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Autore: Inazumiana01    05/05/2019    3 recensioni
Tsukishima una mattina si sveglia e si accorge di avere una cotta per il capitano della Nekoma. Ovviamente, essendo Tsukishima, cerca un modo per far sì che quei sentimenti svaniscano. Ma, se all'improvviso la tua cotta cominciasse a mettere, di nascosto, dei fogliettini nel tuo zaino con su scritte delle battute sulla chimica, al solo scopo di vederti sorridere...beh come potresti non innamorarti?
[KuroTsukki. Ho messo OOC per sicurezza] [ATTENZIONE: BATTUTE SQUALLIDE SULLA NOMENCLATURA, se non siete pronti a sopportare ciò non leggete.]
Genere: Demenziale, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Karasuno Volleyball Club, Kei Tsukishima, Nekoma, Tetsurou Kuroo
Note: OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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"Non è possibile. Non è fottutamente possibile..."
"Tsukki, stai bene?" chiese Yamaguchi fuori alla porta del bagno.
Kei potrebbe ridere a quella domanda. Non poteva essere più lontano dalla realtà. Aveva appena avuto la realizzazione peggiore della sua vita e l'acqua fredda che si stava buttando in faccia non aiutava. Perchè non stava aiutando? Non poteva essere un semplice sogno?
"Sto bene." disse con voce piatta.
Yamaguchi si schiarì la gola "Uhm...è solo che ti abbiamo visto svegliarti e uscire subito via. E ho capito che
non è un buon segnale, giusto?"
"Ti ho detto che sto bene, Yamaguchi" disse guardando nuovamente il suo riflesso nello specchio.
Il suo viso era arrossato, pieno di imbarazzo e umiliazione. Il volto di qualcuno che ha un interesse per una
persona - un interesse romantico -
Quindi no, non stava bene.
Tsukishima Kei non aveva mai avuto una cotta. In realtà, fino a quel momento, era convinto che fosse incapace di provare dei sentimenti del genere e, onestamente, gli andava più che bene.
Non avere alcuna attrazione romantica era meglio di averla.
"Okay.." disse con esitazione Yamaguchi "Solo non fare tardi, okay?"
Kei non rispose, era troppo impegnato a avere una crisi.
Era tutta colpa di quello stupido capitano. Lui con i suoi stupidi capelli e il suoi sorrisi arroganti e quelle parole sincere.
Kei ammirava le sue abilità abilità nella pallavolo, certo.
Era riuscito a fargli ammettere ad alta voce cose che non aveva mai detto, e quando aveva allungato una mano per arruffargli i capelli, Kei aveva reagito con repulsione, spingendo via la mano di riflesso. Solo quando si coricò per dormire, circondato dal resto dei suoi compagni, cominciò a pensare di nuovo a Kuroo Tetsuro.
Il suo sorriso sfacciato, le spalle larghe - e i suoi muscoli ugh -, il modo in cui la sua aura cambia poco prima di una partita, come i suoi lineamenti si sono illuminati quando ha sorriso ad una sua pessima barzelletta, come gli piaceva sembrare più maturo quando stesso lui era consapevole di non esserlo. Sentì come delle farfalle nello stomaco al pensiero di quelle informazioni, nonostante non capisse perchè stava accadendo e come farlo smettere.
Un piccolo sorriso si fece largo sul suo viso mentre  immaginava cose disgustose come baciarsi e tenersi per mano.
E solo allora, mentre giaceva sul suo futon circondato da idioti fissati con la pallavolo, che si rese conto di avere un enorme, imbarazzante e orribile cotta per Kuroo Tetsurou.
Ed era una notizia terribile che lo portò in un brutto bagno della palestra a buttarsi l'acqua in faccia, cercando di capire cosa fare.
Non aveva speranze con Kuroo, e Kei non era nemmeno sicuro di volerglielo dire. Anche se era stato un bel risveglio pensare di pominciare con lui.
L'unica cosa che poteva fare, decise, era agire in modo naturale sperando che passasse velocemente.
Kei, scoprì il giorno dopo, che la vita non poteva agire in modo naturale con lui. Non riusciva nemmeno a guardare il capitano senza sentirsi in colpa per aver pensato a lui in modo romantico. Rifletteva prima di parlare con lui, analizzando le reazioni che avrebbe provocato. Non era da lui.
Ci fu un "incidente" mentre pulivano la palestra dopo l'ultima partita della giornata. Era Karasuno contro Fukurodani, tuttavia la Nekoma si aggirava per la palestra come la banda di delinquenti qual'erano, prendendo appunti sui giocatori avversari. Karasuno perse, ovviamente, ma dopo essere tornati dalla loro corsa di punizione, Kuroo fermò Hinata e Kageyama dicendo di non togliere la rete.
"Ehi alcuni di noi si vogliono allenare un altro po'. Voi ragazzi siete invitati a restare, se volete."
La squadra diede uno sguardo a Sawamura in attesa della sua risposta.
"In realtà penso che alcuni di noi hanno bisogno della pratica individual-"
"Per me va bene."
Si, quella era la voce di Kei, più alta rispetto a quando aveva discusso con Yamaguchi.
Tutti girarono la testa per guardarlo, Tsukishima strinse le mani per evitare di guardare Kuroo.
"Volevate che lavorassi di più, giusto?" chiese retoricamente a Sawamura e Suga, che si sono guardati negli occhi come se stessero avendo una silzenziosa conversazione.
"Suppongo che non ci siano problemi." disse Suga dopo un momento.
Alla fine rimase ad esercitarsi ma non riusciva a concentrarsi, dannazione.
Continuava a controllare se Kuroo lo stesse guardando e di solito non lo faceva, cosa che lo deludeva ogni volta, nonostante volesse che la cotta sparisse.
Tutta la faccenda della "cotta" lo stava rovinando.
 



