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Autore: Elgas    07/05/2019    12 recensioni
[ Spoiler Cap. 197 ]
« Asirpa è troppo buona, o forse riesce a vedere la luce pure nel tuo cuore marcio. Ah!
È parecchio arrabbiata, ci farà una bella ramanzina. »
Aveva parlato senza preavviso, il tono insolitamente scherzoso, eppure... tanto bastò a
palesare ogni risposta.
« Ti sei ridotto così, Sugimoto? A sottostare ai capricci di una ragazzina? A inseguire una
vita e sentimenti impossibili? Siamo demoni macchiati di sangue, non vi è redenzione per
noi. Inoltre… non dovevi portare l’oro alla donna che ami? »
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’amore era un concetto vano, eppure l’umanità vi riponeva speranza allo stesso modo in
cui la fede veniva riposta negli Dei; tutti si aggrappavano a esso finendone accecati, o
impazzivano nel seguire un’amore non corrisposto. L’amore era l’illusione che porta alla
follia. Una follia che Ogata aveva rinnegato con ogni mezzo; distruggendo legami,
uccidendo, trascinando la propria esistenza in un misto di bugie e tradimenti; osservando
uomini e donne inseguire un vacuo rifugio in cui celare colpe, fantasmi, paure, debolezze.
In quell’istante, il cecchino rimase interdetto; la riflessione l’aveva colto lì, nel buio creato
dalla carcassa di un cervo; carcassa in cui Sugimoto aveva cacciato entrambi per ripararsi
dalla tormenta che imperversava sui monti dell’Hokkaido. L’aveva colto vicinissimo a lui,
Sugimoto Saichi, l’Immortale, l’ultima persona che avrebbe dovuto essergli affianco.
- Hai ottenuto le tue risposte… ora… puoi conficcarmi quel coltello nello stomaco… -
Così aveva parlato Ogata di ritorno dalla parentesi in Russia, dopo esser stato trascinato al
villaggio di Asirpa e aver regalato all’Immortale più di una ragione per volerlo morto.
Eppure l’ex-soldato si era limitato a fissarlo, lui, che rispondeva alla minima provocazione.
- Asirpa ti ha risparmiato… ha risparmiato un’infame come te. La freccia partì per errore;
se fossi crepato in mezzo a quei ghiacci l’avresti rovinata per sempre. Lo confesso… a
lungo ho desiderato ammazzarti, ma così facendo renderei vano il suo gesto. Vuoi morire?
Beh non sarà per mano mia, di Asirpa o chiunque altro… -
aveva sentenziato gettando
l’arma ai suoi piedi.
In breve le corde erano state recise; coltello in pugno, silenzioso come un gatto, il cecchino
aveva abbandonato la capanna inoltrandosi nella foresta. Recidere ogni legame, come
sempre, ancora e ancora; non avrebbe più rivisto nessuno e nell’eventualità fosse capitato,
alcuni avrebbero imbracciato il fucile morendo nel tentativo di ammazzarlo. Eppure… sul
far della sera, dopo mezza giornata di cammino, Sugimoto l’aveva raggiunto intimandogli
di tornarne indietro. L’eco aveva pervaso il fitto della pineta, ma il duello era stato breve;
l’Immortale, approfittando dell’angolo cieco causato dalla perdita dell’occhio destro, l’aveva
tramortito alla nuca col calcio del fucile.
Ripresi i sensi, si era ritrovato immobilizzato sopra una barella, mani e caviglie legate.
Non aveva provato nulla; se non un vago senso di confusione circa l’agire dell’altro.
Adesso, immerso nella carcassa, Ogata riusciva a distinguerne i contorni; a percepirne il
tepore del corpo e il respiro, perso nell’oscurità a lambirgli il collo. Forse era questo a
scatenare la strana riflessione; dubbi a parte, Sugimoto continuava a rimanere un enigma.
« Asirpa è troppo buona, o forse riesce a vedere la luce pure nel tuo cuore marcio. Ah! È
parecchio arrabbiata, ci aspetta una bella ramanzina. »
Aveva parlato senza preavviso, il tono insolitamente scherzoso, eppure... tanto bastò a
palesare ogni risposta.
« Ti sei ridotto così, Sugimoto? A sottostare ai capricci di una ragazzina? A inseguire una
vita e sentimenti impossibili? Siamo demoni macchiati di sangue, non vi è redenzione per
noi. Inoltre… non dovevi portare l’oro alla donna che ami? »
In un nuovo silenzio, Ogata sperò di venir colpito da una raffica di pugni; nonostante il
poco spazio a Sugimoto sarebbe bastato. Eppure… nulla arrivò se non un sospiro appena
percettibile. Pochi attimi e l’Immortale parlò nuovamente, nella voce sommessa una lieve
nota malinconica;
« Quando tornai dal fronte lei non mi riconobbe. Non fu… solo a causa della cecità.
Umeko è una bella donna, nonostante la sua condizione, troverà qualcuno che si prenda
cura di lei e del bambino. Le donerò la mia parte del tesoro… poi… sparirò », e dopo una
breve pausa aggiunse, « Sai Ogata, dalle mie parti crescono i cachi, sono frutti molto buoni.
Si gustano maturi oppure dopo averli lasciti essiccare al sole qualche giorno. Non li tocco... dalla
fine della guerra. Asirpa ha promesso di mangiarli una volta finita questa folle corsa all’oro.
Uhm… quella ragazzina è incredibile; “ Shiraishi, Tanigaki, Inkarmat, Chikapashi, Huci…
e anche quello stupido di Ogata! Porteremo ceste piene di cachi secchi e li mangeremo tutti
insieme! Adesso alza le chiappe, Sugimoto! Corri a recuperarlo! ”
»
L’amore... era un sentimento vago, un illusione, un’inutile bugia; rinnegato nell’istante in
aveva versato il veleno per topi nello stufato della madre; dimenticato quando il padre non
si era presentato al funerale. Perché? Perché nonostante il dolore Sugimoto, l’Immortale,
l’uomo che aveva fatto stragi di nemici, si aggrappava ancora a esso? L’amore, il calore di
una famiglia, riunirsi e cenare attorno al focolare…

