degli uomini, lo sapevano tutti. Non che si facessero problemi. Alcuni vecchi signori, con i baffi grigi e ormai senza capelli, e qualche uomo più ricco ancora storcevano il naso davanti a questa libertà che le persone si prendevano nel lasciarsi andare ad amori di quel tipo. Tuttavia, il tempo aveva insegnato che tanto di “quelli come loro” non ci si libera mai, e quindi  che stessero insieme alla luce del sole piuttosto che rintanarsi al buio e creare altri dispiaceri alle loro famiglie. Erano un paesino molto tradizionale ma gli abitanti, ripetevano sempre, non erano mica stupidi: capivano queste cose, erano al passo con i tempi loro! Ormai da generazioni esistevano coppie dello stesso sesso che convivevano. Certo, gli stereotipi erano sempre sulla bocca di tutti quando si doveva parlare di loro: le due vecchiette sposate che vivevano quasi fuori dal paese erano assolutamente bisbetiche -affermava Taylor Swift del circolo del tè-, i due uomini che convivevano poco lontano dalla casa del fruttivendolo, erano due spendaccioni -confermava la parrucchiera che il sabato sera frequentava il circolo di cucito- e avevano modi veramente esagerati quando parlavano -aveva detto la proprietaria del negozio per la cura del corpo, che il mercoledì pomeriggio chiudeva prima per poter arrivare in tempo al circolo di lavoro a maglia-.

Modest! era un paesino semplice, carino, costituito da abitanti forse troppo spaventati di poter perdere la propria tranquillità per riuscire a guardare al di là del loro naso, ma era comunque un bel posto in cui vivere. Anne lo ripeteva sempre: lei era cresciuta lì e, nonostante tutto quello che si diceva sul suo conto, viveva una vita felice e serena.
 
 
 
Quella mattina di fine autunno Harry era uscito presto. Aveva legato i capelli in una coda bassa che gli ricadeva morbida sulla schiena, aveva indossato la sua camicia bianca larga e i suoi pantaloni neri e, afferrando il mantello che la madre gli aveva lanciato all’ultimo secondo, si era chiuso la porta alle spalle.

Era una mattinata piuttosto calda e le persone ne avevano approfittato per andare a fare compere o per portare i bambini al parco.

–Buongiorno Harry! – gli aveva detto la signora Calder mentre dava l’acqua ai suoi ciclamini.

–Buongiorno, signora Calder– aveva risposto con un sorriso.

–Ciao Harry! – aveva gridato la signorina Swift sbattendo le ciglia e sorridendo ampiamente, mentre si sistemava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

–Ciao, Taylor– l’aveva salutata lui con un sorriso appena accennato. Quella ragazza lo metteva a disagio, si comportava in modo sempre troppo sfacciato con lui.

Mentre camminava per le strade, gli odori e i suoni tipici della vita in paese gli arrivavano confusi: l’odore della frutta fresca, del pesce, dei fiori, il rumore delle finestre dell’osteria che venivano spalancate per far prendere aria al locale. Il sabato mattina la piazza era sempre piena di vita, in lontananza le voci erano allegre. Ognuno si dava il buongiorno con un sorriso e alcune donne si riunivano in gruppi da tre o quattro persone per parlare dei figli, dei mariti e della casa. I bambini giocavano a nascondino o a palla, divertendosi a dare fastidio alle persone che facevano acquisti al banco della frutta.

Dopo aver incontrato un altro paio di persone lungo la strada, il ragazzo raggiunse finalmente il suo posto preferito: la libreria del paese.

Era un luogo poco frequentato ma che rimaneva ancora aperto grazie a tutte le ragazze che, almeno una volta al mese per fare bella figura con le amiche e i ragazzi, passavano a prendere qualche libro -che per di più veniva utilizzato per raddrizzare i mobili o come sottopentola. Qualche anziana signora la frequentava più spesso e a volte gli uomini facoltosi andavano lì per cercare qualche libro da aggiungere alla loro collezione, o per le novità. Era l’unico posto in cui, a cadenza regolare, si riusciva a trovare qualcosa di nuovo. In quel paese, cosa che a Harry dava molto fastidio, era sempre tutto uguale: ogni mattina era identica alla precedente, i discorsi erano gli stessi tutti i giorni e non si vedeva mai una faccia nuova.

–Buongiorno! – esclamò Harry allegramente aprendo la porta della libreria e facendo tintinnare la campanella all’ingresso.

–Ragazzo! – gli rispose il libraio andandogli incontro sorridendo.

