La forma dell’amicizia
Sapevo, dentro di me, che eri abitante dell’acqua ancor prima che il verde, la profondità e la quiete ti accogliessero definitivamente.
Nella fatica di ogni giorno, camminavi accanto a me con branchie invisibili.
Pensavo che tacere fosse proprio dei deboli: quando era necessario, ero io a parlare per te.
Ignoravo che il silenzio è la voce degli abissi.
Per me, l’acqua era uno straccio da raccogliere da terra o tutt’al più il fastidio delle caviglie gonfie dopo un turno di lavoro.
Tu, invece, attendevi il momento adatto per prendere il largo.
E io, che ho radici di terra, per una volta ho rinunciato alle parole e ti ho lasciato andare.