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Autore: T612    29/04/2019    6 recensioni
SPOILER "AVENGER - ENDGAME"
Dal testo:
"Nell’universo non si era mai udito un canto del cigno così bello."
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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A Natalia Alianovna Romanova: quella piccola, grande parte di me… grazie per avermi dimostrato che la neve si scioglie anche in Russia.



 

The itsy-bitsy spider
Climbed up the water spout
Down came the rain
And washed the spider out

 

Natalia ha sempre camminato in punta di piedi, era un’abitudine che si era sedimentata nel tempo, nonostante non ricordasse di preciso il perchè avesse iniziato a farlo o chi glielo avesse insegnato.
Era stata una sensazione piacevole e al contempo strana, riabituarsi al camminare scalza con i piedi ben piantati sul terreno, imponendosi a discapito dei suoi padroni, abbandonando le punte in gesso o i tacchi vertiginosi su cui la costringevano a danzare un valzer a tre tempi, destreggiandosi tra bugie, perdizioni e sangue.
Era stata una sensazione nuova che l’aveva colta completamente impreparata, trafitta da una freccia che l’aveva inchiodata a terra in mezzo ai vicoli di Budapest, mentre le sue imprecazioni in russo si sovrapponevano alla risata esultante di quell’americano che le aveva dato la caccia per decisamente troppo tempo.
Natalia non era sicura di meritarsi una seconda occasione, Clint l’aveva spinta a cambiare idea, spiegandole che “assassina” era una definizione reversibile a discapito delle sue azioni passate… che poteva ancora redimersi, convincendola di essere una persona fondamentalmente buona a cui erano capitate cose decisamente cattive.
Natalia apprezzava la retorica, ma durante i suoi primi giorni allo SHIELD aveva dato credito alla convinzione generalizzata che gli americani fossero solamente un branco di idioti dal primo all’ultimo, perché nessun uomo sano di mente si sarebbe lasciato sfuggire tra le dita l’opportunità di reclutarla senza ottenere un qualche tipo di vantaggio strategico in cambio, ricredendosi quando aveva avuto la prova inconfutabile che il Direttore non era per niente un idiota, anzi… convincendosi che forse quella famosa retorica decantata dall’arciere poteva davvero funzionare, spogliandosi dei panni di Natalia ed indossando quelli di Natasha, concedendosi di far trasparire dalle sue labbra un sorriso sincero di fronte a quella nuova sconcertante prospettiva.
Aveva continuato per anni a muoversi in punta di piedi nei corridoi dell’agenzia attirando lo sguardo dei curiosi, coperta dall’ombra di quell’americano fuori di testa che le aveva salvato la vita invece di giustiziarla come gli era stato ordinato di fare, con la benevolenza di quel Capo scorbutico e perspicace che aveva visto in lei del potenziale, riscoprendo per entrambi un sentimento inaspettato che si avvicinava molto alla gratitudine.
Nei mesi successivi Clint l’aveva istruita a dovere sul baratro emotivo che si trascinava dietro dal glaciale inverno russo, dimostrandole cosa fosse l’amore, l’amicizia, il senso di appartenenza ad una famiglia o ad un ideale… ciononostante Natasha continuava cocciutamente a reputare immeritato tutto ciò che le era stato offerto, non comprendendo a pieno quella gentilezza e fiducia immotivata che non aveva avuto modo di guadagnarsi, trovando un compromesso nel ripagare quel debito inesistente ma percepito come tale.
Una volta toccato il fondo si può solo che risalire… i regimi cadono ogni giorno, di certo lei non versa lacrime per questo.

 

Out came the sun
And dried up all the rain
And the itsy-bitsy spider
Climbed up the spout again

 

