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Autore: LadyPalma    28/04/2019    2 recensioni
AU - Modern setting. L'Azor Ahai è il bar dove nascono e si sviluppano tre improbabili storie d'amore, che avranno come filo conduttore un uccellino di legno appeso alla maniglia della porta, calici di vino rosso e una quantità esorbitante di anelli di cipolla.
Pairings: Sansa/Sandor; Melisandre/Davos; Cersei/Qyburn
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Cersei Lannister, Davos Seaworth, Melisandre di Asshai, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Red Onion - Davos/Melisandre'
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3. Dating

Dopo il primo ingresso, il Mastino aveva continuato a frequentare il locale tutti i giorni, e per la giovane cameriera era ormai diventata abitudine vederselo comparire come primo cliente della mattina. La pausa pranzo del sabato era stata un'eccezione che probabilmente non si sarebbe più ripetuta, del resto dopo quanto accaduto non c'era da aspettarsi diversamente. Evidentemente non doveva essere facile per l'uomo esibire la sua cicatrice e affrontare una simile confusione proprio nel suo tentativo non doveva essere stato un incentivo. A dispetto dell'affronto a Cersei Lannister e degli insulti alla sua datrice di lavoro, la preoccupazione di Sansa era rivolta interamente a quell'uomo. Così burbero e brusco, eppure così fragile; non la fragilità che si poteva vedere in una reazione aggressiva o nello scoppiare in pianto, ma quanto più quella più pericolosa che poteva concretizzarsi in un isolamento silenzioso dal mondo. Fu per questo che la mattina immediatamente successiva alla loro conversazione fuori dal locale, Sansa non potè evitare di tirare un sospiro di sollievo nel vederlo alla solita ora. Se aveva avuto ulteriore motivo per diffidare del mondo, almeno non aveva smesso di fidarsi in qualche modo di lei. 
"Buongiorno" lo salutó, regalandogli un sorriso radioso. "Il solito?" 
Lui annuì, senza sorridere ma fissando la ragazza negli occhi per alcuni istanti. Si ritrovó a ridere interiormente, cosa che non gli succedeva da tempo, quando si rese conto che era stato lui e non lei ad abbassare lo sguardo alla fine. La guardó di nuovo allora, spiandola mentre preparava la bevanda e sottovoce canticchiava una canzone non meglio identificata. 
"Canti anche, Uccelletto?" le chiese ironicamente, forse più per necessità di scambiare qualche altra parola che per intenzione di prenderla in giro. 
Sansa ridacchió leggermente e tornó a guardarlo a sua volta; aveva già il bicchiere chiuso in una mano e la penna nell'altra.
"A dire il vero mi dicono che sono una brava cantante. Almeno nei karaoke" precisó in tono scherzoso. 
La loro conoscenza era partita con il piede sbagliato, proseguita con un curioso scambio di soprannomi e arrivata al punto di una routine fatta di casuali e scherzose battute. Ma per Sansa non era ancora abbastanza. Voleva sapere qualcosa di più di lui, voleva approfondire quella strana connessione che la spingeva verso di lui. 
"Posso sapere il tuo nome?" domandó, prendendo come pretesto il compito di scrivere sul bicchiere. 
"Mastino, pensavo lo sapessi Uccelletto" 
La ragazza scosse la testa. "Il tuo vero nome intendo. Io ti ho detto di chiamarmi Sansa, penso di aver diritto di sapere il tuo, che dici?" 
L'uomo rimase in silenzio per un po', soppesando la domanda. Per qualsiasi altra persona non si sarebbe trattata di una domanda difficile, eppure per lui il suo vero nome rappresentava una sorta di segreto, l'ultimo baluardo della sua umanità e un primo segno di reale fiducia verso qualcuno. 
"Sandor, Sandor Clegane" concesse, quasi in un sussurro. E fu il rossore sulle guance della ragazza più che le sue parole a convincerlo alla fine. 
La ragazza annuì e non fece commenti, iniziando a scribacchiare sul bicchiere. Ma i caratteri che stava incidendo erano decisamente più di sei e di fatti quando finalmente gli porse la bevanda, quello che l'uomo vide non furono le lettere del suo nome ma piuttosto una serie di numeri. 
"Bene Sandor. Questo è il mio numero. Se ti va possiamo vederci anche fuori, qualche volta..."
L'espressione sul volto del Mastino fu di autentica sorpresa. Quella ragazza stava chiedendo di uscire... A lui? Una cosa del genere non gli era ancora mai capitata; d'istinto fu pronto a considerarlo un gesto di compassione o derisione, ma quel dannato rossore era ancora sulle sue guance ed era sintomo di un imbarazzo sincero. 
"Ci sentiamo, allora, Uccelletto"
Afferró la bevanda, indugiando per qualche istante con le sue grandi mani sulle sue piccole e delicate e poi si avvió verso la porta.
Voltandosi indietro, una volta. 
L'uccellino di legno canticchió brevemente e Sansa, riempita di una nuova allegria, gli canticchió sopra. Si sentiva felice, felice di non essere più la ragazzina timorosa di fare il primo passo. 

