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Autore: FrenzIsInfected    07/05/2019    3 recensioni
[Infected Rain]
Dal testo:
"- Tutto bene, Cataraga? - .
- Tutto bene, Vova. - .".
Quinta classificata al contest "Music is my best disaster" indetto da Soul_Shine sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Passerby
Chișinău, Moldavia.
12 Ottobre 2018.
Circo nazionale di Chișinău.
11:30 circa.



Un cielo grigio sovrasta Chișinău. La capitale moldava, già grigia di suo per via di ciò che i comunisti avevano lasciato quando se n'erano andati (enormi palazzi monocromatici), unita a quelle nuvole e a quel rigido freddo autunnale, rendeva la città quasi tetra.
Tra le eredità lasciate dai sovietici all'ormai ex principato, vi è un monumentale circo. La struttura, che, vista dall'esterno, ricordava un enorme muffin, aveva servito (e divertito) la comunità moldava a partire dal 1981, continuando a farlo anche dopo la fine del regime. Gli spettacoli durarono altri dieci anni, fin quando, nel 2004, il circo fu chiuso per lavori di ristrutturazione. Ma i lavori non finirono mai, vuoi per questo o quel motivo. Fu così che, col passare del tempo, le uniche due figure che restarono a guardia dell'edificio furono le statue dei due clown sopra l'ingresso.
Quest'oggi, però, i due custodi coperti di ruggine hanno visite.
Sette persone, cinque maschi e due femmine, sono venute con un paio di furgoni, scaricando attrezzature, strumenti musicali, teli e altri materiali, portandoli sul palco dove, anni prima, si esibivano clown, giocolieri, ballerini, trapezisti. Sembrano aver fretta: sono arrivati alle sei del mattino, e, da allora, non hanno fatto altro che preparare un set, costituito principalmente da teli neri, luci al neon, casse e macchine per il fumo. Un vociare in russo riecheggia tra i presenti, amplificato dall'enorme cupola che sovrasta il salone.
- Arcadiy, la camera va bene? - domanda un tizio dai dread lunghissimi che si sistema la chitarra.
- Sì, Vidick. Devo solo spostare una delle macchine per il fumo - risponde Arcadiy, il regista.
- No, non farlo. Lì dobbiamo attaccarci dei cavi per il computer! - .
- Tranquillo, sposto solo la direzione del fumo. - .
Più indietro, un ragazzo dai capelli grigi gioca con delle bacchette, cercando di ammazzare il tempo. Le tamburella sulle cosce, provocando un ticchettio che non sembra piacere all'altro chitarrista del gruppo, un ragazzo magro di media statura dai capelli neri.
-Smettila, Eugene, mi fai venire il mal di testa! - sbotta, guardando male il batterista.
Un ragazzo rasato, intento a suonare il basso, alza la testa.
- Calma, Sergei. Siamo tutti nervosi. Siamo in piedi dall'alba, sono le undici e trenta, e ancora non abbiamo iniziato. Come se non bastasse, abbiamo anche poco tempo. - .
- Ci provo, Vladimir... ci provo. - sospira Sergei.
- Fai come tuo fratello, mettiti le cuffie e suona. Purtroppo non posso provare senza far rumore... - si giustifica Eugene.
- Sergei ha ragione, Eugene. Metti via quelle bacchette. - .

Anger is a corrosive acid
eating you from the inside.

