Corriamo.
Xianghua
è dietro di me.
Quest'isola
sembra infinita.
Non
riusciamo a ritrovarti, Maxi
Dove
sei?
Cosa
è successo?
– Perché
ci avete messo tanto? – risuona una voce sarcastica, a noi ben
conosciuta.
Xianghua
lancia un grido d'orrore.
E.
pochi istanti dopo, ne comprendo la ragione.
Sei
a poca distanza da noi, Maxi.
Il
tuo corpo è ricoperto di ferite.
Xianghua
trema di spavento e la comprendo.
E'
questo il prezzo della sconfitta del male?
No,
non posso accettarlo.
E'
troppo crudele!
No,
non puoi subire un tale, crudele destino.
Credo
sia il nostro pensiero comune.
Corro
verso di te, il cuore palpitante contro le costole.
La
distanza tra noi mi sembra eterna.
Qualche
istante dopo, crolli tra le mie braccia.
Il
tuo corpo, di solito caldo di energia, mi sembra così debole e
freddo.
No,
amico mio, non devi morire.
Non
puoi abbandonarci.
I
tuoi occhi, malgrado tutto, sono limpidi e fissi nei miei e sulle tue
labbra, umide di sangue, aleggia un sorriso.
– No!
Non può essere! – urlo, la voce tremante di
disperazione. Il lampo ironico, che brilla nei tuoi occhi blu, è
una pugnalata per me.
Come
riesci ad essere tanto tranquillo, anche in questo momento?
Con
il dito, netto il sangue dalle tue labbra, affinché tu possa
respirare.
–
Grazie...
– mormori, il tono flebile.
Anche
Xianghua piange.
Ne
posso sentire i singhiozzi.
– Ti
porteremo in salvo... Stai tranquillo... – mormoro, ma la mia
voce è tremula, quasi un sussurro.
Ma
tu scuoti la testa e mi guardi.
– No...
E' la fine per me... – mormori, pacato.
Queste
parole rappresentano un decreto di condanna per me e Xianghua.
No,
non puoi lasciarci così!
– Maxi!
– urlo. Vorrei rassegnarmi, ma non ci riesco.
Non
voglio perderti così!
Vorrei
piangere, ma un macigno di dolore opprime il mio petto.
–
Kilik...
Gra... Grazie di tutto... – sussurri. La tua voce è
ridotta ad un filo, ma io riesco a capire cosa dici.
E
ti stringo contro il mio petto, come per trasmetterti il calore del
mio corpo.
– Siate
felici... – mormori.
Non
riesco a trattenere le lacrime e il mio abbraccio attorno al tuo
corpo si fa più stretto. Anche in questo momento, tu hai
pensato a me e a Xianghua.
Ti
sei dimenticato della tua orribile sorte, amico mio.
Rialzo
la testa e cerco di sorridere, ma le lacrime rigano il mio viso.
Perdonami, Maxi.
So
che vuoi vederci sereni, ma non ci riesco.
Non
ce la faccio.
Ma
tu, come se capissi i miei pensieri, scuoti la testa.
– Non
importa... Quel che conta è il pensiero... – sussurri.
Ormai,
non ce la fai più.
La
tua testa, come schiacciata da un peso, si abbandona sulla tua
spalla.
E
la morte irrigidisce il tuo corpo, ancora stretto tra le mie braccia.
No,
non ci credo.
Vorrei
urlare, ma mi sembra di avere perduto la voce.
Ti
stringo a me.
E
soffoco il mio dolore contro il tuo petto ormai fermo e freddo.