Robin aveva ereditato la libreria da suo padre e l’aveva sempre trattata con cura. Aveva visto tantissimi giovani entrare da quella porta ma era raro che ricordasse il nome di qualcuno. Quando però si trattava di Anne o Harry non sbagliava mai: erano dei clienti assidui.

–Non dirmi che hai già finito il libro. Sei stato qui soltanto ieri! – disse divertito l’uomo.

Il giovane sorrise ampiamente mostrano le fossette –Veramente sì, l’ho letto tutto d’un fiato– ammise –e poi lo sai, adoro venire qui: è il posto più interessante di tutto il paese! – esclamò.

–Ma non dire sciocchezze, figliolo– lo riprese bonariamente Robin facendo un passo verso di lui.

–È magico entrare qui. Ci sono tutti questi libri rilegati con cura, disposti l’uno accanto all’altro. Così piccoli eppure così grandi. Oh, se solo la gente sapesse quanti viaggi si possono fare senza doversi allontanare da casa grazie ai libri … – cominciò il riccio con sguardo luminoso accarezzando con gli occhi colmi di adorazione gli scaffali polverosi. –Comunque! – Si riscosse tornando a guardare il libraio. –Sono qui per riportarti il libro e per prenderne un altro– disse muovendosi sicuro verso uno scaffale, ormai conosceva quel posto a memoria.

–Vediamo … – disse tra sé e sé picchiettandosi il labbro inferiore con la punta delle lunghe dita. –Se non ti dispiace mi piacerebbe prendere … questo! – esclamò tirando fuori dal mobile un libro dalla copertina azzurra.

L’uomo lo guardò divertito –Ma lo hai letto già due volte! –

–È il mio preferito! Posti esotici, intrepidi duelli, incantesimi, un principe misterioso … – iniziò con sguardo sognante.

Robin ridacchiò –Se ti piace così tanto, allora te lo regalo! –

–Ma Robin … –

–Insisto! – lo interruppe il libraio.

–Oh, ti ringrazio! Ti ringrazio con tutto il cuore! – disse Harry abbracciandolo forte.

Robin sorrise dandogli due pacche sulla schiena.

–Come vanno le cose con la panetteria? – chiese quando si staccarono dall’abbraccio.

–Tutto bene, grazie–

–Tua madre? –

Harry sorrise divertito: erano anni che sua madre e Robin si lanciavano sguardi innamorati, quando si sarebbero decisi a darsi una mossa sarebbe stato troppo tardi –Tutto bene. Mi ha chiesto di te l’altro giorno–

–Davvero? – chiese l’uomo nascondendo malamente l’emozione.

Il sorriso del giovane divenne ancora più ampio –Sì! Forse potresti passare da noi ogni tanto. Le farebbe piacere! –

Robin abbassò lo sguardo imbarazzato, portandosi un braccio dietro la nuca –Beh sai ma io ho la libreria da guardare … – iniziò

–Dubito che se ti assentassi per un po’ di tempo qualcuno farebbe problemi– lo interruppe il riccio –Specialmente in questo paese–
Robin lo guardò seriamente –Non essere troppo duro con queste persone, ragazzo. Hanno la loro vita, hanno altro a cui pensare–
Harry sbuffò alzando gli occhi al cielo –Certo, come no … Hanno talmente tanto a cui pensare che fanno sempre le stesse cose! Indovina: ogi, come ogni sabato mattina, la signora Calder, esattamente alle nove in punto, stava annaffiando le piante davanti casa sua, che sono le stesse da quando ne ho memoria! La signora Mull stava dicendo a suo marito che martedì andrà dal parrucchiere, come se fosse una novità e non una cosa che succede tutte le settimane. Il colore delle vetrine è sempre lo stesso. Mamma non si azzarda a cambiare il prezzo del pane da anni ormai! I bambini crescono, le persone invecchiano, ma qui rimane sempre tutto uguale– disse guardando Robin negli occhi.

–È così che vanno le cose da queste parti– rispose l’uomo dopo un po’. –Passerò a trovarvi presto, lo prometto– si affrettò ad aggiungere accompagnando Harry alla porta.

Harry si arrese abbassando le spalle un po’ deluso, anche se tutt’altro che sorpreso. Con Robin, come con sua madre d’altro canto, era inutile tirare fuori quell’argomento, lo mettevano sempre a tacere o lo ignoravano finché non si stancava di parlare.

–A presto, allora. Grazie ancora per il libro! –

–Grazie a te, Harry. Buona giornata! – gli disse mentre il riccio usciva dalla libreria.

–Grazie, anche a te! – urlò il ragazzo dalla strada, stringendo al petto il regalo.
 