"Sugawara...potrei parlare con te per un momento?
Sugawara alzò lo sguardo su di lui, prima di sorridere dolcemente e alzarsi in piedi. "Certo, di cosa hai bisogno?"
Kei strinse le labbra. "Consigli".
La bocca di Sugawara formò una piccola "o".
"Beh, non so molto sul blocco, ma-"
"Non si tratta di pallavolo". Kei lo interruppe prima che potesse finire, stringendosi le mani davanti a sé e
ansiosamente. "Riguarda ... um ... sai ... sei bravo con... persone..." si interruppe pateticamente, e uno sguardo sapiente attraversò il viso di Sugawara.
"Oh capisco. Vieni, siediti." si sedette di nuovo sulla panca e accarezzò lo spazio accanto a lui. Kei lo guardò per un momento prima di sedersi.
"Ora...qual è il problema?"
Kei non voleva davvero forzare le parole, ma non venivano, quindi non gli restò altra scelta.
"C'è una persona." sbottò, poi fece un respiro profondo mentre l'espressione di Sugawara mutava in sorpresa. "Per il quale provo interesse. E ho bisogno di farlo andare via."
Gli occhi di Sugawara si illuminarono e Kei si odiò. Pessima decisione parlarne con qualcuno.
"Chi è? È una delle manager?" Poi si interruppe "Non è Yachi vero?"
"Non è Yachi." disse Kei impassibile, alzandosi di nuovo. "Lascia perdere."
"Tsukishima aspetta, mi dispiace." Sugawara lo prese per un braccio, non sembrava così dispiaciuto.
"Dimmi solo la tua situazione."
Kei sospirò, perché aveva bisogno di aiuto, voleva che quei sentimenti se ne andassero. Si sedette di nuovo, sentendosi completamente umiliato.
"Beh ... l-lei è più grande di me di un paio d'anni e non sono stato esattamente gentile con lei. Ma recentemente ho capito che potrei non odiarla così tanto come pensavo. Ed è terribile e ho bisogno di farlo sparire."
Sugawara strizzò gli occhi prima di sorridergli divertito "Da come ne parli sembra una cosa brutta. Non sono sicuro ci sia un modo per fermarlo."
"Seriamente?"
"Perchè non provi a chiederle di uscire?"
Kei dovette sforzarsi per non dire qualcosa di estremamente duro. Perciò si limitò ad un "Non posso."
Sugawara alzò un sopracciglio "Perchè no?"
'Sono solo un primo anno, abitiamo lontani, sono stato uno stronzo con lui, non so se gli piacciono i ragazzi
e non voglio che dica no.'

