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Autore: LadyDP    18/05/2019    1 recensioni
La prima frase di Tarzan.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clayton, Jane Porter, Professor Archimedes Q. Porter, Tarzan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jane distese per bene le pagine di quel vecchio libro, il libro con cui aveva imparato a leggere e scrivere da bambina. Lo avrebbe utilizzato ora per insegnarlo a Tarzan.

 

Il ragazzo doveva appena imparare a parlare, ma chissà. Forse gli sarebbe stato utile imparare almeno a scrivere il suo nome.

 

Non nella giungla, certo. Ma se fosse tornato a vivere nella civiltà, sì.

 

Il giovane ammirava tutti gli oggetti attorno a sé con lo stupore di un bambino. Con la purezza di un essere senza malizia o peccato.

 

Jane gli indicò la figura di quella bambina che giocava con una ruota ed un bastone.

 

Quella bambina si chiamava Jane, come lei.

 

Poggiò il dito su quella figura, e disse “Jane”

 

Tarzan non capì-come poteva quell’oggetto essere Jane?

 

Tarzan non parlava più.

 

La ragazza era in difficoltà.

 

L’uomo-scimmia afferrò con poca delicatezza il manoscritto e cominciò ad annusarlo, suscitando le risatine di Clayton.

 

“Forse è presto per insegnargli a leggere. Dovremmo prima insegnargli a parlare” osservò il padre di Jane.

 

“Devi aver ragione, papà” accordò la ragazza.

 

Tarzan poggiò il suo sguardo su quello della ragazza di nuovo, ora con insistenza, e sorrise.

 

“Jane”disse, poggiando la mano sul petto della giovane, facendola arrossire.

 

“Sì”disse lei, sorridendo. Almeno quel concetto era chiaro.

 

“Io sono Jane”ripetè.

 

Come le sarebbe piaciuto sentirlo parlare, sentirlo dire qualcosa di più di quei mezzi mugugnii, sentirlo dire una frase compiuta, poter ammirare tutta la sua intelligenza tramutata in parole.

 

Ma ci voleva pazienza.

 

O forse non sarebbe mai successo.

 

Dopo tanti anni lontano dalla civiltà probabilmente non avrebbe mai imparato-forse non era nemmeno in grado di formulare pensieri astratti.

 

Jane sorrise, stavolta intenerita. Accarezzò la guancia di Tarzan, come si fa con un bambino. Era quello che era. Un ragazzone giocoso e dolce, forte e timido. Silenzioso, ma rumoroso.

“È un gorilla, Miss Porter. È esattamente come loro, irrecuperabile” disse Clayton.

 

La ragazza si alzò in piedi. Senza fiatare.

 

Si voltò verso il padre, che le sorrise in modo bonario, come quando da piccola gli intimava di fare la brava, di essere coscienziosa, di comportarsi bene. In quel caso, nello specifico, cercava di dirle di avere pazienza.

 

Jane si sedette vicino a lui. Forse doveva preoccuparsi di più delle sue ricerche.

 

“I..”

 

Jane sussultò, e così il padre. Anche Clayton drizzò le orecchie. Tutti gli occhi erano su di lui.

 

“Io sono Tarzan”

 

Quella frase, quella frase così semplice e scarna, quella frase che diceva così poco, le diceva così tanto. La sua voce, un suo pensiero. Un suo ragionamento. Ecco.

 

Tarzan aveva appena dimostrato che non era un animale. Non era come tutti gli altri.

 

Lui parlava. Lui aveva la parola.

 

Lui era un uomo.

 

Tarzan si alzò in piedi, imitando Jane, da rannicchito sulle sue ginocchia com’era, e si mise in posizione eretta.

 

E non sapeva perché, ma questo la fece piangere di felicità.

   
 
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