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Autore: ArrowVI    01/05/2019    1 recensioni
Gli umani regnano su Gaia, ma le pietre di questo continente trasudano memorie di creature ben più antiche e potenti.
Sono passati circa diciassette anni da quando l'imperatore dei Dodici Generali Demoniaci è stato imprigionato nel mezzo di questo e un altro mondo... Ma, ormai, il sigillo che lo teneva rinchiuso sta cominciando a spezzarsi.
Cosa accadrà quando Bael sarà libero? Verrà fermato o porterà a termine il piano che, diciassette anni fa, gli è stato strappato dalle mani?
Quattro nazioni faranno da sfondo a questa storia:
Mistral, Savia, Asgard ed Avalon.
Io vi racconterò di quest'ultima......
Come? Chi sono io? Non ha importanza, per adesso...
Umani contro Demoni... Chi sarà ad uscirne vincitore?
Se volete scoprirlo allora seguitemi... Vi assicuro che non rimarrete delusi dal mio racconto.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 6-2: Belzebub



<< Vi ringrazio per essere venuti qui, oggi. >>
Disse Belzebub, non appena entrò all'interno di quella stanza.

Erano ormai trascorsi tre giorni da quando Belzebub ebbe quell'accesa discussione con Lucifer, giorni durante i quali pensò giorno e notte a un piano che gli avrebbe permesso non solo di riuscire nella missione in cui sia Asteroth che Abraxas avevano fallito, ma che lo avrebbe aiutato finalmente anche a dimostrare che i metodi di Lucifer fossero sbagliati.

Dopotutto Belzebub era convinto che, se avesse potuto prendere il posto di Lucifer, avrebbe potuto essere un leader migliore per i Dodici Generali Demoniaci.
Gli ospiti che l'avevano atteso fino a quel momento, all'interno di quella stanza, lo guardarono in silenzio mentre Belzebub li raggiunse, chiudendo quella grossa porta in legno scuro alle sue spalle.

Era una stanza dall'altro lato del castello, rispetto agli alloggi di Lucifer. Nessuno avrebbe potuto, quindi, interromperli, li dentro.


Le figure che Belzebub aveva fatto chiamare erano gli unici rimasti, li dentro, di cui poteva ancora fidarsi.
E, per questo, loro due erano gli unici che avrebbero potuto assisterlo nella strategia a cui pensò in quei tre giorni.

<< Noto con piacere ti sia ricresciuto il braccio, Belzebub. >>
Disse una delle due figure, dopo qualche secondo di silenzio, non appena Belzebub si sedette davanti a loro, notando che il braccio del suo compagno fosse tornato al suo posto, come nuovo.

<< Possiedo le abilità rigenerative più alte tra tutti i Generali, dopotutto. Ti aspettavi altrimenti, Amon? >>
Gli domandò Belzebub, ancora infastidito da quel fatto.

<< Forse dovresti visitare di nuovo Astarte, allora... >>
Ridacchiò l'altra figura, attirando l'attenzione del suo compagno.

<< ...Chissà... Magari è ancora affamata. >>
Aggiunse subito dopo.


Nonostante tra loro non scorresse buon sangue, Asteroth era uno dei pochi Generali di cui Belzebub potesse ancora fidarsi.
Conscio di quel fatto, il demone digrignò i denti, ingoiando sia la sua rabbia che il suo orgoglio, decidendo che, per la riuscita del suo piano, sarebbe stato opportuno collaborare con quell'inetto, piuttosto che farselo nemico per l'ennesima volta.

<< Ascoltami bene, Asteroth... >>
Disse Belzebub al suo compagno.

<< So che tra noi due non scorre buon sangue, ma so anche per certo che tu sappia perfettamente in quale genere di situazione ci troviamo, al momento. >>
Sentendo quelle parole, Asteroth sbuffò con fare innervosito.

<< Gli umani diventano sempre più forti con il passare del tempo, mentre noi demoni lo siamo sempre di meno. Di questo passo, nel giro di qualche centinaio di anni non saremo più neanche considerati una minaccia. >>
Continuò, Belzebub, ringhiando i denti.