 
Cominciò a camminare verso casa con il naso sepolto tra le pagine del libro, gli occhi sognanti mentre leggeva le prime righe dell’introduzione, e intorno a sé poteva sentire i commenti delle persone. Parlavano ad alta voce ed Harry si era sempre chiesto se lo facessero per essere sicuri che lui li sentisse, per cercare di scatenare qualche reazione o perché erano troppo tonti per parlare più piano.

Andava avanti così da sempre e dopo le prima volte che era tornato a casa da sua madre in lacrime, aveva smesso di farci caso.

–Che ragazzo particolare! Legge così tanto … dovrebbe fare qualcosa più adatto a lui. È così giovane! –

–Sicuramente non sa neanche dove sta andando. Non guarda neanche la strada! –

–Beh, sicuramente è un ragazzo singolare, non se ne trovano altri come lui. Però forse potrebbe occupare il tempo in modo migliore –

Ripetevano sempre le stesse cose da quando ne aveva memoria. Sua madre gli aveva insegnato a passarci su: la diversità non è un difetto, gli ripeteva sempre, ma qualcosa di cui andare fieri.
 
 

Nonostante fosse la terza volta che leggeva quel libro, non riusciva proprio a staccare lo sguardo dalle pagine. Si emozionava sempre.

Appena tornato a casa si era raggomitolato sulla prima poltrona che aveva trovato e aveva continuato a leggere, incurante del tempo che passava.

Quando, dopo un paio d’ore, qualcuno bussò alla sua porta, per poco non cadde a terra per lo spavento.

Posando il libro con delicatezza andò all’ingresso.

–Chi è? – chiese.

–Harry! Sono Xander! – rispose l’ospite da dietro la porta.

Il riccio sbuffò alzando gli occhi al cielo. Xander Ritz: a detta di tutti, il ragazzo più coraggioso e talentuoso del paesino, l’uomo perfetto; secondo Harry era solamente un vanitoso, sessista, ignorante, cavernicolo. Aveva qualche anno più di lui ma continuava a comportarsi come un adolescente.

Avrebbe preferito far finta di non esserci ma purtroppo ormai aveva parlato, così con riluttanza aprì la porta.

–Xander! Ma che bella sorpresa! – lo accolse con un sorriso tirato.

–Sono d’accordo: io sono pieno di soprese! – esclamò con voce possente scansando il giovane e facendosi largo nell’abitazione come fosse casa sua. Harry chiuse la porta e lo seguì all’interno.

–Ti porto grandi notizie! – disse voltandosi verso di lui.

Xander era più alto del riccio, amava fare a botte nelle taverne e la sua passione era la caccia. Era indubbiamente un bel ragazzo ma non il tipo di Harry, assolutamente. Gli piacevano i maschi, ma lui preferiva il cervello ai muscoli.

Il giovane lo guardò sospettoso.

–Quali no-

–Sai– lo interruppe Xander avvicinandosi ancora con un sorriso a trentadue denti. –Non c’è ragazzo o ragazza che non vorrebbe essere al tuo posto in questo momento! – disse mettendogli un braccio attorno alle spalle.

–Ah sì? – rispose il riccio muovendosi per togliersi il peso di dosso. L’altro non era dello stesso avviso e, spostando il braccio sulla sua vita sottile, lo condusse verso il salotto.

–Questo sarà il giorno in cui si avvereranno i tuoi sogni! – disse facendo un gesto teatrale con la mano libera.

Harry riuscì a liberarsi e ad allontanarsi un pochino per poter guardare l’uomo in faccia –E tu che ne sai dei miei sogni, Xander? –

Il moro ghignò –So tutto! – disse –Non c’è più bisogno di fingere con me, Harry. L’ho capito! – disse passandogli una mano sulla guancia e spostandogli un riccio ribelle dietro l’orecchio.

Un brivido di repulsione passò sulla schiena del giovane che fece un passo indietro.

–Di cosa stai-

–Puoi stare tranquillo adesso. Provo lo stesso anche io– lo interruppe di nuovo.

Harry lo guardò confuso.

–Non capisco di cosa tu- venne interrotto di nuovo. Evidentemente Xander non aveva idea di cosa fosse l’educazione.

–Smettila di fingere, Harry. Sono venuto qui per … – Si interruppe scuotendo la testa e avvicinandosi di un altro passo al ragazzo. –Immaginati la scena– disse mettendogli un’altra volta la mano sulla spalla e facendo un gesto con l’altra come se gli stesse mostrando qualcosa.

–Una rustica casina di campagna, la mia ultima preda sul fuoco, la mia dolce metà che mi massaggia i piedi, mentre i bambini giocano sul pavimento con i cani – disse.

