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Autore: killer_joe    07/05/2019    8 recensioni
Roger poteva dire di averne sentite tante, da quando lui e Freddie avevano aperto quel minuscolo negozio di fiori nella periferia di Londra... ma questa vinceva il primo premio.
“Come posso dire passivo-aggressivamente 'fottiti' con un bouquet?
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o, la flower shop!AU che nessuno aveva chiesto e io ho scritto comunque.
Rigorosamente Maylor
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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E visto che non ne ho trovata nessuna... ecco a voi la Flower Shop - AU - Maylor che sono certa tutti voi stavate aspettando (come no)! 
Un bacio e ci vediamo a fine storia (spero).


 
 
The Blossom Knows
(or, Thanks to the Flowers)

by Killer_Joe




Roger poteva dire di averne sentite tante, da quando lui e Freddie avevano aperto quel minuscolo negozio di fiori nella periferia di Londra... ma questa vinceva il primo premio.

“Come posso dire passivo-aggressivamente 'fottiti' con un bouquet?

Il tizio che era entrato come una furia nel negozio, sbattendo quella che sembrava una banconota da 50 sterline sul bancone e pronunciando quella improbabile richiesta, sembrava avere circa l'età di Roger. Aveva i lineamenti del viso stravolti e una cascata di ricci tanto disordinati da sembrare reduci da una scarica elettrica. Roger alzò un sopracciglio, guardingo.

“Mi scusi se le sembrerò fuori luogo... ma non può dirglielo e basta? Ci vuole pure spendere soldi sopra?”

A Roger la domanda pareva legittima, ma il suo bizzarro cliente rispose con un ringhio appena soffocato.

“Se potessi dirglielo in faccia pensa sarei qui?”

Onesto. Roger fece spallucce.

“Anche lei ha ragione. Venga...”

Il biondo si alzò dalla comoda sedia su cui era stravaccato fino ad un secondo prima e indirizzò il suo cliente verso la parete di piante fiorite, pronte ad essere recise.

“Quanto ci vuole spendere?” chiese, come era la prassi, anche se a giudicare dal cinquantone che aveva in mano...

“Quanto è necessario”.

Appunto.

Roger prese in mano l'occorrente e cominciò a preparare il bouquet.

“Allora... ha bisogno di gerani, che significano 'stupidità', di digitali, che indicano 'insincerità', garofani gialli per dire 'mi hai deluso', gigli arancioni che significano 'odio' e, per completare il tutto, qualche ramo di olmaria per comunicare al destinatario che è una persona inutile. È abbastanza 'passivo-aggressivamente' astioso per lei?”

Il cliente squadrò per bene il bouquet, poi Roger, poi di nuovo il mazzo di fiori. Poi annuì, con aria soddisfatta. Roger incartò il mazzo con una carta verde, chiudendo i gambi con un fiocco rosa. Lavorò con precisione e concentrazione, ignorando il più possibile lo sguardo curioso del ragazzo davanti a lui.
“Vuole aggiungerci un biglietto?” chiese il biondo, indicando con un cenno del capo la scatola di bigliettini, di cento forme e fogge diverse, che Freddie aveva scelto. Parola di Roger, non ce n'era uno normale neanche a cercarlo col lumicino. Il cliente lanciò uno sguardo incerto alla scatola, non che Roger lo biasimasse, e con una certa insicurezza ne agguantò uno verde a forma di papera, porgendolo veloce a Roger. Il biondo lo prese con due dita e storse il naso. Doveva scambiare due parole con Freddie il prima possibile.
“Vuole scriverci qualcosa? Posso farlo io, oppure può scriverlo personalmente, lì c'è la penna” suggerì Roger, visto che il suo strano cliente sembrava ancora perso in contemplazione, di cosa il biondo non avrebbe saputo indovinare. Il ragazzo scosse la chioma riccia.
“Se può farlo lei... scriva solo 'Brian May'”.
Roger annuì e si mise all'opera, la sua calligrafia decisamente migliorata da quando Freddie aveva avuto l'idea non solo di vendere i biglietti, ma di firmarli pure come servizio aggiuntivo. Roger aveva ancora la risma di fogli, che aveva riempito di lettere e parole in corsivo, appoggiata al comodino, come memoriale di quello che succedeva ad acconsentire a Freddie e alle sue idee balzane.

“Ecco a lei. Sono venti sterline”. Il cliente, Brian, gli allungò la banconota, senza una parola. Roger batté lo scontrino e gli allungò il resto.

“Grazie e arriveder...”
“Come faceva a saperlo?”