"Te l'ho detto, probabilmente mi odia."
"Sai, a differenza di quanto credi, non sei poi così odioso."
"Cosa?"
Sugawara rise alla sua espressione "Forse per gli altri primi anni è così, ma per il resto di noi sei cute"
Kei arricciò il naso "Questa è la cosa peggiore che mi abbiano mai detto in tutta la mia vita."
Sugawara rise di nuovo. "Seriamente, dovresti rischiare e chiederle di uscire." O almeno dire qualcosa per farle sapere che sei interessato."
"E sei sicuro che non ci sia modo di far sparire i sentimenti invece?"
Sugawara scosse gravemente la testa. "Tsukishima, è questa la tua prima cotta?"
Le sue guance si arrossarono leggermente.
"Prenderò il silenzio come un sì." il setter ridacchiò. "Ascolta, è la prima volta che ti piace qualcuno, mal che vada l'anno prossimo andrà al college e non vi vedrete."
Tsukishima lo fissò in modo strano e Sugawara sembrò farsi prendere da un leggero panico.
"Scusa, sto vagando. Fammi sapere come va, e non preoccuparti, terrò il tuo segreto." disse prima di alzarsi
e Kei annuì con la testa.



Il fatto era che Kei non riusciva a capire se era peggio quando Kuroo non gli prestava attenzione, o quando lo faceva. Kuroo era una persona permalosa. Lo era sempre stata. Non era mai pronto per una conversazione. Kei assaporava ogni momento in cui venivano in contatto e parlavano. Kuroo sembrò notare
l'assenza di parole acide da parte di Tsukishima, così ogni volta cercava di smuoverlo un po'.
"Ehi Tsukki tutto okay? Ti stai comportando bene ... molto bene ultimamente."
Kei degludì il sorso d'acqua che aveva preso e appoggiò a terra la bottiglia. Come diavolo si era comportava prima con Kuroo?
"Sono sempre così gentile." rispose facendo finta di nulla. Sentì il suo cuore perdere dei battiti, i polmoni e il resto dei suoi organi interni aggrovigliarsi quando sentì la risata del capitano alla sua risposta.
"Sai Tsukishima, se non sapessi che non è così, penserei che sia un tentativo di umorismo."
Kei si appoggiò al freddo muro della palestra. Hinata che chiacchierava rumorosamente, e il rumore occasionale di Kageyama che si stava ancora esercitando nonostante la pausa.
"Non so perchè sei sorpreso" disse senza espressione "Hai notato che sto parlando con veri intelletuali?"
Kuroo sorrideva, sorrideva con quel ghigno storto e assimetrico.
"Sono ferito, Tsukki. Le mie battute divertenti non sono abbastanza intelligenti per te?"
"No, direi di no." Kei non notò il sorrisetto che comparì sul volto del capitano della Nekoma.
"Bene. Sapevi che l'Ossigeno e il Potassio sono usciti inseme?"
Kei alzò un sopracciglio "Cosa?"
Kuroo alzò gli occhi al cielo "Questa è la parte in cui dici "No, come è andata?""
"Non se ne parla"
"Dillo."
"Bene." Kei si ritrovò a sospirare rassegnato, o almeno così voleva apparire. "Come è andata?"
Kuroo fece una pausa per dare un po' di suspance, ma riuscì a malapena a contenere la gioia.
"E' andato tutto OK"
Kei lo fisso con incredulità e prima che potesse notarlo, rise. Una breve risata che cercava di contenere con la bocca chiusa.
"Quello era un...è la prima volta che ti vedo ridere."
Il volto di Kei era arrossato "Oh stai zitto, quella battuta era orribile e lo sai."
Kuroo sorrise "Dovrò mettere "battute chimiche orribili" nella lista delle cose che non ti fanno incazzare. Al
primo posto i dinosauri, poi la torta alle fragole e, stranamente, il Portogallo."
"E' come una Spagna Low cost." ribattè Kei con un sorriso che ritornava sulle labbra.
"TSUKISHIMA STA SORRIDENDO!"
Kei sussultò all'udire la voce di Hinata. Detestava quel gamberetto con ogni fibra del suo essere.
"I tuoi compagni di squadra non ti hanno mai visto sorridere? Mai sottovalutare il potere delle battute di chimica."
"Si...devo andare." rispose semplicemente, non volendo esporsi ad altre occhiate curiose.
Non guardò indietro quando uscì dalla palestra.
Kei si era impegnato a stare alla larga da Kuroo dopo quell'evento. Gli divenne chiaro che non poteva fidarsi di se stesso per avere una conversazione civile senza agire completamente fuori dal carattere. In realtà era solo sottile, come un accenno di un sorriso qua e là, o uno sguardo di troppo verso la direzione del
capitano, ma Kei non era concreto. Sapeva che dopo essere andato da lui per un consiglio, Sugawara stava
prestando molta attenzione, sempre alla ricerca di chiunque Kei si stesse presumibilmente struggendo.
Non aiutò, naturalmente, che di tanto in tanto Kuroo lasciasse nella tasca laterale della sua borsa, una
stupida barzelletta scientifica su un foglio. Non avrebbe mai pensato che una cosa del genere gli avrebbe
fatto saltare il cuore dal petto.