Harry lo guardò togliendosi la mano di dosso e allontanandosi, mettendo fra loro il divano.

–Tutto molto bello, Xander … E chi sarebbe la fortunata? – chiese sperando che l’uomo daanti a lui non andasse a parare dove pensava.

Xander lo guardò come se fosse stupido, poi ridacchiò e, cercando di aggirare il divano, rispose –Ma ovviamente tu, Harry! –

Il riccio era sicuro di aver perso colore sul viso. –Xander … Sono davvero lusingato-

–Certo! Certo che lo sei! – esclamò facendo un altro passo verso di lui, che nel frattempo si era allontanato verso la porta d’ingresso.

–Xander io … – ridacchiò nervosamente –Stai sicuramente scherzando. Hai parlato di bambini e poi io non ho assolutamente inten-

Xander lo interruppe per l’ennesima volta –Cosa ci trovi di strano nei bambini? Ovviamente avremo dei bambini. I nostri! –

–Ehm, forse ti sarà sfuggito che io sono un maschio, non posso avere figli. Sai i bambini nascono solo tra un uomo e una donna. A meno che tu non sia una donna … in tal caso non sarei interessato comunque– cercò di spiegare come se si trovasse di fronte a un bambino, cercando di nascondere l’agitazione.

Il moro rise –E con ciò? Il fatto che tu non possa avere figli non mi impedirà di averne! Ho molte donne pronte ad aiutarmi. Ovviamente li crescerai tu, ho abbastanza soldi e potere da portarglieli via appena fuori dal ventre materno! – esclamò con fierezza.

Harry provò un leggero senso di nausea. Che razza di persona aveva davanti?

Prese un grosso respiro per darsi coraggio.

–Non sono interessato– disse guardandolo negli occhi e avviandosi alla porta d’ingresso.

–Come prego? – tuonò il più alto tra i due.

–Xander, non so cosa tu abbia per la testa ma gradirei che uscissi immediatamente da questa casa. Non ho intenzione di sposarti. –

L’uomo si avvicinò infuriato mentre il giovane dagli occhi verdi apriva la porta di ingresso. –Spero tu stia scherzando, ragazzino–

–Assolutamente no. Ora fuori di qui– disse spingendolo fuori dalla porta.

Mentre stava per chiudere l’uscio un piede si frappose tra la porta e il muro.

–Ho detto che mi sposerai Harry e tu lo farai. Che tu lo voglia oppure no! – lo minacciò prima di ritirare il piede permettendo alla porta di chiudersi.

Una volta che se ne fu andato Harry si accasciò a terra con le spalle sul legno spesso dell’ingresso e tirò un grosso sospiro di sollievo.
 
 
 
–Allora? Come è andata? – chiese l’uomo correndogli dietro.

–Quel ragazzino ha detto che non mi sposerà– disse con rabbia camminando velocemente, sbattendo i piedi a terra con forza e sporcandosi gli stivali di fango.

–Come è possibile? – rispose l’altro, sorpreso e indignato come se fosse stato lui stesso a essere stato appena respinto.

–Non preoccuparti, Ben. Harry mi sposerà in ogni caso. Devo solo trovare il modo di convincerlo– disse con tono sicuro e minaccioso.

–Ma se il ragazzo ha detto di no … – provò ad argomentare Ben.

–Sei forse impazzito? – gli urlò contro girandosi a guardarlo. L’omino tremò di paura –Non mi interessa se ha detto di no. Io sono l’uomo più ambito del paese! Nessuno può permettersi di rifiutarmi e poi– continuò con un sorriso cattivo –io lo faccio per lui. Tutti si aspettano che lui mi sposi. È il ragazzo più bello del paese ma anche il più … anormale. Serve uno come me per rimetterlo in riga. Uno in grado di piegare il suo carattere e renderlo il perfetto esempio da seguire– disse risoluto.

–Ora andiamo, Ben. Ho bisogno di cacciare– concluse accelerando il passo.



 

Angolo autrice

Salve a tutti! Ben venuti alla mia nuova storia.

È la mia prima long in questo fandom e per questo ho deciso di iniziare con qualcosa di semplice, di già visto in un certo senso, ma in cui avrei potuto mettere qualcosa di mio. 

Spero che come primo capitolo vi sia piaciuto nonostante serva solo da introduzione.

Fatemi sapere cosa ne pensate utilizzando l'hashtag #HarryAndTheBeast.

Grazie a tutti di cuore per essere arrivati fin qui.

Alla prossima.

Baci,
Lady💙



 
   
 
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