I due si interruppero di colpo, Roger stupito e Brian imbarazzato. Il riccio tossicchiò, le guance rosee, e guardò Roger di sottecchi. Il biondo alzò entrambe le sopracciglia con aria interrogativa.
“Intendevo... come faceva a sapere il significato di tutti quei fiori? Non pensavo che la mia fosse una richiesta comune” si spiegò meglio Brian, lo sguardo che, nonostante l'imbarazzo, tradiva la curiosità. Roger fece spallucce, suo malgrado divertito.
“No, è decisamente inusuale. Prima volta che mi capita” commentò con una risatina, “ma per rispondere alla sua domanda... vede quei libri?” chiese, indicando con un gesto la parete dietro di sé, dove facevano bella mostra una serie di libri di botanica, erbe medicinali e almeno tre libri sul significato dei fiori. Brian annuì, e per la sorpresa di Roger sembrava addirittura interessato.
“Ecco Freddie, il mio collega e coinquilino, me li ha fatti ripetere fino alla nausea. Ormai conosco il significato di qualunque fiorellino, anche il più insignificante” terminò con una scrollata di spalle. Brian assunse un'aria pensierosa.
“Davvero? Tutti-tutti?” chiese dubbioso.
“Tutti-tutti” confermò Roger, che per buona misura ammiccò al suo cliente. Brian arrossì leggermente.
“Margherita?”
Roger capì che era appena stato messo alla prova. Beh, quella oramai era una cosa su cui non poteva fallire.
“Innocenza, candore”
“Girasole?”
“allegria, vivacità”
“Ibis?” Roger alzò un sopracciglio.
“Se intende l'ibisco, significa 'precarietà della bellezza'. Se invece stava pensando all'iris, significa 'fede e speranza'” rispose, con un sorrisetto impertinente a mezza bocca. Notò con una certa soddisfazione che Brian era arrossito di nuovo. Il ragazzo riccio ridacchiò divertito.
“Beh, direi che la mia conoscenza sui fiori termina qui. Comunque complimenti, lei è molto preparato” affermò, offrendo a Roger un sorriso spontaneo. Il biondo non poté che ricambiarlo, felice di avergli, almeno apparentemente, risollevato un po' il morale. Brian prese il suo mazzo.
“Beh, sarà il caso che vada a mandare a farsi fottere qualcuno. Arrivederci, e grazie per il suo aiuto” salutò, per poi chiudersi la porta del negozietto alle spalle. Roger si lasciò cadere sulla sedia girevole con abbandono.

'Questa devo raccontarla a Freddie', pensò divertito. Che razza di avventura.


 
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Brian salì le scale, bilanciando il suo bouquet pieno di odio, la sua valigetta in pelle marrone stracolma di documenti e la borsa della spesa. Grazie ad un miracolo, riuscì ad infilare la chiave nella toppa e ad aprire la porta dell'appartamento senza far cadere nulla. Il suo coinquilino era stravaccato sul divano, un libro di fisica applicata aperto sulle ginocchia e circondato da fogli di appunti.

“Studio matto e disperato?”

Il ragazzo alzò gli occhi dalla pagina in cui stava assorto e studiò Brian con totale indifferenza.

“Trovato un negozio in cui non ti hanno preso per pazzo?” rimbeccò di rimando, ignorando completamente la domanda. Brian, con orgoglio, mostrò il suo bouquet.

“Ho dovuto visitare cinque negozi ma... è assolutamente perfetto! Contiene odio, delusione, inutilità... probabilmente quell'idiota del mio relatore non lo capirà mai, ma almeno io mi sarò levato la soddisfazione” rispose, con un livello di eccitazione che anche lui capiva non essere totalmente sana.
“Tu sei da TSO” rispose piatto il coinquilino, e Brian alzò gli occhi al cielo.
“Cerca di capirmi, John, non posso mandarlo a fanculo prima di essermi laureato! E io sento di doverlo fare adesso” si spiegò meglio, cercando di farsi capire. John alzò entrambe le sopracciglia.

“No, riformulo: sei da ricovero immediato”.

Brian scosse la testa, divertito. Forse John aveva ragione e la sua era un'idiozia. Tuttavia...
“Il ragazzo del negozio non ha fatto una piega, sai? Era anche molto preparato, non ha nemmeno dovuto consultare i libri” spiegò, urlando dal cucinino per farsi sentire mentre metteva via la spesa. John fece solo un uhm-uhm poco convinto.
“Sei sicuro che il significato sia quello giusto? Magari ti ha fregato...” chiese John, giusto per mettergli la pulce nell'orecchio. Non che al moretto gliene fregasse qualcosa, detto sinceramente. Brian ricomparve in salotto, un ghigno compiaciuto stampato in faccia.

“E invece no! L'ho messo alla prova: è davvero in gamba” ribatté soddisfatto. John non riuscì a non ridacchiare, quella era la ripicca più stupida che avesse mai sentito. No, l'intera situazione era talmente demenziale che quasi non riusciva a crederci.
“Addirittura? E ha passato il test?” chiese, giusto per assecondare il suo amico che, ormai era chiaro, non aveva tutte le rotelle al loro posto.
“A pieni voti! Anche se, onestamente, con quegli occhi può dire qualunque cosa...” rispose Brian, sognante.