Ho chiesto al ragazzo seduto accanto a me se avesse qualche ipobromite di sodio…
Lui ha detto NaBro


Non lo disse a nessuno, ma li raccolse silenziosamente, mettendoli nella sua borsa.
Tuttavia, più continuava ad evitare Kuroo, mantenendosi a distanza sia in palestra che fuori, più i fogliettini
diventavano meno frequenti.




"Hai avuto fortuna con la ragazza misteriosa, Tsukishima-kun?" Sugawara si stese accanto al suo futon e gli fece "la domanda", l'ultima notte del campo.
Kei si chiedeva se il più grande sapesse quanto alcol avevano messo nei loro bicchieri gli altri del terzo anno. Riusciva praticamente a sentire l'odore di sake, cosa che lo divertiva un po'. Era come vedere la propria madre ubriacarsi al barbecue di famiglia.
 "Dobbiamo davvero parlare di questo?" sospirò.
"Sì. Assolutamente." Sugawara lo colpì nel petto. Poi sussultò. "Scommetto che tu in una coppia saresti dolcissimo. Spero ancora che sia Yachi."
"Non si tratta di Yachi."
"Comunque," Sugawara alzò gli occhi al cielo, "Dovresti assolutamente tenermi aggiornato sui tuoi progressi. Voglio essere la tua spalla."
Kei sospirò "Non ho bisogno di una spalla."
"Ovviamente. Perchè non riesci nemmeno a chiedere di uscire alla tua cotta." Kei fece una smorfia.
Gli occhi di Sugawara vagarono per la strada, improvvisamente distratto "A proposito, dov'è Daichi?"
Si alzò e si allontanò senza pensare altro. Kei non si preoccupò di quello che Sugawara aveva detto per ultimo. Si concentrò principalmente sulla sua precedente dichiarazione. Non era come sperava o si aspettava che Kuroo uscisse con lui, ma forse se lo dovesse fare e il capitano dovesse spezzargli il cuore, avrebbe potuto iniziare il processo di guarigione e superarlo. Se per qualche caso i suoi sentimenti fossero ricambiati allora grande, ma se così non fosse stato si  sarebbe sbarazzato di quella cotta scomoda una volta per tutte. Così entrambi i casi portavano ad un vittoria (non davvero).