<< So che anche tu, come me, detesti le strade che Lucifer ha deciso di percorrere nell'ultimo secolo, e che io e te vogliamo la stessa cosa: liberare Bael dalla sua prigionia e riportare i Dodici Generali al loro antico splendore. >>
Non appena disse quelle parole, Belzebub porse malvolentieri una mano ad Asteroth, il quale notò ben presto l'avversione che si nascondeva dietro il gesto del suo compagno.


Belzebub e Asteroth si odiarono fin dal principio.
In origine, infatti, quest'ultimo non fu neanche un membro dei Dodici Generali.

Un semplice subordinato, demone di Classe A, che entrò un giorno a far parte dei Dodici Generali come sostituto, dopo la dipartita di alcuni dei membri originali.
Belzebub non riuscì a credere che un suo subordinato fosse diventato improvvisamente un suo pari.

Si oppose con tutte le sue forze alla decisione di Bael, ma fu inutile: alcuni dei membri originali dei Dodici Generali Demoniaci erano ormai deceduti, altri avevano lasciato il loro posto vuoto dopo aver abbandonato gli ideali del loro comandante.
Era compito di Bael, quindi, riempire quei posti vacanti.

Belzebub però non accettò a chi Bael offrì quei posti.
Tra quei nuovi volti, ci fu infatti anche quello di Asteroth.

A quel tempo Asteroth non era neanche lontanamente paragonabile nemmeno al più debole dei Dodici Generali. 
Qualcuno con quel livello, tra le fila dei Dodici, non avrebbe fatto altro che danneggiare la loro immagine e segnare l'inizio del loro inevitabile declino.

Dopotutto, se per colmare i vuoti che avevano lasciato i vecchi membri, Bael si era abbassato a scegliere figure così deboli come loro sostituti, allora il livello medio dei demoni era ormai sceso a livelli abissali.


<< Quindi... Che ne dici se, per questa volta, mettessimo da parte le nostre differenze, e cooperassimo al fine di raggiungere il nostro scopo? >>
Domandò, quindi, Belzebub al suo compagno.

Asteroth rimase in silenzio a fissare la mano del demone per qualche secondo, per poi sbuffare con fare infastidito.

<< Per quanto detesti dirlo, concordo con te sul fatto che Lucifer stia sbagliando approccio. >>
Rispose al suo compagno, senza però ricambiare il suo gesto.
In quell'istante Belzebub levò la mano che aveva teso verso di lui, con fare infastidito.

<< Ti aiuterò. Quindi? Cosa vuoi di preciso? >>
Gli chiese subito dopo, impaziente.

<< Mi serve la vostra assistenza per riuscire nel piano a cui ho pensato. >>
Rispose Belzebub, incrociando le braccia davanti al petto, parlando ai suoi compagni con un tono ancora innervosito e cupo.

<< Scusami, ma non ho intenzione di avere nulla a che vedere con tutto questo. >>
Disse Amon, quasi divertito, al suo compagno.
Belzebub si voltò rapidamente verso di lui, non sorpreso dalle sue parole.

<< Insomma... Parliamo di un gruppo di ragazzini. Non mi interesso a certe cose. >>
Aggiunse subito dopo.

Belzebub non sembrò convinto dalle parole del suo compagno.

<< Curioso sentir queste parole uscire dalla tua bocca, considerando cosa è successo un paio di anni fa... >>
Sentendo quelle parole, un ghigno divertito e sadico apparve nel volto di Amon.

<< Ah... Quello era differente. >>
Fu l'unica risposta del Ruggente.

<< Non ha importanza, non avevo comunque intenzione di chiedere aiuto a te, Amon. >>
Le parole di Belzebub colsero il demone dai lunghi capelli verde chiaro alla sprovvista.

<< Uhm? E allora per quale motivo mi hai fatto chiamare? >>
Domandò al suo compagno, incuriosito dal fatto che avesse chiesto di lui senza però necessitare del suo aiuto.

In quell'istante un sorriso divertito apparve nel volto di Belzebub.

<< I tuoi fratelli potrebbero tornarmi utili. >>
Gli rispose.