 
**
 
"Vino rosso?" 
Cersei posó il suo calice sul tavolo e alzó lo sguardo verso l'uomo che le aveva appena rivolto quella scettica domanda. 
"Dottor Qyburn, non vorrà anche lei farmi una predica sul fatto che non dovrei bere vino alle 5 del pomeriggio..."
Il dottore si sedette al tavolo accanto al suo dal lato opposto, in modo da potersi trovare in diagonale rispetto a lei. Con un sorriso, alzó il suo calice mostrando che la sua scelta di bibita non era stata troppo diversa. 
"Non ho nulla contro l'orario, quanto sul colore del vino. Siamo in primavera inoltrata, trovo che un rosè o un bianco belli freschi siano più adatti alle attuali temperature" 
Cersei alzó un sopracciglio stupita e poi ridacchió leggermente, alzando il calice verso di lui. Senza dire nulla, lui a sua volta mosse il calice verso di lei, mimando un cin cin. 
Sansa Stark giunse proprio in quel momento con una fetta di red velvet. Con un'aria stranamente allegra e trasognata, a dispetto della non simpatia per la madre del suo ex fidanzato, posó il piatto davanti alla donna e spostó lo sguardo tra i due. 
"Volete che unisco che i tavolini?" chiese con un'aria maliziosa che stonava con il suo solito atteggiamento. 
"Sansa, credo proprio che non dovresti-" 
"Non si preoccupi, signorina. Mi sposteró io" 
I due si parlarono l'uno sopra l'altra e quando la cameriera se ne andó ancora con un sorrisino enigmatico sulle labbra, Qyburn si era alzato e spostato esattamente di fronte a Cersei. 
"Spero non le dispiaccia, Signora Lannister"
"Niente affatto"
Ed era vero: c'erano molte compagnie che le davano fastidio, ma lui di certo non rientrava tra quelle. Specialmente se, insieme alla sua presenza aveva portato con sè anche la red velvet e l'aveva piazzata strategicamente proprio al centro del tavolo con l'esplicito intendo a dividerla. 
"Pensavo che in quanto medico, fosse contrario all'uso di bevande alcoliche" 
"Al contrario, ogni medico consiglierebbe un bicchiere di vino al giorno... In più, sto scoprendo che una combinazione particolare di vino e altre sostanze ad alta temperatura puó creare un intruglio davvero prezioso per curare alcune malattie della pelle" 
"Davvero?" 
"Assolutamente. Ho un'intera collezione di vini e intrugli nel mio laboratorio nella clinica. Potrebbe venire a dare un'occhiata uno di questi giorni se le va" 
Cersei lo studió per un po', indecisa se cogliere quell'invito come un semplice sfoggio del proprio lavoro e delle proprie conoscenze, oppure come un invito sincero che mirava ad approfondire la loro conoscenza su un altro piano. Per quanto ne sapeva, guardare la collezione di intrugli poteva essere il nuovo guardare la collezione di farfalle. L'espressione dell'uomo era cordiale, ma oltre quello del tutto indecifrabile. 
"Sarei interessata. Dovrei anche riportarle il camice effettivamente" rispose lei, cogliendo al balzo la scusa per poter accettare. 
Ancora non sapeva se il suo interesse era il per il vino, per gi intrugli chimici o per l'uomo, ma di certo la considerava una buona occasione per capirlo. 
"Certo che è proprio un uomo pieno di sorprese lei" aggiunse poco dopo, prendendo l'ultimo sorso di vino. 
James Qyburn sorrise e finì anche il suo rosè, osservandola con la consueta espressione affabile ma enigmatica. 
"Dice? Mai quanto lei, peró" 