La mattina dopo, mentre la Karasuno saliva sul loro autobus, Kei avvistò la squadra della Nekoma un paio di autobus più avanti. Tutti si erano salutati a colazione, ma lui doveva ancora parlare con Kuroo. Era rimasto indietro, aspettando che tutti fossero abbordati prima di dire un veloce "Torno subito" al Coach Ukai, ad una  velocità tale da non avere proteste. Quando si avvicinò al capitano Nekoma, contava le teste mentre ogni membro della squadra saliva sul bus, iniziando a seguirle lui stesso.
"Kuroo..."
Kuroo si voltò, con un piede ancora sul gradino mentre dava a Kei tutta la sua attenzione.
"Oh, così mi eviti tutta la settimana e solamente quando sto andando via vuoi parlarmi?" rispose di rimando in modo compiaciuto, e la bocca di Kei strinse per evitare  di dire alcuni commenti cattivi.
"Sì." disse semplicemente e Kuroo aggrottò le sopracciglia, scendendo completamente dall'autobus chiudendosi la porta dietro.
"Bene, ora so che c'è qualcosa sotto. Non mi hai ancora abusato verbalmente."
Ahi. "Sì, mi dispiace per quello."
Gli occhi di Kuroo si allargarono. "Tsukki...mi hai appena chiesto scusa?" disse per poi avvicinarsi di più.
Kei riusciva a sentire la sua nausea-abbondante ma inebriante acqua di colonia. "Sbatti due volte le palpebre se ti hanno costretto a fare ciò contro la tua volontà."
Fu il turno di Kei di aggrottare le sopracciglia, sperando che lo avrebbero distratto dal rossore che si faceva largo sul suo volto. Dal finestrino del bus della Nekoma qualcuno urlò un "Sbrigati o ce ne andiamo senza di te!" Probabilmente era il tipo con la cresta da mohicano.
"Hai undici protoni? Perchè piaci al sodio." disse Kei nel modo più orribile possibile. Non appena le parole lasciarono la sua bocca se ne pentì amaramente.
Le sopracciglia di Kuroo si corrugarono, stava cercando di dare un senso alla battuta.
"Tsukki...mi hai appena preso in giro?"
Kei semplicemente lo fissava negli occhi, le orecchie arrossate per l'imbarazzo. Alla fine Kuroo fece un grande sorriso, comprendendo.
"Ohh capisco, hai una cotta per me."
"Non lo so."
"Mi trovi affascinante e sei completamente cotto di me."
"Beh...se così fosse?" Kei lo schernì, come se l'imbarazzo fosse sparito.
Kuroo sembrò congelarsi prima di fissare Kei con occhi scioccati "Aspetta. Merda...davvero? Non pensavo fossi serio!"
"Lascia perdere." Kei era stanco, imbarazzato e affranto dal fatto che Kuroo lo trovasse divertente.
"Tsukki aspetta!" Kuroo gli corse dietro, mettendosi davanti a lui e bloccando il suo tragitto. Kei semplicemente lo fissava.
"Dimentica quello che ho detto" disse semplicemente Kei.
"Hai parlato con Bokuto?" domandò Kuroo con gli occhi ancora sgranati.
Kei lo guardò torvo "Perchè l'hai messo in mezzo?
Il capitano sorrise timidamente. "Beh, gli ho detto che pensavo che fossi carino, e mi stava convincendo a chiederti di uscire."
Kei lo fissò scetticamente, reprimendo profondamente le sue farfalle nello stomaco. "Beh, perché non l'hai fatto?"
Kuroo scrollò le spalle. "Beh, quando ho provato a flirtare una volta non mi hai parlato per il resto della settimana.
Kei voleva prendersi a schiaffi. "Beh ... non mi dispiace, credo."
Kuroo sorrise. "È il codice di Tsukishima per  "Sei così bello, Kuroo-san, per favore portami fuori ad un appuntamento.""
"Sei un tale idiota." Kei sorrise, prima di aggiungere "E sì, lo è".
Per qualche ragione, Kuroo sembra essere sorpreso da ciò. "Oh, okay, ti scriverò io dopo!"
Sul viso di Key si fece largo un piccolo sorriso "Va bene."
Kuroo sembrò un po' esterrefatto quando voltò le spalle alla sua stessa squadra.


"Wow Tsukishima." Disse Hinata non appena salì sull'autobus. "Voglio incontrare chiunque ti abbia fatto
arrossire così tanto. Magari stringergli la mano."
Kei non riuscì a riasalire sul bus in modo furtivo o comunque rispondere in modo sarcastico a Hinata. Se l'avesse fatto avrebbe rischiato di perdere il controllo nel reprimere il sorriso.
"Non sapevo che fossi amico del capitano Nekoma!" esclamò Nishinoya ad un volume fin troppo altro.
"Cosa?" Kei congelò "Chi ha detto che lo siamo?"
"Ti abbiamo appena visto scambiarvi i numeri fuori dall'autobus" spiegò Tanaka.
Due file più in basso, la testa di Suga scattò. Guardò fuori dal finestrino per un secondo e poi i suoi occhi incontrarono quelli di Kei. C'era uno sguardo di realizzazione e Kei abbassò la testa imbarazzato.
"Non sono affari vostri." borbottò al duo del secondo anno.
Durante il viaggio verso casa, si sedette con il telefono in grembo.  Si vergognava quasi della velocità con cui sbloccò il cellulare, quando arrivò la notifica di un messaggio di un numero non registrato.


Sei fatto di rame e tellurio? Perché tu sei CuTe.
   
 
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