Non c'era alcun bisogno di rischiare. Attaccare la capitale da solo, anche insieme ad Asteroth, sarebbe comunque stato un suicidio.
Dopotutto, Magnus era conosciuta per avere alcuni dei maghi più abili in tutta Gaia e perfino in due, probabilmente, per quanto detestasse ammetterlo, sarebbero stati sconfitti.

Belzebub sapeva perfettamente che se avesse voluto assicurarsi la vittoria avrebbe dovuto far scendere in campo almeno tre generali, ma Amon non avrebbe mai accettato di aiutarlo direttamente.
Dopotutto, Amon scendeva in campo solo quando voleva lui.

Mirfah rifiutò di aiutarlo, rispondendogli che non avesse alcun interesse in quel ragazzino, mentre Abraxas gli disse che quello non era, ormai, più il suo compito.
Le uniche scelte rimaste, quindi, a cui poteva rivolgersi erano i fratelli di Amon: le Tre Bestie Demoniache.

Ifrit, Behemot e Leviathan, però, seguivano solamente gli ordini del loro fratello, ragion per cui Belzebub fu comunque obbligato a chiedere assistenza ad Amon.
Sarebbe infatti bastata una sua parola e le Tre Bestie avrebbero seguito i suoi ordini come se fosse stato Amon a darli.
Con l'aiuto non solo di Asteroth, ma anche di quello delle Tre Bestie Demoniache, avrebbe sicuramente messo in ginocchio quegli sciocchi umani.


<< Interessante... >>
Ridacchiò Amon, alzandosi dalla sua sedia e dirigendosi verso l'uscita della stanza.

<< Quindi? Mi aiuterai? >>
Gli domandò Belzebub, prima che potesse lasciare la stanza.

<< Sai che Lucifer necessita di quella città intatta, per riuscire a creare un'altra Pietra Filosofale, giusto? >>
Gli rispose Amon, senza voltarsi verso di lui.

Belzebub sorrise.

<< Non è un problema. >>
Gli rispose, con tono divertito.

<< Anche se dovessimo spazzare via metà Magnus, rimarrebbero comunque abbastanza umani in vita per creare almeno una Pietra. >>
Continuò.

Non appena Belzebub disse quelle parole, Amon lasciò la stanza e Asteroth lo seguì a ruota.


Belzebub rimase, quindi, solo in quella stanza, a pensare.
Finalmente il suo piano aveva cominciato a prendere forma: se fosse riuscito nel suo intento avrebbe preso due piccioni con una fava.

Non solo avrebbe dimostrato ai suoi compagni di poter prendere decisioni migliori di quelle di Lucifer, ma sarebbe riuscito anche a mettere in ginocchio quegli stupidi umani.

Avrebbe mostrato quegli sciocchi la forza dei Dodici Generali, li avrebbe ripagati con la loro stessa moneta.
Lucifer non era in grado di guidare i Dodici Generali al posto di Bael... Lui, invece, ne sarebbe stato capace.

Sarebbe stato lui a liberare Bael e, insieme a lui, avrebbe finalmente portato a termine il piano che diciassette anni prima venne loro strappato dalle mani.


Frustrato da quei pensieri, Belzebub lanciò un urlo furioso.
In quel preciso istante, uno strano liquido nero e viscoso cominciò a fuoriuscire lentamente dal suo braccio destro quasi come se fosse sangue.

Quello strano liquido, simile al petrolio ma molto più denso, cominciò a colare nel pavimento, sciogliendo lentamente le pietre sottostanti come se fosse acido.
Belzebub notò ben presto cosa stesse accadendo, e fece un grosso respiro.

Non poteva permettersi perdere il controllo in quel modo, altrimenti avrebbe rischiato di trasformarsi in un mostro come accadde alle Tre Bestie.
Perdere il controllo di se non era una opzione: non poteva assolutamente diventare una creatura priva di autocontrollo come accadde a quei tre.

Dopotutto, non aveva ancora portato a termine il compito che si impose molti millenni prima.

In quell'istante, quello strano liquido nero smise di uscire dal suo corpo.


<< Inutili, patetici e fastidiosi umani... Ve la farò pagare cara. >>
Disse a nessuno, con uno sguardo colmo d'odio.


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Fine del capitolo 6-2, grazie di avermi seguito e alla prossima!

   
 
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