La voce, proveniente dagli spalti, era di una ragazza dai dread colorati. Dread, che avevano visto più colori dell'arcobaleno in trentadue anni. Attualmente, aveva i capelli tinti di grigio, lasciando però qualche ciocca rosa. Differentemente dagli altri, che erano vestiti con maglie e pantaloni neri, lei aveva una canottiera blu sotto una felpa grigia, che usava per coprirsi dal freddo.
Eugene obbedì, alzandosi e sgranchendosi gli arti. Sergei si avvicinò a suo fratello.
- Vlad... cos'ha Lena? - domandò sottovoce.
Il bassista alzò le spalle.
- Non ne ho idea. Da quando siamo arrivati, è stata sempre in disparte. Sorride solo quando Victoria, la fotografa, la inquadra per il video del making of. Prima ho sentito Vidick che provava a parlarle, ma ha ricevuto solo risposte evasive. Sembrava quasi infastidita. - .
- Non è da lei. - sentenziò il chitarrista.
Lena si alzò, iniziando a scendere verso lo stage. Victoria, intanto, faceva foto e brevi riprese.
- Allora? Come siamo messi? - chiese Lena, impaziente.
- Dobbiamo sistemare ancora un paio di cose, Lena. I computer non sono stati collegati, così come le casse. C'è ancora un po' da fare. - fece Vidick.
- Cazzo, Vidick, siamo qui dalle sei! - .
- Tutti noi siamo qui dalle sei. - si intromise Sergei.
- Non abbiamo molto tempo, gente! Sbrighiamoci. Non ho intenzione di restare qui tutto il giorno. - .
- Se magari ci aiutassi, invece di lamentarti... - sospirò Eugene.
- Zitto, Eugene. - .
Il batterista iniziò a imprecare.
- Ragazzi, cerchiamo di stare calmi, okay? - provò a calmare le acque Vladimir.
- Come ti permetti di trattarci così? Non siamo i tuoi schiavetti, Elena. - sbottò Vidick.
- Non state facendo abbastanza, Vadim. - .
Lena aveva oltrepassato il limite. Vidick appoggiò la chitarra. Non sopportava essere chiamato col suo nome di battesimo.
- Esci immediatamente. E non osare tornare dentro finché non ti sarai calmata! Non mi sono alzato all'alba per battibeccare con te! Diavolo, Lena, che cos'hai? - .
La ragazza non rispose, e lasciò lo stage, dirigendosi all'uscita.
- Ma che le è preso? - proferì Arcadiy.
- E' quello che vorremmo capire tutti. - rispose Sergei.
- Non ci vuole un genio per capire che quella non è la solita Lena. - sentenziò Eugene.
- Sono giorni che sta così. - intervenne Victoria. - I suoi sorrisi nelle mie foto sono finti fuor di modo. - .
- Dobbiamo capire che cos'ha. Tra una settimana torniamo in tour, e non voglio vederla in questo stato. - disse Vidick.
I presenti annuirono. Il chitarrista si voltò, fissando Vladimir.
- Vova, te la senti di andare a parlarle? - chiese. Il bassista annuì.
- Cerca quantomeno di farle tornare il sorriso. Ora rimettiamoci al lavoro. Sergei, aiutami con quei computer. - .

I'm standing alone, facing my fears.
facing you, judging me
for who I am and what I do.


Lena uscì dal circo, fissando il cielo di Chișinău. La pioggerella autunnale che stava cadendo non aiutava il suo umore, già abbastanza cattivo. Si mise le mani in testa, sospirando.
Cosa mi sta succedendo?
Non alzava mai la voce con nessuno. Figuriamoci con i suoi compagni di una vita.
Quella non ero io.
Conosceva Vidick dal 2007, quando il suo gruppo, gli Infected Rain, erano solo formati da lei, lui e un amico di vecchia data del chitarrista, DJ Kapa. Vova era arrivato più tardi, portandosi dietro il fratello. Eugene fu l'ultimo a unirsi al gruppo. Erano insieme da anni, e mai aveva osato lamentarsi o comportarsi in quel modo con i suoi compagni di avventura.
Da cosa scaturisce tutto ciò?
Il flusso di pensieri fu interrotto da un rumore alle sue spalle, accompagnato da una domanda posta in un italiano stentato.
- Tutto bene, Cataraga? - .

Hey, little child.
Tell me about the pain.
Tell me about the nightmares
and fears you cannot stand.