- Oggi hai preso davvero delle magnifiche anatre, Hyakunosuke! Guarda…! La pelle sta
diventando scura e croccante…! Ancora pochi minuti e saranno perfette! -
- Oba-chan… -
- Conosco quel tono… cosa ti preoccupa, piccolo mio? -
- ... Vorrei farle assaggiare alla hahaoya, ma lei… pensa solo a cucinare coda di rospo.
Spera… di far tornare ota-san preparando quello stufato. Lo fa ogni giorno… ormai non
riesce più a vedermi... -
- … Tu hai noi, Hyakunosuke. Io e l’oji-san ci saremo, sempre. -
- Uhm... grazie oba-chan. -
- Oh! Le carne è cotta! Coraggio, vai a chiamare l’oji-san! -

Forse… l’amore aveva molti volti? Forse in gioventù, cresciuto nella casa dei nonni, ne
aveva soltanto sfiorato la superficie? Negli anni aveva continuando a lambirlo mettendo
alla prova coloro che ostentavano di provarlo. Forse… no! Non avrebbe rinnegato se stesso,
non ora, non così… non di fronte all’Immortale...
« Sono un’infame traditore. Ho ucciso Wilk... ho quasi ammazzato te, Sugimoto. Voi due...
siete dei poveri illusi se pensa- »
Eppure… lui era felice…
« Stai piangendo? »
Una domanda improvvisa; un tocco delicato a cercare la guancia, a sfiorargli la pelle
appena sotto l’occhio sinistro, il suo unico occhio…
Una lacrima. Un brivido a scuotere le membra...
« Ah…! N-Non toccarmi… »
« Tsk! Fai tanto il sicuro, l’apatico… invece sotto sotto…! », protestò Sugimoto ritraendo la
mano, « Uhm... che palle… non sono bravo con ‘sti discorsi. Ascolta Ogata, Asirpa…lei...
è riuscita a cancellare le mie ferite, i miei demoni. Grazie a lei... ho rivisto la luce… »
« Non mi interessa… arrivati al villaggio scapperò di nuovo. »
« Ah! Fuggi quanto ti pare! Una, due, dieci, cento volte… ti riporterò indietro, a calci in culo
se sarà necessario…! Ti riporterò a casa… sempre. »
Fu in quell’ultima parola, appena sussurrata, che il passato tornò in un’accecante nitidezza;
il fuoco scoppiettante al centro del doma, il viso dei nonni, il profumo dell’anatra arrosto.