A quello John poté solo annuire, con aria solenne.


 
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Roger si inerpicò per le scale sgangherate fino alla porta dell'appartamento che condivideva con Freddie. Si ricompose un secondo prima di spalancare la porta con irruenza, lasciandola sbattere sulla parete opposta. Nessuno avrebbe mai potuto dire che Roger non sapesse fare un'entrata ad effetto.

“Freddie, non puoi immaginare cosa mi è successo oggi!”

Il ragazzo dai capelli corvini, che al momento stava tranquillamente steso sul divano con il suo adorato gatto accoccolato sullo stomaco, fece una smorfia, infastidito dal rumore.

“Se è un altro cliente che ti ha chiesto il numero, tesoro, ti avverto che dopo la decima volta la notizia perde di originalità...”

Roger rise di gusto, gettando con malagrazia il giubbotto su una sedia e saltando senza preavviso sul divano. Freddie ritirò velocemente le gambe, evitandolo per un soffio.
“Fa attenzione, pericolo pubblico!” strillò, più divertito che altro. Roger gli offrì il suo smagliante sorriso innocente con cui spesso e volentieri riusciva a farsi perdonare qualunque cosa, complice anche il suo bel visetto.
“Vuoi sapere che cosa mi è successo o no?” chiese, scherzoso. Freddie annuì, invitandolo a parlare con un regale gesto della mano.
“Un cliente mi ha chiesto un bouquet per mandare qualcuno a 'fanculo. Ma ci credi?”. Le sopracciglia di Freddie raggiunsero la linea dei capelli.
“No, che non ci credo” sghignazzò il moro, con tale foga che il micio, svegliato da tutto quel trambusto, decise di trovare una luogo più adatto per continuare il suo pisolino. Roger scosse la testa.
“Ti giuro, è stato pazzesco. Sembrava così stressato, poveraccio... comunque ti devo ringraziare, perché se non mi avessi fatto studiare quei libri sul linguaggio dei fiori sarei stato in serie difficoltà” ridacchiò il biondo.
“Ma perché, gliel'hai fatto veramente” chiese Freddie, scioccato.

“Ovvio! Non mi sarei mai fatto scappare l'occasione” ghignò Roger, appoggiandosi allo schienale del divano e lasciando penzolare la testa all'indietro. “E poi, mi sarebbe dispiaciuto vederlo andare via a mani vuote... ha dei bellissimi ricci, sai?” commentò sovrappensiero, cercando di ricordare ogni minimo particolare di quel cliente tanto strano, quanto affascinante. Freddie sorrise sornione.
“Ah davvero, dei bei ricci? Solo quelli, tesoro?” lo punzecchiò, divertito. Non era facile fare colpo su Roger, il ragazzo aveva gusti particolari in fatto di uomini.
“Mmh, no, anche delle belle mani, molto affusolate. E un bel naso. E gli occhi...” Freddie lo interruppe subito, aveva capito tutto.

“Ma caro, un colpo di fulmine così non l'avevo mai visto! Almeno gli hai chiesto il nome, tesoro?” domandò eccitato, battendo le mani due volte come a simulare un rullo di tamburi. Roger sogghignò.
“Si chiama Brian, Brian May. L'ho scoperto quando mi ha chiesto di firmargli il biglietto” rispose, felice di avere almeno un indizio su quel particolare ragazzo. I due giovani rimasero in silenzio per qualche secondo, immersi ognuno nei propri pensieri.

“A proposito di biglietti... Freddie, io e te dobbiamo fare un discorso”.


 
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Era passata una settimana da quella bizzarra avventura e Roger, se doveva essere sincero con se stesso, non riusciva a non pensare a Brian. Quello che, all'inizio, era un semplice 'chissà com'è andata con il bouquet', si era trasformato in un 'chissà se è single' ad un 'non mi dispiacerebbe vederlo di nuovo'. La cosa, nella modesta opinione di Roger, gli stava decisamente sfuggendo di mano.

“Vorrei un mazzo di fiori per dire ad una ragazza che è bellissima”.
“Come posso dire con i fiori che mi dispiace di averti ferito e ti amo?”
“Un bouquet per la prima comunione, per favore. E se, possibile, il tuo numero?”.

Tutte richieste così terribilmente banali (sì, anche quella del numero).
Brian l'aveva rovinato. Era ufficiale.


Roger, accucciato dietro al bancone per recuperare un paio di forbici, non sentì la porta aprirsi. Riemerse solo quando sentì una mano schiaffarsi sul bancone, accompagnato da una richiesta formulata da una voce che sarebbe stata impossibile per lui dimenticare.

“Come posso dire 'sei perennemente nei miei pensieri, ti prego esci con me' con un bouquet?”.



Angolino dell'autore

Okay, grazie per chi è arrivato alla fine. Voleva essere una OS per strapparvi due risate...
Grazie a chiunque lascerà un commento :)
Alla prossima!


killer_joe
   
 
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