Lena accennò un sorriso.
- Tutto bene, Vova. - .
Quando era una ragazzina, la sua famiglia si era trasferita dalla Moldavia in Italia, ad Aprilia. Nei vari tour europei, le date italiane non mancavano, e la cantante ne approfittava sempre per passare a trovare sua madre e le sue sorelle. Del padre, Lena a momenti non ne aveva più il ricordo. Aveva lasciato la famiglia quando ancora era bambina, e da allora non lo aveva più visto.
Così, Lena, Vladimir e gli altri ragazzi del gruppo, poliglotti già di loro per via del calderone linguistico presente in Moldavia, parlavano fluentemente il rumeno e il russo, aggiungendo successivamente l'inglese, indispensabile per la produzione musicale e il contatto all'estero con i fan, e l'italiano, per quelle poche volte in cui avevano a che fare con la famiglia di Lena (che, volente o nolente, era stata costretta a impararlo).
- Sei una brava cantante, ma sei anche una pessima bugiarda. - disse lui, tornando a parlare in russo.
- E con ciò? - .
Il maggiore dei fratelli Babici iniziò a rollarsi una sigaretta.
- Dico solo che, in quasi dieci anni di permanenza nel gruppo, oggi è stata la prima volta che hai alzato la voce con tutti noi. Nel girare gli altri video musicali non sei stata altrettanto scontrosa. - fece notare lui.
- Lo so, Vova. Ma questa volta è diverso. Questa nuova canzone, "Passerby", è diversa dalle altre. E' un punto di svolta. Abbiamo firmato con la Napalm Records, cavolo. Il sogno di una vita. C'è seriamente la possibilità di iniziare un tour mondiale, con nomi di rilievo... e magari, un giorno, da headliner. Questa canzone è il nostro biglietto da visita, amico mio. L'antipasto che serviremo al mondo. - .

Fear of losing and mistaken again
will take everything you have and leave you in pain.

Il bassista accese la sigaretta, e indietreggiò di qualche passo. Sapeva che Lena odiava il fumo.
- Partiamo da un presupposto, Lena: con ogni probabilità, siamo la band metal moldava più famosa al mondo, nel nostro essere semi-sconosciuti. Ci siamo auto-prodotti per anni, sopravvivendo in questa giungla musicale. "86" è stato un successone. Hai sfornato canzoni bellissime in passato, ma con "Orphan Soul" ti sei superata. - .
- E' anche merito vostro, che avete creato melodie spettacolari. - convenne Lena, che, col passare del tempo, sembrava rasserenarsi.

Tell me about the time
when you were weak and lost.
Tell me about the monster
that scared you in the past.

Vladimir fece qualche tiro, prima di riprendere il discorso.
- Ad ogni modo, sei riuscita a parlare di argomenti difficili, delle tue esperienze, della tua vita privata... cos'ha "Passerby" di diverso? - .

Questions and doubts are eating you alive.

Lena alzò le spalle. Prima di rispondere, sembrò esitare.
- Non lo so. Forse è solo la pressione di tutte queste novità. - disse alla fine, non troppo convinta.
- Forse... - sussurrò Vladimir, soffiando fumo in aria.
La ragazza abbassò lo sguardo. Vova la conosceva troppo bene, e sapeva che non stava dicendo tutta la verità. Per sua fortuna, però, il ragazzo non proseguì il discorso, continuando a fumare.
I due stettero lì fuori in silenzio ancora per qualche minuto, quando l'inizio di una canzone, all'interno del circo, fece capire che Vidick e gli altri avevano finito di preparare l'impianto.
- Hanno finito, a quanto pare. - disse il bassista, buttando il mozzicone.
- Vieni qui, Vova. - .
Lena abbracciò il ragazzo, che, dal canto suo, sorrise, e tornò a parlare in italiano.
- Brava, Cataraga! - .
Lena proruppe in una risata, e tornò dentro, insieme al suo bassista.




- Eccoli. - .
Ai ragazzi bastò vedere il sorriso di Lena per sentirsi più tranquilli. Vladimir la seguiva a ruota, sorridendo.
La ragazza chiese scusa a tutti, regalando abbracci a destra e a sinistra. Eugene le diede un paio di bacchettate in testa.
- Non fare mai più così. Non ti riconoscevo più. - disse il batterista, sorridendo amaramente.
- Promesso. - .
Sergei, invece, finì per essere strapazzato dalla cantante con delle grattate di capo.
- Sì, questa è la Lena che conosco. - fece, recuperando la chitarra.
Arcadiy li riportò alla realtà.
- Ragazzi, che ne dite di iniziare? Non voglio trasformarmi nella Lena che avete visto poco fa, ma siamo arrivati a mezzogiorno, e vorrei finire il prima possibile. - .
Gli Infected Rain annuirono, e presero posto.
- 3, 2, 1... azione! - .
Non appena le note di "Passerby" iniziarono a propagarsi dalle casse, i quattro musicisti iniziarono a muoversi come se fossero su un palco. Lena, trasformatasi in una leonessa variopinta, iniziò a ruggire in playback.

Passerby! It hurts! It hurts everytime!
Passerby! It hurts! It hurts everytime!
  
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