- … Tu hai noi, Hyakunosuke. Io e l’oji-san ci saremo, sempre. -

L’amore… era un sentimento vano, eppure l’aveva assaporato in quelle sere lontane e in
esse aveva compreso la vera felicità.
Forse l’amore non era così vacuo…
Forse in quel mondo sporco d’odio e perversioni, esisteva un’amore diverso…
« Sugimoto… »
Con quel pensiero a martellargli l’anima, Ogata si mosse; con quel pensiero ne ricercò il
respiro. Insignificante era la distanza che li separava, stretti stretti com’erano nella carcassa
dell’animale. Insignificanti furono il sussurro dell’Immortale e le mani premute sui fianchi.
Ruvide erano le labbra di Sugimoto, diverse da quelle morbide e vellutate delle geishe;
mozzato ne era il respiro, opposto a quelli eccitati delle prostitute all’interno di un’okiya.
Era diverso quel bacio; giacché ogni pensiero scomparve e in esso scaturì una sensazione
mai provata, un piacere che richiamava altro piacere. Deboli furono i tentativi di Sugimoto
d’allontanarlo; giacché le dita erano già lì, ad accarezzargli il collo con una delicatezza
sorprendente.
« O-Ogata… i-io… »
« Ehi… vieni qui… non smettere… non smettere… »
Valeva la pena assaporarlo... quel calore intenso, al confine tra piacere e amore…
Eppure bastò.
Immerso in un crescente tepore riuscì a vederla, nonostante l'oscurità.
La Luce.
« Non ho mai assaggiato i cachi secchi. Portane tanti... Saichi. »
« Ah…! S-sì… Hyakunosuke… »




Glossario:
doma: grande ambiente presente nelle case tradizionali giapponesi appartenenti alle famiglie di umili origini. Fulcro della casa, veniva utilizzato per sia per cucina sia come ambiente di lavoro
hahaoya: mamma
oba-chan: nonna
okiya: locale dove vivono e lavorano le geishe
ota-san: papà
oji-san: nonno




Angolo Autrice: Lo ammetto, ho scritto questa OS in due giorni... quindi da un lato non erano convintissima del risultato... però insomma quel che piace non all'autore piace al lettore ^^". Salva comunque! Benvenuti nel piccolo Fandom di Golden Kamui con una succulenta Ogata x Sugimoto! In realtà avevo intenzione di scrivere una AU, ma leggendo le scan non ho potuto non trarre ispirazione da esse ( + post di analisi di Tumbrl, + svariate fanart R18 su Pixiv... in Giappone e all'estero Golden Kamui è molto famoso e la coppia Ogata x Sugimoto è una delle più gettonate ). Non ho specificato alcuni eventi della vita di Ogata, poiché ai fini della storia non erano importanti. In ogni caso spero nel mio piccolo di aver dato spessore al suo rapporto con Asirpa e Sugimoto (... non so se poi il cecchino si redimerà unendosi al gruppo... e unendosi a Saichi in maniera più... passionale... però in realtà è quello in cui speriamo in parecchi ).
Detto questo... grazie mille per aver letto questa piccola storia.

Elgas
   
 
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