 
**
 
"Sì, ho capito... Ma lo sai che non è nulla di grave, lui se ne va e tu lo riporti sempre indietro: la vostra relazione è interamente così!... Sì, lo so com'è Beric, è mio cugino, ti ricordo!" 
Con un telefono in una mano e le chiavi nell'altra, Melisandre diede un'ultima occhiata al locale prima di chiudere la porta. Si sentiva stanca, non solo per dover ascoltare l'ennesimo litigio tra suo cugino e il suo fidanzato di lunga data, ma anche perché era stata una lunga giornata in cui aveva dovuto sbrigare le ultime due ore di lavoro da sola. Sansa Stark aveva infatti chiesto un permesso per via di un misterioso appuntamento e normalmente questa sarebbe stata un'ottima occasione per punzecchiare la sua sottoposta, se non fosse stato per il malumore che inevitabilmente provava per la completa assenza dello scrittore per la seconda giornata consecutiva.
Un'assenza più che prevedibile, del resto, dato che era stata lei ad allontanarlo. 
Ció che peró giunse del tutto imprevedibile fu il vederselo apparire proprio al di fuori del locale, appoggiato ad un lampione che lo illuminava come un riflettore. La donna, che dopo aver riposto le chiavi nella borsa, aveva inserito il telefono precariamente tra la testa e la spalla per potersi accendere una sigaretta con l'accendino, per poco non fece cadere tutte e tre le cose dalla sorpresa. 
"Okay, Thoros, devo proprio andare. Ci sentiamo" disse sbrigativamente, chiudendo la chiamata e riportando la completa attenzione sull'inaspettata visita. 
"Il locale è chiuso" gli disse semplicemente, con tono neutrale, aspirando una prima boccata di fumo e imponendosi di dirigersi verso la sua auto rosso fiammeggiante senza troppa esitazione. 
"Lo so bene. Sono venuto per parlare con te, Melisandre" le disse lui prontamente, seguendola e afferrandole delicatamente un braccio per farla voltare verso di lui. 
"Molto bene, Cavaliere delle Cipolle. Sono tutta orecchi" 
L'ironia della donna fece affiorare un rapido sorriso sulle labbra dell'uomo. Intanto infatti si era fermata e lo stava fissando dritto negli occhi e questo era pur sempre un indizio di apertura al dialogo. 
"Credo che l'ultima volta che ci siamo parlati non sia terminata nel migliore dei modi, soprattutto perché non mi hai lasciato molto spazio per ribattere..."
"Non c'era nulla da ribattere, secondo me" 
"Potresti lasciarmi finire?" 
"Prego" 
"Di certo noi due siamo molto diversi. Hai avuto un passato, ma anche io ne ho avuto uno. Insomma, sono cresciuto in un quartiere poco residenziale di immigrati irlandesi e ho perso le dita in una lotta tra gang diverse... Ho rischiato la prigione per frodi fiscali... Quindici anni fa ho perso mia moglie e mio figlio in un incidente e-"
"Lo so" lo interruppe lei, stavolta in modo quasi dolce, graziandolo dal rivivere momenti tristi che del resto lei conosceva già. "Sei uno scrittore abbastanza conosciuto. Basta una ricerca su google per ottenere queste informazioni... E semplicemente confermano che i tuoi errori sono molto blandi rispetto ai miei e che ora sei un uomo totalmente diverso e completamente rispettabile!"
Davos rimase in silenzio per un po', lasciando intanto forse in maniera inconsapevole scivolare la mano che ancora teneva sul braccio di lei verso il suo polso, accarezzandolo dolcemente.
"Ti sbagli nel pensare che io abbia paura di te. È vero che sembri una donna forte, difficile e forse anche pericolosa e non saresti di solito il mio tipo, ma su una cosa avevi ragione... Io sono attratto da te"
Se Melisandre fosse stata un altro tipo di donna, magari come Sansa, sarebbe arrossita di fronte a una simile dichiarazione, oppure come Cersei, avrebbe fatto un sorriso malizioso e cercato di farsi desiderare ulteriormente. Ma la Donna Rossa era una donna di fuoco, fatta per flirtare e vivere casuali notti di passione cancellate poi il giorno dopo. Se lei non era il suo tipo, neanche lui lo era per lei, ma la sua implicita dolcezza e la sua calma erano qualcosa che sentiva di desiderare come raramente le era successo prima. Forse perchè in fondo lei era anche fragile, troppo fragile per poter dire di no alla possibilità di un vero contatto significativo. 
"Di che cosa avete paura allora, se non di me, Cavaliere delle Cipolle?"
"Non di molto, forse solo della notte"
Lei alzó un sopracciglio, cui lui rispose con un sorriso enigmatico.
"Beh qualcuno mi ha detto una volta che la notte è oscura è piena di terrori"
Melisandre sorrise a sua volta, divertita e maliziosa.
"Allora nessuno di noi due dovrebbe stare da solo"
Si scambiarono un'occhiata complice e due minuti dopo sfrecciavano insieme sulla macchina rossa di Melisandre. 









NDA: Eccoci al secondo capitolo, in cui ho deciso di far smuovere un po' le cose, portando tutte e tre le coppie in modo diverso fuori dal locale. Nel frattempo ho considerato che i capitoli in tutto saranno 7 e che ho intenzione di esplorare la storia fino all'affermazione o meno di una possibile relazione delle tre coppie, perchè l'aspetto che mi interessa di più è proprio vedere in che modo i personaggi potrebbero trovarsi con ruoli e in situazioni diverse.
Tralasciando ora la storia, mi prendo qualche riga per piangere prima del tempo i miei due piccoli cupcake preferiti (Davos e Melisandre) che sento proprio moriranno male stanotte. Anche Sandor non lo vedo al 100% sicuro, quindi faccio partire la catena di preghiere anche per lui. L'unica cosa che mi consola è che l'altra mia ship adorata (Cersei e Qyburn) si trova da tutt'altra parte rispetto a Winterfell e quindi dovrebbero sopravvivere almeno a questa puntata. E con questo parziale totomorte, vi saluto e mi prendo qualche oretta di sonno per affrontare la diretta!
   
 
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