Natasha aveva capito troppo tardi che i compromessi che le permettevano di sopravvivere, erano gli stessi che avevano mandato in frantumi la sua famiglia.
New York non era stata preventivata, era finita in mezzo alla battaglia per necessità personale, per ripulire il proprio curriculum rosso sangue nel tentativo di smorzare i sensi di colpa… ciò che era accaduto dopo era stato solamente un imprevisto sorprendentemente piacevole.
Non sapeva di preciso quando quella mistura chimica male assortita si fosse trasformata in un strano legame familiare che, sí, la spaventava a morte, ma allo stesso tempo le faceva sentire le spalle coperte, ignorando il momento esatto in cui aveva deciso di estendere quel connubio di fiducia e gratitudine verso i confronti di quelle altre quattro persone che non erano Clint.
A causa della propria cocciutaggine aveva realizzato drasticamente in ritardo che a fare del bene, di solito, tra persone normali e dai sani principi morali, quel bene ritorna sempre indietro offrendo insospettabili declinazioni interessanti.
Dopo Washington si era sorpresa nel vedere Steve porgerle una birra stappata ed iniziare a raccontarle di sua spontanea volontà di quell’amore perduto, di quei tasselli ricostruiti e dei dettagli recuperati.
Si era meravigliata di sé stessa nel ritrovarsi a spingersi di propria iniziativa tra le braccia di Bruce mostrandosi per quella che era, condividendo un lato bestiale ed umano che impauriva entrambi per ragioni diverse, timorosa per la prima volta di ricevere un rifiuto da parte di un uomo… scoprendosi vulnerabile quando quel rifiuto era arrivato, ma per cause di forza maggiore.
Aveva avuto la conferma di essersi ufficialmente rammollita quando si era ritrovata ad abbassare la guardia dando ragione a Tony in merito alla disputa sugli Accordi, chiedendo di poter ritrattare l’esternazione ammessa per salvaguardare sé stessa dal crollo definitivo di tutte le sue barriere.
Natasha si era riscoperta a suo agio di fronte all’eventualità di mostrarsi umana e fragile, temendo che tutti i progressi fatti si azzerassero per delle stupide convinzioni orgogliose, tentando di convincere Steve che l’importante era restare insieme, il come era irrilevante… glissando sui segreti che entrambi condividevano e che lei custodiva gelosamente, terrorizzata nel vedere quella squadra convertita in famiglia andare in mille microscopici pezzettini taglienti.
Sapeva che la completa sincerità non era mai stata una delle sue doti innate, ma quella era stata una mancanza che le era costata cara, convertendo i compromessi raggiunti in anni di silenzio opprimente… silenzio paradossalmente spezzato dai fuochi di quella stessa guerra che inizialmente li aveva uniti, rendendo quel vuoto sonoro terribilmente definitivo da quei spaventosi cumuli di cenere insanguinata.
Gli anni si erano trascinati zoppicanti e lenti, senza permettersi di voltare pagina, sentendosi in colpa per tutti coloro a cui non era stato concesso il lusso di farlo, procrastinando la volontà di rifarsi una vita continuando a smezzare panini al burro d’arachidi con Steve, in una routine deleteria volta a placare quel senso di colpa che con il passare degli anni li aveva corrosi entrambi fino alle ossa.
Poi quella flebile speranza, alla quale aveva smesso di credere da tempo, si era palesata in tutta la sua agghiacciante meraviglia… ritrovandosi a ripescare Clint da quello stesso baratro sanguinolento in cui lei era sprofondata per prima, saldando quel debito andato perso negli anni, aggrappandosi entrambi con le unghie e con i denti a quella lusinga pericolosa per non sprofondare nella disperazione definitiva.
Quando le cose si mettevano davvero male, Natasha si ritrovava ad assecondare l’abitudine radicata nel tempo di ritornare da Clint, che le stringeva ogni volta la mano e le diceva che il mondo non era finito... non pensava che i ruoli potessero invertirsi, tendendogli una mano amica mentre la pioggia scrosciante di Tokyo picchiettava contro il suo ombrello, scusandosi per non avergliela offerta prima.
Erano di nuovo loro due contro il mondo, sorridendo timidamente mentre le nebulose e le stelle vorticavano intorno a loro in quella missione distante anni luce da Budapest… poi l’accenno di quel sorriso si era spento una volta giunti a destinazione, scoprendo che solo uno dei due poteva andarsene da Volmir.
Clint l’aveva afferrata in un abbraccio, terrorizzato di perdere anche l’ultima persona per la quale valesse la pena combattere, chiudendo entrambi gli occhi per celare la vista a quello scenario da incubo, fronte contro fronte in un ultimo contatto umano prima di lanciarsi nel vuoto… perchè Natasha aveva già deciso quale sarebbe stato il proprio epilogo, molto prima che Clint le dicesse che tra i due era lui quello che meritava di morire.
Aveva iniziato a correre in direzione del baratro sulle punte per essere più veloce, ma per uno strano scherzo del destino una freccia le aveva impedito nuovamente di raggiungere la destinazione definitiva, ricalcando con ironia funesta le medesime gesta compiute a Budapest… ma Natasha era in debito, era caparbia e ormai non aveva più nulla da perdere.
Aveva agganciato uno dei suoi rampini alla cintura di Clint prima di inseguirlo e gettarsi con lui nel vuoto, urtando con la spalla contro la parete di roccia del precipizio, sospesa ad un passo dalla morte con la mano di Clint stretta attorno al suo polso in un ultimo inutile, debole segno di vana resistenza.
Gli aveva sorriso, rassicurandolo che era così che doveva finire, che andava tutto bene… lasciando la presa, dandosi lo slancio per librarsi nel vuoto, leggera come una piuma ed aggraziata come la ballerina che era stata una volta.
Natalia era andata incontro all’abbraccio rassicurante della morte, mentre le note del quarto atto di Čajkovskij accompagnano il sipario che metteva fine alla sua vita… nell’universo non si era mai udito un canto del cigno così bello.




 

Commento dalla regia:
Che cos’è questa cosa? Questa è la prova che aspettare 364 giorni unicamente per vedere il tuo personaggio preferito morire, elaborare il lutto alla meno peggio, svegliarsi di soprassalto senza apparente motivo e mettersi a scrivere alle 3 di notte non è mai una buona idea.

Insieme a Natasha è morta una parte di me, anche se… meglio evitare di alimentare teorie fondate su elucubrazioni mentali di dubbia logica/sensatezza.
Attualmente ho accettato la motivazione nobile dietro a questa scelta inevitabile, la “mia” Natasha meritava una fine del genere, ma allo stesso tempo vorrei sporgere un reclamo ai beneamati fratelli Russo perché non puoi liquidare la meravigliosa Natasha Romanoff con un lancio olimpionico di una panchina da giardino da parte di Bruce/Hulk, un paio di lacrime del Capitano e un accenno che suona come un “vorrei che lei sapesse cosa abbiamo fatto qui” da parte di Clint.
Volevo una lapide, un mazzo di rose rosse e quei quattro gatti che si era scelta come famiglia adottiva che dicano quanto era fantastica mentre piangono senza ritegno e pudore il doppio delle lacrime versate per Tony. Minimo.
Con il tempo accetterò la cosa, forse.
Torno ad eclissarmi nella mia valle di lacrime,
_T <3

   
 
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